Viaggio di Nozze a Cap (1)

Scritto da , il 2018-09-23, genere tradimenti

Io e Franco siamo in viaggio di nozze in Francia.
Ci siamo sposati nella chiesetta di campagna della sua famiglia e siamo partiti subito con il solito codazzo di cianfrusaglie attaccate alla macchina e me ancora in abito bianco.
Andiamo sparati sulla Firenze-Mare con la Golf di Franco e ci fermiamo a Sarzana per cambiarci tutti e due, poi proseguiamo fino alla frontiera francese.
La prima notte la passiamo a Montecarlo… Ci costa una fortuna, ma volete mettere?
Prima notte di nozze a cinque stelle dopo aver passato qualche ora al Casinò…
Certo, io e Franco non siamo esattamente illibati: mi scopa da quasi due anni, quando ancora stavo con Davide, il mio ragazzo dai tempi delle Medie.
Ho passato più di un anno ad arrovellarmi fra Davide, di cui ero innamorata fin da bambina, e Franco; nel dubbio andavo a letto con tutti e due, e intanto riflettevo. Davide era bello, dolce e innamorato. Franco era bello, ricco e innamorato.
Alla fine ho fatto una scelta matura e ho detto a Davide che mi dispiaceva, ma non lo amavo più… Sei mesi dopo ho detto “sì” a Franco, e per indorare la pillola al povero Davide, gli ho mollato la fica per l’ultima volta la notte dell’addio al nubilato.
Adesso però sono tutta di Franco!

Mi chiamo Roberta, per gli amici Roby; ho ventitré anni, toscana di Siena, maestra d’asilo anche se sogno di fare la giornalista. Franco lavora nella concessionaria Mercedes del padre, ha trent’anni e la sua famiglia è di Empoli. Siamo entrambi di bell’aspetto e ci teniamo in forma facendo insieme molta palestra e jogging… Insomma: una giovane coppia normalissima.
Dopo Montecarlo abbiamo coronato il mio sogno d’infanzie e siamo stati a St.Tropez per una settimana, dove ho fatto sparire i segni del costume abbronzandomi le tette sulle spiaggie di Brigitte Bardot.
Il passaggio successivo è stato il Rossiglione: Franco è appassionato di esoterismo, e visitare le zone catare era il suo, di sogno infantile… Beh, non è stato male: Carcassonne è bellissima, e anche i paesini a ridosso della Spagna sono graziosi.
Finito con le terre arcane di Catari, ci siamo immersi nel clima mondano e trasgressivo di Cap d’Agde.
Soso sempre stata incuriosita dal naturismo: come ho detto, odio i segni del costume quando mi abbronzo. Franco era curioso anche lui… E poi l’idea di una vacanza trasgressiva era qualcosa che ci stuzzicava da tempo.
Non che avessimo intenzione di esagerare con gli esperimenti, però ci stuzzicava l’idea di un po’ di sano esibizionismo.
Insomma: avevamo prenotato una villetta a Port Ambonne Village, e quando siamo arrivati l’atmosfera piccante ci ha subito coinvolti: nel giro di un’ora eravamo convertiti al nudismo integrale ed eravamo in spiaggia a rosolarci al sole come mamma ci aveva fatti.
Se la villetta era confortevole e la spiaggia deliziosa e molto meno affollata della Versilia, la vita notturna di Cap si è subito rivelata spumeggiante. I locali sono pieni di bella gente e piacevolmente movimentati, la possibilità di scelta vastissima e le opzioni praticamente illimitate: dal gelato sul lungomare per famiglie con bambini alle balere più rumorose, per arrivare ai locali per scambisti o addirittura per sadomaso.
L’atmosfera ci ha piacevolmente travolti, e ci siamo rilassati completamente.

