Cambiare

Scritto da , il 2018-11-06, genere etero

Ero stufa di essere considerata l’amica perfetta, la brava ragazza cui puoi raccontare tutto e che c’è sempre quando hai bisogno, sempre disponibile e a disposizione. Avevo deciso di cambiare, infatti, incominciai ad andare in palestra, a truccarmi e a vestirmi in maniera sexy, a flirtare con i ragazzi, a ispirar loro sesso e non tenerezza o voglia di confidare tutti i loro segreti. Decisi che era ora di ampliare il mio bagaglio di conoscenze e di conquiste. Avevo voglia di sperimentare e conoscere cose nuove. Infatti, iniziai ad uscire con gente nuova, smettendo di frequentare il vecchio gruppo di amici e incontrando persone completamente diverse, che non conoscevano la vecchia me. Andavamo in giro per locali bevendo e facendo baldoria, nessuno parlava dei suoi problemi, anche perché nessuno era disposto ad ascoltarli. Mi piaceva stare con loro, mi faceva sentire parte del gruppo, mi divertivo molto nello stare insieme, nel raccontarsi barzellette, nel lasciare scorrere via i problemi. Faceva parte del gruppo anche un ragazzo particolarmente bello, alto, moro, occhi verdi, fisico statuario, modellato dalla palestra, ma non in modo esagerato. Spesso flirtavamo, senza impegno da ambo le parti.
Una volta, dopo aver passato una serata particolarmente movimentata, tanto da arrivare a farci cacciare dal locale in cui ci trovavamo, decidemmo di terminare in anticipo e tornarcene a casa.
Non credevamo fosse il caso di continuare dopo aver quasi sfiorato la rissa. Quando avevo già raggiunto la macchina per tornare a casa, mi sentii chiamare per nome. Girandomi, vidi proprio quel ragazzo, che mi chiese se mi andasse di continuare la serata in un posto tranquillo per conoscerci meglio e passare un po’ di tempo da soli. Accettai e decidemmo di andare a casa sua. Era la più vicina e meglio fornita. Pensammo fosse meglio prendere un taxi. Avevamo bevuto un po’ troppo e, anche se non eravamo ubriachi, decidemmo di non sfidare la sorte. Anche perché, lungo la strada che avremmo dovuto percorrere c’era sempre un posto di blocco.
Avemmo fortuna, ne passò uno proprio in quel momento. Ci affrettammo a fermarlo e, dopo aver dato la destinazione, iniziammo a ridacchiare su quello che era successo. Un po’ brilli, iniziammo a parlottare del più e del meno, finché lui non posò una mano sulla mia coscia velata dalle calze, vicino all’orlo del vestito. Iniziò ad accarezzarmi, parlandomi in modo sempre più audace. Gli toccai le labbra con un dito per farlo tacere e lui lo catturò tra le labbra, succhiandolo e leccandolo come se fosse un ghiacciolo. Emisi un gemito, volevo baciarlo, volevo che la sua lingua dardeggiasse dentro la mia bocca, cosa che feci. Iniziai ad accarezzargli la coscia, lentamente, percorrendola in tutta la sua lunghezza, fino a raggiungere il pene. Decisi di massaggiarglielo da sopra i jeans, sentendolo, così, indurirsi rapidamente. Ora era il suo turno di gemere. Avrei voluto svestirlo e possederlo lì, nel taxi. Ma lui mi fermò, dicendomi che eravamo quasi arrivati e non aveva voglia di dare spettacolo davanti al taxista, per quanto fosse difficile resistere alla mia sensualità.
Poco dopo, giungemmo al suo appartamento. Ci accomodammo e mi invitò a guardarmi attorno intanto che lui appendeva i cappotti. Sapeva che ero una donna curiosa e, di certo, poteva immaginare quanta voglia avessi di visitare la casa nella quale viveva. Accomodandomi in salotto notai che era elegante ma sobria. Mi fermai a leggere i titoli dei testi che aveva negli scaffali a parete, notando che ce n’erano parecchi, molti dei quali davvero interessanti. Alcuni li avevo anche già letti.
Notai anche che sembrava avesse pianificato l’incontro nei minimi dettagli. Infatti, nel tavolino davanti al divano si trovavano i liquori che preferivo, oltre agli snack che ordinavo solitamente.
