Akhmed.

Scritto da , il 2019-02-03, genere etero

Akhmed è un chiacchierone fenomenale, non smette un attimo di parlare.
Stanno frequentando un corso estivo per poter accedere ad un corso universitario.
Sono gli unici studenti. Loro due.
Di studiare non hanno affatto volontà, dopo le lezioni girano per il parco della villa della famiglia di Akhmed e questi gli racconta di sé.
Il padre è sempre assente per affari, ha una società finanziaria o qualche cosa del genere. Vengono dal Libano.
Le ore più calde le passano in piscina, la madre Alina seduta poco distante.
Li controlla. E' attaccata in una maniera assurda ad Akhmed.
Sono amici o quasi ma Alain è urtato dal fatto che Akhmed cerchi sempre il contatto fisico, si appoggia a lui, si struscia, cerca di prendergli la mano e fa mille altre moine del genere.
Si annoia anche e si rende conto che rimane solo per lei... Alina.
Si illude se intravvede a volte un certo suo interesse nei suoi confronti?
Passano ancora alcuni giorni, poi succede il fatto che determina la svolta nei loro rapporti.
Hanno nuotato nella piscina della villa, Alain è un atleta, ha un bel fisico, spalle larghe, bruno, occhi verdi.
Ha sex appeal. E disinvolto nei modi, disinibito.
Nello spogliatoio mentre esce dalla doccia vede Akhmed nudo steso su di un panchetto.
Si sta toccando il cazzo che è in erezione.
"Alain... mi sto masturbando, guardami.".
Alain non ci tiene a farsi coinvolgere, vero che ha avuto esperienze con uomini, vero, ma ora non ne ha voglia e comunque non con Akhmed.
Si riveste.
"Perché ti vesti? Dai vieni qui e tocchiamoci... dai... ti prego.".
"Akhmed, non fare il cretino, non mi vanno queste cose, fatti da solo.".
Il giorno successivo e quello che segue non va a casa loro.
Li evita.
Akhmed è triste, premuroso e cerca di recuperare il rapporto che avevano prima, ma questo sembra impossibile. Lo guarda con gli occhi umidi di cerbiatta, Akhmed è evidentemente infatuato di lui.
Per quanto riguarda Alain è una cosa conclusa, finita.
Il terzo giorno dopo le lezioni trova Alina, la madre di Akhmed, ad aspettarlo nel corridoio. Akhmed è già uscito e salito in macchina.
E' preoccupata per il figlio, dice che piange ed è disperato, cosa è successo fra loro?
Inizialmente Alain non vuole raccontarle il fatto.
Poi gli viene l'ispirazione, riemerge il suo lato opportunista, il suo essere
senza inibizioni.
Le racconta quanto accaduto, entra anche piuttosto crudamente nei particolari.
Sono soli, l'insegnante esce e visto che sono ancora nel corridoio, dice loro di chiudere la porta quando se ne vanno.
Alina cerca di convincerlo di tornare a frequentare la loro casa, gli dice che fra i giovani libanesi è normale intrattenere dei rapporti di una specie di amicizia amorosa con i coetanei fino al matrimonio e anche dopo.
Masturbazione e qualche volta anche i rapporti carnali sono tollerati, Akhmed non è diverso da loro.
Perora la causa del figlio con molta passione dimostrando il suo attaccamento un po' morboso.
Le risponde brusco che pur capendo i motivi è spiacente di non poter dimostrare la stessa disponibilità.
Quando vede che non ha altra possibilità Alina gioca l'ultima carta.
"Veramente non c'è nulla che possa farti cambiare idea?".
Qualche attimo di silenzio.
"Ci sarebbe una cosa...".
"Dimmela, qualsiasi cosa se rientra nelle mie possibilità.".
Una speranza rischiara il suo bel viso, è veramente pazza per il figlio.
Alain le dice con una certa rudezza.
"Sarò disponibile con lui nella misura che tu sarai disponibile con me.".
