Marta - La diciottenne (Parte 7 - Finale)

di
genere
etero

La mattina arrivò come un pugno nello stomaco. Tommaso si svegliò con il corpo pesante, la testa ancora piena della notte precedente, il parcheggio, Marta, il guardone, quel mix di piacere e follia che gli aveva lasciato i nervi a fior di pelle. Guardò il telefono: le 7:30. Troppo presto per affrontare il mondo, troppo tardi per fingere che fosse solo un sogno. Marta dormiva ancora nell’hotel, e lui era a casa, solo, con una tristezza che gli si era infilata sotto la pelle. Era l’ultimo giorno. L’ultimo giorno di Marta lì, prima che tornasse alla sua vita, lontano da lui. Lo sapeva dall’inizio, ma non era pronto. La amava, cazzo, lo sentiva in ogni fibra, un amore che lo spaventava per quanto era veloce, totale. Una parte di lui voleva chiederle di restare, di venire a vivere con lui, ma sapeva che era una mossa disperata, il classico errore di chi ha paura di perdere tutto. Non poteva rovinare così una cosa tanto bella. Però una cosa era certa: anche a distanza, voleva stare con lei.
Prese il telefono e chiamò il capo, la voce ancora impastata. «Ehi, scusa, oggi non sto troppo bene. Non ce la faccio a venire.» Era una bugia, ma non gli importava. Il capo, per fortuna, non fece storie. «Tranquillo, Tommaso. Hai un sacco di ferie arretrate, prenditi un paio di giorni. Tanto, il tuo lavoro parla per te. E poi, visto che sei così in gamba, stavo pensando… dopo l’estate potremmo parlare di una proposta. Orari più flessibili, lavoro per obiettivi. Doveva essere una sorpresa, ma te lo dico ora.»
Tommaso sorrise, un calore che gli scaldava il petto nonostante tutto. Si era fatto il culo per quel posto, partendo da stagista, con contratti a termine che lo tenevano sveglio la notte, fino a diventare capo del suo dipartimento, un posto fisso che era il suo orgoglio. «Grazie, capo. Davvero,» disse, la voce più leggera. «Ci vediamo settimana prossima.»
Riattaccò, sapendo che quei due giorni liberi erano per Marta. Qualsiasi cosa fosse successa quella notte, l’avrebbe passata con lei. Si buttò sul letto, il telefono in mano, e lasciò che i pensieri lo travolgessero. L’immagine di lei, gli shorts che le lasciavano il culo mezzo scoperto, le tette strette nel top, i capelli biondi che gli sfioravano il viso mentre lo baciava. Ma dietro quell’eccitazione c’era un nodo, la paura di perderla, di svegliarsi domani e trovarla sparita.
Verso le 10, Marta gli scrisse. «Buongiorno, cucciolo. Ultimo giorno… mi mancherai. Vado in spiaggia con le ragazze, ti va di venire?» La sua voce, anche solo immaginata, gli fece stringere il cuore. Rispose subito: «Buongiorno, amore. Non vengo, sono un po’ ko. Ma divertiti, ok? Mandami qualche foto, che mi tieni compagnia.» Non era del tutto una bugia. Aveva detto al capo che stava male, e farsi vedere in spiaggia sarebbe stato un rischio. Ma la verità era un’altra: non sarebbe riuscito a resistere a Marta, al suo bikini che gli faceva perdere la testa, ai suoi sguardi maliziosi. E, se doveva essere onesto, nemmeno a Gaia e Sofia. Quelle due, con i loro corpi, i sorrisi, le battute, erano una tentazione che non poteva permettersi. Una giornata intera a cazzo ritto, con tre ragazze che sembravano uscite da un sogno, sarebbe stata una tortura.
Marta accettò, ma non smise di provocarlo. I selfie iniziarono ad arrivare con una cadenza quasi regolare, come un gioco che sapevano giocare solo loro. Marta in bikini, sdraiata sulla sabbia, il sole che le accendeva la pelle chiara, le tette che spuntavano appena dal tessuto azzurro. Poi un altro, con lei che rideva, i capelli bagnati, l’acqua che le scivolava sul corpo. Tommaso si ritrovò a guardarle, il cazzo che si tendeva nei boxer, e non resistette. Si chiuse in camera, si abbassò i pantaloni e iniziò a segarsi, lento, immaginando la sua bocca su di lui, il suo culo che si muoveva sopra di lui nel parcheggio. Ogni foto era un colpo, un invito, e lui era libero, solo, con tutto il tempo per perdersi in lei.
Ma notò una cosa: in molti selfie non c’era solo Marta. Gaia e Sofia comparivano spesso, i loro corpi in posa, i sorrisi che erano pura provocazione. Gaia con una gonnellina che lasciava intravedere il bikini sotto, il piercing che brillava sull’ombelico. Sofia, con le cosce piene in quel costume intero che la rendeva comunque sexy, il viso dolce ma con un’aria che nascondeva esperienza. Tommaso si rese conto, con un misto di colpa e desiderio, di quanto le desiderasse. Non era amore, no, quello era solo per Marta. Ma il suo corpo reagiva, il cazzo che pulsava al pensiero di loro tre, un’immagine che lo faceva quasi tremare. Scosse la testa, tornando in sé. «Cazzo, Tommy, smettila,» mormorò a se stesso. Amava Marta, e non avrebbe mai fatto niente per ferirla.
Poi, verso metà pomeriggio, arrivò una notifica su Instagram. Non era Marta. Era Gaia. «Ti piacciono le nostre foto?» scrisse, con un tono che era puro fuoco. Tommaso, preso dall’eccitazione, la mano ancora sul cazzo, rispose senza pensare troppo: «Cazzo, sì. Siete… una bomba.»
