I Pervertiti Segreti Di Francesco - Capitolo 2
di
Kiray_8100
genere
bisex
Nessuno mi aveva svegliato. Ero rimasto da solo, raggomitolato come un armadillo nel mio piccolo letto e le coperte sporche di sperma. Ero venuto nel sonno. Avevo sognato Francesco e Caterina che scopavano come selvaggi a bordo piscina e io in disparte ad osservare, come un guardone senza amici e senza dignità. Mi sentivo così, uno schifoso pervertito e, peggio ancora, tradito dal proprio migliore amico. Dovevamo confidarci tutto, lo avevamo promesso. La distanza tra me e lui non doveva essere percorsa né da alcuna vergogna né da alcun pudore.
Lo avrei perdonato? In quel momento poteva andare sonoramente a fanculo. La mia coscienza però non mi permetteva di incolparlo totalmente. Io mi ero segato mentre si succhiava il proprio cazzo, aiutato dalla sorella a mantenere quella scomoda posizione. Mi ero segato, e avevo lasciato la sborra sul davanzale della porta! Merda! Come avevo fatto a non ricordarmelo?
Scesi subito dal letto e corsi di fronte all'entrata della loro stanza. Aprì di poco la porta e lo sperma si trovava ancora lì!
Né lei né lui erano presenti nella stanza, ma stamane dovevano essere usciti per forza di cose da lì: come avevano fatto a non notare quel liquido bianco che risaltava subito all'occhio sul nero legno del pavimento? Perché non pulirlo? Era un monito, forse. Di per certo avevano scoperto che qualcuno era venuto a conoscenza del loro piccolo segreto. Anche se fosse, cosa potevano fare a questo spione? Troncare un'amicizia che durava da anni? Poteva essere stato chiunque però, o sbagliavo? Certo, gli altri erano tutti fidanzati, ad ognuno di loro avrebbe fatto parecchio schifo assistere quella scena. Ma nessuno poteva saperlo veramente. Nessuno, pensai.
Finita la mia investigazione, scesi nel giardino passando per le cucine. Tutti i miei amici si trovavano nel tavolo sotto la vigna rampicante, tutti, anche Francesco e Caterina. L'unico posto rimasto a sedere era vicino a loro due, casualmente.
"Eccolo! Si è svegliato finalmente" Esordì qualcuno dalla tavola "La sbronza di ieri ti ha fatto male, eh?"
Non ero in vena di scherzare. Francesco e Caterina mi guardavano come se da lì a poco mi avessero sottoposto ad un terzo grado. Sapevano che ero stato io? I loro piccoli e perfidi occhi mi stavano divorando bisognosi di risposte.
Mangiai in religioso silenzio vicino ai miei possibili estortori. Sforzai un sorriso quando i miei amici scherzavano così da non creare sospetti nei fratelli con il mio atteggiamento riservato e ambiguo.
Ci alzammo da tavola tutti insieme e l'intenzione era di ritornare dentro, ognuno per i suoi affari, mentre aspettavamo le ore più calde per tuffarci subito in piscina.
Mi appostai subito nelle stanze da letto, così da vedere se Caterina e Francesco ritornassero nella propria camera. Lessi un fumetto per passare il tempo, giocai con il Game Boy, ma nessuno di loro due si presentò sul piano. Forse era meglio tenerli d'occhio per tutto il tempo invece di aspettare che fossero loro a venire da me.
Gli unici che si presentarono nel corridoio furono il mio amico Luca con la sua rispettiva ragazza. Si scambiarono baci a profusione, lui le toccava il culo voglioso di scoparla, lei gli teneva una mano sul petto per resistergli. Senza prestarmi troppa attenzione, si chiusero dentro il bagno passando dalle camere da letto.
'La mia curiosità mi ucciderà' pensai, mentre rimasi statico a fissare la porta del bagno. Volevo nuovamente spiare una coppia scopare. Non ne avevo avuto abbastanza, nemmeno dopo tutto quello che successe poche ore prima. Quel brio di vedere due fidanzati che se la spassano ed essere spiati senza accorgersene. Mi eccitava troppo e la mia ragione venne a meno.