Resta interdetta, non ha pensato che potesse chiederle questo, per qualche attimo le manca la parola.
"Ma sei impazzito, come fai a chiedermi questo!".
Alain attende con pazienza che la cosa decanti, che venga metabolizzata.
Lei... il viso arrossato dalla rabbia gli indirizza alcuni epiteti incomprensibili, per poi sbottare...
"Se lo sa mio marito, ti fa uccidere...".
"Da me non lo viene a sapere di certo e guarda che ti sto chiedendo solo quello che tu hai chiesto a me di fare con Akhmed, in più so di non esserti indifferente.".
Alina prende la porta e se ne va sbattendola.
Alain si dice -chi se ne frega- e va in gabinetto per urinare.
E' davanti all'orinatoio e sta pisciando quando lei lo chiama.
E' rientrata.
"Alain?".
"Sono qui".
Apre la porta e entra come un ciclone fermandosi all'improvviso senza parole quando vede quello che sta facendo.
Ebbene in quel momento Alain è orgoglioso di se stesso, il suo cazzo comincia a indurirsi, tanto che riesce a malapena a finire di svuotare la vescica, prende a scuoterlo per far cadere le ultime gocce, resta rivolto verso la parete scuotendo e menando lentamente la verga in attesa che lei riprenda a parlare.
"Il tuo è uno sporco ricatto, se lo faccio è solo per mio figlio che è pazzo di te, non lo faccio perché mi piaci, anzi mi fai schifo e ti trovo ripugnante.".
Resta nuovamente senza parole e con gli occhi sbarrati quando lui si gira con il cazzo in mano, ritto, duro e teso verso l'alto.
Passano alcuni attimi lunghissimi e poi con voce fievole chiede...
"Cosa vuoi che faccia?".
"Akhmed?".
"L'ho mandato a casa".
"Vieni qui".
Si avvicina titubante.
Quando gli è accanto, Alain prende ad accarezzarle il bel viso con la stessa mano che teneva il cazzo, poi la passa su tutto il suo corpo, le prende una mano e se la posa sul cazzo, glielo fa stringere con forza.
Lascia che la mano accarezzi l'asta dura per qualche istante quindi si abbassa in ginocchio davanti a lei e fa salire la gonna fino alla vita, lei porta delle minuscole mutandine bianche, gliele fa scivolare fino ai piedi e gliele toglie, la fa appoggiare con la schiena contro la parete, le allarga le gambe e inizia a toccarla fra le cosce.
E' fradicia degli umori della sua fica.
Profuma fortemente.
Lei appoggiandosi con le spalle alla parete porta in avanti le gambe allargandole, Alain in ginocchio inizia a passare il viso sul ventre. Con la mano la massaggia fra le cosce, allunga la lingua titillandole la fica umida, le passa alcune pesanti linguate sul suo pelo.
Apre il suo sesso e stuzzica il clitoride.
Sente le sue gambe cedere e la sostiene fino a sdraiarla sul pavimento.
Continua a leccarle la fica.
Lei è come assente, finché uno scuotimento, l'inarcare del corpo e sommessi gemiti svelano il suo orgasmo.
Nessuna altra donna che ha avuto ha goduto così, in silenzio e quasi immobile.
No... mai e stranamente la cosa lo eccita, gli piace.
Si cala i pantaloni e la penetra, dopo la prima difficoltà, lei è veramente stretta, sente il suo canale del piacere adattarsi alla misura della sua verga e questo gli permette di penetrarla a fondo.
Lei gli piace, molto.
Dentro è morbida e prensile avvolge la sua asta come un fodero naturale.
Inizia a montarla.
I suoi grugniti coprono i suoi sommessi e rari gemiti.
Le stringe con forza le natiche tirandola a se quando affonda in lei.
Viaggiano insieme in un'altra dimensione, nulla al momento è tanto importante da interromperli.
Alina gode continuamente.
