Tra alti e bassi
di
IL MICROBO
genere
dominazione
TRA ALTI E BASSI
Tra alti e bassi, inquietudini, contrattempi vari, incomprensioni e disguidi che ormai sempre più di frequente inquinavano il nostro rapporto, rischiando di mandarlo a gambe all'aria molto più del mio sedere, il Padrone, che nel frattempo aveva adocchiato e adescato, nello stesso famigerato giardino che frequentai, una nuova vittima, forse seduta sulla stessa panchina sulla quale avevamo fatto conoscenza noi due, all'improvviso decise di cedermi a Nonsochi. Fui valutato da diversi acquirenti, neanche fossi un appartamento in vendita, l'ultimo dei quali esclamò: “Lo compro!”. Fu stilato il rogito e non andò via molto che venne ratificato il contratto di cessione in carta bollata. Il ricavato fu suddiviso, come d'uso, un ottanta percento al Dom e il venti per cento al sub, quota parte vincolata in un fondo che a suo tempo mi servirà da liquidazione e da premio di consolazione da schiavo dismesso. Il mio nuovo Padrone è abbastanza avanti con l'età e quasi impotente, con atteggiamenti da lurido guardone. Non mi cucina ma mi fa cucinare dietro compenso mentre ci fa da spettatore. Sono una specie di B&B messo a disposizione di molti uomini per fortuna tutti tenuti a certificarsi in buona salute. Costo solo dieci euro a botta ma quelli che pesano di più sono gli extra. Immobilizzazioni a corda (50 euro), pompa (50), masturbazione forzata (50), tormento ai capezzoli (50), plug (50) un po' di frusta (50), tanta frusta (100), bastinado (100), cere (100), ispezioni anali (100), esigenze particolari (200), il tutto pattuito senza infierire e senza provocare danni permanenti. Il conto viene saldato al Dom che me ne accantona un dieci per cento nel fondo di cui sopra. In questo modo conosco diversi cazzi, alcuni decisamente malandati altri più vispi, e diversi stili e pratiche, la qual cosa non può che farmi piacere. Posso anche raggranellare e mettere da parte un bel gruzzolo che mi servirà per campare a fine mandato, quando il massimo dei miei lussi diventerà ahimé il cambio del pannolino. Non voglio nemmeno pensarci intanto che sono alle prese con questo carnevale di verghe assatanate a cui vendere il culo e quant'altro mi venga richiesto, accontentando tanti uomini (cosa che mi riesce molto bene) e anche un Padrone bavoso sempre in mira e in ascolto delle baraonde che ora rallegrano la mia esistenza e quella dei clienti, a cui sempre prima del ceck-out imbandisco seminudo (cravattino, perizoma e grembiule) una robusta colazione, terminata la quale resto in rispettosa attesa di una mancia del tutto spontanea, tanto più generosa quanto maggiore è stata la mia capacità di accontentarli, soddisfarli e lusingarli, di assecondarne gli estri, le fisse e le manie, di tenere conto dei loro punti di forza come delle loro debolezze, dei pregi e dei difetti di ciascuno, di qualsivoglia orientamento e inclinazione, preferenza, desiderio o pretesa, immedesimandomi soprattutto nelle loro precipue insormontabili idiosincrasie. Alcuni di loro diventano degli habitué che ormai conosco a menadito e a mena altre cose. Una massima in latina in versione maccheronica mi serve da guida: “De gustibus...non est disputandum nec sputachiandum”, che in traduzione suona: “Intorno ai gusti c'è poco da sindacare e men che meno da criticare”. Accetto tutti come sono e come gli pare, felice di corrispondere alle loro voglie di vedermi solo sculettare, o di palparmelo, o di infilarci un dito, o una cipolla o l'uccellino o l'uccellone, che tanto per me fa poca differenza, basta che paghino e che il Padrone abbia la sua parte di eccitazione, che più tardi gli lavoro facendolo sborrare suo piacere, dopo che gliel'ho preso in mano e innalzato a produrre poche goccia di sperma delle quali va fiero.