La conversazione si fece subito più calda. «Oh, davvero? E qual è la tua preferita?» rispose Gaia, e Tommaso si ritrovò a scrivere, il cuore che gli batteva forte. «Quella dove siete tutte e tre, tu con quella gonna… cazzo, Gaia, sai cosa fai a un uomo.» Lei rispose con una risata virtuale, poi mandò un’altra foto, solo lei, il reggiseno che le stringeva le tette, un sorrisetto che era un invito. «E questa? Ti piace?» Tommaso sentì il cazzo pulsare, la mano che accelerava, ma qualcosa lo fermò. Stava esagerando, lo sapeva. Rispose, cercando di calmarsi: «Mi piace, ma… cazzo, Gaia, non voglio casini. Io sto con Marta.»
Lei non si scompose. «Lo so, Tommy. Ma è divertente stuzzicarti. Sai, all’inizio non mi fidavo di te. Ma mi hai rifiutato, quella sera in macchina tua. Questo mi ha fatto capire che sei uno a posto. Anche se quella sega dopo… pensavi a me?»
Tommaso era imbarazzato, ma l’aveva detto anche a Marta «Anche Gaia, ma era solo perchè sei una bella ragazza, io amo Marta e solo lei»
R. Ripensò a quella sera, a Gaia che gli si era avvicinata, il corpo che sfiorava il suo, e a come lui aveva scelto Marta. «Grazie, Gaia. Davvero,» rispose, e chiuse la chat, il cazzo ancora duro ma la testa più chiara. Amava Marta, e quella era la verità che contava.
La mattina arriva come un pugno nello stomaco. Mi sveglio con il corpo pesante, la testa ancora piena della notte precedente: il parcheggio, Marta, il guardone, quel mix di piacere e follia che mi ha lasciato i nervi a fior di pelle. Guardo il telefono: le 7:30. Troppo presto per affrontare il mondo, troppo tardi per fingere che sia stato solo un sogno. Marta dorme ancora nell’hotel, e io sono a casa, solo, con una tristezza che mi si è infilata sotto la pelle. È l’ultimo giorno. L’ultimo giorno di Marta qui, prima che torni alla sua vita, lontano da me. Lo sapevo dall’inizio, ma non sono pronto. La amo, cazzo, lo sento in ogni fibra, un amore che mi spaventa per quanto è veloce, totale. Una parte di me vuole chiederle di restare, di venire a vivere con me, ma so che è una mossa disperata, il classico errore di chi ha paura di perdere tutto. Non posso rovinare così una cosa tanto bella. Però una cosa è certa: anche a distanza, voglio stare con lei.
Prendo il telefono e chiamo il capo, la voce ancora impastata. «Ehi, scusa, oggi non sto troppo bene. Non ce la faccio a venire.» È una bugia, ma non mi importa. Il capo, per fortuna, non fa storie. «Tranquillo, Tommaso. Hai un sacco di ferie arretrate, prenditi un paio di giorni. Tanto, il tuo lavoro parla per te. E poi, visto che sei così in gamba, stavo pensando… dopo l’estate potremmo parlare di una proposta. Orari più flessibili, lavoro per obiettivi. Doveva essere una sorpresa, ma te lo dico ora.»
Sorrido, un calore che mi scalda il petto nonostante tutto. Mi sono fatto il culo per quel posto, partendo da stagista, con contratti a termine che mi tenevano sveglio la notte, fino a diventare capo del mio dipartimento, un posto fisso che è il mio orgoglio. «Grazie, capo. Davvero,» dico, la voce più leggera. «Ci vediamo settimana prossima.»
Riattacco, sapendo che questi due giorni liberi sono per Marta. Qualsiasi cosa succeda stanotte, la passerò con lei. Mi butto sul letto, il telefono in mano, e lascio che i pensieri mi travolgano. L’immagine di lei, gli shorts che le lasciano il culo mezzo scoperto, le tette strette nel top, i capelli biondi che mi sfiorano il viso mentre mi bacia. Ma dietro l’eccitazione c’è un nodo, la paura di perderla, di svegliarmi domani e trovarla sparita.
Verso le 10, Marta mi scrive. «Buongiorno, cucciolo. Ultimo giorno… mi mancherai. Vado in spiaggia con le ragazze, ti va di venire?» La sua voce, anche solo immaginata, mi fa stringere il cuore. Rispondo subito: «Buongiorno, amore. Non vengo, sono un po’ ko. Ma divertiti, ok? Mandami qualche foto, che mi tieni compagnia.» Non è del tutto una bugia. Ho detto al capo che sto male, e farmi vedere in spiaggia sarebbe un rischio. Ma la verità è un’altra: non riuscirei a resistere a Marta, al suo bikini che mi fa perdere la testa, ai suoi sguardi maliziosi. E, se devo essere onesto, nemmeno a Gaia e Sofia. Quelle due, con i loro corpi, i sorrisi, le battute, sono una tentazione che non posso permettermi. Una giornata intera a cazzo ritto, con tre ragazze che sembrano uscite da un sogno, sarebbe una tortura.
Marta accetta, ma non smette di provocarmi. I selfie iniziano ad arrivare con una cadenza quasi regolare, come un gioco che sappiamo giocare solo noi. Marta in bikini, sdraiata sulla sabbia, il sole che le accende la pelle chiara, le tette che spuntano appena dal tessuto azzurro. Poi un altro, con lei che ride, i capelli bagnati, l’acqua che le scivola sul corpo. Mi ritrovo a guardarle, il cazzo che si tende nei boxer, e non resisto. Mi chiudo in camera, mi abbasso i pantaloni e inizio a segarmi, lento, immaginando la sua bocca su di me, il suo culo che si muove sopra di me nel parcheggio. Ogni foto è un colpo, un invito, e sono libero, solo, con tutto il tempo per perdermi in lei.
