La prima vacanza

Scritto da , il 2010-06-28, genere saffico

Passato l’inverno, giunse finalmente la primavera e con questa, il momento di organizzare le agognate ferie estive.
In quel periodo, io avevo un’amica fissa, ma la sera uscivamo anche con altri amici ed un giorno, un po’ tutti assieme, si decise che nel mese di luglio, saremo andati non in uno dei soliti alberghetti di periferia, ma in un campeggio in riva al mare, per la nostra prima vacanza in assoluta libertà.
Io ero poco propenso a questa scelta, giacché con l’amica del momento non avevamo ancora avuto e fatto quelle esperienze che ci avrebbe permesso di superare eventuali difficoltà ed insidie di una vita in due, mentre lei mi confidò che quella sarebbe stata la migliore possibilità per conoscerci più a fondo, confessando anche che non vedeva l’ora di sperimentare questa novità.
Il 15 luglio, siamo partiti per un grande centro del medio Adriatico, dove c’era vita notturna, dove ci si poteva divertire veramente.
Bisogna aggiungere che si era presentato il solito problema di sempre, quello del risparmio e questo, per la presenza di studenti perennemente squattrinati, ma le mie preoccupazioni erano cresciute maggiormente, perché io conoscevo il mio spirito di adattamento, ma non conoscevo quelle dei miei compagni in generale, e della mia amica in particolare.
Vi era ancora il problema della scarsità di dotazione del materiale adatto ad una vita in comune, come le tende per esempio, ed avevo dovuto provvedere io stesso a recuperare qualcosa di utile, riesumando un vecchio telone che, con l’ausilio di alcuni bastoni in legno, fabbricati sul luogo, poteva ospitare parecchie persone, perché erano stati in grado di creare delle piccole camerette, separati dal sottile muro di tessuto che sicuramente non avrebbero potuto garantire nessun momento di intimità, ma dovevamo accontentarci di tanta promiscuità che forse, avrebbe contribuito a migliorarci psichicamente, ma avrebbe impedito di fare qualcosa di nostro.
Le mie losche previsioni, non tardarono a manifestarsi in tutta la loro tragicità al momento dell’arrivo stesso, dato che si era dovuto montare le tende in un clima abbastanza nervoso, con troppi compagni che pensavano solo a fare altre cose, invece di aiutarci, poi per la stessa disorganizzazione del campeggio, che non brillava neanche per la pulizia delle piazzole, che aveva reso il clima vacanziero abbastanza teso.
La notte però, le cose si capovolsero, perché io avevo il mio bel materassino gonfiabile, naturalmente matrimoniale, per stare sullo stesso piano della mia compagna, senza soluzione di continuità fra me e lei.
I nostri rapporti, che fino a quel momento erano stati solamente superficiali, si tramutarono improvvisamente in una specie di ricerca, perché lei, una volta infilatasi nel suo sacco a pelo, cominciò a carezzarmi il viso con una mano, on un messaggio chiaro, perché chiedeva un contatto diverso.
Io ero imbarazzato, proprio per la presenza delle altre persone, che la sottile striscia di tessuto, non impediva nulla e quanto potevamo fare, poteva essere visto anche dagli altri.
La prima notte comunque, trascorse fra baci e carezze, ma la mattina dopo, fu lei stessa che mi chiese di fare qualcosa per stare soli, per aumentare la nostra intimità, perché dopotutto, eravamo in vacanza e quella, era la nostra prima vacanza di coppia.
La mia (o la nostra) fortuna, fu quella di aver acquistato un sacco a pelo tipo coperta che, una volta piegato in due, si può chiudere con la zip, ma lasciato aperto, si riduce ad un rettangolo capace di ospitare e nascondere almeno due persone.
Questo sacco a pelo, molto più pratico in determinate occasioni, si contrappone a quello detto a mummia, che è indispensabile solamente per l’alta montagna.
La seconda notte, io apro completamente il mio, disponendolo sul materassino gonfiabile, al quale sovrappongo il suo, ottenendo così un vasto giaciglio o un perfetto letto (o sacco a pelo) matrimoniale.
La mia amica, una volta al sicuro da sguardi indiscreti, come se questa coperta assicurasse quell’intimità necessaria, cominciò a strusciarsi su di me, allungando le mani, poi a baciarmi ed a sussurrarmi all’orecchio di spogliarmi, infilando la mano nel mio slip, cominciando a stringermi il membro ancor inutilizzabile.
Quella però, è stata la molla che ha fatto scattare l’eccitazione fisica (quella mentale era da troppo tempo attiva), facendomi vincere le paure. In pochi istanti ero nudo ed allungando la mano, ho scoperto che anche lei si era sbarazzata dei suoi slip rossi.
La mano ha toccato prima l’anca, poi i peli del pube e subito dopo, una scarica di adrenalina mi ha percorso il corpo, facendomi rizzare il membro per tutta la sua lunghezza.

