Come abbiamo messo incinta la zia

Scritto da , il 2018-06-21, genere incesti

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All'età di dieci anni, io e mio fratello gemello, siamo stati affidati ad una zia. I nostri genitori erano morti in un devastante incidente mentre noi due eravamo in vacanza dai nonni. Il tribunale dei minori decise che era meglio che fossimo affidati alla giovane zia piuttosto che agli anziani nonni.
E così, la zia (sorella di mamma) di soli 25 anni, si è vista accollarsi l'onere di allevare due scavezzacollo come noi.
Ci presentiamo. Siamo Andrea (io) e Marco (mio fratello) e come ho detto siamo gemelli in tutto e per tutto: stesso aspetto, stessi gusti… come lo sono i gemelli.
La zia Aurora ha fatto del suo meglio per crescerci. Non eravamo dei bambini facili da gestire. Sempre troppo agitati, non eravamo capaci di stare fermi mai troppo a lungo. Però a scuola andavamo bene e le attività sportive ci facevano stancare il giusto.
Gli anni sono passati. Otto per la precisione. Abbiamo festeggiato la maggiore età da qualche mese e tra pochi giorni, gli zii avrebbero festeggiato il loro decimo anniversario di matrimonio. Non avevano ancora avuto figli loro. Non so se per impedimenti medici o perché c'eravamo già noi.
Avevamo il nostro giro di conoscenze, qualcuna anche poco "legale", avevamo fatto le nostre esperienze di sesso e anche di droga (essenzialmente fumo). Ma ce n'era una in particolare che volevamo provare.
Volevamo scopare con la zia.
Ma lei era troppo moralista: non avrebbe mai accettato di farlo.
Così, tramite le nostre "conoscenze poco legali" eravamo riusciti a procurarci qualche dose di un particolare tipo di droga, che ti azzerava i freni inibitori e che ti cancellava la memoria di quello che era successo.
E non c'era occasione migliore di usarla quando avrebbero festeggiato l'anniversario. Gli zii sarebbero usciti per una cena romantica, solo loro due. La avevamo organizzata e pagata noi, come regalo a loro due.
Io e Marco stavamo aspettando che tornassero, quella sera. Erano già le ventidue e sarebbero tornati a breve.