Ora sono sulla spiaggia a rosolarmi la passera, che ho rasato quasi completamente, lasciando solo un triangolino a “V” di peluzzi cortissimi per evidenziare la spacca che mostro orgogliosa al sole perché me la baci. Ho unto per bene le pocce già abbronzate, con particolare attenzione per i capezzoli scuri e sensibili, e mi godo la sensazione del sole che mi scalda la pelle vellutata dopo il bagno nell’acqua fresca del Mediterraneo.
Accanto a me, Franco è a pancia sotto: lui si sta arrostendo le chiappe. A differenza della mia, la sua pelle è rosea e difficile da abbronzare; è l’unico difetto del suo corpo, che per il resto è asciutto e atletico quanto il mio.
Beh, forse non proprio l’unico difetto… Ad essere sinceri, mio marito è un po’ scarsino nelle parti basse. Niente di cui vergognarsi, per carità: un normalissimo 15 centimetri, peraltro abbastanza vivace. Però sotto questo aspetto Davide era molto meglio, con i suoi 17 centimetri e un diametro decisamente generoso: il mio ganzo dei tempi da ragazzina mi sarebbe mancato, almeno da questo punto di vista…
Non che mi potessi lamentare: Franco faceva il suo dovere, e mi soddisfava con regolarità tutti i giorni.
Però, in una località naturista, di uccellagione da osservare ce n’è davvero tanta, e di tutti i tipi. Di tutti i tipi, e di tutte le misure… E colori!
Mi reggo con i gomiti nella sabbia e scruto la battigia, dove maschi nudi di tutte le età, razze e condizioni fisiche passeggiano in bella mostra, mescolandosi con casalinghe a loro volta delle varietà più disparate: chi osteggiando e chi con la più assoluta disinvoltura.
Ho sempre pensato che quello dei neri superdotati fosse un luogo comune, ma forse mi sbagliavo: ce ne sono alcuni che si portano appesi fra le gambe dei veri e propri batacchi da campana maggiore…
Ne osservo uno in particolare, e non posso negare di sentirmi un po’ illanguidita.
Peccato che di faccia sia un vero scimmione, ma ha un arnese davvero notevole…
Sarà almeno venti centimetri a riposo, figuriamoci quando è eretto.
Chissà com’è a prenderlo?
Hmmm…
Più tardi, a pranzo, vedo un altro maschio di colore a un tavolo vicino al nostro, seduto accanto ad una signora bionda con almeno vent’anni di più, e non posso fare a meno di pensare che la tipa probabilmente si gode una vacanza migliore della mia, almeno di notte.
Sospiro, ricordandomi che non si può avere proprio tutto dalla vita, e io devo ammettere di avere già parecchio considerata la mia età: un lavoro fisso, un bel marito piacente e innamorato, una bella casa sulle colline con vista sull’Arno, un guardaroba ben fornito e una vita sessuale abbastanza vivace.
Sorrido a mio marito e torno a gustarmi la frittura di pesce.
Quando rialzo lo sguardo noto i due tipi al tavolo davanti. Li ho sentiti chiaccherare poco prima mentre si sedevano: sono due napoletani di circa vent’anni. Un po’ grezzi, ma due bei ragazzi. Devono essere a Cap per rimorchiare, però hanno l’handicap della lingua: è evidente che non sanno neanche l’italiano, chissà come faranno con le straniere? Di italiane non accompagnate, poi, non ce n’è traccia…
Hmmm… Uno dei due in particolare è davvero un figo: moro, muscoloso e abbronzatissimo, con una catena al collo e due occhi che sembrano carboni ardenti.
Mi sta guardando.
Mi sento solleticata nella mia vanità. So di essere carina, ma è sempre piacevole averne la conferma sentendomi apprezzata da un maschio chiaramente capace di scegliersi le femmine che preferisce.
Tornati alla villetta dopo mangiato, ci buttiamo sul letto sotto le pale della ventola da soffitto: fa un caldo opprimente e non abbiamo la forza di tornare subito in spiaggia… Franco magari vorrebbe schiacciare un sonnellino, ma io sono ingrifata: mi sento ancora addosso gli occhi ardenti del bel connazionale…
Afferro l’uccello di franco e comincio a menarlo mentre lo sbaciucchio vogliosa. Lui mi risponde un po’ sorpreso, ma poi un po’ alla volta si risveglia.