Ma noto una cosa: in molti selfie non c’è solo Marta. Gaia e Sofia compaiono spesso, i loro corpi in posa, i sorrisi che sono pura provocazione. Gaia con una gonnellina che lascia intravedere il bikini sotto, il piercing che brilla sull’ombelico. Sofia, con le cosce piene in quel costume intero che la rende comunque sexy, il viso dolce ma con un’aria che nasconde esperienza. Mi rendo conto, con un misto di colpa e desiderio, di quanto le desideri. Non è amore, no, quello è solo per Marta. Ma il mio corpo reagisce, il cazzo che pulsa al pensiero di loro tre, un’immagine che mi fa quasi tremare. Scuoto la testa, tornando in me. «Cazzo, Tommy, smettila,» mormoro a me stesso. Amo Marta, e non farei mai niente per ferirla.
Poi, verso metà pomeriggio, arriva una notifica su Instagram. Non è Marta. È Gaia. «Ti piacciono le nostre foto?» scrive, con un tono che è puro fuoco. Preso dall’eccitazione, la mano ancora sul cazzo, rispondo senza pensare troppo: «Cazzo, sì. Siete… una bomba.»
La conversazione si fa subito più calda. «Oh, davvero? E qual è la tua preferita?» risponde Gaia, e mi ritrovo a scrivere, il cuore che mi batte forte. «Quella dove siete tutte e tre, tu con quella gonna… cazzo, Gaia, sai cosa fai a un uomo.» Lei risponde con una risata virtuale, poi manda un’altra foto, solo lei, il reggiseno che le stringe le tette, un sorrisetto che è un invito. «E questa? Ti piace?» Sento il cazzo pulsare, la mano che accelera, ma qualcosa mi ferma. Sto esagerando, lo so. Rispondo, cercando di calmarmi: «Mi piace, ma… cazzo, Gaia, non voglio casini. Io sto con Marta.»
Non si scompone. «Lo so, Tommy. Ma è divertente stuzzicarti. Sai, all’inizio non mi fidavo di te. Ma mi hai rifiutato, quella sera in macchina tua. Questo mi ha fatto capire che sei uno a posto. Anche se quella sega dopo… pensavi a me?»
Sono imbarazzato, ma le rispondo con sincerità, come avevo fatto con Marta. «Anche a te, Gaia, ma solo perché sei una bella ragazza. Io amo Marta, e solo lei.» Ripenso a quella sera, a Gaia che mi si era avvicinata, il corpo che sfiorava il mio, e a come avevo scelto Marta. «Grazie, Gaia. Davvero,» rispondo, e chiudo la chat, il cazzo ancora duro ma la testa più chiara. Amo Marta, e quella è la verità che conta.
Per un’ora non ricevo più nulla. Nessun selfie, nessun messaggio. La mia eccitazione si spegne piano, sostituita da un pizzico di inquietudine. Prendo il telefono e scrivo a Marta: «Piccola, tutto bene? Non ci stiamo sentendo.» Aspetto, lo schermo che rimane vuoto. Passano minuti, e il silenzio inizia a pesarmi. Comincio a preoccuparmi, la mente che corre a scenari assurdi: è successo qualcosa? È caduta in mare? È con qualcun altro? Poi mi calmo, respiro profondo. Staranno solo facendo un bagno, mi dico, o magari sono prese da una chiacchierata tra ragazze. Ma il nodo allo stomaco resta.
Verso le 17:30, il campanello suona. Sono nudo, ancora stravaccato sul letto, e balzo in piedi, afferrando al volo un paio di pantaloncini. «Chi è?» dico al citofono, la voce un po’ incerta.
«Io, amore,» risponde Marta, e il cuore mi schizza in gola.
Non me l’aspettavo. Non qui, non ora. Apro il portone, il sangue che mi pompa nelle vene, e quando la vedo salire le scale, il mondo si ferma. È bellissima, il bikini azzurro appena visibile sotto una maglietta trasparente, i capelli biondi ancora umidi di mare, il sorriso che mi fa sciogliere. Ma non è sola. Gaia e Sofia sono con lei, anche loro in costume, con parei leggeri che coprono appena i loro corpi. Gaia con quel reggiseno nero che mi aveva mandato in tilt, Sofia con un costume intero che le modella le curve in modo quasi peccaminoso. Sono un pugno nello stomaco, tutte e tre, belle come non mai.
Marta mi corre incontro, mi bacia, le sue labbra morbide che sanno di sale e di lei. È un bacio rapido ma intenso, la sua lingua che mi sfiora appena, e mi perdo per un attimo. Quando ci stacchiamo, sono ancora frastornato. «Che ci fate qui?» chiedo, guardando tutte e tre, cercando di non fissare troppo i loro corpi.
Gaia sorride, un ghigno malizioso che mi mette in allerta, ma è Marta a parlare, la voce dolce ma decisa. «Voglio passare queste ultime ore con te, cucciolo. Non potevo lasciarti solo oggi.»
Sento un calore al petto, un misto di amore e desiderio che mi travolge. Le faccio entrare, un po’ goffo, indicando il divano. «Accomodatevi. Volete qualcosa da bere? Da mangiare? O… non so, possiamo guardare un film, se vi va.»
Si guardano, ridacchiando, e Sofia annuisce. «Un film va bene. E magari un po’ d’acqua, grazie.»