Abbiamo cominciato a toccarci con estrema lentezza, quasi avessimo vergogna di quanto facevamo, cercando nel contempo, di fare il minor rumore possibile, anche se le mie orecchie erano pronte a captare il minimo rumore proveniente dagli altri otto occupati la tenda, mentre gli occhi, che non osavano guardare la mia compagna, scrutavano in avanti, per scoprire l’eventualità (forse non del tutto remota) di essere spiati.
La voglia e l’eccitazione però, molte volte prendono il sopravvento, e le mie carezze si sono fatte sempre più audaci, per poi voltarmi del tutto verso di lei, facendo aderire in questo modo, il mio corpo al suo e permettendomi nello stesso tempo, di adoperare entrambe le mani.
Ho posato le dita di una mano sui seni, mentre con l’altra, la masturbo in piena regola, scoprendola bagnatissima, con le secrezioni uterine sempre più abbondanti.
Quando l’ho sentita gemere, ho sprofondato maggiormente il dito in lei, che mi ha sussurrato di prepararmi perché la sua intenzione era di ricambiarmi il favore.
Mi volto e prendo un fazzoletto di carta, portandolo in prossimità del mio arnese, che, sapientemente, viene stretto, quasi con violenza, dalle sue dita.
La masturbazione dura pochissimo, perché ho dovuto mettere in fretta e furia il pezzo di carta, per cercare di limitare i danni (che ci sarebbero stati in ogni caso) e lei, si è ritrovata la mano tutta unta, ma ha sorriso, addossandosi maggiormente a me e portandosi le dita sulle labbra, per assaggiare qualche goccia del mio liquido seminale.
I sacchi a pelo assorbono qualche goccia lo stesso; infatti, una volta terminate le vacanze, son dovuto andare in lavanderia per impedire che i miei genitori si accorgessero di quanto avevamo fatto.
Il problema maggiore di quel rapporto, restavano i mugolii ed i suoi gemiti, che lei non riusciva a trattenere ed io, avevo il terrore che qualcuno poteva accorgersi di quanto facevamo.
Quella comunque, fu la seconda notte delle nostre vacanze, cui ne seguirono però altre quindici in un crescendo erotico degno di essere raccontato.
Durante le ore di luce, sembravamo una perfetta ed irreprensibile coppia, naturalmente ben inserita nel resto della compagnia (anche se il comportamento di alcuni amici, tradiva in un certo modo la loro conoscenza oppure, che subodoravano qualcosa), mentre la notte, diventavamo una coppia di porcelloni, gomito a gomito con altri ignari, che nel frattempo erano diventati più numerosi, viso l’arrivo di quattro ulteriori amici, che ci avevano obbligato a restringere lo spazio vitale, concesso ad ognuno di noi.
La notte iniziava sempre allo stesso modo, spogliandoci completamente subito dopo esserci infilati nel sacco a pelo, proseguivamo toccandoci a lungo e, con qualche difficoltà contorsionista, eravamo arrivati anche a leccarci il sesso reciprocamente.
A metà della vacanza, diventati schiavi di questo vizioso piacere e senza avere più remore di sorta, abbiamo anche provato a fare l’amore: con esasperante lentezza, mi strusciavo contro il suo corpo (in più di una occasione, svegliandomi durante la notte, riuscivo a procurarmi il piacere così, bagnandone intere zone di pelle) quindi, mi sollevavo sopra di lei che, con una mano, mi prendeva il membro e se lo infilava in mezzo alle gambe, dopo di ché cominciavamo a muoverci entrambi molto lentamente e, per colpa del silenzio impostoci dalle circostanze, il rapporto aveva una durata sempre diversa, che andava dalla mezz’ora alle due ore e quindici, con l’ultima parte dell’orgasmo però, che comportava notevoli difficoltà.

