Solopaca

Scritto da , il 2018-03-13, genere sentimentali

Risuonano nella via le nostre risate barcollanti all'uscita del ristorante cinese, abbiamo ordinato mezzo menù il tutto innaffiato da abbondante vino scadente.
Quando si innesca la ridarella c'è poco da fare...che brutta figura abbiamo fatto col titolare che intuendo la nostra inesperienza ci ha riservato il tavolo migliore e la sua assidua presenza. Le cameriere dolcissime parlavano un italiano a dir poco stentato, ci esprimevamo a gesti ed indicando le figure della carta...il tempo di restare soli e giù a ridere. Le rughe si accentuavano intorno ai tuoi occhietti lucidi ed il mio trucco perdeva sensualità continuamente intaccato dalle mani che usavo per coprirmi ora gli occhi ora la bocca. La bottiglia era in finitura mentre continuavamo a mimare con accento asiatico "Solopacà" ridendo come invasati...
Brilli e belli ci abbracciavamo sui sanpietrini più per sostenerci che per amarci... camminando, i tacchi ritmavano i nostri passi e placavano la nostra euforia. Mani nelle mani attraversavamo felici la città semibuia in cerca di un caffè, ristretto.
Occhi negli occhi sorseggiavamo al banco l'espresso, il cerchio d'oro al tuo anulare ti rende ancora più irresistibile ai miei occhi. La piccola mancia, il tuo passarmi lo zucchero, ordinare l'acqua anche per me, il tuo intercalare stucchevole di perfavore al barista...sono il quadro di un copione sempre uguale che ho imparato a memoria ma che non smetto di ammirare.
L'odore del caffè nella tua bocca inebria i miei sensi ed apre le porte della mia lussuria, con la testa ancora vuota ti precedo, spogliandomi del soprabito prima di arrivare al nostro posto segreto, lo scatto della porta mi dà gioia...siamo arrivati. Ho la testa tra le nuvole ma non abbastanza da non sapere cosa fare... ti precede ancora, senza voltarmi sfilo l' intimo dalla gonna, con gesto plateale mi inarco fino alle caviglie, te le lancio ridendo maliziosa... ti amo.
Come un felino salgo gattonando su due gradini che conducono ad un soppalco...mi fermo, sento i tuoi occhi su di me, sul filo della mia gonna rialzata che scopre il bordo delle mie rotondità. Sento la ferita pulsare, e la testa farsi pesante, la appoggio ad occhi chiusi su uno degli scalini. Una luce abbagliante mi ridesta da quel momento di attesa.
Mi hai fotografata.
La tua lingua si insinua ruvida tra le mie pieghe vogliose e come l'ultima portata della cena mordi le mie natiche scoprendole totalmente. Mi graffi con i denti percorrendo la mia carne fino alla base del collo. Il tuo fiato caldo mi rimbomba nelle orecchie aumentando il senso di vertigini alcolica in cui sono:mi attiri a te tenendomi per i capelli bruni e mi prendi così, impetuoso violento rude. Seguo poco delle tue frasi sconnesse, mi rimbomba nelle orecchie il suono delle nostre carni a contatto e riecheggiano le risate di poco prima. Libero il seno proponendolo alla tua vista per mia mera vanità, stendendomi sulle scale con le braccia alzate...sono tua, mi offro a te totalmente. Le tue mani mi segnano i fianchi, lecco le gocce di sudore che ricadono dal tuo viso,piango sotto la forza di un orgasmo che ho scelto di non controllare ma che accogli spingendo più forte. Sei maschio, sei mio, sei tu.

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