Vado in cucina, il cuore che batte ancora forte, e torno con una brocca d’acqua e dei bicchieri. Mentre si siedono, propongo: «Che ne dite di una commedia? Tipo… American Pie? È un classico.» Lo dico con un mezzo sorriso, un po’ eccitato dall’idea di quella situazione: io, Marta, e due ragazze che mi fanno ribollire il sangue, tutti insieme sul mio divano. So che American Pie è pieno di allusioni sessuali, e una parte di me vuole vedere come reagiscono. Loro non l’hanno mai visto – normale, è un cult per la mia generazione, i millennial. Per loro, la Gen Z, ci saranno altri film che segnano l’adolescenza.
«Va bene, dai, mettilo,» dice Gaia, sistemandosi sul divano con una grazia che sembra calcolata. Marta si siede accanto a me, il suo corpo che sfiora il mio, mentre Sofia prende l’altro lato del divano. Avvio il film, e l’atmosfera si scalda subito. Le scene più comiche, quelle con Stifler e le sue battute idiote, ci fanno ridere tutti, ma le parti più spinte – la torta di mele, le ragazze mezze nude – accendono qualcosa nell’aria. Sento il cazzo che si tende nei pantaloncini, e cerco di non darlo a vedere, ma Marta lo sa. È sempre un passo avanti.
Si avvicina, il suo braccio che mi cinge, la testa appoggiata sulla mia spalla. Ma non è solo coccole. Con una sapienza che mi manda fuori di testa, la sua mano scivola sul mio inguine, sfiorando il cazzo da sopra il tessuto, tocchi leggeri, rubati, che nessuno dovrebbe notare. Ogni carezza è un fulmine, un piacere che mi fa stringere i denti per non gemere. Mi guarda, gli occhi azzurri che brillano di malizia, e sussurra, così piano che solo io posso sentire: «Ti piace, cucciolo?»
Annuisco, il fiato corto, cercando di concentrarmi sul film. Ma è impossibile. Le risate di Gaia e Sofia, i loro commenti alle scene più assurde, il profumo di Marta che mi riempie i polmoni, la sua mano che continua a torturarmi… sono in un limbo tra paradiso e inferno. Ogni tanto, Gaia si sporge, il reggiseno che si tende sulle sue tette, e Sofia ride, le cosce che si muovono appena sotto il pareo, e io devo ricordarmi che amo Marta, che è lei quella che voglio. Ma cazzo, questa situazione mi sta mandando fuori di testa.
Marta si fa più diretta, il suo tocco che da rubato diventa deciso. La sua mano scivola dentro i miei pantaloncini, oltre l’elastico dei boxer, e mi afferra il cazzo, caldo e duro, con una presa che mi fa quasi sobbalzare. Le sue dita si muovono lente, ma sicure, stringendo appena, scivolando lungo l’asta con una precisione che mi manda in tilt. Sullo schermo, American Pie è arrivato alla scena della webcam, quella in cui Jim si spoglia davanti al computer, pensando di essere solo con Nadia, ma finisce trasmesso a mezza scuola. Lei si masturba, lenta, sensuale, il corpo che si muove con una grazia che accende ogni ragazzo nella stanza. Sul divano, ridiamo tutti, ma la tensione nell’aria è elettrica, e il tocco di Marta mi sta spingendo oltre il limite.
Godo tantissimo, il piacere che mi sale come un’onda, e qualche mugolio mi scappa, basso, roco, nonostante cerchi di soffocarlo. Vorrei fermarla – cazzo, non siamo soli, Gaia e Sofia sono a mezzo metro da noi – ma non ci riesco. Il suo pollice sfiora la cappella, bagnata, e ogni movimento è un’esplosione che mi fa tremare. Con la coda dell’occhio, però, mi impaurisco. Gaia mi sta guardando. Non il film, non Marta, ma me. Ha un sorriso malizioso, gli occhi che brillano di una complicità che mi gela il sangue. Mentre la guardo, fa una cosa che mi spiazza: con un gesto lento, quasi nascosto, abbassa un lato del reggiseno, lasciando uscire una tetta, il capezzolo rosa che spicca contro la pelle chiara. È un attimo, ma è abbastanza. Non resisto. Il piacere mi travolge, e sborro, schizzi caldi che mi bagnano i boxer, la mano di Marta che continua a muoversi, spremendomi fino all’ultima goccia. Cerco di non fare rumore, ma un gemito mi sfugge, troppo forte per essere ignorato. Anche Sofia sembra accorgersene, gira la testa per un secondo, un sopracciglio alzato, ma non dice nulla.
Marta mi guarda, ridendo piano, il viso illuminato dalla luce dello schermo. «Ti piace, cucciolo?» sussurra, così basso che solo io posso sentirla, ma con quella malizia che mi fa ribollire.
Sono imbarazzato, il viso che deve essere rosso fuoco. «Cazzo, sì,» mormoro, la voce strozzata, «ma non siamo soli, Marta. Le tue amiche… si sono accorte di qualcosa.»
Lei sorride, un sorriso che è puro fuoco, e si sporge verso di me, le labbra che mi sfiorano l’orecchio. «Lo so, amore. Ma ti ricordi? Mi eccita farmi guardare.» Fa una pausa, e il suo tono cambia, si fa più serio, quasi enigmatico. «E poi… c’è una cosa che non ti ho detto.»
L’aria si fa tesa, il mio cuore che batte forte, non più solo per il piacere. Ansia mi stringe lo stomaco. Cosa intende? Cosa non mi ha detto? La guardo, cercando di leggere nei suoi occhi azzurri, ma non trovo risposte, solo quella scintilla di provocazione che mi tiene in bilico. Gaia e Sofia sono ancora lì, il film che continua a scorrere, le risate che si mescolano al brusio della TV, ma io sono bloccato, la mente che corre a mille. Ho paura di chiedere, ma so che non posso lasciar cadere quelle parole.