Quando mi raggiunse, ci accomodammo sul divano, sedendoci molto vicini in modo che le sue gambe fasciate dai jeans sfiorassero le mie velate da impalpabili calze nere. Mi propose di bere qualcosa. Gli chiesi un bicchiere della mia bevanda preferita, una vodka lemon. La assaggiai, era proprio come piaceva a me, alcolica ma non esageratamente. Mi accorsi di una goccia che scendeva lungo il bordo del bicchiere e lentamente la leccai, notando che i suoi occhi rimanevano fissi sulla mia lingua. Ci guardammo per quello che parve un secolo, invece furono solo pochi secondi. Quello che vidi nei suoi occhi, probabilmente accendeva anche i miei. La passione era palpabile. Le nostre labbra si avvicinarono toccandosi appena. Un lieve sfioramento che poi si rese più deciso, aumentando la tensione erotica tra noi. Sentii una delle sue mani posarsi sulle mie calze, accarezzarmi dolcemente e insistentemente una coscia. Percepivo il calore del suo tocco, lo sentivo irradiarsi lungo tutto il corpo, mentre con l’altra mano teneva ferma la testa in modo da potersi
abbeverare dalle mie labbra.
Lo desideravo moltissimo, lo volevo assaporare completamente, volevo che lui fosse mio anche solo per un momento. Iniziai a spogliarlo, avevo bisogno di sentire il contatto della sua pelle contro la mia, gustare il suo desiderio nei miei confronti. Freneticamente, gli sfilai la camicia dai pantaloni e iniziai a toccargli gli addominali scolpiti con la punta delle dita. Cercando di slacciare velocemente la camicia feci saltare qualche bottone, ma non me ne curai. Il desiderio che provavo in quel momento era troppo. Gli leccai i capezzoli, che s’inturgidirono. A quel contatto, emise un basso gemito. Anche lui preso dalla mia stessa furia, prese l’orlo del vestito che indossavo e me lo sfilò dalla testa, facendomi così rimanere vestita solo col mio completo intimo preferito, le calze e le scarpe. Armeggiai un po’ con la cintura. Ero talmente eccitata e bramosa che mi tremavano le mani, non riuscivo a compiere i movimenti necessari per slacciarla, tanto che dovette aiutarmi lui a farlo. Quando gli tolsi i pantaloni abbassai anche i boxer, volevo il suo membro per leccarlo e assaporarlo. Mi fermai ad ammirarlo, era veramente notevole. Lo presi tra le dita cominciando una lenta sega, lo sentivo ingrossarsi stretto nella mia mano. Abbassai la bocca e, timidamente, iniziai a leccarlo, prima solo la punta, poi lungo l’asta. Lo sentivo prendere vigore e crescere nella mia bocca, sentivo che diventava sempre più duro e grosso. Sollevai la testa e lo baciai sulle labbra. Poi, mi abbassai nuovamente e continuai a leccarlo e baciarlo. Ogni tanto mi fermavo per sentire la sua durezza con le mani e giocare con le palle. Mi accorsi che mi aveva tolto il reggiseno solo quando percepii il movimento del mio seno e l’aria sopra di esso. Dopodiché, le sue mani lo coprirono e massaggiarono, tirando lievemente i capezzoli che, a contatto con l’aria, si erano inturgiditi.
Gemetti e mi staccai dal suo pene, così da facilitargli l’accesso al mio seno. Chiusi gli occhi per meglio assaporare le sensazioni che la sua bocca stava dandomi. Sentivo la sua bocca succhiarmi e la sua lingua leccarmi avidamente. Scese sulla pancia. Quando lo sentii, iniziai a ridere. Mi stava facendo il solletico ma, quando con la mano mi scostò lo slip e iniziò a massaggiarmi il clitoride con un dito, smisi subito. Era troppo piacevole. La sua mano venne sostituita dalla bocca, mi leccava dolcemente. A tratti mi penetrava come se fosse stato il suo pene. Iniziai a gemere e a chiedergli di possedermi. Arrivai quasi al parossismo ma, quando mi avvicinai all’orgasmo, lui smise di leccare e mi baciò sulla bocca facendo in modo che io sentissi il sapore della mia eccitazione. Lo presi per i capelli per fare in modo che continuasse a leccarmi senza cambiare la posizione, succhiando il clitoride intanto che massaggiava il seno e giocava con i capezzoli.
Gemetti forte, volevo che il suo pene mi penetrasse. Sentii le sue dita entrare in me per darmi una parvenza di sollievo, iniziai a contorcermi, stavo per raggiungere il culmine.
L’orgasmo mi travolse lasciandomi senza fiato. Lo abbracciai e lo baciai con passione gustando il sapore del mio piacere sulle sue labbra. A quel punto, mi sfilai le mutandine. Si erano un po’ bagnate in conseguenza del mio orgasmo. Gliele tirai giocosamente. Lui le annusò e mi disse che avevano un odore fantastico, l’odore della mia passione e del mio orgasmo. Mi toccò di nuovo il clitoride con un polpastrello, e io tornai ancora ad eccitarmi. Ora volevo possederlo.

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