Tradimento su Tinder

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Questo è un racconto romanzato della mia vita.
Se avete storie, trame, rimpianti o sogni non realizzati che vorreste vedere trasformati in parole, accennatemeli: li scriverò per voi.
Mi trovate su Telegram: LG23cm o via mail: lg23cm.racconti@gmail.com.

Mi chiamo Luca.
Lavoro come rappresentante farmaceutico e, nonostante il tempo che inizia a bussare alle porte, mi considero ancora un bell’uomo. Ho da poco passato i quarant’anni e il corpo che una volta era scolpito mostra ora qualche segno dell’età e, lo ammetto, di qualche birra di troppo.

Sono sposato con Sara, una donna irresistibile: mora, occhi scuri, lineamenti raffinati e un fisico che sembra disegnato per far perdere la testa. Gambe lunghe, movenze sicure, una bellezza naturale che mi ha incantato dal primo giorno.

Letta così, la mia vita sembrerebbe perfetta.
E in parte lo è.

Ma tra me e Sara c’è sempre stato un punto debole, una distanza silenziosa che nessuno dei due ha mai davvero affrontato: l’intesa fisica.
Io sono istintivo, passionale, con un fuoco dentro che non sempre riesco a tenere a bada. Lei, invece, vive la sfera intima con più calma, più misura. Il risultato? Le occasioni per stare davvero insieme erano poche, troppo poche… e quel vuoto iniziava a farmi sentire inquieto.

Fu proprio in uno di quei periodi di “siccità” che mi lasciai tentare dall’idea di aprire un profilo su Tinder.
Niente nome reale, nessuna foto riconoscibile: solo un’immagine provocatoria, scelta apposta per non farmi identificare da amiche o conoscenze di Sara.

Per giorni scorsi profili senza aspettarmi niente.
Poi, all’improvviso, comparve un match.

Lavinia.

Dichiarava dieci anni più di me, ma in foto c’era solo uno sfondo nero. Nessun volto. Nessun indizio. Solo un invito al mistero.

Iniziammo a scriverci.
All’inizio in modo leggero, quasi formale. Poi le parole cambiarono sapore. Lavinia aveva un modo di comunicare che sembrava sfiorarti la pelle: frasi misurate, ma intrise di una sensualità sottile, elegante, impossibile da ignorare.

Mi confessò di voler rimanere anonima: diceva di essere una commerciante abbastanza nota in zona e di non voler correre rischi.
Paradossalmente, quell’ombra mi attirava più di qualunque foto.

Io, invece, scelsi la sincerità. Le dissi che ero impegnato, che non cercavo complicazioni, solo una parentesi di leggerezza, un posto dove respirare ciò che nella mia vita mancava.

Lei non si scandalizzò.
Non si irrigidì.
Mi rispose che non cercava promesse, solo una scintilla. Qualcosa che la facesse sentire viva, desiderata, vista.

Fu allora che tra noi nacque un filo invisibile, teso e vibrante.
Ogni notifica del telefono era un brivido.
Ogni suo messaggio, un’allusione elegante che lasciava intravedere mondi interi dietro una sola frase.

Parlammo per qualche giorno rimanendo sempre nell'anonimato. Non sapevamo chi fossimo davvero.
"Dai, è il momento, ti faccio vedere chi sono" le dissi, e le mandai la foto di una mano. "Un pezzo alla volta".
Mi mando un vocale dove rideva come una matta, e subito dopo la foto di un ginocchio con la didascalia "ci sto".
Continuammo cosi con delle parti del corpo insignificanti, e fu lei a sbilanciarsi per prima mandandomi una foto dove mostrava fiera il suo seno, una bella terza, leggermente cadente ma bella piena e abbondante.
La mia eccitazione fu istantanea, e non esitai a mostrargliela.
"Complimenti, non ne avevo mai visto uno cosi, me lo sto immaginando qua dentro" e mi arriva una foto delle sue gambe aperte.
"Basta cosi", le dico" "Non voglio vedere altro, vediamoci". Ancora non avevamo visto i nostri volti.
Decidemmo di rendere ancora piu eccitante e misterioso il nostro incontro.
"Vediamoci domani al bar in centro, tu arriva qualche minuto prima di me, ti siedi al tavolo, io arriverò alle 8 in punto. Useremo questo metodo per riconoscerci: andrò al banco e chiederò un caffè macchiato col cacao sopra e subito dopo chiederó dov'é il bagno, cosi saprai che sono io. Se ti piaccio quando torno dal bagno mi inviterai a sedere al tavolo, altrimenti quando uscirò e non vedrò nessuno capiró che non eravamo giusti uno per l'altra". "Mi piace, andata, a domani" mi rispose.