Tra alti e bassi, inquietudini, contrattempi vari, incomprensioni e disguidi che ormai sempre più di frequente inquinavano il nostro rapporto, rischiando di mandarlo a gambe all'aria molto più del mio sedere, il Padrone, che nel frattempo aveva adocchiato e adescato, nello stesso famigerato giardino che frequentai, una nuova vittima, forse seduta sulla stessa panchina sulla quale avevamo fatto conoscenza noi due, all'improvviso decise di cedermi a Nonsochi. Fui valutato da diversi acquirenti, neanche fossi un appartamento in vendita, l'ultimo dei quali esclamò: “Lo compro!”. Fu stilato il rogito e non andò via molto che venne ratificato il contratto di cessione in carta bollata. Il ricavato fu suddiviso, come d'uso, un ottanta percento al Dom e il venti per cento al sub, quota parte vincolata in un fondo che a suo tempo mi servirà da liquidazione e da premio di consolazione da schiavo dismesso. Il mio nuovo Padrone è abbastanza avanti con l'età e quasi impotente, con atteggiamenti da lurido guardone. Non mi cucina ma mi fa cucinare dietro compenso mentre ci fa da spettatore. Sono una specie di B&B messo a disposizione di molti uomini per fortuna tutti tenuti a certificarsi in buona salute. Costo solo dieci euro a botta ma quelli che pesano di più sono gli extra. Immobilizzazioni a corda (50 euro), pompa (50), masturbazione forzata (50), tormento ai capezzoli (50), plug (50) un po' di frusta (50), tanta frusta (100), bastinado (100), cere (100), ispezioni anali (100), esigenze particolari (200), il tutto pattuito senza infierire e senza provocare danni permanenti. Il conto viene saldato al Dom che me ne accantona un dieci per cento nel fondo di cui sopra. In questo modo conosco diversi cazzi, alcuni decisamente malandati altri più vispi, e diversi stili e pratiche, la qual cosa non può che farmi piacere. Posso anche raggranellare e mettere da parte un bel gruzzolo che mi servirà per campare a fine mandato, quando il massimo dei miei lussi diventerà ahimé il cambio del pannolino. Non voglio nemmeno pensarci intanto che sono alle prese con questo carnevale di verghe assatanate a cui vendere il culo e quant'altro mi venga richiesto, accontentando tanti uomini (cosa che mi riesce molto bene) e anche un Padrone bavoso sempre in mira e in ascolto delle baraonde che ora rallegrano la mia esistenza e quella dei clienti, a cui sempre prima del ceck-out imbandisco seminudo (cravattino, perizoma e grembiule) una robusta colazione, terminata la quale resto in rispettosa attesa di una mancia del tutto spontanea, tanto più generosa quanto maggiore è stata la mia capacità di accontentarli, soddisfarli e lusingarli, di assecondarne gli estri, le fisse e le manie, di tenere conto dei loro punti di forza come delle loro debolezze, dei pregi e dei difetti di ciascuno, di qualsivoglia orientamento e inclinazione, preferenza, desiderio o pretesa, immedesimandomi soprattutto nelle loro precipue insormontabili idiosincrasie. Alcuni di loro diventano degli habitué che ormai conosco a menadito e a mena altre cose. Una massima in latina in versione maccheronica mi serve da guida: “De gustibus...non est disputandum nec sputachiandum”, che in traduzione suona: “Intorno ai gusti c'è poco da sindacare e men che meno da criticare”. Accetto tutti come sono e come gli pare, felice di corrispondere alle loro voglie di vedermi solo sculettare, o di palparmelo, o di infilarci un dito, o una cipolla o l'uccellino o l'uccellone, che tanto per me fa poca differenza, basta che paghino e che il Padrone abbia la sua parte di eccitazione, che più tardi gli lavoro facendolo sborrare suo piacere, dopo che gliel'ho preso in mano e innalzato a produrre poche goccia di sperma delle quali va fiero.
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