Quando sento che il suo affare si è intostato quanto basta mi piego per prenderlo in bocca e lo succhio con gusto finché non è bello duro.
Allora gli monto addosso e me lo infilo in pancia con un sospiro di soddisfazione. Chiudo gli occhi impalandomi lentamente sulla fava di mio marito, e mi concentro sul mio piacere. Lo cavalco a spegnimoccolo finché lui non mi viene dentro, poi mi piego su di lui per baciarlo in bocca continuando a strofinarmi con le tette schiacciate sul suo petto finché l’uccello sgonfio non mi scappa dalla fica.
Continuo a sfregarmi il clitoride sulla pancia di mio marito alla ricerca di un orgasmo che non arriva, finché non mi accorgo che lui ormai si è addormentato, placido e soddisfatto; allora mi rotolo di fianco con un sospiro e me la finisco a mano con un brivido di piacere.

La sera a cap si va in giro vestiti.
Vestiti, ma in modo trasgressivo: gli abiti non sono per coprire, ma per esibirsi e per provocare. Molte ultracinquantenni in caccia fanno mostra di un fascino insospettabile grazie a capi d’abbigliamento, gadget e bigiotteria combinati con una notevole abilità, e riescono ad apparire più sexy di molte mie coetanee volgarucce anzichè no.
Siamo a cap da qualche giorno e ho imparato qualcosa anch’io: così indosso una minigonna di pelle e un toppino spalancato senza intimo sotto, che si apre mostrando a tratti i capezzoli grossi e scuri che impreziosiscono le mie tettine piccole ma dure, tonde e appuntite di cui vado fiera da sempre.
Cammino su dei trampoli che oltre a slanciarmi le gambe peraltro abbastanza lunghe, mi portano quasi all’altezza di Franco contribuendo a farci distinguere come una coppietta particolarmente sexy.
Ci sediamo al nostro ristorante preferito affacciato sul mare illuminato da una splendida luna piena, e ordiniamo il pesce, accompagnato da una bottiglia di vino.
Mi sto godendo già la serata, pregustando un’altra guzzata a letto prima di addormentarmi, quando riconosco i due napoletani di prima che passeggiano davanti al ristorante.
Incrocio lo sguardo del moro che mi era piaciuto tanto a pranzo, e vedo che anche lui mi riconosce; sono lusingata, e probabilmente si vede.
Infatti i due tipi si guardano intorno, e decidono di mangiare lì anche loro benché si tratti di un posticino abbastanza costoso.
Li guardo sedersi proprio davanti a noi, alle spalle di Franco ma in modo da poter vedere bene me… Ottima idea, non posso fare a meno di pensare.
Per dimostrare il mio compiacimento sorrido leggermente e accavallo le gambe in modo da renderle meglio visibili dalla loro posizione.
Vedo lo sguardo del moro accarezzarmi le cosce e mi sembra quasi di sentirlo scivolare sotto l’orlo della gonna in cerca di quel che si cela sotto di essa…
Decido di rendergli le cose più facili e apro leggermente le gambe, lasciandogli vedere per un istante che sono senza mutandine.
Lui sorride deliziato… E mi fa l’occhiolino.
Mi sento avvampare.
Di colpo, ho voglia. Voglia di quel morettone impertinente, probabilmente più giovane di me e decisamente molto maschio.
Chissà com’è il suo cazzo?
Voglio vederlo… Vederlo e sentirlo.
Indossa degli short di tela che si rigonfiano piacevolmente sul davanti: promette bene.
Il gioco di sguardi e di provocazioni prosegue per un po’, senza che mio marito si accorga di niente. Poi il moro si mette una mano platealmente sul pacco e si tocca in modo sguaiato, con un’espressione significativa e gli occhi fissi su di me.