La mattina dopo mi preparo in maniera semplice come mi vesto di solito, jeans e camicia.
Alle 8 sono al bar. Due operai a far colazione da una parte, un tavolo di pensionati dall'altra, qualche studente con lo zaino che entrerá a scuola in ritardo, e vedo due tavoli che potrebbero essere il mio interesse, una signora da sola, bionda, molto elegante con uno stivale sotto alle ginocchia, una gonna grigia e una camicia bianca. Potrebbe essere lei. Altre due signore assieme, una mora con un tailleur e un tacco altissimo, che scherzava con l'amica, sempre mora, molto formosa, in scarpe da tennis, jeans e maglietta. Quest'ultima sicuramente non aveva la corporatura delle foto che.ho ricevuto ieri. "Potrebbe essersi fatta accompagnare da un'amica per paura" penso io. Entrambe le donne eleganti erano di mio gradimento, ma nessuna di loro rivolse uno sguardo verso di me. "Magari ha avuto paura e non é venuta".
Vado al banco, ordino un caffè macchiato col cacao, chiedo dove é il bagno e mi ci avvio.
Entro, faccio le mie cose, mi guardo allo specchio e mi sistemo la camicia per essere tutto a posto e incontrare la mia possibile amante.

Apro la porta e me la trovo li davanti nel bagno degli uomini. La donna bionda con gli stivali. "Buongiorno" mi fa. "Ciao" le dico io, con un mega sorriso di chi é contento e sa di aver avuto fortuna.
Non dice altro, mi da una spinta sul petto e mi risponde dentro il bagno, si gira e chiude il nottolino della porta. Si rigira verso di me, appoggia il suo dito indice sulla bocca e con uno "shhhh" mi fa capire di stare in silenzio.

Avvicina la bocca alla mia, a pochi millimetri e ci fermiamo li per un secondo che sembra 1 ora. Ci baciamo, le porto una mano tra i capelli sulla nuca e l'altra sul basso schiena per avvicinarla a me. Lei mi butta una mano sul culo che strizza per tastarne la durezza.
Le nostre lingue sono un vortice nelle nostre bocche.
Le metto le mani sulle cosce e parallelamente le faccio salire su sotto la gonna fino ad arrivare alla chiappe. Non si era messa le mutandine e tutta la sua pelle nuda era sotto le mie mani. Sorrido mentre ci baciamo. Si stacca, sorride anche lei, mi spinge indietro e mi slaccia i pantaloni che mi sfila verso il basso assieme agli slip. Il mio cazzo di dimensioni oltre la media svetta supereccitato davanti a lei.
Me lo afferra fissandomi negli occhi e senza dire una parola, e si inginocchia davanti a me. Dalla bocca fa scendere un importante rigolo di saliva che con la mano sapientemente spalma su tutto il mio cazzo, che inizia a segare in maniera fluida.
Fissandomi negli occhi lo fa sparire nella bocca ed inizia a muoversi contemporaneamente con la bocca e con la mano, mentre con l'altra inizia a massaggiarmi delicatamente le palle. La cosa mi manda fuori di testa, é bravissima.
Sento che sto per venire, le dico a bassa voce di fermarsi che non voglio finire cosi ma lei non mi ascolta e continua a spompinarmi, non reggo piu e vengo copiosamente e le riempio la bocca. Si tira su, ingoia tutto, prende un pezzo di carta igienica e si pulisce un rigolo che le colava da un lato della bocca.
"Non é finita qui, seguimi"

