Il mio vecchio
di
IL MICROBO
genere
dominazione
IL MIO VECCHIO
Il mio vecchio Padrone è un uomo ostinato, tanto che nel suo ambiente (che è anche un po' il mio) viene chiamato “TENAX”. Non si diede pace. Sparse la voce in giro e a furia di passaparola e di ricerche riuscì a scovarmi. Mi venne a prendere. Discusse della cosa con “LUPO” e dopo avergli allungato una banconota da 500 euro mi riportò a casa. Fui messo in castigo a pulire gli scarichi fognari dai quali riemersi zozzo come un ippopotamo che abbia sguazzato nel guano. Fui docciato con la pompa del giardino, fino a rendermi presentabile. Redarguito. Preso a sberle a man dritta e a manrovescio. Sculacciato. Non la stavo per niente passando liscia e temevo mi avrebbe annientato o piuttosto soppresso, quando cambiò musica e come un prestigiatore che a sorpresa estrae un coniglio dal cappello a cilindro mi confessò che si era reso conto di aver esagerato. Gli dispiaceva e mi chiedeva scusa (senti, senti...). Mi vennero le lacrime agli occhi dalla commozione (ne sgorgai tante) e fui invaso dalla voglia di donarmi a lui. Mi girai a culo ben esposto. Egli si calò le brache. Ne venne fuori l'erezione più mega che gli avessi mai veduto. Lo puntò. Mi penetrò. Mi fecondò. Tornai ad essere Suo, solo Suo, sempre Suo, assolutamente Suo, come era prescritto dal fatto che gli appartenevo e come era scritto a caratteri cubitali nel libro del destino che me lo aveva fatto incontrare, e poi conoscere, e poi idolatrare, e poi servire come il migliore dei Padroni, quale è tornato ad essere, senza alzare troppo l'asticella, tranne quando si confronta coi suoi compari e ritiene di dover fare il gradasso. Allora sì che di fretta mi squaglio e vado a nascondermi chissà dove, lasciando il posto a qualche malcapitato schiavo di qualche altro padrone, o aspirante in cerca, o suo novizio in prova, del quale me ne frego se lo squinterna un po' e lo manda al Pronto Soccorso.
Il mio vecchio Padrone è un uomo ostinato, tanto che nel suo ambiente (che è anche un po' il mio) viene chiamato “TENAX”. Non si diede pace. Sparse la voce in giro e a furia di passaparola e di ricerche riuscì a scovarmi. Mi venne a prendere. Discusse della cosa con “LUPO” e dopo avergli allungato una banconota da 500 euro mi riportò a casa. Fui messo in castigo a pulire gli scarichi fognari dai quali riemersi zozzo come un ippopotamo che abbia sguazzato nel guano. Fui docciato con la pompa del giardino, fino a rendermi presentabile. Redarguito. Preso a sberle a man dritta e a manrovescio. Sculacciato. Non la stavo per niente passando liscia e temevo mi avrebbe annientato o piuttosto soppresso, quando cambiò musica e come un prestigiatore che a sorpresa estrae un coniglio dal cappello a cilindro mi confessò che si era reso conto di aver esagerato. Gli dispiaceva e mi chiedeva scusa (senti, senti...). Mi vennero le lacrime agli occhi dalla commozione (ne sgorgai tante) e fui invaso dalla voglia di donarmi a lui. Mi girai a culo ben esposto. Egli si calò le brache. Ne venne fuori l'erezione più mega che gli avessi mai veduto. Lo puntò. Mi penetrò. Mi fecondò. Tornai ad essere Suo, solo Suo, sempre Suo, assolutamente Suo, come era prescritto dal fatto che gli appartenevo e come era scritto a caratteri cubitali nel libro del destino che me lo aveva fatto incontrare, e poi conoscere, e poi idolatrare, e poi servire come il migliore dei Padroni, quale è tornato ad essere, senza alzare troppo l'asticella, tranne quando si confronta coi suoi compari e ritiene di dover fare il gradasso. Allora sì che di fretta mi squaglio e vado a nascondermi chissà dove, lasciando il posto a qualche malcapitato schiavo di qualche altro padrone, o aspirante in cerca, o suo novizio in prova, del quale me ne frego se lo squinterna un po' e lo manda al Pronto Soccorso.
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