Quando l’orgasmo arrivava separatamente, chi non lo stava vivendo tappava la bocca all’altro con una mano o con la lingua infilata nel palato ma, quando arrivava simultaneamente però, ognuno provava a soffocare i propri mugolii sulla bocca dell’altro che, come risultato, comportava di amplificare il livello sonore dei gemiti.
Una notte, ricordo che abbiamo anche raggiunto lo zenit molto più rumorosamente del solito, perché ho notato l’inconfondibile sagoma scura di una ragazza che, seduta sul suo materassino, guardava nella nostra direzione: si trattava dell’ultima arrivata, una studentessa di 18 anni, la più giovane del gruppo.
Una volta terminato, sono stato assalito da un dubbio: ci aveva osservato dall’inizio?
Aveva capito o visto cos’avevamo appena fatto?
Oppure aveva solamente sentito i nostri gemiti?
Ho prontamente comunicato i miei dubbi alla mia compagna e per quella notte, abbiamo deciso di restare immobili, uno dentro l’altro, fino a quando la ragazza non si fosse riaddormentata.
Ci addormentammo noi invece, risvegliandoci molto più tardi degli altri.
Una notte ci successe anche di peggio perché, nell’attesa che si addormentassero tutti, prima di dare il via ai nostri esercizi, spossati dalla fatica e vinti dallo stress di fare tutto in silenzio, ci addormentammo completamente nudi, per svegliarci col sole molto alto.
Il guaio era che, per il caldo, avevamo completamente spostato i sacchi a pelo, mostrando così a tutti le nostre intimità.
Una mattina, la mia compagna, che non voleva alzarsi, si mise a f issare la solita ragazza, che teneva sempre lo sguardo fisso su di noi e sembrava non avesse l’intenzione di uscire dalla tenda.
Solamente verso mezzogiorno, potemmo aprire i sacchi a pelo e far uscire i nostri corpi sudatissimi, perché la tenda era diventata una specie di forno o di sauna.
Le complicazioni che ogni giorno si accumulavano, erano prese con filosofia ed il fatto di riderci sopra, contribuiva notevolmente a rendere il nostro rapporto più saldo.
Certo, quella nostra prima vacanza, non solo contribuì a rafforzare la nostra relazione, ma rivelò anche una mia certa predisposizione legata ai sentimenti (ma forse, all’interno della tenda eravamo dediti ad un certo tipo di trasgressione), perché se era stata principalmente lei ad aver voluto che succedesse quello che era successo, io le avevo dimostrato quanto fosse importante, non solo l’amore come sentimento, ma anche il rapporto sessuale che, nella nostra relazione, aveva contribuito a spingersi fin dove era stato possibile e queste mie meditazioni, mi avrebbero portato, in un futuro, ad ottenere nuovi risultati e nuove esperienze.
Quella mia compagna di campeggio, è diventata mia moglie ed ancora oggi, quando prepariamo il programma per una nuova vacanza molto più agiata, in albergo o in appartamento in affitto, dove tutte le comodità sono a portata di mano, ci ricordiamo sempre di questa prima vacanza in campeggio, sotto il tendone promiscuo.
Dopo averne parlato però, i ricordi si fanno nostalgia quando, con un velo di vergogna e di pudore, ricordiamo quanto avveniva di notte, sorridendo dell’audacia dimostrata e che, negli ultimi tempi, non riusciamo più a ritrovare.

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