Cinema Sconosciuti e Sogni

di
genere
etero

Cinema Sconosciuti e Sogni

di dolcerosa

Il cinema è piccolo, di quelli manco tanto nuovi. Io sono accompagnata, ma la figura a fianco a me non la sento più di tanto. Mi siedo e mi accomodo il cappotto sulle ginocchia. Il film inizia: è uno di quelli avventurosi con tanta azione, musica alta e colpi di scena. Un po’ dopo, nella sedia alla mia sinistra si siede qualcuno. Cerco di spostarmi un po’ a destra per evitare invasioni di gambe e di conseguenza sposto il sedere a sinistra. Mi crea sempre un certo disagio avere qualcuno così vicino senza conoscerlo affatto e sapere che entrambi guardiamo scene, seguiamo una storia, ma siamo sempre così vicini. Mi soffermo a pensare che effetto fa allo sconosciuto questa scena o quell’altra. La curiosità di vedere com’è aumenta, ma cerco di ricacciarla. Alla fine uno sguardo fugace lo devo dare. E’ un uomo. Non è giovanissimo, un bel profilo. Non è bello, ma è OK. Molto naturale. Continuo a guardare il film. Non posso rimanere immobile, non ce la faccio. Cambio posizione, accavallo le gambe e…cavolo! Mi cade la borsa a terra.. Vado per raccoglierla e Lui sposta la gamba in modo che non posso evitare di sfiorargliela quando risalgo su. Ecco lo sapevo: questo mi causa una forte emozione. Non lo so manco io il perché e non lo voglio sapere. Il contatto mi crea una forte sensazione. Cerco di posizionarmi in modo naturale, ma naturale non sono. E’ lì che sento che lui ha avvicinato una gamba alla mia. Solo avvicinata. Tento di concentrarmi sul film. Mi dico che se fossi una ragazza seria dovrei spostarmi il più possibile per evitare il contatto, il quale contatto ci sarà, ne sono certa. Ma il pensiero di essere una ragazza seria vacilla seriamente. Non ero una da “cogli l’attimo?”. E sì, ma un conto è dire... e uno è… Uffa basta. Fai un respiro, anche se hai il cuore che batte forte. Fallo lo stesso. E non ti muovi di una virgola. E lui non si muove di una virgola. Dopo un tempo sospeso, ho la certezza che non sia stata una mia impressione, no lui sta cercando un contatto con la sua gamba sulla mia. Riesce a leggermi, sa che lo voglio. E’ una bella sensazione trovare qualcuno che sa cosa pensi. Sì. E la nostre gambe ora si toccano, e ne sento il calore e ne sento la forza. Lo riguardo di nuovo. Ha la mano sotto il mento e… cazzo…sorride! Come sorride? Sorride sornione … Ah è così…Allora non trema lui. Mi tocca. Mi tocca sfidarlo allora. Sorride mentre tiene la gamba quasi appoggiata alla mia. Forse è troppo alto e nel suo posto non ci sta, mi dico. Forse si sta prendendo gioco di me. Comprende che ‘sta cosa mi fa impazzire…A sì? E io non mi muovo. Non mi muovo, anzi rimango. E lui decide quindi di muoversi un po’, dondolando la sua e facendo dondolare la mia. Io non so se si rendono conto gli uomini di cosa crea questo movimento lento alle donne. Per la legge della fisica, la gamba muovendosi comprime l’inguine e quindi crea movimento alla regione pelvica, insomma eccita parecchio. Lo sa lui di questa cosa? Sì, lo sa. E allora è qui, è a questo punto che si decide. Si decide una cosa importantissima. Lasciarsi andare oppure no? Razionalizzare o immergersi? Deciso. Chiudo gli occhi. Con la coda dell’occhio riesco a vedere la sua mano che ora tiene sopra la sua coscia. Porca miseria me la fa vedere…la sua mano. Non lo sa che mi eccita da morire? Ha dita lunghe, con delle bellissime vene sul dorso. Io so