Io allargo di nuovo le ginocchia e gli faccio vedere il pelo che spicca castano contro la pelle abbronzata delle cosce.
I capezzoli mi tirano dolorosamente contro la camicetta di lino bianca: mi sto bagnando…
Il moro si alza, senza distogliere lo sguardo da me. Si tocca di nuovo aggiustandosi il pacco, e io intuisco la sua erezione. Poi il porco si lecca le labbra e ammicca, indicando l’ingresso del locale… E si avvia all’interno, chiaramente diretto ai servizi igenici.
Ho come un tuffo al cuore, cogliendo l’invito esplicito.
Deglutisco a vuoto, sentendomi tutta bagnata lì sotto… Poi mi scuso rapidamente con Franco, mi alzo in piedi e mi fiondo a mia volta dentro il ristorante.
Dentro non c’è quasi nessuno, a parte il personale: i clienti preferiscono tutti la veranda.
Trovo facilmente i bagni e spalanco la porta prima di richiudermela dietro le spalle.
Il moro è lì, che mi aspetta sogghignante con le spalle appoggiate alla parete.
- Lo sapevo che saresti venuta… - mi fa, con una bella voce maschia e sicura mentre i suoi occhi mi spogliano senza pudore.
Mi lecco le labbra e piego leggermente la testa di lato, consapevole di non poter nascondere la lascivia della mia voce: - Leggi nel pensiero?
- Solo di quelle come te.
- Davvero… E come sono quelle come me?
Lui mi afferra ler le braccia e mi attira a sé. Non avrebbe senso resistergli: so benissimo perché sono lì, e lo sa anche lui. I capezzoli che mi bucano la camicetta parlano chiaro, e anche se la mini mi copre ancora le vergogne, sono così inzuppata di voglia che probabilmente lui ne sente anche l’odore.
Mi bacia di forza in bocca, e io schiudo le labbra concedendogli subito l’accesso alla mia lingua.
Ci baciamo a bocca aperta, sbrodolandoci addosso la saliva; lui mi agguanta una chiappa con una manata decisa che stride sulla pelle morbida della mini. L’altra mano mi serra il braccio nudo mentre la sua lingua mi scava in bocca risucchiandone la saliva.
Ormai so benissimo che mi farò scopare da lui, qui e adesso, mentre mio marito aspetta al tavolo ignaro di tutto.
Infatti succede tutto abbastanza in fretta: il tipo mi solleva l’orlo della mini e comincia a pastrugnarmi il culo sodo mentre continuiamo a baciarci di lingua con una foga che non provavo dai tempi del liceo con Davide…
Poi l’altra larga mano del moro mi fa saltare un bottone della camicetta e s’intrufola nella scollatura per afferrarmi un seno e spremerlo con forza.
- Hmmm… - grufolo io, ormai del tutto imputtanita.
Sento le dita della mano che mi fruga sotto la gonna farsi strada fra le cosce nude e intrufolarsi fra i peluzzi della figa bagnata fino a scivolarmi fra le grandi labbra sgocciolanti di voglia.
- Che zoccola che sei – mi fa lui, galante – Sei fradicia!
Stiamo perdendo tempo: io ho voglia di cazzo.
Così allungo una mano anch’io, e mentre continuo a baciarlo a bocca aperta, glie la piazzo sul pacco per saggiare la sua erezione…
E’ duro come un palo.
Cerco maldestramente di aprirgli la patta; lui smette un momento di pastrugnarmi le tette per darmi una mano, e un istante dopo mi ritrovo la sua bega in mano: calda, tosta, palpitante e decisamente più lunga e grossa di quella di mio marito.
Non sarà oversized come quella del negrone del mattino, ma poco ci manca.
Scivolo in ginocchi davanti a lui e glie lo prendo in bocca con un’avidità che sorprende anche me: sono davvero affamata.
