La Corsa

Scritto da , il 2019-02-27, genere etero

Ho la sveglia biologica quando devo correre.
Per me non è un piacere. È una necessità.
Corro perché alla mia età bisogna mantenersi in forma?
Mai stata una priorità.
Corro per eliminare le tossine del fumo?
No. Ma i miei polmoni ringraziano.
Allora perché?
Semplice. Corro per liberare la mente.

L'aurora inizia ad aleggiare.
È presto. È umido. È inverno.
Ma non m'importa.
Infilo le mie scarpe da tennis e vado.
Niente telefono. Niente musica. Solo le chiavi di casa.
Mi avvio a passo svelto ed in pochi minuti ecco il mare.
Inizio a correre. Non c'è quasi nessuno.
Solo il rumore dei miei passi e il lieve sciabordio delle onde.
La mente inizia ad aprirsi. I problemi e le preoccupazioni si dilatano sino a smembrarsi in minuscole particelle di pensiero passate al setaccio.
Tutto appare oggettivo. Elementare. Risolvibile.
Tutto. Tranne quel sassolino che non riesco a dissolvere.
Quello sei tu.

Se non avessi quest'abitudine forse non saremmo diventati amanti io e te.
Non ci saremmo incontrati. Non ci saremmo scontrati.
Vicini di casa da un po'. Stessa strada. Pieno centro.
Ti avevo già visto. Sono una buona osservatrice. Ma tu no. Frettoloso, distratto, indaffarato.
Poi quella mattina al rientro dalla corsa, la collisione svoltando l'angolo.
Mi hai chiesto scusa, eri sovrappensiero, non mi avevi né vista, né sentita.
Già.
Nessuno mai mi vede e sente arrivare, sono quieta.
Ma lì non mi hai solo vista, mi hai guardata.
I nostri occhi si sono trovati e si sono persi.
Irrimediabilmente.
Mi hai voluta subito ed io ho voluto te.

L'aria è gelida. All'orizzonte vedo una nuvola grigia.
Si sta alzando la nebbia. Tra poco il riverbero del sole, appena sorto sull'acqua, sarà inghiottito.
Mi godo ogni fievole raggio mattutino finché c'è.
Intanto corro. Medito.

Da quel giorno mi hai guardata sempre, cercato i miei occhi per imprigionarli nei tuoi.
Incurante del rischio, mi catturavi anche quando la tua bellissima moglie ti teneva per mano.
Ci siamo cercati e trovati per mesi, in ogni via, in ogni folla, in ogni situazione.
I tuoi occhi irrequieti, sensuali, desiderosi.
Il tuo sguardo tormento.
Ma eravamo pronti a rischiare?
Tu, noto e stimato, di perdere la tranquillità da bravo borghese ed io, da poco arrivata, di subire di nuovo l'inquisizione della donna immorale?

Continuo a correre. Le prime goccioline di nebbia avanzano intorno a me.
I passi si fanno ovattati. La visuale meno profonda.
Non sento il freddo. Non sento l'umidità.
Più corro e più la testa si eleva dal corpo.
Entità separate. I passi sempre più leggeri.
Il cuore batte come un orologio.
La mente continua ad elaborare.

Quella corsa, è stata cruciale.
Mente libera. Soddisfazione. Serenità.
Pochi passi da casa.
La scontro fisico evitato per poco, ma l'incontro dello sguardo avvenuto di nuovo.
Gli occhi si chiedevano, si esploravano, hai sfodererato il tuo splendido sorriso e di rimando è nato il mio.
"Non possiamo andare avanti così..." mi hai sussurrato.
"No... ", ho sospirato.
Il mio sguardo a terra. Non ne avevo la forza.
I miei occhi hanno eluso i tuoi. Il mio corpo aggirato il tuo. 
Ti ho lasciato lì e continuato il mio cammino, ma la corsa era stata inutile, avevi appena invaso la mia mente.

Rituale doccia e caffè. Sono uscita.
Lentamente mi sono incamminata verso il lavoro.
Traffico di punta. Genitori isterici con bambini viziati.
Tu.
Immobile davanti al portone del tuo ufficio che concludevi una telefonata.
Il destino ci ha chiamato a rapporto.
Hai indugiato tenendo aperta la porta, mentre mi fissavi.
Niente più resistenza.
Niente più timore.
Solo desiderio inutilmente soffocato.
Sono entrata con te.
I pochi secondi in ascensore interminabili.
Potevamo sfiorarci da quanto eravamo vicini ed invece non una parola, non uno sguardo, nessun tocco.
Eccitata e disorientata, conscia che lo eri anche tu.

Il lungomare è solo una sfocata strada bianca adesso, non vedo le cime degli alberi, non vedo più l'acqua, solo qualche metro di sabbia. L'aria è satura di nebbia, è pesante ma io avanzo e la mia testa prova a fare lo stesso.

