La tripla del Gigio
di
IL MICROBO
genere
gay
LA TRIPLA DEL GIGIO
Ormai tutti e tre (Sigfrid, Albertuccio ed io) eravamo innamorati cotti e marci del nostro Gigio superdotato, così bravo a puntarcelo sull'ano, a infilarlo dentro piano restandoci fermo ad inguantarsi prima di prendere le mosse in crescendo di una inculata sempre da orbi che partiva prudente per diventare via via martellata e affannosa, a pelle, a palle rotanti e a scempio di natiche, condita dagli spari a pioggia del seme con il quale ci fecondava. Riprendevamo fiato mentre il coso del Gigio ci restava dentro a gocciolare e quando lo ritirava ancora pieno di vita era un mitra a ricarica che puntava un altro bersaglio su cui posarsi ed imperversare, chiavata dopo chiavata, dando il benservito a tre scemi a turno in piega, stregati dalla sua inesauribile virilità, rullati e fatti esausti e contenti di essere stati ancora una volta presi in sequenza e dilatati e bombardati dai suoi magici colpi a raffica lungo il retto, in subbuglio fino alla giunzione col sigma e ben oltre come solo riesce a fare un 24 cm di razza pari al suo. Sue vittime colpite e affondate nel corso di quella battaglia e anzi sterminio che si chiama culicidio, tramortiti dopo una quantità di sospiri, gemiti, lacrime, spasmi e urletti di puro piacere: attivo e rampante il suo, passivissimo e sommesso il nostro, retrogradi e pur commensali dello stesso goloso e osceno menu, insieme di caccia e di pesca abusive e cioè di frodo.
Ormai tutti e tre (Sigfrid, Albertuccio ed io) eravamo innamorati cotti e marci del nostro Gigio superdotato, così bravo a puntarcelo sull'ano, a infilarlo dentro piano restandoci fermo ad inguantarsi prima di prendere le mosse in crescendo di una inculata sempre da orbi che partiva prudente per diventare via via martellata e affannosa, a pelle, a palle rotanti e a scempio di natiche, condita dagli spari a pioggia del seme con il quale ci fecondava. Riprendevamo fiato mentre il coso del Gigio ci restava dentro a gocciolare e quando lo ritirava ancora pieno di vita era un mitra a ricarica che puntava un altro bersaglio su cui posarsi ed imperversare, chiavata dopo chiavata, dando il benservito a tre scemi a turno in piega, stregati dalla sua inesauribile virilità, rullati e fatti esausti e contenti di essere stati ancora una volta presi in sequenza e dilatati e bombardati dai suoi magici colpi a raffica lungo il retto, in subbuglio fino alla giunzione col sigma e ben oltre come solo riesce a fare un 24 cm di razza pari al suo. Sue vittime colpite e affondate nel corso di quella battaglia e anzi sterminio che si chiama culicidio, tramortiti dopo una quantità di sospiri, gemiti, lacrime, spasmi e urletti di puro piacere: attivo e rampante il suo, passivissimo e sommesso il nostro, retrogradi e pur commensali dello stesso goloso e osceno menu, insieme di caccia e di pesca abusive e cioè di frodo.
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