Il calore prohibito 7
di
karen90
genere
corna
È il 27 dicembre, pomeriggio grigio e umido che entra dalle persiane socchiuse, la casa sa di chiuso, di caffè freddo e di quel calore stantio che resta quando un vecchio passa troppe ore sulla poltrona. Giovanni è sveglio, per una volta, gli occhi acquosi fissi sulla TV dove un cowboy spara in silenzio, la coperta di lana gli copre le gambe magre, le mani nodose posate sul grembo come se aspettassero qualcosa che non arriverà mai.
Suonano alla porta, due colpi precisi, eleganti.
Apro e Claudia è lì, sulla soglia, con l’aria di chi ha appena chiuso un affare che le ha lasciato il corpo ancora caldo e pesante.
Il cappotto di cammello è aperto, sbottonato quasi fino in fondo, come se in macchina l’avesse strappato via in fretta e poi non si fosse più preoccupata di richiuderlo. Sotto, il dolcevita nero le sta incollato alla pelle, le tette sode spinte in su dal reggiseno che deve aver slacciato e riallacciato male, i capezzoli duri e puntati contro il tessuto sottile, gonfi, arrossati, come se qualcuno li avesse pizzicati forte, succhiati a lungo, lasciandoli sensibili al minimo sfregamento. La gonna a tubino grigia è stropicciata sui fianchi e sul culo, segni di dita che l’hanno stretta e alzata più volte, e proprio al centro del tessuto chiaro c’è una macchia più scura, umida, che si allarga piano mentre resta in piedi, cola lenta tra le cosce. Le calze di seta hanno una scala lunga sull’interno della coscia destra, il bordo del perizoma nero è spostato, si intravede quando si muove, come se non l’avesse ancora sistemato del tutto. Le labbra sono gonfie, senza più rossetto, con quel brillìo lucido che resta solo dopo aver tenuto un cazzo grosso in bocca per tanto tempo, la gola deve ancora bruciarle perché deglutisce spesso e si passa la lingua sull’angolo della bocca come per togliere un sapore che le piace troppo. I capelli biondi sono raccolti in una coda bassa ma disordinata, ciocche appiccicate alla tempia e al collo dal sudore, e sul collo, appena sotto l’orecchio sinistro, c’è un succhiotto fresco, viola intenso, con i segni leggeri dei denti intorno. Profuma di sesso costoso, il suo parfum dolce mischiato a sudore maschile, a seme caldo, a pelle di un uomo che non è Marco.
Mi sorride lenta, soddisfatta, gli occhi grigi velati di piacere che non se n’è andato
«Ciao Sofia, posso entrare? Vorrei salutare Giovanni, è sveglio oggi»
La voce è più roca del solito, bassa, come se avesse urlato o gemuto per ore
La faccio passare, cammina davanti a me e ogni passo è un piccolo sussulto, le cosce si stringono piano, il culo ondeggia più lento, più pesante, come se tra le gambe sentisse ancora il peso di quello che le hanno lasciato dentro. Si ferma in soggiorno, si china su Giovanni con un sorriso dolce, gli bacia la fronte, le tette premono contro il dolcevita mentre si abbassa, i capezzoli duri sfregano il tessuto e lei inspira piano, quasi un piccolo gemito che soffoca subito
«Ciao Giovanni, come stai oggi? Ti vedo meglio del solito»
Giovanni alza gli occhi acquosi, le sorride con quella dolcezza confusa
«Claudia, tesoro, che gioia vederti, sei radiosa, sembri… sembri una donna che ha passato una giornata piena di soddisfazioni»
Lei ride piano, una risata calda, bassa, che le fa tremare le tette sotto il dolcevita, si siede sul bracciolo della poltrona, accavalla le gambe con attenzione, le cosce strette, il bacino inclinato di lato per non premere troppo sulla fica gonfia e piena
«Grazie Giovanni, sì, una giornata intensa al lavoro, sai com’è, a volte devi dare tutto te stesso per chiudere un affare importante»
Giovanni le accarezza la mano con la sua nodosa, lenta
«Sei sempre stata una ragazza in gamba, Claudia, Marco è fortunato ad averti»
Claudia sorride, si china un po’ di più verso di lui, la gonna si tende sul culo e la macchia umida si vede meglio da dietro, cola piano, lascia una traccia più scura sul grigio
«Lo so Giovanni, lo rendo felice in ogni modo possibile, oggi soprattutto gli ho portato una notizia bellissima, un avanzamento di carriera che mi riempie di orgoglio»
Porto il vassoio con il tè, poso le tazzine sul tavolino basso, lei prende la sua, soffia sul vapore, chiude gli occhi un secondo come se il calore le ricordasse altro calore dentro
«Sofia, siediti anche tu, resta con noi»
Mi siedo di fronte, le gambe accavallate, il cuore che batte forte mentre la guardo bere, deglutire piano, la gola che si muove sotto il succhiotto fresco