Usciamo dal bar, mi chiese di seguirla ad una certa distanza per non insospettire nessuno, tirò su la serranda di un negozio di abbigliamento e mi fece cenno di entrare.
Chiuse la porta dietro di sé, ed entrammo in una porticina che portava al magazzino, pieno di scatoloni con un enorme tavolo al centro.
Iniziammo subito a baciarci, stavolta presi io l'iniziativa e con le mani sotto la sua gonna trovai subito la sua figa già bagnata per l'eccitazione. Ci baciavamo con passione mentre con un dito le percorrevo dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto ogni mm delle sue labbra, fermandomi un po sul clitoride per poi ripartire.
La misi di peso seduta sul tavolo, le slacciai la camicia e le abbassai il reggiseno tirando fuori le sue bellissime tette, che cominciai a baciare avidamente mentre le sorreggevo con entrambe le mani.
Faccio un passo indietro per godermi la scena: lei bellissima, seduta sul tavolo a gambe aperte, con la gonna tirata su e la figa in bella vista, con gli stivali ancora addosso, la camicia sbottonata e le tette di fuori. "Sei mia" le dico.
Prendo una sedia, e mi apparecchio in mezzo alle sue gambe, e inizio a mangiarmi la sua figa. Con le mani le divarico le labbra, per far sì che la mia lingua passi in ogni punto. La lecco dal basso verso l'alto, poi le stuzzico il clitoride che mordo con le labbra, due dita iniziano a farsi strada dentro di lei e a muoversi assieme ai mie colpi di lingua.
"Aspetta, non voglio venire, ti prego"
Non la ascolto e continuo ancora qualche secondo per farla soffrire poi mi fermo di botto.
Mi rialzo davanti a lei, le levo camicia e reggiseno. Rimane solo in gonna e stivali. Lei mi aiuta a sbottonare la mia camicia, mentre mi levo tutto io resto e rimango nudo davanti a lei.
"Come cazzo é grande" mi dice.
Mi metto davanti a lei, ancora seduta sul tavolo, ci baciamo ancora in modo appassionato, il mio cazzo é all'altezza perfetta e glielo struscio all'esterno della figa. Mi sussurra all'orecchio "Mettimelo dentro", io appoggio la punta e inizio a farlo entrare delicatamente, lei mi butta le mani sulle chiappe, che mi stringe e si tira a sé, e contemporaneamente da un colpo secco al bacino per infilarselo dentro di colpo. Fa un urlo di dolore mischiato al piacere. Inizio a pomparla fuori e dentro mentre ci continuiamo a baciare. Avvolge i suoi stivali sulle mie cosce e tirandomi a se coi talloni da il ritmo ai miei colpi. La sento godere e gemere ad ogni colpo.
Mi interrompo, la faccio scendere e le spingo la faccia sul tavolo. Li a pecora davanti a me, prima mi chino e le rilecco un po la figa da dietro, poi mi alzo e glielo rimetto dentro. Sento il calore della sua figa che stritola il mio cazzo ad ogni colpo, ogni volta che le entro dentro, lei sobbalza e geme. Mi bagno il pollice della mano sinistra, e inizio a girarglielo attorno al perineo. Con la mano destra, bagnata dai suoi umori, le stimolo il clitoride seguendo i colpi del mio cazzo. Piano piano lascio scivolare il mio pollice dentro il suo culo. Uno volta adattato lo faccio sfilare dentro e fuori, a ritmo alternato col mio cazzo. Mi grida "sto venendo",  comincia a urlare i suoi gemiti sempre a voce piu alta fino a diventare un unico gemito continuo. "Sto per venire anche io" le dico, "Riempimi" mi dice, "Vienimi dentro". Pochi secondi e vengo per la seconda volta, questa volta dentro la sua figa.
Stiamo qualche secondo fermi immobili, poi esco, si gira, ci baciamo e ci abbracciamo "é stato bellissimo" mi dice "anche per me" rispondo.
"Vieni, qui c'è il bagno, devo aprire il negozio poi, sono le 9".
Uscii una volta aperto ed anch'io mi recai al lavoro.
Il weekend successivo portai Sara in quel negozio, e le regalai un vestito, la servì Lavinia (se il vero nome era quello), non ci dicemmo nulla, ma ci scambiammo un sacco di sguardi di intesa. Uscimmo di li, Sara mi disse, "era proprio una bella donna questa che ci ha servito", sorrisi e ammisi anche io di si. Non vidi piu Lavinia da quella volta.

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scritto il
2025-12-05
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