Resto in silenzio, il peso delle loro parole che mi schiaccia. Mi siedo sul divano, la testa che gira, il cuore che batte così forte da sembrare un tamburo. Marta si siede accanto a me, la sua mano che scivola sulla mia schiena, facendomi dei grattini leggeri, un gesto che mi calma, anche se solo un po’. Sento il suo calore, il suo profumo, e mi dà il coraggio di parlare. Mi giro verso di lei, gli occhi nei suoi, cercando di leggere ogni sfumatura. «Marta, sei sicura che va bene?» chiedo, la voce bassa, quasi un sussurro. «Davvero non cambierà niente tra noi?»
Annuisce, il suo sguardo fermo, sincero. «Sì, cucciolo. Te lo prometto.»
Sospiro, il petto che si alleggerisce appena, ma la tensione resta. «Ok,» dico, finalmente, la parola che sembra pesare una tonnellata. «Lo faccio. Ma lo faccio per te.» Mi volto verso Gaia e Sofia, che mi guardano con un misto di curiosità e attesa. «Non vi prometto niente, ragazze. È la prima volta che mi trovo in una situazione del genere, e… cazzo, mi mette alla prova. È un sogno, certo, una fantasia che ho sempre avuto, ma pensavo fosse solo quello, una fantasia. Non so se sarò in grado di soddisfarvi. Non sono Rocco Siffredi, non sono un porno attore. Sono un uomo normale, non troppo atletico, solo… voglioso, e magari bravo a sperimentare.»
Gaia sorride, un sorriso che è più dolce di quanto mi aspettassi. «Tranquillo, Tommy. Non ci aspettiamo un professionista. Vogliamo solo provare l’esperienza. Può andare bene, può andare male, ma è la sensazione, il pensiero, che conta.» Sofia annuisce, il suo sguardo tranquillo ma con una scintilla che mi fa capire che è pronta.
Mi giro di nuovo verso Marta, il cuore che mi batte forte. «Se vuoi interrompere, amore, basta che lo dici. Mi fermo subito. So che è una promessa grossa, difficile da mantenere, ma ti amo troppo. Non posso farti soffrire.»
Marta sorride, un sorriso che mi scalda dentro, e si sporge per baciarmi. È un bacio lento, profondo, che sa di lei, di noi, e che mi tranquillizza più di mille parole. «Va tutto bene, cucciolo,» sussurra, le sue labbra che sfiorano le mie. «Ti amo.»
Sofia si fa avanti, rompendo il momento con una voce calma ma decisa. «Possiamo filmare tutto?» chiede, guardandoci uno a uno. «Sai, per riguardarlo… magari nelle serate in cui sono sola.» Fa un sorrisetto, e il mio cazzo, già mezzo duro, pulsa nei boxer. Gaia e Marta si guardano, annuiscono, poi si voltano verso di me. Deglutisco, l’idea che mi eccita e mi spaventa allo stesso tempo. Filmare? Cazzo, significa che sarà tutto lì, per sempre, ogni gemito, ogni movimento. Ma annuisco, incapace di dire di no. «Ok,» dico, la voce un po’ incerta.
Prendo la mano di Marta, il suo tocco che mi dà forza, e guardo tutte e tre. «Seguitemi,» dico, e le guido verso la camera da letto, il cuore che mi martella nel petto, l’adrenalina che mi scorre nelle vene. La stanza è illuminata dalla luce calda della lampada sul comodino, il letto ancora disfatto dalla mattina, e l’aria sembra carica di possibilità. Non so cosa succederà, non so se sarò all’altezza, ma so che Marta è con me, e questo mi basta.
Entro in camera, il cuore che mi batte all’impazzata, una tensione che mi stringe le viscere. Non so da dove iniziare, non so come gestire questa situazione. Tre ragazze, tutte per me, un sogno che sembra uscito da un porno, ma che mi fa tremare le gambe. Sofia prende l’iniziativa, posiziona il cellulare su un treppiede improvvisato – un mucchio di libri sul comodino – per inquadrare tutto. Poi, con una rapidità che mi spiazza, si spoglia. Il suo costume intero scivola via, e le sue tette, cazzo, sono enormi, libere dai top e reggiseni stretti che le schiacciavano. Ballano davanti ai miei occhi, i capezzoli scuri e ampi, e non riesco a smettere di guardarle. Sofia sente il mio sguardo, sorride, un sorriso che è puro fuoco. «Ti piacciono?» chiede, la voce calma ma provocante.
Guardo Marta, il cuore che mi martella. Lei mi incoraggia con un cenno, gli occhi azzurri che mi dicono di essere me stesso. Respiro profondamente, cercando di calmarmi. «Sì,» dico, la voce roca. «Sono… stupende.»
Le ragazze ridono, e in un attimo si spogliano anche loro. Gaia si sfila il reggiseno e la gonnellina, lasciando cadere tutto a terra, il suo corpo magro e perfetto davanti a me, la fica completamente depilata, liscia come seta. Marta si toglie la maglietta e gli shorts, il suo bikini che rivela una leggera ricrescita, un dettaglio che mi fa impazzire perché è lei, autentica, reale. Sofia, già nuda, si passa una mano sul seno, come se volesse attirare ancora di più la mia attenzione. Devo ammetterlo, anche se mi sento in colpa: Gaia è oggettivamente la più figa delle tre in questo momento. Quegli occhi da cerbiatta, grandi, profondi, mi guardano con una promessa che mi fa ribollire il sangue.
Si sdraiano sul letto, i loro corpi che si mescolano in un modo che mi fa quasi girare la testa. Iniziano a toccarsi tra loro, le mani che scivolano sulla pelle, i respiri che si fanno più pesanti. Gaia prende l’iniziativa, come al solito. «Tommy, facci vedere qualcosa per eccitarci,» dice, la voce bassa, un invito che non lascia scampo.