«Allora Giovanni,» dice lei con voce dolce «oggi il mio capo mi ha tenuto in ufficio per ore, voleva spiegarmi ogni dettaglio del nuovo contratto, mi ha fatto sedere sulla scrivania, mi ha mostrato tutto molto da vicino, punto per punto»
Giovanni annuisce, sorride sereno
«Brava Claudia, sei sempre stata brava a negoziare, a prendere quello che ti spetta»
Lei ride di nuovo, si passa una mano sul collo, sfiora il succhiotto senza nasconderlo
«Grazie Giovanni, Stefano è stato molto generoso, mi ha dato proprio tutto quello che aveva da offrire»
Beve un altro sorso, le labbra lasciano una traccia umida sul bordo della tazza
Si alza lenta, si china di nuovo su Giovanni, gli bacia la guancia, le tette premono sul suo braccio vecchio, i capezzoli duri sfiorano la lana della coperta
«Ora vado Giovanni, torno presto, stai tranquillo che Sofia si prende cura di te come sempre»
Si avvicina alla porta, mi fa cenno di seguirla, esce sul pianerottolo, chiude piano la porta dietro di noi così Giovanni non sente, mi guarda dritto negli occhi, abbassa la voce a un sussurro rauco, diretto, senza più giri di parole
«Sofia, ascolta, oggi Stefano mi ha scopata per tre ore nel suo ufficio, mi ha messa in ginocchio, mi ha fatto succhiare il cazzo fino in gola, poi mi ha piegata sulla scrivania, mi ha alzato la gonna e mi ha scopato forte, senza preservativo, mi ha fatto venire due volte con la lingua e una con le dita prima di entrarmi dentro, era grosso, durissimo, mi ha riempita tutta, mi ha fatto male e bene nello stesso momento, alla fine è venuto dentro di me, tanto, caldo, mi cola ancora adesso tra le gambe, lo senti anche tu l’odore, vero? Marco lo sa, gli ho mandato le foto mentre Stefano era ancora dentro, gli ho detto tutto, stasera vuole che gli racconti ogni spinta mentre mi scopa di nuovo»
Mi guarda con un sorriso lento, cattivo, si passa una mano tra le cosce sotto il cappotto, sfiora la macchia umida
«Ecco, volevo dirtelo chiaro, così sai esattamente cosa è successo oggi sul mio corpo»
Mi dà un bacio leggero sulla guancia, le labbra ancora gonfie, poi gira sui tacchi e se ne va, il culo che ondeggia lento, il profumo di sesso che resta nell’aria
Io rientro, chiudo la porta, il cuore che mi batte nelle tempie, la fica che brucia di rabbia e di voglia
Giovanni dalla poltrona sospira soddisfatto
«Che brava nuora, Sofia, sempre così affettuosa»
E dentro di me una frase che mi consuma
Un giorno, Claudia
ti guarderò dritto negli occhi
mentre Marco mi riempie come oggi ha riempito te
e tu capirai finalmente
chi delle due
ha vinto davvero
(commenti sempre su karen90x@proton.me)
Suonano alla porta, due colpi precisi, eleganti.
Apro e Claudia è lì, sulla soglia, con l’aria di chi ha appena chiuso un affare che le ha lasciato il corpo ancora caldo e pesante.
Il cappotto di cammello è aperto, sbottonato quasi fino in fondo, come se in macchina l’avesse strappato via in fretta e poi non si fosse più preoccupata di richiuderlo. Sotto, il dolcevita nero le sta incollato alla pelle, le tette sode spinte in su dal reggiseno che deve aver slacciato e riallacciato male, i capezzoli duri e puntati contro il tessuto sottile, gonfi, arrossati, come se qualcuno li avesse pizzicati forte, succhiati a lungo, lasciandoli sensibili al minimo sfregamento. La gonna a tubino grigia è stropicciata sui fianchi e sul culo, segni di dita che l’hanno stretta e alzata più volte, e proprio al centro del tessuto chiaro c’è una macchia più scura, umida, che si allarga piano mentre resta in piedi, cola lenta tra le cosce. Le calze di seta hanno una scala lunga sull’interno della coscia destra, il bordo del perizoma nero è spostato, si intravede quando si muove, come se non l’avesse ancora sistemato del tutto. Le labbra sono gonfie, senza più rossetto, con quel brillìo lucido che resta solo dopo aver tenuto un cazzo grosso in bocca per tanto tempo, la gola deve ancora bruciarle perché deglutisce spesso e si passa la lingua sull’angolo della bocca come per togliere un sapore che le piace troppo. I capelli biondi sono raccolti in una coda bassa ma disordinata, ciocche appiccicate alla tempia e al collo dal sudore, e sul collo, appena sotto l’orecchio sinistro, c’è un succhiotto fresco, viola intenso, con i segni leggeri dei denti intorno. Profuma di sesso costoso, il suo parfum dolce mischiato a sudore maschile, a seme caldo, a pelle di un uomo che non è Marco.