Passa da un orgasmo all'altro senza interruzione.
Non importa ad Alain, non ci pensa, gode di una delle più belle scopate della sua vita e ora è disposto a fare qualsiasi cosa pur di poter continuare ad averla.
Sente montare l'orgasmo, accentua la forza delle penetrazioni e si lascia andare, non si trattiene minimamente, inizia ai scuotersi tutto, ha voglia di liberare dentro di lei tutto lo sperma che dispone in quel momento.
Urla e le sue urla prolungate riempiono l'ambiente.
La monta ancora per qualche tempo e dopo si distende accanto a lei.
Ambedue stravolti, a gambe e braccia larghe sul nudo pavimento del gabinetto.
Lasciano passare il tempo necessario per smettere di ansimare.
Alain si mette a sedere e la guarda, è spettinata, ha ancora il giacchino del vestito abbottonato, la gonna raccolta intorno la vita, le gambe scompostamente aperte con un rivolo di sperma che le cola dalla fica aperta.
Tiene gli occhi chiusi, la bocca aperta ansimando leggermente.
Si piega su di lei.
"Sei bellissima, ho ancora voglia di te, ma non qui... vieni andiamo a casa mia.".
"Non posso, devo tornare a casa, Akhmed mi starà aspettando.".
"Gli telefoni che tutto si è sistemato, domani tornerò a casa vostra, digli che vai a fare spese"
Questo la convince si passa un fazzoletto fra le cosce.
Alain non le restituisce le mutandine.
L'accompagna ad una postazione di taxi, indica all'autista la strada dove portarla e la segue con la motocicletta.
La casa è deserta, non riescono a raggiungere la sua camera, prende a spogliarla nel salone, le toglie il giacchino, il top di seta e la gonna.
Le resta il reggiseno che sostiene un seno insolitamente voluminoso rispetto alla gracilità delle spalle e del torace.
Le toglie anche quest'ultimo indumento e la distende sul tappeto e la guarda.
La bella testa, i capelli neri come l'ebano ora sciolti lunghi fino a metà schiena, le spalle, il torace e le braccia magre, quasi esili come di una bambina, il seno rigoglioso, le areole e i capezzoli scuri, quasi neri, poi le anche che si allargano dalla vita sottile, le gambe snelle, il boschetto ricciuto che copre la sua fica.
E' incredibilmente bella!
Prende a baciarle con ardore la bocca, la lingua che cerca di penetrarla fino in gola, lei risponde con calore ma è inesperta, non sa baciare.
Le cerca con la bocca il bel seno mordendo i grossi capezzoli inturgiditi.
Si inginocchia fra le sue gambe e cerca la sua fica fra la selva di riccioli neri che la copre, sa ancora del suo sperma non gli importa.
Le grandi labbra sono scurissime e una volta dischiuse rivelano l'interno del colore del corallo.
Prende a lapparla, pesanti linguate su tutto il sesso, quindi rapide toccatine con la punta della lingua sul clitoride per poi succhiarlo con le labbra fino a tirarlo in fuori e ricominciare.
Le mette le mani sotto le natiche e l'alza verso il suo viso, lei piega le ginocchia adoperandosi per darsi completamente.
Le palpa le belle natiche, non magre come il resto del corpo ma belle, sode, palpabili.
Mentre le mangia letteralmente la fica, passa di taglio la mano fra le sue natiche per stimolarla, struscia il suo fiore nero.
Lei gode in silenzio, solo i suoi tremiti rivelano gli orgasmi che vive, nel suo mondo guai a rivelare all'uomo il suo piacere sessuale.
E' ora di possederla, di prendere e darle il piacere della penetrazione.
Alain prova nuovamente la sensazione, mentre entra in lei, di immergersi in qualche cosa di indescrivibile, di caldo, di tenero eppur tenace, resistente, umido, una sensazione meravigliosa.
La voglia di averla, di penetrarla a fondo prende il sopravvento sulla tenerezza che prova per un attimo.