dove andrà quella mano e il pensiero mi fa rabbrividire di piacere. Le poltrone sono del tipo vecchio, hanno il bracciolo piuttosto in alto ed è vuoto sotto. Lui oramai sa. Non mi tiro indietro. Non posso proprio. Ora la mano massaggia la sua coscia, la vedo con la coda dell’occhio e mi rendo conto solo ora che le nostre ginocchia sono praticamente attaccate. A solo dieci centimetri dalla sua mano c’è il mio ginocchio. E cazzo sono costretta a girare lo sguardo altrove per non vedere quando ci arriverà, per non morire qui, subito. E’ sicuro come il sorgere del sole, lo sento. Oddio sento un dito che mi tocca il ginocchio. Un unico dito, anzi è il dorso del dito che si è dolcemente e lentamente appoggiato sul mio ginocchio. Mmmm e se mi gira la testa e svengo? Che farebbe lui? Godere, questa parola non rende. Direi che sono immersa nel piacere di quel contatto. E’ un contatto senza doveri. Non devo fare nulla io. Nulla. Devo solo stare qui. E che deve fare una ragazza non troppo seria? Deve fare il modo che il cappotto appoggiato sopra le gambe vada a coprire anche la sua mano, ovvio. Ed è come se lui me ne fosse grato, infatti allarga la sua mano. Sì, ora posso dire che mi sta toccando, è caldo. Non si muove, tiene solo la mano appoggiata alla mia coscia. Ora cambia posizione si aggiusta meglio e si avvicina, si avvicina a me. Quanto dista la paura dall’eccitazione? A volte pochissimo, a volte sono collegate. Sapientemente la mano stringe ora la mia pelle, si muove cercando l’interno della coscia e del ginocchio. Lo so non l’ho detto: ho la gonna di seta, una gonna nera che scende morbida non lunghissima e quando lui arriva più giù, arriva alla pelle. La pelle, altra scossa. E si ferma di nuovo. Ad ogni traguardo si ferma. Ad ogni tappa vede come va, sente se il mio sangue scorre ancora. Seduto alla mia sinistra, con la sua mano destra sotto il mio cappotto e le dita sulla pelle della mia coscia, lui si sente sicuro. Lo so perché azzarda di nuovo, orami è certo che non mi muoverei mai da qui. Lo sa accidenti. E allora si fa più deciso e sento l’altra sua mano sfiorarmi il fianco. Le sue dita leggere, la punta della dita sulla stoffa della mia camicia. Sai quando hai il desiderio sotto la lingua? Quando pensi: “E quanto potrò resistere?” Beh, è il punto del non ritorno, il punto che ogni donna razionale rifugge. Io non sono razionale ora. Con un certo imbarazzo dato da tabù ancestrali tramandati da madre a figlia mi rendo conto di essere bagnata. Gli occhi si socchiudono e penso al mare. Sì solo il mare mi dà una sensazione simile. Di aria, di calore, di odori. Il desiderio di sentire anche io il suo sapore. Che sapore avrà lui? Sentirà il mio? A corto di pensieri razionali mi lascio avvolgere, da lui e dalle sue mani: che possa muoverle come vuole lui, a suo unico ed esclusivo piacimento. Sono sua. Sentire le sue dita avvicinarsi esperte e decise, chissà quante volte noi donne lo abbiamo scritto “esperte e decise” riferito alle mani, ma che significa? Perché desideriamo questo? Forse l’esitazione ci rende insicure? Sì. Forse l’indecisione ci fa dubitare di essere desiderate? Sì. E’ proprio così. Delle mani esperte e decise mi tranquillizzano, mi rendono più sicura di me. E lui esperto lo è, ha ancora sul viso l’espressione sorniona con il suo sorriso beffardo. La mano scivola ora ancora più su, sono già certa di me e di lui. Il lento accarezzare e stringere e sfiorare dei suoi