Racconto onirico.

Scritto da , il 2019-04-05, genere interviste

L'Alice di Wonderland, Danae e una conversazione con Freud.

Immagine di apertura.
Freud è seduto sulla sua poltrona con il taccuino in mano, mentre Bianconiglio è disteso sul lettino d'analisi.
-Allora... il suo nome era Alice...-

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-Ma tu mi ami?- chiese Alice.
No, non ti amo- rispose il Bianconiglio.
Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.
-ecco vedi, disse il Bianconiglio, ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesca a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti perché ci saranno giorni in cui sarò stanco, adirato e con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se tu non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno.
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Chiese allora Freud.
-Perchè hai mentito... Bianconiglio? Tu l'amavi Alice... la desideravi sessualmente.-
Il perché era evidente.
Solo a Freud era nascosto.
Dietro alla preoccupazione che mostrava che Alice non fosse forte abbastanza per amare, Bianconiglio era insicuro, il suo coito durava pochi istanti... era un coniglio, come poteva competere con il Cappellaio Matto? Che era inesauribile? Preferiva così negarsi argomentando come sopra.
Freud scrisse dopo una lunga meditazione sul suo blocco di appunti:
… è un evidente caso di rifiuto etico di copulare con la madre, la tana che è il passaggio nel mondo immaginario è la vagina della madre...
Ma quando mai?
Mentre insegue il Bianconiglio, Alice finisce in una tana profonda. Questa caduta è da interpretare come una caduta nell’inconscio.
Nessuno è tanto complessato quanto te, Sigmund.
Credimi. Vedi Edipo e Elettra dappertutto. Tutto un dramma familiare di connubi sessuali.
In una delle mie vite passate (a Vienna) ebbi rapporti sessuali contemporaneamente con due donne che erano madre e figlia, oh... separatamente, non assieme.
Quando ne parlai con lui, il Luminare, il genio della psicoanalisi definì la cosa:
Incesto di secondo grado.
Ma si... il gran cervello ipersessuato di Freud lo definì così, se hai rapporti sessuali con due persone consanguinee fra loro è un incesto di secondo grado.
Mah... incesto? Dove lo vede? Mi sembra una cazzata.

Comunque per pura curiosità nel mio viaggio lo volli incontrare e vedere cosa ne pensasse del mio amore senza tempo per Danae, per la modella di Klimt e del mio viaggio ripetuto per viverla.
Questo volevo, un giudizio su questo innamoramento e lui invece?

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Siamo quindi al Cafe Landtmann, ci doveva essere anche Klimt ma è stato trattenuto e gli racconto del mio amore per Danae, cioè per la modella che ha donato la sua figura per immortalarla.
Del mio venire in questa epoca, del mio ritorno a quella di partenza e così per il tempo infinito, gli parlo dell'amore.
Lui... mentre mangia a gran bocconi la fetta di Mozarttorte e trangugia sorsi di Franzinskaner, il caffè eh? Leggero e con panna. Odia l'alcol. Io no, l'adoro l'alcol.
-Hai mai avuto rapporti sessuali con tua madre?-
Che c'entra? Vi sembra pertinente? Ma per farlo contento inizio a inventare, solo per farlo contento, eh?
Maledetta la mia sindrome di voler compiacere tutti!
Vuole incesto? E io gliene do!
-Oh si... Sigmund! Una lunga relazione sessuale che iniziò con me giovinetto e lei, mia madre, una splendida donna, sai? Molto calda sessualmente e disponibile.-
-Caro mio... tutto deriva da lì, dalla nostra infanzia e adolescenza, raccontami nel dettaglio il vostro coitare, inteso sessualmente non come sinonimo di cogitare, ahah!-
(ah! Sempre questa sua vanità di mostrare la sua cultura! Infantile!)
Mentre gli illustro con tanti particolari a caso e ne invento di assolutamente assurdi, lui prende nota.
-Interessante. Avvenivano anche analmente?-
-Oh si... ne godevamo particolarmente!-
E lui inizia una dotta e lunga dissertazione sulle varie fasi dello sviluppo psico-sessuale.
Mi illustra la fase orale, poi la fase anale, la fase fallica, la fase di latenza e la fase genitale. Le famose cinque fasi freudiane.
Poi...
-Quanto durarono i rapporti? Ci furono crisi psichiche? -
-Sigmund... veramente volevo sapere del mio amore per Danae, la cosa con mia madre è finita da tempo.-
-Eh no, caro mio! Il rapporto con la madre è eterno! Tu vedi nella Danae la tua cara madre e ogni volta che la possiedi e in tua madre che penetri!-
Mi rendo conto che nulla può insidiare la sua convinzione e allora cerco di portare il discorso su Alice.

