La laurea di mia cognata
di
buk
genere
confessioni
E finalmente alla veneranda età di 30 anni anche mia cognata si laureò.
Se proprio devo dirla tutta con il massimo dei voti mentre lavorava ma questa è un'altra storia concentriamoci sulla festa.
Affittò un locale invitando tutti gli amici e amiche.
Si laureò nella sessione primaverile dove Roma già ti regala serate molto calde. Giustamente vi starete chiedendo cosa c'entra questo particolare, ma se conosceste le tettone di mia cognata forse così da trascurare non è.
Ricordo perfettamente quel décolleté che lasciava poco all'immaginazione.
Io per prenderla in giro le ho sempre detto che ci si poteva parcheggiare la bici tra lo spacco dei suoi grossi seni e quella sera noi ragazzi avremmo voluto metterci altro al posto della ruota della bicicletta.
L'alcool a fiumi e la serata appiccicosa rendeva la serata piacevole alla vista di tante ragazze e ragazzi.
Anche la mia ragazza sempre timida quella sera era su di giri per il tanto atteso traguardo della sorellina.
Anche lei solitamente in abbigliamento quasi monastico quella sera metteva in mostra le sue forme coperte a malapena da un leggero vestitino come fosse anche quella una liberazione.
La musica andava. Ricordo tutti in pista a ballare sudare bere e divertirsi.
Io e la bimba eravamo alticci grazie all'alcol così senza ritegno iniziammo a baciarci appassionatamente davanti a tutti.
Ero eccitato soprattutto perché vedevo che si lasciava andare come non aveva fatto mai.
Approfittai della situazione, perché sapevo che una volta superata la soglia delle mutandine bagnate potevo farle tutto nonostante la sua reticenza di fronte a tutte quelle persone.
Quando parlava mi sentivo investire dall'odore dell'alcol segno che ne aveva ingerito un po' nel corso della serata, per cui iniziai a calcare la mano.
Le leccavo il collo come un cane affamato e ogni volta che avvicinavo le mie labbra alle sue orecchie le sussurravo frasi cariche di erotismo s volte ricorrendo al semplice turpiloquio.
Sorridendo mi chiedeva di stare zitto indice che le stava piacendo.
Le sussuravo di andarcene di là e di filarcela a casa perché ero sicuro che tra le gambe stava colando come una rubinetto aperto.le puntavo il cazzo eretto addosso..senti come ti vuole!!stasera ti spacca quella fichetta da brava ragazza innocente...
Sapevo che tra le gambe stava imbrattando le mutandine, così le proposi un gioco.
Ora ti chiudi in bagno e ti togli le mutandine, poi ritorni qui e senza dare nell'occhio mi metti le tue mutande in mano, se sono zuppe come penso ce ne andiamo immediatamente a scopare.
Non si fece pregare e stampandomi un bacio sulla guancia sorridendo mi disse ..torno subito.
Dopo essersi allontanata si avvicinò verso di me mia cognata.
Immagino avesse notato tutto godendosi la scena così mi chiese se stavamo già andando via.
Io le inventai una mezza scusa e a quel punto inaspettatamente si avvicinò convinto per salutarmi con i classici due baci sulla guancia, invece mi sorprese.
Si avvicinò all'orecchio e mentre lo faceva mi prese il cazzo in mano sussurrandomi mi raccomando non farle troppo male stringendo la presa.
Mi prese così alla sprovvista che non seppi dire nulla, blaterai qualcosa finché la bimba di ritorno dal bagno di fronte alla sorella senza farsi notare mi mise in mano delle micro mutandine che al tatto sembrava le avesse passate sotto il rubinetto del bagno.
Ero in preda ad un'eccitazione mai provata, nella mano destra stringevo le mutandine zuppe della mia ragazza che in un attimo feci sparire nella tasca dei jeans e nelle orecchie mi rimbombava la frase di mia cognata davanti a me con quelle tette in belle vista dove avrei voluto soffocare, che mi guardava compiaciuta come a dire divertiti ma mi raccomando pensami.
E lo feci.
Mi ricordo ancora che per arrivare nel loro appartamento c'erano sei rampe di scale da fare a piedi.
Credo che senza nessuna remora leccai tutto della bimba senza fare attenzione ai vicini.
Appena entrati in casa le alzai il vestitino scoprendo quel culo senza mutandine mettendola a 90 sul primo tavolo che incontrammo.
Fu una scopata violenta quasi animalesca io come un mantra ripetevo soltanto stasera ti faccio male! stasera ti spacco la fica.
Poi sentii montare la sborra così mi fermai dicendole che volevo sborrarle sulle tette.
Come un automa si inginocchiò tirandole fuori dal vestito come un invito.
Frugai nella mia tasca presi le mutandine e me le misi sotto al naso.
Ero pronto a sparare su quelle tette.
Quelle tette erano le sue e di sua sorella.
chiusi gli occhi e iniziai a ricoprirle a caso sperando di tirarne fuori il più possibile.
