Signorina, lei è assunta

Scritto da , il 2016-12-03, genere dominazione

Lo studio è deserto, entro sbattendo la porta per segnalare la mia presenza. Da un altra stanza esce un' attempata segretaria che dopo avermi salutata con noncuranza mi fa segno di seguirla. Mentre percorriamo il corridoio centrale cerco di specchiarmi sulle grandi finestre degli altri uffici. Nessuno alla scrivania, al telefono, alla tastiera del computer. Nessun aroma di caffè nell' aria o di inchiostro dalle fotocopiatrici. Comincio a provare un senso di inquietudine.
Il suono dei miei tacchi rompe il pesante silenzio che impregna l' ambiente.
- Ecco signorina...puo' aspettare qui. L' avvocato Pisani sarà subito da lei.
- Grazie...ah, mi scusi...
Non finisco la frase che la donna mi da le spalle ed esce velocemente.
Mi siedo sconsolata, la prima impressione non è sicuramente positiva. Mi guardo un po' intorno per cercare qualche dettaglio che mi aiuti a capire con chi avrei avuto a che fare. Nessuna foto alle pareti e nemmeno sulla scrivania. Mi siedo pesantemente sulla sedia, sbuffando, quando sento dei passi provenire dal corridoio. Mi ricompongo velocemente: mi sistemo la gonna e sbottono leggermente la camicetta, infilo una mano dentro il reggiseno e sollevo un po' il seno per farlo apparire un po' più gonfio. Sposto una ciocca di capelli dietro l' orecchio e mi passo la lingua sulle labbra per lucidare il rossetto.
- Buongiorno.
- Buongiorno.
- Chiedo scusa se l' ho fatta aspettare.
- Non si preoccupi, non è molto che aspetto.
Di fronte a me un uomo distinto sulla quarantina. Rimango incantata a guardare i suoi occhi: non è bellissimo, ma indubbiamente possiede un raro carisma. Si accorge della mia insistenza nel fissarlo. Abbasso lo sguardo imbarazzata. Va a sedersi dietro la scrivania ed assume un' aria esageratamente professionale.
- Bene signorina, mi dica quali sono le sue competenze.
- È proprio questo il punto...non ho nessuna competenza in questo ambito...infatti non capisco proprio il motivo di questo colloquio...perdoni la mia franchezza.
- Perché ha invitato il suo CV dunque?
-Sinceramente...un po' per gioco, con la convinzione che non mi avrebbe mai contattata. Scusi ma... perché mi ha chiamata?
- Anche a me piace molto giocare...
Detto questo si alza e si posiziona alle mie spalle. Mi volto di scatto, ma due mani mi afferrano la testa e mi obbligano a rigirarla verso la scrivania.
- Visto che piace giocare a entrambi...giochiamo...
La voce calda e suadente è quasi ipnotica.
-Ora chiuda gli occhi, signorina, e non pensi a nulla...si rilassi...
Chiudo gli occhi. "Ma cosa cazzo sto facendo? Sono impazzita? Riapri gli occhi!" mi ordino.
Di nuovo la sua voce.
- Andrà tutto bene...si rilassi...
Oh mio dio! Ma cosa mi sta facendo? Posso uscire da questa stanza quando voglio, ma la verità è che non ne ho nessuna intenzione. Non sono in grado di muovermi, ma non perché ne sia impedita fisicamente, ma perché i miei sensi si rifiutano di farlo.
Le sue mani...le sento raccogliermi i capelli e legarmeli con un elastico ( ma dove diavolo l' ha preso?). Poi le sento scivolare sul mio collo, per un attimo me lo avvolge e stringe leggermente. Mi spavento. Lo intuisce. Scende lungo il solco del seno...strappa i bottoni della camicetta, che volano via come le perle di una collana.
Protesto: - Ma...
- Schhh...- mi zittisce.
Una mano si intrufola dentro il reggiseno. Mi sfiora con il polpastrello un capezzolo, che al suo tocco si irrigidisce...me lo spreme. Ad ogni sua stretta si accende un fuoco nel basso ventre. I miei umori che fino ad ora erano rimasti all' erta ora si sentono liberi di rivelarsi. La vagina inizia ad imperlarsi della mia eccitazione. Il mio desiderio è talmente forte che sento quasi dolore. " Ma cosa mi sta facendo? Perché lo lascio fare? Possibile che non riesca a dire di No?" Queste domande mi tormentano l' anima, ma lei non risponde...ora si trova in un altra dimensione, al di là del confine della ragione. Le sue mani scendono verso le ginocchia e da lì risalgono sollevandomi la gonna. Le dita si intrufolano nelle mutandine e si insinuano tra le labbra. Sento pizzicarmi il clitoride gonfio e sensibile. Chiudo le gambe, non voglio che si accorga che mi piace e i miei fluidi sono così abbondanti che non riuscirei a nasconderlo. Cerco di controllare il respiro che si sta trasformando in un gemito. Le mani escono dagli slip e, poggiandosi sulle ginocchia, mi allargano bruscamente le gambe. Inarco istintivamente la schiena. Mi afferra per i fianchi e mi obbliga ad alzarmi, dopodiché mi spinge con forza sulla scrivania facendomi sbattere la guancia. Il dolore è forte, ma non riesco a protestare, ho perso completamente il senno. Mi alza velocemente la gonna e mi abbassa con forza le mutandine. Ora non ho più segreti. Ho i gomiti appoggiati alla scrivania e il culo che si apre davanti ai suoi occhi. Mi fa divaricare le gambe per gustarlo ancora meglio. Mi massaggia i glutei, poi li pizzica forte. Gli faccio capire che non posso resistere per molto, gli umori mi scendono lungo l' interno delle cosce. La vagina è bollente, mi duole, pulsa...ha fame. Lo sento ridere. Poi armeggia con qualcosa. Si sta togliendo la cinta dai pantaloni...finalmente posso assaggiarlo. Un dolore lancinante mi fa gridare. Una frustata direttamente nella mia fessura fradicia. Porta subito una mano tra le mie cosce e la preme forte contro il mio sesso, poi la muove premendo sempre più forte. Vengo gridando mentre il mio corpo è colto da spasmi incontrollabili. Sento che vorrei piangere, ma non comprendo il motivo. Un altra frustata, ancora più forte, grido...un' altra ancora, non mi da tregua. Non riesco a muovermi, a reagire...non voglio andarmene. Piango. Si appoggia su di me, mi scosta una ciocca di capelli e mi sussurra: - Signorina, lei è assunta. Si ricordi però...ogni volta che commetterà un errore dovrò punirla.
Non dissi nulla. Uscii dall' ufficio quasi correndo. Ripercorsi il corridoio. Il suono dei miei tacchi non si sentiva più, coperto dal vociare degli impiegati, dalle stampanti in funzione e dal suono dei telefoni. Nell' aria profumo di caffè e di inchiostro dalle fotocopiatrici.
Il giorno dopo firmai il contratto e fui punita subito per aver sbagliato la data. I primi mesi, non avendo nessuna competenza, subii ogni sorta di sopruso. Dopo qualche tempo diventai davvero brava, ma questo lui non lo sa...e mai glielo farò capire.

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