Deglutisco, il cuore che mi esplode nel petto. Mi spoglio, i pantaloncini e i boxer che cadono a terra, il cazzo ritto, duro, ma non enorme – i soliti 15 centimetri, niente di porno, niente di straordinario. Una punta di vergogna mi prende, e istintivamente porto una mano per coprirmi. Marta lo nota, si avvicina, la sua voce dolce che mi avvolge. «Va tutto bene, cucciolo. Mi piace, lo sai.»
Le sue parole mi calmano, ma solo un po’. Le ragazze sono sdraiate, si toccano a vicenda, un intreccio di mani e gemiti che mi fa quasi tremare. Gaia è al centro, le sue dita che accarezzano la fica di Marta, mentre con l’altra mano sfiora Sofia. Marta e Sofia, a loro volta, toccano Gaia, le loro mani che scivolano sul suo corpo, sui capezzoli, tra le cosce. È uno spettacolo che mi manda fuori di testa, e senza pensarci inizio a scappellarmi il cazzo, lento, cercando di controllare il piacere che mi monta dentro. Devo fare qualcosa, ma cosa? Sono paralizzato, sopraffatto.
Le ragazze capiscono la mia esitazione e prendono il controllo. «Sdraiati, Tommy,» dice Gaia, e obbedisco, il corpo che trema mentre mi stendo sul letto. Gaia si china, la sua lingua che sfiora le mie palle, leccandole con una delicatezza che mi fa gemere. Le succhia, una a una, il calore della sua bocca che mi manda in paradiso. Sofia, invece, si occupa del cazzo, le sue labbra che si chiudono sulla cappella, succhiando forte, la lingua che danza sul frenulo. Marta è accanto a me, mi bacia, la sua lingua che si intreccia alla mia, le sue mani che mi accarezzano il petto, il viso, per tranquillizzarmi. «Sei perfetto, cucciolo,» sussurra, e il suo tocco mi tiene ancorato, anche se il piacere mi sta travolgendo.
Fatico a non venire. La situazione è troppo, cazzo, troppo eccitante. Sofia e Gaia si scambiano di posizione più volte, una che lecca le palle, l’altra che succhia il cazzo, un ritmo che mi fa perdere la testa. Poi arriva anche Marta, e all’improvviso sono tutte e tre lì, le loro bocche sul mio cazzo, che si alternano, lo baciano, lo prendono leggermente in bocca, insieme, una danza di lingue e labbra che mi fa tremare. Gaia succhia la cappella, Marta lecca l’asta, Sofia si dedica alle palle, e io sono un fremito, il piacere che mi esplode dentro come una bomba. Non resisto più. Sborro, un orgasmo che mi squarcia, schizzi caldi che colpiscono i loro visi, le guance, le labbra, mentre loro continuano, ridendo, gli occhi che brillano di soddisfazione. Marta mi guarda, una goccia di sborra sul mento, e sorride. Gaia si pulisce con un dito, Sofia si passa la lingua sulle labbra, e io sono steso lì, svuotato, il cuore che batte come un tamburo.
Sono steso lì, il cuore che mi martella nel petto, il cazzo ancora sensibile dopo l’orgasmo, il loro sapore che mi brucia sulle labbra. Le guardo, i loro visi sporchi di me, i sorrisi maliziosi, e capisco che non posso lasciarle così. Questi giorni con Marta mi hanno dimostrato che ce la faccio, che posso sborrare più volte, basta darmi tempo. E poi, cazzo, voglio farle godere. Voglio che questa notte sia indimenticabile, per loro e per me. La mia arma migliore è sempre stata la lingua, le dita, la voglia di farle tremare. Le guardo, tutte e tre, e faccio un respiro profondo. «Sdraiatevi,» dico, la voce roca ma decisa.
Marta mi sorride, un misto di orgoglio e desiderio nei suoi occhi azzurri. «Vai, cucciolo,» sussurra, e io so che è con me, anche in questo. Le faccio sdraiare sul letto, i loro corpi nudi che brillano sotto la luce calda della lampada. Mi giro verso Marta, il mio punto fermo. «Tu hai già provato la mia lingua un sacco di volte, amore. Ora tocca alle tue amiche.» Lei annuisce, un sorriso che mi scalda dentro, e si sdraia accanto a Gaia e Sofia, pronta a godersi lo spettacolo.
Inizio da Gaia. La metto al centro, il suo corpo magro e perfetto che sembra chiamare il mio tocco. Mi inginocchio tra le sue cosce, le spalanco con delicatezza, la sua fica depilata che brilla, già umida, un invito che mi fa ribollire il sangue. Con le mani, però, non dimentico le altre. La mia mano destra scivola sulla fica di Sofia, le dita che sfiorano il clitoride, caldo e gonfio, mentre la sinistra accarezza Marta, trovando la sua ricrescita familiare, il suo calore che mi fa quasi tremare. Ma ora è Gaia il mio obiettivo. Mi chino, la lingua che sfiora le sue grandi labbra, lente, deliberate, assaporando il suo sapore salato, leggermente dolce. Lecco piano, tracciando cerchi intorno al clitoride, senza toccarlo subito, lasciando che la tensione cresca. Gaia geme, un suono basso che diventa un urlo quando finalmente la mia lingua si concentra sul suo clitoride, succhiandolo appena, poi leccandolo con colpi rapidi, precisi. Le sue cosce tremano, si stringono intorno alla mia testa, e io aumento il ritmo, la lingua che scava, che esplora ogni piega. Con le dita, spingo dentro, due, poi tre, trovando quel punto che la fa inarcare. «Cazzo, Tommy!» urla, la voce rotta dal piacere, e poi viene, un’esplosione di umori che mi inondano il viso, caldi, abbondanti, mentre il suo corpo si contrae, le mani che afferrano le lenzuola, il respiro spezzato.