Dalla serratura di quella porta non potevo vedere nulla, il buco per la chiave era troppo stretto. Quindi mi recai nella porta che dava sul corridoio, installata sicuramente prima rispetto all'altra porta. La serratura era abbastanza grande per vedere ampiamente tutto il cubicolo e Luca sditalinare la sua ragazza. La teneva stretta al muro, mentre le aveva fatto alzare la gamba fino all'altezza del lavandino. Affondava le sue dita dentro le profondità della sua figa, mentre usava il dito dell'altra mano per affondarlo nella bocca di lei e rendere i suoi orgasmi meno rumorosi.
Mi slacciai i pantaloni e presi a masturbarmi. Sintonizzai i movimenti della mia mano con quelli di Luca; proiettai nella mia mente l'immagine di me che masturbava la ragazza al posto suo.
Stavo per sborrare, avrei dipinto la porta di bianco.
"Quindi ti piace proprio vedere gli altri che scopano?" Mi avevano beccato.
Mi voltai per vedere chi fosse, ma sapevo già che Francesco era lì ad incendiarmi con lo sguardo di chi ha appena scovato la tana del criminale.
Non volevo esaurirmi in scuse, né tantomeno cercare di dare una spiegazione a tutto. Feci come rivestirmi, ma Francesco mi appoggiò una mano sul braccio in cenno di fermarmi.
"Sai il nostro segreto, vero? La sborra sul pavimento della nostra camera era tua?"
Come ho detto, non volevo dire una parola. Con un'occhiata fredda e apatica Francesco mi impugnò il pisello.
"Cosa fai?" Chiesi impaurito.
"Stai zitto, o ti tappo la bocca con le mie palle!"
Mi stava segando! Muoveva la sua mano concitata, così tanto che mi si piegarono le gambe e sbattei con la schiena contro il muro. Velocizzava di attimo in attimo, il mio migliore amico non vedeva l'ora di guardarmi sborrare.
Non dovette aspettare molto. Gli sporcai tutto l'avambraccio; qualche piccola goccia di sperma cadde a terra, ma anche questa volta non mi sarei premurato di pulire.
Si portò il polso alla bocca e prese a leccarlo. Poi, in cerca di porre fine ad una fame insaziabile, si leccò tutto il braccio, dall'avambraccio fino alla punta delle dita, rumoreggiando appositamente. Teneva fermo un occhio su di me, aspettandosi una particolare reazione.
"Mia sorella ti aspetta in piscina." Uscì fuori così dopo aver finito il suo spuntino, e si dileguò per le scale.
Che cosa era diventato Francesco? Che cosa ero diventato io? Non sembrava arrabbiato, ebbi l'impressione che prese tutto come un gioco, per lui era un semplice, puerile gioco, come di chi si sta avventurando nei meandri più nascosti della propria sessualità. Eravamo sempre stati molto intimi, come già raccontai, ma fino a quel livello mai. Mi spaventava questa sua versione nascosta; ed era eccitante, terribilmente eccitante.
'Mia sorella ti aspetta in piscina'. Cosa voleva dire? Appena sentì la porta del bagno aprirsi non ebbi il tempo necessario per riflettere. Mi rivestì in fretta e corsi giù lesto per le scale.
Ero lì, di fronte all'entrata della piscina. Dalla vetrata non si vedeva nulla, buio totale: le serrande nascondevano tutta la visuale. Stavo per farlo, compiere un passo in avanti e scoprire la verità. Mi avrebbe aspettato una punizione per ciò che commisi o un altro bizzarro e inaspettato premio?
Aprì la porta scorrevole della piscina e i miei occhi cercarono di adattarsi all'oscurità. Camminavo misurando ogni passo, al fine di non inciampare e rovinare al suolo. Alcune luci si accesero improvvisamente ai quattro lati della struttura e quasi ebbi un coccolone. Dalla vasca emersero strani rumori, come di qualcuno che si stava muovendo al suo interno. Le onde increspavano tra di loro, nel loro moto potei scorgere una piccola macchia nera che dal fondo della piscina si stava sempre di più allargando: stava salendo in superficie! Una persona, chiaramente, ma l'ambiente era troppo scuro e le circostanze troppo strane per riuscire a razionalizzare la cosa lì per lì.
Quella misteriosa figura si palesò in forma di donna. Un costume unito, nero e attillato risaltavano quelle tette riconoscibili tra mille paia di tette. Fradicie, intenzionate ad uscire dallo spacco per farsi vedere ai miei occhi che chiedevano sempre di più; quella maledetta quinta di seno.
