Eleonora

di
genere
saffico

Sin dalla prima volta che ti vidi quel pomeriggio a casa di Marcello alias Bluebelle, quel bizzarro circo di drag che si ostinano a chiamare casa, non ho mai pensato a te esattamente come una donna. Ti vidi entrare dalla porta pensando fossi un ragazzino fidanzato di una delle “ragazze” ma mentre avanzavi verso di me carezzandomi con lo sguardo la mia fica si bagnò immediatamente. Una carezza intensa come quella non lasciava alternativa. Era quello che volevi e le mie viscere lo sentivano istintivamente e ubbidivano. Quasi scoppio a ridere quando mi dici il tuo nome : Eleonora, professione Drag King. Non sapevo neanche esistessero fino a quell’istante. Niente era femminile in te. Stavi seduta cavalcioni la sedia come un ragazzaccio scanzonato, persino il tuo modo di fumare era da bulletto sfrontato. Mi guardavi e mi eccitavo. Bluebelle e Asia, la maligna, se la ridevano quasi alle mie spalle. Sabrina invece mi guardava in maniera strana. Lei aveva un debole per me. L’uomo sotto le movenze da gran donna in qualche modo mi voleva per motivi che sfuggivano alla sua ragione. Forse voleva il mio corpo perché è così che avrebbe voluto il suo. Forse era un po’ lesbica. Stavo Flirtando con te Eleonora e Sabrina era solo al margine. Stavo flirtando spudoratamente come una cocotte con un cliente.
-scusa cara.. ma non eri etero una volta? -
è la voce di Bluebelle che mi cinguetta coi suoi modi azzimati di vecchia signora. Scoppiamo tutti a ridere.
-Si faccia gli affari suoi madame, che io mi faccio i miei -
la rimbrotto scherzosamente e torno a guardarti. Hai i lineamenti squadrati, grandi occhi verdi e labbra carnose. Mi sforzo a immaginarti vestita da donna, ci provo ma non ci riesco. Continuo a vedere un ragazzino. Mi chiedo dove siano le tue tette. Se sotto hai veramente una fica come la mia. Probabilmente mi leggi nel pensiero perché mi sorridi allusiva.
Quando mi chiedi se voglio vedere le tue foto da drag king accetto con entusiasmo e ti seguo nella tua stanza sentendo a mala pena l’eco delle risatine delle comari.
Non faccio in tempo a sentire la porta che si chiude dietro di me che già ho la tua lingua in bocca. Mi baci come un uomo divorandomi le labbra e intrecciando la lingua con imperioso desiderio. Stringi il tuo corpo conto il mio e le tue mani mi tengono ferma la testa come se avessi avuto intenzione di fuggire. Ma rimango lì ferma a farmi violare la bocca dalla tua lingua di donna. Mi mordi le labbra mentre fai scendere le mani sul mio seno, sicure a cercare i miei capezzoli. Li pizzichi, li stuzzichi , mi stropicci. La tua lingua mi lascia tregua per scendere anche lei sui miei seni ad assaggiarli e gustarli avidamente. Sono bagnata e tremo. Non pensavo più che fossi una donna o un uomo. Per me in quel momento era puro e delizioso piacere. Mi infili la mano sotto la gonna. Le mie mutandine sono fradicie. Potresti strizzarle ma non lo fai. Con le dita segui il contorno della mia fica che si disegna attraverso la leggera stoffa impregnata di umori. Le tue labbra non sembrano mai sazie della mia pelle e dei miei capezzoli. Mi sto sciogliendo in rivoli di lava bollente. Allungo le mani istintivamente a toccarti il pacco non trovando la consistenza che cercavo. Mi sfugge un risolino mentre ti sbottono i pantaloni. Ridacchi pure tu. Trovo la tua fica, non ti depili. Questo è certo. E’ fradicia quanto la mia. Infilo la mano nelle tue mutandine cercando il tuo clitoride. E’ diverso dal mio . Meno sporgente, quasi timido. Ma è duro e gonfio. Te lo accarezzo dolcemente in punta di dita e poi inizio a spingere contro le tue grandi labbra per farmi strada. Le tue dita sono già dentro di me con fare imperioso. Gemiamo entrambe. Davvero strano sentire i gemiti di un’altra donna. Strano, nuovo ed eccitante.Mi baci di nuovo mentre mi spingi verso il letto. Mi sdraio e ti guardo spogliarti mentre ancora ansimo. Hai le fette fasciate e quando le liberi posso vederle, sono piccole e acerbe con i capezzoli scuri e puntuti. Mi sporgo e allungo le mani mentre ti attiro verso di me. Incomincio a leccare e succhiare i tuoi capezzoli, li mordicchio, li accarezzo. Tiri la testa all’indietro emettendo un roco grido soffocato mentre le tue mani mi spingono la testa con forza. Ti scuoti e mi sfili le mutandine, mi levi la maglietta e il reggiseno e ti tuffi sulla mia fica con le dita e con la lingua. I miei urli crescenti disegnano arabeschi nell’aria, la incidono con la loro sostanza. Quello che mi scuote è un orgasmo potente e poco dopo le tue labbra sulle mie col mio sapore che mi inebria. Voglio assaggiare il tuo. Ti apro le gambe e mi trovo davanti la tua fica aperta e palpitante, non ne ho mai assaggiata una. La mia lingua ti deve sembrare timida e poco esperta come quella di una educanda. Le mie dita invece sanno cosa fare. Godi. Lo sento e sento il tuo sapore più acre del mio, più salino, più intenso. Non so se mi piace e non me lo chiedo mi eccita vederti godere. Sento che stai per venire mentre affondo le mie dita a fondo dentro di te succhiandoti il clitoride. Sento la tua carne che si chiude intorno alle mie dita strizzandole e i tuoi gridolini affannati. Ti bacio dolcemente e i nostri sapori si mischiano.
-lecchi come una verginella.-
-lo sono- ti dico ridendo
Mi baci accarezzandomi e davvero non mi importa che sei una donna. Siamo esseri di puro piacere. Siamo corpi che vibrano.
di
scritto il
2016-02-26
5 . 8 K visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.