Ingurgito la larga cappella salata e prendo a succhiarla con forza, serrando le labbra più in avanti possibile sulla verga di carne e prendendo a segarlo con la mano destra mentre lui mi afferra per i capelli lunghi incoraggiandomi a spompinarlo.
- Ah, sì… - ansima beato – Sei proprio una zoccola!
In effetti mi sento davvero più zoccola del solito: farlo così, con uno sconosciuto nel cesso di un ristorante e con mio marito a pochi passi, mi eccita davvero da pazzi.
Mi scopa letteralmente la faccia per qualche minuto, cacciandomelo tutto in gola e rischiando di strozzarmi, ma è evidente che vuole di più.
Mi tira nuovamente in piedi e mi sbatte contro il muro. Senza fiato, me lo sento stringermisi contro: sollevo una gamba e lui me la afferra con una mano tirandola ancora più in alto mentre io mi aggrappo al suo collo per tornare a baciarlo in bocca.
Poi sento la punta rovente della sua virilità insinuarmisi fra le gambe sotto l’orlo della minigonna; avverto il glande accarezzarmi la pelle calda e bagnata fra le cosce, per poi scivolare naturalmente fra le grandi labbra…
Lui spinge bruscamente, schiacciandomi con la schiena contro il muro, e la nerchia rovente mi penetra nella figa come fosse un coltello arroventato che affonda nel burro.
- Aah! – annaspo, sentendomi inchiodare contro il muro da quella lancia micidiale – Aahhh…
M’infilza come un tordo, attaccandomi al muro come se volesse farci un buco dentro.
Poi mi scopa: brutalmente, senza nessun riguardo. Cerca solo il suo piacere, non il mio… Mi sbatte come una troia: sono solo un pezzo di carne per lui, e questo mi piace. Mi piace da pazzi, e glie lo faccio capire con i miei gemiti di piacere, sincronizzati con le sue violente guzzate che mi spaccano la fica.
- Aahhh… Aahhh…
- Godi, zoccola! – mi fa il porco mentre mi scopa contro il muro – Godi!
L’orgasmo mi esplode nel ventre come una bomba al fosforo.
Vorrei gridare, ma l’intensità del piacere è tale che la voce mi si mozza in gola, e riesco solo ad annaspare senza fiato…
L’orgasmo che mi divora l’anima dura un’eternità: mi rendo conto che sto per svenire per la mancanza d’ossigeno…
Poi sento uno spruzzo violento di sperma frustarmi le pareti della vagina e riempirmela di schizzi caldi e appiccicosi, così densi e abbondanti da riempirmi la pancia in pochi istanti, prima ancora che possa anche solo chiedermi se sia una buona idea lasciarmi impregnare in quel modo da un perfetto sconosciuto…
Rimango attaccata al muro anche dopo che lui ha finito e si stacca da me, soddisfatto: sono senza fiato
Mi fa un buffetto amichevole, mi tira un bacio mentre si richiude la patta, e poi se ne va via velocemente, lasciandomi lì, discinta e piena di sborra.
Quando torno con le gambe malferme al nostro tavolo sono passati neanche dieci minuti.
Il moro sta già mangiando assieme al suo compare: gli sta raccontando della zoccola che si è appena sbattuto nel cesso. Mi getta appena un’occhiata e ammicca leggermente, come a darmi appuntamento per dopo…
Mio marito invece mi aspetta pazientemente davanti alle spigole che sono state servite mentre ero via a farmi fottere da un maschio di cui non so neppure il nome…
Mi siedo con un sorriso, e sento la sborra che comincia a colarmi dalla figa spalancata, impiastricciandomi l’interno delle cosce e la sedia sotto di me.
- Che bello, amore – sorrido a Franco che mi guarda innamorato – Quanto mi piace questo posto… Vorrei che questa vacanza non finisse mai!
Lui mi guarda con occhi da pesce lesso, e quasi mi commuovo all’idea che il mio caro maritino ha appena messo le sue prime corna…

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