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Alice ormai ragazzina, sogna continuamente un luogo, un suo lontano ricordo che le provoca incubi durante la notte.
Sogna questo luogo in cui niente ha senso. Un bruco blu? Uno stregatto? Animali e piante che parlano? E' un mondo di pazzi!
Quando sogniamo, tutte queste realtà assurde sembra abbiano un senso, ma quando ci svegliamo, la realtà in cui viviamo, fatta di regole, di limiti, di condizionamenti, di certezze, si scontra con la mancanza di senso dei sogni.
Alice ne è turbata e chiede al padre ed a se stessa se sta impazzendo.
“La follia” le risponde il padre “e’ una virtù che solo i migliori posseggono”.
Perché andare contro i condizionamenti e le regole che fanno parte di un’intera cultura richiede coraggio e follia: una pazzia che non è tale, ma è unicamente il confronto fra il normale ed il diverso.
Il diverso fa paura, viene visto dai nostri occhi condizionati, come qualcosa che si scontra con la nostra mente e quest'ultima riesce a leggere solo ciò che conosce.
Quello che non conosce, non riuscendo a leggerlo, lo cataloga subito come pericoloso: ciò che non conosciamo mette subito in atto l’istinto di conservazione che ha permesso l’evoluzione della nostra società.
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Torno a dar retta a Freud quando richiama nervosamente la mia attenzione.
-Mi dici se ancora ti masturbi?-
-Eh si... Sigmund, sia nel reale che nell'immaginario.-
-Quante volte al giorno?-
-Beh... da ragazzo raggiunsi il notevole record di nove volte in un giorno. Battei ogni altro mio coetaneo in questa gara! Ma non persi né la vista, né mi vennero i porri sulla mano! Adesso? Mah, saltuariamente, ma sai... Sigmund? Preferisco definirlo: “far l'amore con me stesso”.-
-Interessante concetto, lo userò nei miei testi.-
E prende nota.
-Hai avuto sorelle? Hai fatto sesso con loro?-
Che posso fare se non accontentarlo?
Ho questa sindrome e inizio a raccontare cose assurde con sorelle che non ho, né mai ho avuto.
-Erano più grandi di te? Le consideravi come tua madre?-
Quale era la risposta che desiderava ottenere? Certamente quella affermativa.
-Oh si... tutte, come tante mia madre, le assomigliavano molto!-
Credo che stia riempiendo pagine su pagine di annotazioni che ritiene geniali e invece sono mie panzane che un bambino sveglio sgamerebbe facilmente.

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Il Bianconiglio.
E’ sicuramente uno dei personaggi più fortemente umanizzati della storia e, in un certo senso, potremmo dire che è il corrispettivo e contrario di Alice, in rappresentazione del mondo adulto. Va sempre di fretta, sempre impegnato – e non si capisce mai, all’effettivo, quali possano essere i suoi impegni ed è sempre stressato. Esattamente come ogni adulto che si rispetti. E molto spesso tende anche a non capire quello che Alice gli dice.
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Riesco a tornare a Freud, mi parla di cose che non capisco, cosa vorrei?
Che mi parlasse lui della sua infanzia, in Moravia... quante cose di te ci nascondi, Sigmund? Del tuo vero essere e perché ti sei rifugiato nella psicoanalisi.
Tu... personaggio degli “Spettri” di Ibsen.
Ma mi interessa davvero la tua vita? No.

Vorrei che parlassimo di Danae, la mia Danae, ma non ho risposta.
E allora lascio correre il pensiero al Cappellaio, la vera figura geniale del racconto.
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“Cos’hanno in comune un corvo ed uno scrittoio?”
“Beh, hai risolto l’indovinello?” disse il Cappellaio, rivolto nuovamente ad Alice.
“No, mi arrendo” rispose Alice. “Qual è la soluzione?”
“Non ne ho la minima idea” disse il Cappellaio.
“Nemmeno io” disse la Lepre Marzolina.
Alice sospirò, stanca. “Secondo me potreste impiegare meglio il vostro tempo” disse “invece di sprecarlo con indovinelli senza risposta”.
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A me viene in mente “Il Corvo” di Poe, gli ultimi versi:

-E l'anima mia dall'ombra che galleggia sul pavimento
Non si solleverà "Mai più" mai più.-

Il riferimento?

Non esiste, non esiste il corvo, non esiste lo scrittoio... non esistiamo noi, tutto è un fuoco fatuo.

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Cappellaio Matto:”Perché i tramonti son pupazzi da levare?”
Alice:”Un indovinello? Vediamo un po’… Perché i tramonti son pupazzi da levare?”
Cappellaio Matto:”Ti dispiace ripetere?”
Alice:”Perché i tramonti son pupazzi da levare?”
Cappellaio Matto:”(urlando) Sono che cosa?”
Lepre Marzolina:”(urlando) Attento! È lei pu-pazza da legare!!”
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Faccio finire qui il mio incontro con Freud, inevitabilmente non ci siamo capiti, lui pazzo ma razionale e io pazzo ma irrazionale.
Lui nel reale e io nell'irreale, nel nonsense.

Nell'atto del nostro commiato insiste per darmi un biglietto da visita, cosa che io non posso contraccambiare. Non ne ho. E' un'usanza del suo tempo non del mio.
Lo guardo:

Dott. Sigmund Freud.
Psicoanalista.

Io cosa avrei potuto scrivere?
Cosa sono?

Tibet.
L'uomo che viaggia nel passato.

Torno nel mio mondo immaginario con Klimt, Kokoschka, con Schiele e le modelle. E Danae.
Mi nascondo fra e dietro di loro.

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