polpastrelli mi rendono ancora più umida, più bagnata che mai. Sento il calore di me, sento la mia voglia concentrata lì. Tutto il mio essere è lì, ora. Devo spostarmi un po’, scendere con il sedere in avanti facilitare la sua presa. Perché è di questo che si tratta. Lei, la sua mano, vuole prendermi e io voglio essere catturata. Potrei chiudere le gambe. Non farlo proseguire. Girarmi e magari cambiare di posto. Ma i sogni sono sogni e vanno sognati. Quindi mi metto più giù. E lui si ferma di nuovo. Aspetta senza fretta che mi sistemo meglio. Di nuovo il respiro si fa corto. E’ difficile rimanere impassibili. Figurati se ci riesco, ma devo devo devo. Appoggio la testa sullo schienale. Questo mi dà modo di abbandonarmi ancora e di osservare meglio il suo profilo. Vedo la sua mascella che si muove impercettibilmente. E’ umano. E’ emozione. No cazzo! Mi sono sbagliata: è che lui ha deciso che è ora di muoversi. E sì che è arrivato alle mutandine sento che le sta sfiorando al centro e poi ora ai lati…Sta cercando il bordo. Sta cercando il bordo e la mia pelle. Ma come fa a saperlo? Come lo sa che potrei morire (o uccidere) per essere toccata così? E’ lento, molto lento e la pressione delle sue dita è tenera e assolutamente senza fretta. Ah sì! Ora lo sa che sono bagnata. Ci sta giocando col bordo dei miei slip. E io infilo la mia mano sotto il cappotto e gli prendo il polso dolcemente. Premendo le mie dita intorno al suo braccio. Sento i nervi tendersi quando muove le dita. Oddio che sensazione. Ha le braccia forti. Se decidessi di interromperlo, non sono più certa che ci riuscirei. Lui si aggrapperebbe alle mie gambe e non potrei smuoverlo. Ma tanto... non avere paura sconosciuto, non lo farò mai. E ora sconosciuto vuoi conoscere il mio pelo, hai scostato gli slip, vuoi saggiarne la consistenza, la durezza, la foltezza e ti aggiri lì intorno, falsamente senza scopo. Le tue dita mi hanno fatto bagnare tutta. Hai visto? Le dita ora sono quattro, mi stanno toccando, mi sfiorano le labbra cercano di trovare il clitoride, lo trovano. E poi si è deciso. Tuf…un colpo al cuore. Ha fatto il gran salto: si è avventurato nei miei meandri. E’ entrato deciso con mano ferma. Un colpo alla mia anima perduta. Perduta nella sua mano di sconosciuto. E dentro, lui sa cosa fare. Vuole conoscermi vuole sentire come sono, talmente colma dei miei umori che le sue dita scivolano da sole. Mi stringe, si fa ardito, si fa più profondo. Entra ed esce a suo piacimento. E io non posso più arginare il mare. Non posso. A volte si ferma. Non mi degna di uno sguardo. Ma io seguo la sua mascella alla luce blu del film che cambia scena. E’ così che deve essere. Lui non deve girarsi. Devo essere io a dipendere da lui. Pendere completamente dalle sue mani e da cosa farà con le sue mani. E preme forte le sue mani, due dita dentro e il palmo che preme sul clitoride. Vari colpi intervallati da dolci pause e io…godo. Godo a lungo e lui mi sostiene, asseconda i miei spasmi. Godere è come volare. Scritto e riscritto dappertutto. E’ come descrivere il sapore della pera come granelli zuccherosi che si sciolgono in bocca. Godere è librarsi in volo senza paura di cadere. E lo sconosciuto sorride ora. E’ contento. Meno male. Il film volge alla fine. Ci si deve staccare e alzare. Su raccogliere i pensieri. Metterli in borsa e uscire dal cinema e dai sogni.
di
scritto il
2010-08-01
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