Mi tiro su, il viso bagnato, il cazzo che pulsa di nuovo, duro come il marmo. Sofia è un tremito, gli occhi pieni di desiderio, vogliosa di godere come Gaia. «Tocca a te,» dico, e lei si sdraia al centro, le cosce che si aprono senza esitazione. Marta e Gaia, accanto a lei, iniziano a toccarsi, le loro mani che scivolano sui corpi, le bocche che si incontrano in un bacio lento, profondo, le lingue che danzano mentre io mi concentro su Sofia. La sua fica è depilata, liscia, ma più piena, più carnosa di quella di Gaia. Mi chino, la lingua che sfiora le sue labbra, lente, assaporando il suo sapore più intenso, quasi muschiato. Lecco con calma, tracciando linee lunghe, dal basso verso l’alto, stuzzicando il clitoride con la punta della lingua. Sofia geme, un suono profondo, e quando succhio il clitoride, il suo corpo si inarca, le tette enormi che ballano, i capezzoli scuri che sembrano chiamarmi. Infilo due dita, poi tre, curvandole dentro di lei, trovando quel punto che la fa urlare. «Cazzo, sì, Tommy, lì!» grida, e io accelero, la lingua che danza, le dita che pompano, finché non viene, un orgasmo che la scuote tutta, umori che mi bagnano la bocca, il mento, mentre lei si aggrappa al letto, urlando, il corpo che trema senza controllo.
Ma non posso lasciare Marta senza. La guardo, il suo viso arrossato, le labbra gonfie per i baci con Gaia. Mi giro verso Sofia e Gaia, che ansimano ancora, e dico: «Toccatevi, guardate come faccio godere la mia ragazza.» Loro annuiscono, le mani che tornano sui loro corpi, dita che scivolano sulle fiche, gemiti che riempiono la stanza. Mi concentro su Marta, la mia Marta. La bacio, un bacio profondo, e sento il sapore di Gaia e Sofia nella sua bocca, un mix di umori che mi fa quasi impazzire. Le sue labbra sono morbide, calde, e la sua lingua si intreccia alla mia, un bacio che è amore, desiderio, tutto. Scendo tra le sue cosce, la sua fica con quella leggera ricrescita che amo, già bagnata, pronta. Lecco lento, assaporando ogni centimetro, la lingua che scivola sulle labbra, poi sul clitoride, succhiandolo piano, poi con più forza. Infilo due dita, curvandole, trovando quel punto che la fa gemere, il suono che mi manda in paradiso. «Cucciolo, cazzo,» ansima, le mani nei miei capelli, spingendomi contro di lei. Accelero, la lingua che danza, le dita che pompano, e lei viene, un orgasmo che la fa tremare, umori che mi inondano, caldi, familiari, mentre il suo corpo si inarca, il suo grido che riempie la stanza.
Il mio cazzo è di nuovo ritto, duro, pronto. Le guardo, tutte e tre, ansimanti, i corpi lucidi di sudore, e so che non è finita. «Salite sopra,» dico, sdraiandomi sul letto. Voglio sentirle, una a una. Gaia è la prima, si mette a smorzacandela, il suo corpo che si muove sopra di me, la sua fica stretta che mi avvolge. Si muove lenta, poi veloce, gli occhi da cerbiatta che mi inchiodano, e il mio cazzo diventa durissimo, quasi doloroso. Le sue tette, sode, ballano appena, e io le afferro, pizzicando i capezzoli, mentre lei geme, il ritmo che accelera. Poi tocca a Sofia. Sale sopra di me, la sua fica più piena, più calda, che mi accoglie come un guanto. Le sue tette enormi ballano davanti ai miei occhi, e io le palpo con foga, stringendole, sentendo il loro peso, i capezzoli scuri che si induriscono sotto le mie dita. Gemo, il piacere che mi travolge, ma resisto, voglio che duri. Infine, Marta. La mia Marta. Sale sopra di me, il suo sguardo che mi fa sentire al centro del mondo. La sua fica, familiare, perfetta, mi avvolge, e io la guardo, perso nei suoi occhi azzurri, mentre si muove, lenta, poi veloce, il suo corpo che danza sopra il mio. La amo, cazzo, e questo mi dà la forza di continuare.
Le faccio girare, le metto a pecora, una accanto all’altra. Inizio con Gaia, il suo culo sodo che mi chiama. La penetro, lenta, profonda, mentre con le mani tocco la fica di Sofia e il culo di Marta, le dita che scivolano, bagnate, stuzzicando i loro clitoridi, i loro buchi. Gaia geme, il suo corpo che si spinge contro di me, e io accelero, il suono dei nostri corpi che si scontrano che riempie la stanza. Poi passo a Sofia, il suo culo più pieno, che si muove contro di me mentre la scopo, le mie dita che continuano a giocare con Gaia e Marta, una mano sulla fica di Gaia, l’altra che stuzzica il culo di Marta. Sofia ansima, il suo corpo che trema, e io spingo più forte, il piacere che mi fa quasi perdere il controllo. Infine, Marta. La penetro, il suo culo che si apre per me, caldo, stretto, e io gemo, le mani che toccano Gaia e Sofia, le loro fiche bagnate, i loro culi che pulsano sotto le mie dita.
Poi, il momento che non pensavo possibile. «Voglio provarvi tutte, così,» dico, e loro capiscono. Inizio con Gaia, il suo culo stretto che mi accoglie, lubrificato, caldo, mentre spingo piano, poi più forte. Geme, il suo corpo che si contrae, e io tocco la fica di Sofia e il clitoride di Marta, tenendo il ritmo. Poi Sofia, il suo culo più pieno, che mi stringe, e io spingo, le dita che continuano a giocare con Gaia e Marta, un intreccio di piacere che mi fa tremare. Infine, Marta, il suo culo che conosco, che amo, e mentre la penetro, le guardo tutte e tre, i loro corpi che si muovono, i gemiti che si mescolano.