Caterina mi afferrò per un polpaccio e mi trascinò fino a bordo piscina, obbligandomi a sedere al cospetto delle sue regali tette. Mi slacciò il cordino dei pantaloncini e afferrò le mie palle come se tenesse in mano due grosse pesche. Come un serpente, il mio cazzo venne richiamato dal suono delle tette che sbattevano sulla cresta dell'acqua, e si eresse duro come roccia.
Caterina continuava a giocherellare con le mie palle, le solleticava con le sue mani bagnate. E, senza fare troppi complimenti, ingoiò per intero il mio cazzo. Il rumore della sua lingua che schioccava lungo l'altezza del mio pisello, i suoi occhi che mi guardavano in faccia per essere sicura che godessi come un maiale. E lo facevo, a distanza di anni posso affermare che fu il miglior pompino che ebbi mai ricevuto. Ogni tanto si fermava per dare piccoli e timidi baci sulla mia cappella e assaggiare solo con la lingua l'asta del mio pisello.
Poi abbassò le spallette del costume e fece uscire le bombe provviste di turgidi e rosati capezzoli. Infilò il mio pisello tra lo spacco delle sue tette, le pressò per tenere fermo il cazzo e prese a muoverle su e giù, regalandomi quella tanto agognata spagnola. Continuava a tenere la bocca aperta, aspettando che le venissi sulla lingua.
Il primo schizzo cadde sul suo occhio, il secondo creò una striscia bianca lungo tutta la sua faccia e gli altri furono un'esplosione di puro godimento e gioia, di chi era riuscito a reprimere tutta quella libidine per troppo, troppo tempo. La sua faccia era imbrattata del mio seme e dal suo occhio sborrato sgorgavano un paio di lacrime. Ma lei continuava a ridere, un sorriso malandrino e perverso.
Uscì dall'acqua, prese un asciugamano per pulirsi la faccia e si rituffò in piscina con uno slancio olimpionico, senza mai dire una parola
Non era timida, era furba.
Rimasi per un bel quarto d'ora con le palle di fuori, osservando Caterina nuotare. Tra noi due regnava quella compiacenza che poteva regnare solo tra due persone che sapevano, ma non potevano parlare.
Magari ebbi veramente l'intenzione di volerle parlare, ma conclusi che era già stata abbastanza eloquente con il pompino annesso spagnola.
Mi rialacciai i pantaloni ed uscì dalla struttura. I raggi del sole colpivano la mia faccia tiepidi, abbandonandomi in uno stato di distensione e piacere.
Lo avrei perdonato? In quel momento poteva andare sonoramente a fanculo. La mia coscienza però non mi permetteva di incolparlo totalmente. Io mi ero segato mentre si succhiava il proprio cazzo, aiutato dalla sorella a mantenere quella scomoda posizione. Mi ero segato, e avevo lasciato la sborra sul davanzale della porta! Merda! Come avevo fatto a non ricordarmelo?
Scesi subito dal letto e corsi di fronte all'entrata della loro stanza. Aprì di poco la porta e lo sperma si trovava ancora lì!
Né lei né lui erano presenti nella stanza, ma stamane dovevano essere usciti per forza di cose da lì: come avevano fatto a non notare quel liquido bianco che risaltava subito all'occhio sul nero legno del pavimento? Perché non pulirlo? Era un monito, forse. Di per certo avevano scoperto che qualcuno era venuto a conoscenza del loro piccolo segreto. Anche se fosse, cosa potevano fare a questo spione? Troncare un'amicizia che durava da anni? Poteva essere stato chiunque però, o sbagliavo? Certo, gli altri erano tutti fidanzati, ad ognuno di loro avrebbe fatto parecchio schifo assistere quella scena. Ma nessuno poteva saperlo veramente. Nessuno, pensai.
Finita la mia investigazione, scesi nel giardino passando per le cucine. Tutti i miei amici si trovavano nel tavolo sotto la vigna rampicante, tutti, anche Francesco e Caterina. L'unico posto rimasto a sedere era vicino a loro due, casualmente.
"Eccolo! Si è svegliato finalmente" Esordì qualcuno dalla tavola "La sbronza di ieri ti ha fatto male, eh?"
