L' arpia

Scritto da , il 2018-07-05, genere dominazione

Questa "vecchia" conoscenza che vuol tornare in auge, telefonate chilometriche farcite di "ti ricordi" "quella volta che..." "non ti sei mai accorto che?".
Ecco. Non ti sei mai accorto che ti morivo dietro? E tu che mi racconti tutto, nessuno può toglierti il gusto di farmi macerare di gelosia. Mi hai anche fatta vedere una sua foto. La vedo scuotere la banda di capelli biondi all'indietro, mentre raccoglie il coraggio di confessarti quanto era innamorata di te. E io sento tutte le fitte di dolore. Lunghi aghi accuminati. Senza averne il diritto. Me lo ricordi spesso che non ho il diritto di essere gelosa di te. Ma spii le mie smorfie di "dolore”, e ti diverti...
Non dovevi nascondere il tuo appuntamento con lei, hai fatto in modo che sapessi tutto. Ora e luogo. E soprattutto un leggero malcontento dovuto al fatto che l' amica ritrovata si sta rivelando invadente in modo quasi oltraggioso. E poi priva di logica, tatto, grazia. Io spero sia priva anche di femminilità. La gelosia è un cane che ti morde le viscere, è un serpente che striscia nel cervello. Divento pazza. A volte succede. Mi vesto, mi trucco cerco di rendermi capace di competere. Agguerrita, andrò a lottare.
Arrivo in tempo, non siete ancora entrati in questo locale troppo elegante. I tacchi nella ghiaia non mi aiutano. Tremo di ansia, paura e rabbia. Vi raggiungo. TI raggiungo. Passo un braccio sotto al tuo: "eccomi!"
Ti bacio una guancia e mi rivolgo subito a lei stendendo la mano "piacere!". Esitazione, imbarazzo. Tu, abilissimo, nascondi tutte le emozioni, tranne un piccolo sorriso sotto i baffi.
Lei no, è contrariata e si vede. Si agita e si vede. S'incazza e si vede. Allora ecco la mia ascia di guerra: "piacere, signora...sono la sua amante". Sento una scossa elettrica. Un fulmine mi cade ai piedi.
La bionda signora, colpita a morte va via senza salutare.
Ora il momento che temo. Tu. "Andiamo". Non dici una parola finché non arriviamo. Una volta in casa, mi prendi le mani, le baci e mi sussurri "grazie".
Poi mi giri. Mi stringi in una morsa. Una mano sotto la gonna è già tra le cosce mentre mi strofini il cazzo sul culo. L'altra mano è infilata nel reggiseno e mi strappa i primi lamenti. Tento di divaricare le gambe per avere le tue dita nella fica scivolosa. Sento la tua bocca nell'orecchio che mi ammonisce: "non farlo mai più".
Mi si scioglie la fica, ma mi ribello. Mi volto di scatto. Pianto gli occhi nel tuo sguardo di velluto "lo rifarò sempre". Ti sto sfidando. Sono la prima a sorprendermene. Mi prendi il viso tra le mani e mi infili in bocca tutta la lingua che hai. Mi spingi sul bordo del tavolo, mi sollevi le gambe e sei tra le mie cosce. Ti slaccio i pantaloni libero il cazzo durissimo. Non mi levi neppure le mutande, scostandole il tanto che basta per scoparmi. Con una furia che non ti conosco. Vuoi solo infilarti dentro di me. Il più possibile. Forte. Il tuo cazzo mi scioglie la fica, l'anima, il cervello. Il tuo viso, l'espressione beffarda, gli occhi neri mi stanno sciogliendo il cervello, l'anima e la fica...ti sento dire che sono la tua puttana. La tua dolcissima puttana, mi inciti a godere, ad offrirti lo spettacolo che ti fa impazzire. E poi smetti. Mi giri e mi prendi da dietro. Poi mi fai succhiare e leccare il cazzo, ordinandomi di non farti godere. Riprendi gli orgasmi rimasti indietro e me li restituisci amplificati
"Vuoi me, vero? Mi avrai fino a non capire più niente, fino a perdere ogni volontà. Fino a diventate mia schiava. La mia schiava preferita.

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