La monta con forza, tirando a se il suo bacino quando affonda in lei, alterna questi movimenti violenti con pause nelle quali la penetra con movimenti più profondi spingendo lentamente con forza il bacino, lei tiene le mani sulle sue spalle, la testa spinta all'indietro, la bocca aperta e il respiro rotto.
Le fa alzare le gambe e se le pone sulle spalle, entra in lei fino a confondere il suo pelo con quello di lei.
Infine l'orgasmo, gli spasimi del suo ventre scuotono lui e lei all'unisono.
Le sue ultime spinte pelviche mentre gode la spingono fuori dal tappeto.
Alain le si abbandona sopra sfinito.
Lei immobile.
La scruta spaventato, poi sente il suo respiro, è quasi un rantolo.
"Basta... basta, non resisto più...".
La alza da terra e la porta in camera, in bagno inzuppa un asciugamano e prende a strofinarle il corpo, la pulisce fra le cosce e attende che si riprenda.
Apre gli occhi e sorride.
"Non pensavo che si potesse godere tanto, non so più dove sono.".
"Riposati, ora ti porto qualcosa da bere".
In cucina prepara velocemente pane, formaggio, olive, dell'acqua minerale e della frutta.
Si è ripresa completamente, si siedono sul letto, lo guarda ora sorridente, ora preoccupata.
"Mi sono cacciata veramente in un bel guaio, ora avremo un sacco di problemi".
"Vai a fare delle spese, ti fai pettinare da una parrucchiera e poi vai a casa, cosi, normalmente.".
"Che ore sono?".
"Le tre passate".
"Si, farò così, per domani... Alain, ti scongiuro non fare niente, non dire niente, in casa sono sorvegliata, guardati specialmente dall'autista, è la nostra guardia del corpo.".
Si alza e si reca in bagno, poi fa per uscire dalla stanza per recuperare i suoi vestiti.
I lunghi capelli neri pesanti e setosi le arrivavano a metà schiena, la vista delle belle natiche lo spingono a richiamarla.
"Alina"
Si ferma sulla soglia.
"Ho ancora voglia di te, vieni qui".
"Non posso... è tardi.".
Lo guarda, tentata da lui.
"Faremo presto, una cosa veloce, chissà quando potremo farlo ancora.".
Sul letto riprende a baciarla, lei ha portato la sua mano sul suo cazzo e lo stringe.
La costringe a mettersi in ginocchio sul bordo del letto, la testa posata sulle lenzuola, prende a baciarla nuovamente fra le gambe estendendo le sue carezze linguali fino in mezzo alle natiche, il suo garofano è splendido, quasi nero con un alone intorno al buco marrone scuro.
Baciarla e leccarla fra le natiche gli fa perdere la testa, si alza e prende con la mano il cazzo, l'indirizza verso la sua fica.
Quanto vorrebbe prenderla nel culo! Ma non è ancora il momento.
La tiene con forza per i fianchi tirandola verso di sé quando la penetra. Percuote con i suoi lombi le natiche di lei. Ora le sue percezioni esterne svaniscono, quello che sente, che prova è circoscritto al suo cazzo, alle sensazioni che prova nel penetrare la sua fica, non gestisce più la sua capacità di rallentare l'orgasmo, vuole solo godere di lei, forse per la prima volta non si cura del piacere della sua compagna.
Lei gode dell'atto, ma alla sua maniera, in silenzio, lui non rileva più i tremori, i leggeri movimenti del suo corpo che rivelano gli orgasmi che prova.
Sente infine lo sperma sprizzare in getti prepotenti, gli spasmi del piacere gli squassano il bacino, mentre emette dei grugniti di soddisfazione e urla forte dal piacere.
Si abbandona brevemente sulla sua schiena per poi crollarle a fianco.
Prima di riprendersi passano alcuni minuti.

E' preso da questa donna, sa che farà qualsiasi cosa pur di continuare ad averla.

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