Vite disordinate - Chi era lei

Scritto da , il 2018-01-07, genere pulp


Non voglio neanche ricordare il suo viso, rivedo una massa nera, corposa, di capelli pesanti, due seni che appoggiavano mollemente sullo stomaco.

Suono e mi viene aperto il portone, salgo di corsa i due piani di scale e la trovo sulla porta ad aspettarmi.
-Lara?-.
-Non c'è, ma non sai che oggi ha un esame?-.
-Si che lo so, mi ha detto che mi aspettava a casa...-
-Beh... non c'è, non è ancora arrivata...-.
-Posso aspettarla?-.
-Non puoi aspettarla giù? In strada?-.
-Gentile come al solito, mi andrebbe di aspettarla in casa se non ti disturba troppo...-.
Sbuffa.
Si allontana dalla porta e mi permette di entrare, la guardo mentre si allontana, io vado in soggiorno.

Chi è lei?
Lei è la madre della mia ragazza, da subito mi ha mostrato un'avversità infinita, certo... non sono il tipo che ha sognato per sua figlia, vorrà proteggerla, ma quando mi vede le manca solo che le escano fiamme e fumo dalle fauci da tanto mi detesta e non fa nulla per nasconderlo.

Chi sono io?
Forse non ha tutti i torti ad essere preoccupata.

Torna nel soggiorno, si vede che è alterata dalla rabbia, ma perché mi odia tanto?
Indossa una vestaglia di seta grigia, nel camminare ho intravisto delle lunghe gambe inguainate in calze leggerissime color carne, evidente che si preparava per uscire e ora non le va più.
Mi si ferma davanti, porta le mani ai fianchi.
-Ascolta... tu non mi piaci affatto...-.
-Ma davvero? Come mai non me ne ero accorto? E ora mi dirai il perché...-.
-Sei un poco di buono!-.
-Vero...-.
-Ti fai dare soldi da Lara...-.
-Prestati... glieli ridò...-.
-Sei un... un magnaccia! Un vizioso, uno schifoso, non so cosa ci veda mia figlia in te...-.
Ha il viso arrossato, il respiro rotto mentre seguita a riempirmi di insulti.
Poi... lo schiaffo!
Forte, improvviso che mi colpisce alla guancia, sento il viso bruciare.
Le vado incontro.
Lei indietreggia... mettendo avanti le mani.
-Cosa vuoi fare...?-
-Non ti permettere sai, sei una bestia...-
La raggiungo, la prendo per braccio e la tiro a me, sono inferocito, voglio che la smetta di offendermi, voglio che mi chieda scusa per lo schiaffo!
E' una lotta ora, lei che si divincola per sfuggire e io che la trattengo a forza.
Voglio farle male.
Mentre la stringo con un braccio, l'altra mano la tiene per i capelli, la rabbia che provo mi ha ottenebrato la ragione.
Poi succede... Ma perché?
Quale è la molla che la fa scattare?
Non è voluta sta cosa!
Ora è un altro tipo di lotta.
Ha preso una nuova dimensione.
La violenza che era di reazione, di rivalsa, per lo schiaffo ora si trasforma in violenza sessuale.
La costringo ad alzare il viso, le cerco la bocca, lei gira il viso, la bacio a forza, bocca aperta, le mordo le labbra.
Sento le sue mani sul viso, le sue unghie mi graffiano a sangue.
-Nooo... porco lasciami...-.
Questo prende a dire mentre le mangio la bocca, la tengo forte per la testa, lei cerca di divincolarsi, tenta di colpirmi con una ginocchiata, glielo impedisco spostando a lato le mie gambe, sento il sangue che mi cola lungo il viso, lo sento mentre la bacio, il sapore acre mi infiamma ancora di più.
Poi sento il suo abbandono, al primo istante penso che si sia arresa.
Invece ora la sento rispondere, partecipare, diventare parte attiva, la sua bocca si apre... ricambia, le mani smettono di graffiarmi e mi stringono la nuca.
-Sei... un porco! Un maiale... cosa vuoi farmi? Porco... basta...-.
Continuo a tenerla forte per i capelli, le alzo la testa verso di me, con l'altra mano le strappo la vestaglia, ha un completo intimo color perla, i grossi seni ansimanti minacciano di straripare dalle coppe del reggiseno, glieli palpo forte, li libero, le strizzo i capezzoli.
Voglio farle male.
Voglio umiliarla, sottometterla, le cerco nuovamente la bocca, ha il viso coperto dal mio sangue, le violento le labbra.
Un attimo dopo ci ritroviamo sul tappeto, mi rendo conto di averle strappato il collant, spostato lo slip, che l'ho penetrata, che la sto prendendo, che sono dentro di lei, che la martello con tutta la forza che possiedo, lei alza le gambe e spinge il bacino verso di me, vuole essere presa ora, vuole sentirmi fino in fondo, continua ad offendermi, usa le peggiori offese che conosce ma ora non si rifiuta.
Le sue mani mi tirano a sé, io sto grugnendo, sto ansimando, sento solo il bisogno animalesco di riempirla, di godere di questa femmina astiosa e superba, di umiliarla possedendola.
Sento arrivare l'orgasmo mi svuoto in lei.
Mi abbandono, cerco di recuperare il fiato, sto ansimando come una vaporiera.
Lei sotto di me... stremata.

Poi... poi... oh... cazzo!
Una cosa che non avrei mai desiderato!
Si apre la porta d'ingresso.
Beh... c'è da immaginarsi la scena che appare a Lara.
Io sopra a sua madre, ancora dentro di lei, il mio viso graffiato e pieno di sangue.
La madre anche con il viso coperto di sangue ma è il mio e lei non lo sa, vede le mutandine e le calze strappate.
Lei, la madre, si divincola a forza e mi sposta da se, si rialza...
Non ha neanche un attimo di incertezza.

-MI HA VIOLENTATO!!-.
- Ecco chi è quello che difendi tanto... un delinquente... un porco... Guarda come ha ridotto tua madre!!-

Ricordo lo sguardo di Lara, incredulo, stupito, addolorato.
Mi chiudo i pantaloni, la scanso dalla porta ed esco dalla loro vita.

Tibet.

Si chiude qui... fra un episodio e l'altro di Regine, il ciclo delle Vite Disordinate.
Questo ultimo non piace neanche a me, la violenza è sempre deprecabile. Ma a volte la vita non la puoi gestire come desideri, succede. E poi? Ho il principio di pubblicare ogni cosa che scrivo.
Se urterò qualcuno, mi spiace.

T.

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