Non resisto più. «Sto per venire,» ansimo, e loro si fiondano, tutte e tre, le loro bocche davanti al mio cazzo. Sborro, un orgasmo che mi squarcia, schizzi caldi che colpiscono i loro visi, le loro labbra. Si baciano, passandosi la sborra, le lingue che si intrecciano, un’immagine che mi fa quasi svenire. Gaia lecca il mento di Marta, Sofia bacia Gaia, e Marta mi guarda, un sorriso che è amore, desiderio, tutto.
Mi siedo sul letto, sfinito, il corpo che sembra svuotato di ogni energia. Il cuore mi batte ancora forte, il respiro corto, il sudore che mi scivola sulla schiena. Non ne posso più, ho dato tutto, ogni goccia di me. Le guardo, Marta, Gaia, Sofia, i loro corpi ancora nudi, lucidi, i visi arrossati dal piacere. «Vi è piaciuto?» chiedo, la voce roca, quasi un sussurro. «Cazzo, ci ho messo tutto me stesso.»
Ridono, un suono che riempie la stanza, e annuiscono. «Sei stato bravo, Tommy,» dice Gaia, sdraiata accanto a me, il suo sorriso malizioso ma sincero. «Con la lingua… cazzo, abbiamo goduto tutte e tre.» Sofia si passa una mano tra i capelli, annuendo. «Speravamo che il sesso durasse un po’ di più, ma sei stato grande. E poi… non hai fatto male, nemmeno inculandoci. Non è mica facile, sai? Io e Gaia eravamo vergini lì.»
Le sue parole mi colpiscono, un misto di orgoglio e sorpresa. «Davvero?» chiedo, e loro ridono, confermandolo. «Grazie, ragazze,» dico, sincero. «È stato… pazzesco.»
Mi alzo, le gambe che tremano ancora, e indico il corridoio. «Il bagno è là, se volete farvi una doccia.» Poi guardo Marta, il mio cuore che si stringe. «Resta con me, amore, mentre loro si lavano.» Lei annuisce, gli occhi azzurri che brillano, e si avvicina, il suo corpo che si incastra al mio mentre ci sediamo sul letto, abbracciati. Le altre due si avviano verso il bagno, ridacchiando, e il rumore della doccia inizia a riempire la casa, un sottofondo che accompagna i nostri discorsi.
Marta mi fa dei grattini sulla schiena, il suo tocco che mi calma, e mi guarda, seria. «Com’è andata, cucciolo?» chiede, la voce dolce ma con una punta di curiosità.
Sorrido, stringendola più forte. «È stato incredibile, Marta. Ma… cazzo, lo sai che amo solo te, vero?» Le accarezzo il viso, perso nei suoi occhi. Lei annuisce, ma c’è qualcosa, un’ombra. «Che c’è?» chiedo. «Cos’hai paura?»
Sospira, abbassando lo sguardo per un attimo. «Gaia,» ammette, quasi in un sussurro. «Ho paura che ti piaccia più di me.»
Il cuore mi si stringe. La bacio, lento, profondo, le mie labbra che le dicono tutto quello che provo. «Marta, ascoltami,» dico, staccandomi appena, la mia fronte contro la sua. «Gaia è una gran figa, ok? Ma tu… tu sei la mia ragazza, la più bella, la più tutto. Nessuna può reggere il confronto.» Le sorrido, e lei ricambia, il viso che si illumina, la tensione che si scioglie.
Parliamo un po’ di quello che è successo, di cosa le è piaciuto. «Vederle godere con te… cazzo, mi ha eccitato da morire,» confessa, ridendo piano. «Ma sapere che eri mio, che mi guardavi sempre… quello mi ha fatto impazzire.»
Poi il discorso scivola sul futuro, e il nodo che avevo nello stomaco da tutto il giorno si fa più leggero. «Farò l’università nella città più vicina,» dice, la voce piena di speranza. «Prenderò una casa lì. Sono solo 45 minuti di macchina da qui, Tommy. Possiamo farcela.»
La guardo, il cuore che si scalda. «Davvero?» chiedo, e lei annuisce, sorridendo. «Prometto di essere fedele, amore. Tu lo sarai?»
«Cazzo, sì,» dico, e ci baciamo, un bacio che è una promessa, un sigillo. «Ti amo, Marta.»
«Ti amo anch’io, cucciolo.»
Il rumore della doccia si ferma, e Gaia e Sofia tornano, avvolte negli asciugamani, i capelli bagnati. Sofia prende il telefono e sorride. «Ho mandato il video a tutti noi,» dice, con un ghigno. «Così ce lo ricordiamo.» Il pensiero mi fa ribollire, ma anche sorridere. Gaia si veste, poi guarda Marta. «È ora di tornare in hotel, piccola.»
Marta annuisce, triste, e mi guarda. Mi bacia ancora, un bacio lento, profondo, che sa di lei, di noi, e di tutto quello che abbiamo vissuto. «Mi mancherai, cucciolo,» sussurra, gli occhi lucidi.
«Anche tu, amore,» dico, la voce che trema.
Si rivestono, e io le accompagno alla porta. Le guardo andare via, le loro figure che si allontanano nella notte, i tacchi che risuonano sull’asfalto. Marta si gira un’ultima volta, mi manda un bacio con la mano, e io sorrido, triste ma felice. Ho una ragazza così, cazzo, e questo mi basta per affrontare qualsiasi distanza.
scritto il
2025-08-09
2 . 6 K
visite
4 2
voti
valutazione
7.1
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.