Se proprio devo dirla tutta con il massimo dei voti mentre lavorava ma questa è un'altra storia concentriamoci sulla festa.
Affittò un locale invitando tutti gli amici e amiche.
Si laureò nella sessione primaverile dove Roma già ti regala serate molto calde. Giustamente vi starete chiedendo cosa c'entra questo particolare, ma se conosceste le tettone di mia cognata forse così da trascurare non è.
Ricordo perfettamente quel décolleté che lasciava poco all'immaginazione.
Io per prenderla in giro le ho sempre detto che ci si poteva parcheggiare la bici tra lo spacco dei suoi grossi seni e quella sera noi ragazzi avremmo voluto metterci altro al posto della ruota della bicicletta.
L'alcool a fiumi e la serata appiccicosa rendeva la serata piacevole alla vista di tante ragazze e ragazzi.
Anche la mia ragazza sempre timida quella sera era su di giri per il tanto atteso traguardo della sorellina.
Anche lei solitamente in abbigliamento quasi monastico quella sera metteva in mostra le sue forme coperte a malapena da un leggero vestitino come fosse anche quella una liberazione.
La musica andava. Ricordo tutti in pista a ballare sudare bere e divertirsi.
Io e la bimba eravamo alticci grazie all'alcol così senza ritegno iniziammo a baciarci appassionatamente davanti a tutti.
Ero eccitato soprattutto perché vedevo che si lasciava andare come non aveva fatto mai.
Approfittai della situazione, perché sapevo che una volta superata la soglia delle mutandine bagnate potevo farle tutto nonostante la sua reticenza di fronte a tutte quelle persone.
Quando parlava mi sentivo investire dall'odore dell'alcol segno che ne aveva ingerito un po' nel corso della serata, per cui iniziai a calcare la mano.
Le leccavo il collo come un cane affamato e ogni volta che avvicinavo le mie labbra alle sue orecchie le sussurravo frasi cariche di erotismo s volte ricorrendo al semplice turpiloquio.
Sorridendo mi chiedeva di stare zitto indice che le stava piacendo.
Le sussuravo di andarcene di là e di filarcela a casa perché ero sicuro che tra le gambe stava colando come una rubinetto aperto.le puntavo il cazzo eretto addosso..senti come ti vuole!!stasera ti spacca quella fichetta da brava ragazza innocente...
Sapevo che tra le gambe stava imbrattando le mutandine, così le proposi un gioco.
Ora ti chiudi in bagno e ti togli le mutandine, poi ritorni qui e senza dare nell'occhio mi metti le tue mutande in mano, se sono zuppe come penso ce ne andiamo immediatamente a scopare.
Non si fece pregare e stampandomi un bacio sulla guancia sorridendo mi disse ..torno subito.
Dopo essersi allontanata si avvicinò verso di me mia cognata.
Immagino avesse notato tutto godendosi la scena così mi chiese se stavamo già andando via.
Io le inventai una mezza scusa e a quel punto inaspettatamente si avvicinò convinto per salutarmi con i classici due baci sulla guancia, invece mi sorprese.
Si avvicinò all'orecchio e mentre lo faceva mi prese il cazzo in mano sussurrandomi mi raccomando non farle troppo male stringendo la presa.
Mi prese così alla sprovvista che non seppi dire nulla, blaterai qualcosa finché la bimba di ritorno dal bagno di fronte alla sorella senza farsi notare mi mise in mano delle micro mutandine che al tatto sembrava le avesse passate sotto il rubinetto del bagno.
Ero in preda ad un'eccitazione mai provata, nella mano destra stringevo le mutandine zuppe della mia ragazza che in un attimo feci sparire nella tasca dei jeans e nelle orecchie mi rimbombava la frase di mia cognata davanti a me con quelle tette in belle vista dove avrei voluto soffocare, che mi guardava compiaciuta come a dire divertiti ma mi raccomando pensami.
E lo feci.
Mi ricordo ancora che per arrivare nel loro appartamento c'erano sei rampe di scale da fare a piedi.
Credo che senza nessuna remora leccai tutto della bimba senza fare attenzione ai vicini.
Appena entrati in casa le alzai il vestitino scoprendo quel culo senza mutandine mettendola a 90 sul primo tavolo che incontrammo.
Fu una scopata violenta quasi animalesca io come un mantra ripetevo soltanto stasera ti faccio male! stasera ti spacco la fica.
Poi sentii montare la sborra così mi fermai dicendole che volevo sborrarle sulle tette.
Come un automa si inginocchiò tirandole fuori dal vestito come un invito.
Frugai nella mia tasca presi le mutandine e me le misi sotto al naso.
Ero pronto a sparare su quelle tette.
Quelle tette erano le sue e di sua sorella.
chiusi gli occhi e iniziai a ricoprirle a caso sperando di tirarne fuori il più possibile.
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