— Hai preparato tutto? — chiesi a mio fratello.
Io ero piuttosto agitato, ma lui era perfettamente calmo.
— Ti ho detto di sì. Lo champagne è in ghiaccio e i bicchieri sono pronti sul tavolo della sala. E le dosi ce le in tasca.
Poco dopo sentimmo sferragliare la serratura e gli zii entrarono in casa. Io e Marco eravamo stravaccati sul divano facendo finta di guardare la tv.
— Bentornati — esclamai, forse con troppo entusiasmo. — Com'era la cena?
— Oh, ragazzi! È stata magnifica! Davvero, davvero eccezionale — disse lo zio. — Ci avete fatto proprio un bel regalo.
A questo punto, Marco si alzò e andò in sala. Si sentì lo scoppio del tappo e poco dopo si affacciò sulla porta invitandoci a bere un ultimo sorso prima di andare a dormire.
Sul tavolo c'erano già due bicchieri pronti, che presi e li diedi agli zii. Intanto Marco stava versandone altri due per noi.
— Cin-cin! Auguri per il vostro anniversario.
E bevemmo tutti e quattro, dopo aver fatto tintinnare i calici uno contro l'altro.
Ovviamente lo spumante degli zii era stato corretto con la droga, e loro non potevano accorgersene perché non aveva sapore.
Lo avevamo dato anche allo zio, perché ci serviva fuori combattimento per il tempo necessario di attuare il nostro obiettivo.
La droga ci mise poco a fare effetto. Pochi minuti e lo zio era già collassato sul divano.
Così accompagnammo la zia in camera e la coricammo sul letto ancora coi vestiti addosso.
Io e Marco ci scambiammo uno sguardo complice.
— Si comincia? — mi chiese.
— Si comincia — risposi io.
Per prima cosa ci spogliammo, buttando i vestiti a terra, poi ci arrampicammo sul letto. Insieme spostammo la zia al centro del letto e iniziammo a toglierle i vestiti, fino a lasciarla con solo l'intimo addosso.
— Ehi, Andrea, hai visto questi pizzi? Non ti fanno arrapare?
Eccome se lo facevano! Mi sentivo già il cazzo duro, tanto che sporgeva orizzontale. Ancora poco e sarebbe stato pronto all'uso.
La zia intanto, non faceva che mugugnare. Lo spacciatore ci aveva avvertiti che probabilmente non sarebbe stata del tutto incosciente, ma che comunque la donna a cui l'avremmo somministrata non avrebbe avuto ricordi. Anche meglio, altrimenti avremmo avuto l'impressione di scopare una bambola.
Le tolsi le mutandine e quello che vidi fu davvero una sorpresa. Si era completamente depilata. Aveva la fica in bella vista, senza neanche un pelo.
Mi sdraiai in mezzo alle sue gambe, infilai le braccia sotto le sue cosce e le sollevai in poco. Tuffai la mia bocca sulla sua fica. La leccavo con gusto, godendomi il suo sapore ad occhi chiusi. Era sublime: più leccavo, più la mia bocca si riempiva dei suoi umori.
Avevo totalmente cancellato dalla mia coscienza che quella a cui stavo facendo un servizietto era mia zia. Era diventata la ragazza o la donna di turno che mi stava facendo godere.
Non sapevo cosa stesse facendo mio fratello (perché ero concentrato sulle mie sensazioni), ma lo sentivo. Continuava a ripetere “Sì, troia”, “Godi anche tu”, “Sei una vacca da monta”, insomma oscenità di ogni tipo. Molto probabilmente teneva impegnata la bocca della zia sul suo cazzo.
Quando mi fui stancato di leccare, perché ormai avevo la mascella che mi faceva male, mi sollevai.
Marco aveva già goduto una volta. Il suo sperma imbrattava il volto della zia ed ora lo stava ripulendo con dei fazzolettini di carta.
Mi sentivo il cazzo completamente teso e turgido, pronto ad essere usato in modo appropriato.
— Fai tu — mi disse Marco. — Non sono riuscito a trattenermi e sono venuto subito. Ci vorrà ancora una mezz'oretta per riprendermi, lo sai.
— Ok — risposi io. — Ricordati però che l'effetto della droga non durerà ancora per molto. Il tizio ha detto che avremmo avuto all'incirca tre ore. Ma per essere sicuri direi solo un paio.
Marco annuì.
Detto questo mi sdraiai sopra la zia. Il mio cazzo era ancora duro. Lo presi in mano e lo spennellai un paio di volte sugli umori per impregnarlo. Poi lo puntai all'ingresso della fica e mi spinsi dentro in un solo colpo.
Ah che meraviglia essere dentro quelle carni umide e scivolose… La fica della zia non fece alcuna resistenza. Era solo una morbida tana in cui muoversi avanti e indietro. Giuro che non sono mai stato dentro ad una donna che avesse così tante secrezioni. Le sensazioni che provavo… era come stare dentro a qualcosa di unto e scivoloso come olio, ma al tempo stesso stretto come un guanto di pelle.
Andai avanti e indietro, godendomi la sua morbida fica per un bel po'.
La zia mugugnava sempre di più e il suo respiro era sempre più rapido. Forse riusciva anche a godere. Ogni tanto apriva gli occhi, ma si capiva che il suo cervello non archiviava nulla. Aveva lo sguardo completamente annebbiato dalla droga.
Ormai stavo per venire. Ne sentivo i sintomi. Quelle piccole e ripetute scosse dei testicoli che mi avevano detto essere contrazioni. Accelerai i movimenti e poi mi bloccai nel profondo della fica della zia.
Avvertii tre, quattro, cinque singhiozzi ed il mio sperma si riversò nella zia.
Rimasi fermo per qualche minuto, mentre il mio cazzo diventava sempre più piccolo.
Poi mi spostai per lasciare posto a mio fratello che si era già ripreso ed era pronto anche lui a godersi la zia.
Rimasi seduto sul letto, accanto alla zia incosciente. Era davvero una bellissima donna di 33 anni. Capelli ed occhi castani. Una terza piena di seno (secondo l'etichetta). Vita stretta delle donne in carriera che non avevano famiglia. Fianchi morbidi (e non spigolosi delle secche). Si era mantenuta bene, nonostante tutto (il lavoro ed un marito insensibile ai desideri della moglie).
Rimasi incantato ad osservare il suo seno che si muoveva su e giù al ritmo delle spinte di Marco. Era quasi ipnotico. Poi venne anche Marco dentro di lei.
Prendemmo in considerazione l'idea di farle una doppia, ma ormai non c'era più tempo. Non volevamo certo che la zia riprendesse conoscenza mentre stavamo ancora scopando con lei.
La lasciammo così com'era, nuda. Però la spostammo da una parte del letto.
Raccattammo i nostri vestiti, mentre lasciammo i suoi dov'erano. Andammo a prendere lo zio, ancora collassato sul divano. Gli togliemmo i vestiti e lo infilammo a letto di fianco alla zia.
— Credi che sia il caso di mettergli un po' di roba sul cazzo? — chiese Marco. — Sai nel caso si svegliasse domani mattina con dei dubbi a riguardo.
— Forse è meglio di sì — risposi annuendo.
Marco si avvicinò alla zia e le mise un paio di dita dentro, facendo scivolare un po' del nostro sperma sul palmo della mano, che poi distribuì con smorfie disgustate sul cazzo dello zio. Li coprimmo con le coperte.
Buttammo a terra a casaccio i vestiti dello zio. Era una messa in scena perfetta. Lei e lo zio avevano festeggiato alla grande e con una memorabile nottata (se solo se la ricordassero!).
Io e Marco ci demmo il cinque, spegnemmo la luce e andammo nella nostra camera totalmente soddisfatti dell'impresa.