L'ufficio essenziale, solo il tuo rifugio in centro, non la tua base.
Ti sei appoggiato alla scrivania e iniziato a parlare, a dirmi chi eri, il tuo essere impegnato.
Stavi costruendo barriere tra noi, proprio in quell'istante in cui ne avevamo abbattuta una.
Ero incredula, in piedi davanti a te, soli, e tu?
Parlavi! Forse nervoso?
Sapevo come farti tacere e rilassarti.
Mi sono parata davanti a te e t'ho baciato assaporando il tuo labbro inferiore, ho schiuso le labbra e atteso la tua risposta che è arrivata subito.
La tua bocca si è aperta per gustarmi. Le mani sul sedere a stringermi a te.
Ho sbottonato i tuoi pantaloni e ho cercato il tuo sesso.
L'ho stretto, accarezzato e solleticato con entrambe le mani.
Hai provato ancora a parlare ma non te ne ho dato il tempo.
Sono scesa giù, prendendo ciò che bramavo.
La lingua aperta che assaggiava ed esplorava, torturava il glande, leggera, con la punta.
Le labbra che baciavano, accoglievano, premevano.
Hai provato a fermarmi, ma i capelli ti sono sfuggiti, la tua mano rimasta vuota. Potevi solo godere di me.

Il tuo odore mi ubriacava, mi eccitava ancora di più.
Il tuo sapore mi riempiva la bocca, i sensi, la mente.
La mia saliva rendeva il movimento sempre più fluido e il tuo sesso lucido.
Avevi gli occhi puntati su di me, vederlo inghiottito dalle mie labbra era uno spettacolo, ma non ti bastava.
Mi hai sollevata di forza.
I ruoli si sono invertiti.
Io stretta tra te e la scrivania.
Le tua mano si è infilata sotto la gonna, hai iniziato a muoverti spostando l'intimo.
Mi hai guardata negli occhi mentre lo facevi, mi penetravi già con quelli, l'hai sempre fatto ma ora oltre agli occhi c'erano anche le tue dita dentro di me, ed è stata estasi.
Il corpo si muoveva verso di te cercandoti, la tua bocca soffocava i miei gemiti, prigioniera del tuo volere hai smesso di torturarmi, hai portato le dita bagnate di me sulle mie labbra, come fosse un rossetto prezioso, e poi m'hai baciata.

A terra i nostri vestiti insieme alle inibizioni, la tua presa forte sulle gambe aperte.
Il mio sesso un fiore schiuso e profumato che aspettava solo te.
Gli occhi dentro i miei, le labbra vicine e ti ho accolto, sentendoti in ogni cellula del mio corpo.
Ti muovevi come un onda stringendomi i fianchi, viaggiavi dentro di me ed io in te.
Ogni tuo colpo un elevarsi, sempre più veloce, sempre più su.
Il corpo voleva godere, ma la mente pretendeva di più, esigeva di godere tutto, lasciando stringere le mani sulla tua schiena, lasciando avvicinare i visi, lasciando intrecciare le lingue.
È stato così che è arrivato il nostro piacere.
L'intesa perfetta dei sessi che si sono uniti nei fluidi, i muscoli del mio che si contraevano intorno al tuo, gli occhi colmi di quel piacere fisico tanto cercato, le labbra che si scambiavano gemiti.
Questo solo poche settimane fa.

Sono arrivata al porto senza neanche accorgermene. I pescherecci ancorati sembrano navi fantasma tant'è fitta la nebbia.
Fantasmi come noi che in fondo, non esistiamo davvero. Nessuno ci vede. Solo io e te sappiamo.
Torno indietro, attenta a non scivolare sulla pavimentazione bagnata.
Ma cosa m'importa se cado?
Ho già perso l'equilibrio con te e questo è stato più doloroso, ma non so resisterti.
Durante il ritorno provo ancora a frantumare quel sassolino con tutta la forza che ho, come una macina.
Tento di decifrare quest'equazione in cui però tutti i termini riconducono a te.
Non c'è soluzione.

Rientro a casa, lascio scorrere l'acqua calda lungo il corpo.
Penso a quante volte hai rischiato venendo qui, per possederci nel mio letto, nudi finalmente e liberi di esplorarci in tutti i modi che volevamo.
Io, che ho diviso la mia anima in compartimenti stagni per chiuderti in uno di essi e non lasciarti avanzare oltre.

Rifletto sui buoni propositi che la mia mente, bugiarda, tenta di inculcarmi: smettere di fumare, smettere di vedere te.
Ma perché poi?
Perché cessare di avere le tue mani su di me?
Perché rinunciare alla tua pelle e alla tua bocca?
Perché evitate quegli occhi che m'incendiano?
Non vincerebbe nessuno. Saremmo solo noi a perdere.

È sabato, voglio staccare dal mondo, bere il mio caffè in accappatoio e godermi me e comunque troppo tardi per i buoni propositi, ho già acceso una sigaretta e ricevuto un tuo messaggio. Tra 10 minuti sarai qui.


https://youtu.be/TLV4_xaYynY


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