Mi sorride lenta, soddisfatta, gli occhi grigi velati di piacere che non se n’è andato
«Ciao Sofia, posso entrare? Vorrei salutare Giovanni, è sveglio oggi»
La voce è più roca del solito, bassa, come se avesse urlato o gemuto per ore
La faccio passare, cammina davanti a me e ogni passo è un piccolo sussulto, le cosce si stringono piano, il culo ondeggia più lento, più pesante, come se tra le gambe sentisse ancora il peso di quello che le hanno lasciato dentro. Si ferma in soggiorno, si china su Giovanni con un sorriso dolce, gli bacia la fronte, le tette premono contro il dolcevita mentre si abbassa, i capezzoli duri sfregano il tessuto e lei inspira piano, quasi un piccolo gemito che soffoca subito
«Ciao Giovanni, come stai oggi? Ti vedo meglio del solito»
Giovanni alza gli occhi acquosi, le sorride con quella dolcezza confusa
«Claudia, tesoro, che gioia vederti, sei radiosa, sembri… sembri una donna che ha passato una giornata piena di soddisfazioni»
Lei ride piano, una risata calda, bassa, che le fa tremare le tette sotto il dolcevita, si siede sul bracciolo della poltrona, accavalla le gambe con attenzione, le cosce strette, il bacino inclinato di lato per non premere troppo sulla fica gonfia e piena
«Grazie Giovanni, sì, una giornata intensa al lavoro, sai com’è, a volte devi dare tutto te stesso per chiudere un affare importante»
Giovanni le accarezza la mano con la sua nodosa, lenta
«Sei sempre stata una ragazza in gamba, Claudia, Marco è fortunato ad averti»
Claudia sorride, si china un po’ di più verso di lui, la gonna si tende sul culo e la macchia umida si vede meglio da dietro, cola piano, lascia una traccia più scura sul grigio
«Lo so Giovanni, lo rendo felice in ogni modo possibile, oggi soprattutto gli ho portato una notizia bellissima, un avanzamento di carriera che mi riempie di orgoglio»
Porto il vassoio con il tè, poso le tazzine sul tavolino basso, lei prende la sua, soffia sul vapore, chiude gli occhi un secondo come se il calore le ricordasse altro calore dentro
«Sofia, siediti anche tu, resta con noi»
Mi siedo di fronte, le gambe accavallate, il cuore che batte forte mentre la guardo bere, deglutire piano, la gola che si muove sotto il succhiotto fresco
«Allora Giovanni,» dice lei con voce dolce «oggi il mio capo mi ha tenuto in ufficio per ore, voleva spiegarmi ogni dettaglio del nuovo contratto, mi ha fatto sedere sulla scrivania, mi ha mostrato tutto molto da vicino, punto per punto»
Giovanni annuisce, sorride sereno
«Brava Claudia, sei sempre stata brava a negoziare, a prendere quello che ti spetta»
Lei ride di nuovo, si passa una mano sul collo, sfiora il succhiotto senza nasconderlo
«Grazie Giovanni, Stefano è stato molto generoso, mi ha dato proprio tutto quello che aveva da offrire»
Beve un altro sorso, le labbra lasciano una traccia umida sul bordo della tazza
Si alza lenta, si china di nuovo su Giovanni, gli bacia la guancia, le tette premono sul suo braccio vecchio, i capezzoli duri sfiorano la lana della coperta
«Ora vado Giovanni, torno presto, stai tranquillo che Sofia si prende cura di te come sempre»
Si avvicina alla porta, mi fa cenno di seguirla, esce sul pianerottolo, chiude piano la porta dietro di noi così Giovanni non sente, mi guarda dritto negli occhi, abbassa la voce a un sussurro rauco, diretto, senza più giri di parole
«Sofia, ascolta, oggi Stefano mi ha scopata per tre ore nel suo ufficio, mi ha messa in ginocchio, mi ha fatto succhiare il cazzo fino in gola, poi mi ha piegata sulla scrivania, mi ha alzato la gonna e mi ha scopato forte, senza preservativo, mi ha fatto venire due volte con la lingua e una con le dita prima di entrarmi dentro, era grosso, durissimo, mi ha riempita tutta, mi ha fatto male e bene nello stesso momento, alla fine è venuto dentro di me, tanto, caldo, mi cola ancora adesso tra le gambe, lo senti anche tu l’odore, vero? Marco lo sa, gli ho mandato le foto mentre Stefano era ancora dentro, gli ho detto tutto, stasera vuole che gli racconti ogni spinta mentre mi scopa di nuovo»
Mi guarda con un sorriso lento, cattivo, si passa una mano tra le cosce sotto il cappotto, sfiora la macchia umida
«Ecco, volevo dirtelo chiaro, così sai esattamente cosa è successo oggi sul mio corpo»
Mi dà un bacio leggero sulla guancia, le labbra ancora gonfie, poi gira sui tacchi e se ne va, il culo che ondeggia lento, il profumo di sesso che resta nell’aria
Io rientro, chiudo la porta, il cuore che mi batte nelle tempie, la fica che brucia di rabbia e di voglia
Giovanni dalla poltrona sospira soddisfatto
«Che brava nuora, Sofia, sempre così affettuosa»
E dentro di me una frase che mi consuma
Un giorno, Claudia
ti guarderò dritto negli occhi
mentre Marco mi riempie come oggi ha riempito te
e tu capirai finalmente
chi delle due
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(commenti sempre su karen90x@proton.me)
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