Per qualche settimana non successe nulla. Come se l'episodio non fosse mai accaduto.
Poi d'improvviso la zia divenne intrattabile. Scattava per un nonnulla, come se ci fosse qualcosa che la spaventava. Aveva smesso di uscire da sola, anche solo per fare la spesa. Voleva che qualcuno la accompagnasse ovunque. Si capiva chiaramente che c'era qualcosa di cui aveva paura, là fuori.
Io e Marco ne parlammo, che sospettasse che le fosse capitato qualcosa. Ma concludemmo che se aveva capito cosa le era successo veramente, avrebbe avuto paura di noi e non di qualcosa che fosse là fuori.
Ma dopo un mesetto si calmò. Era più tranquilla ed ogni tanto il suo sguardo si sperdeva ad osservare fuori dalla finestra, con una mano delicatamente posata sul ventre.
Poi, una sera a cena, sganciò la bomba: la zia era incinta.

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Un giorno che lo zio non c'era, la zia ci chiamò.
— Allora chi è stato? — chiese in tono aspro con le braccia incrociate sopra la sua voluminosa pancia. Era all'ottavo mese. — Alla fine ho capito, sapete! So perfettamente che è stato uno di voi due, visto che lo zio è sterile! Ma siete fortunati che lui non lo sa — aggiunse in tono decisamente più dolce e sommesso.
Io e Marco ci guardammo e lui fece spallucce, come a dire “tanto ormai…”
— Entrambi — disse Marco.
La zia ci guardò con uno sguardo sereno, che raramente le avevamo visto da quando aveva scoperto di essere incinta.
— Allora non sei arrabbiata? — chiesi titubante.
— Arrabbiata io? Sono furiosa a dir poco! Mi avete stuprata! Perché io non ho mai acconsentito a fare sesso con voi! — ci urlò. — Ma mi avete dato anche la cosa che più desideravo, ragazzi miei — aggiunse con tono decisamente più dolce, accarezzandosi teneramente il ventre sporgente dove cresceva quella che oramai sapevamo essere nostra figlia.
— E magari tra un paio d'anni me ne darete un altro — soggiunse raggiante dandoci un bacio ciascuno. Sulla guancia.

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