Non ero in vena di scherzare. Francesco e Caterina mi guardavano come se da lì a poco mi avessero sottoposto ad un terzo grado. Sapevano che ero stato io? I loro piccoli e perfidi occhi mi stavano divorando bisognosi di risposte.
Mangiai in religioso silenzio vicino ai miei possibili estortori. Sforzai un sorriso quando i miei amici scherzavano così da non creare sospetti nei fratelli con il mio atteggiamento riservato e ambiguo.
Ci alzammo da tavola tutti insieme e l'intenzione era di ritornare dentro, ognuno per i suoi affari, mentre aspettavamo le ore più calde per tuffarci subito in piscina.
Mi appostai subito nelle stanze da letto, così da vedere se Caterina e Francesco ritornassero nella propria camera. Lessi un fumetto per passare il tempo, giocai con il Game Boy, ma nessuno di loro due si presentò sul piano. Forse era meglio tenerli d'occhio per tutto il tempo invece di aspettare che fossero loro a venire da me.
Gli unici che si presentarono nel corridoio furono il mio amico Luca con la sua rispettiva ragazza. Si scambiarono baci a profusione, lui le toccava il culo voglioso di scoparla, lei gli teneva una mano sul petto per resistergli. Senza prestarmi troppa attenzione, si chiusero dentro il bagno passando dalle camere da letto.
'La mia curiosità mi ucciderà' pensai, mentre rimasi statico a fissare la porta del bagno. Volevo nuovamente spiare una coppia scopare. Non ne avevo avuto abbastanza, nemmeno dopo tutto quello che successe poche ore prima. Quel brio di vedere due fidanzati che se la spassano ed essere spiati senza accorgersene. Mi eccitava troppo e la mia ragione venne a meno.
Dalla serratura di quella porta non potevo vedere nulla, il buco per la chiave era troppo stretto. Quindi mi recai nella porta che dava sul corridoio, installata sicuramente prima rispetto all'altra porta. La serratura era abbastanza grande per vedere ampiamente tutto il cubicolo e Luca sditalinare la sua ragazza. La teneva stretta al muro, mentre le aveva fatto alzare la gamba fino all'altezza del lavandino. Affondava le sue dita dentro le profondità della sua figa, mentre usava il dito dell'altra mano per affondarlo nella bocca di lei e rendere i suoi orgasmi meno rumorosi.
Mi slacciai i pantaloni e presi a masturbarmi. Sintonizzai i movimenti della mia mano con quelli di Luca; proiettai nella mia mente l'immagine di me che masturbava la ragazza al posto suo.
Stavo per sborrare, avrei dipinto la porta di bianco.
"Quindi ti piace proprio vedere gli altri che scopano?" Mi avevano beccato.
Mi voltai per vedere chi fosse, ma sapevo già che Francesco era lì ad incendiarmi con lo sguardo di chi ha appena scovato la tana del criminale.
Non volevo esaurirmi in scuse, né tantomeno cercare di dare una spiegazione a tutto. Feci come rivestirmi, ma Francesco mi appoggiò una mano sul braccio in cenno di fermarmi.
"Sai il nostro segreto, vero? La sborra sul pavimento della nostra camera era tua?"
Come ho detto, non volevo dire una parola. Con un'occhiata fredda e apatica Francesco mi impugnò il pisello.
"Cosa fai?" Chiesi impaurito.
"Stai zitto, o ti tappo la bocca con le mie palle!"
Mi stava segando! Muoveva la sua mano concitata, così tanto che mi si piegarono le gambe e sbattei con la schiena contro il muro. Velocizzava di attimo in attimo, il mio migliore amico non vedeva l'ora di guardarmi sborrare.
Non dovette aspettare molto. Gli sporcai tutto l'avambraccio; qualche piccola goccia di sperma cadde a terra, ma anche questa volta non mi sarei premurato di pulire.
Si portò il polso alla bocca e prese a leccarlo. Poi, in cerca di porre fine ad una fame insaziabile, si leccò tutto il braccio, dall'avambraccio fino alla punta delle dita, rumoreggiando appositamente. Teneva fermo un occhio su di me, aspettandosi una particolare reazione.
"Mia sorella ti aspetta in piscina." Uscì fuori così dopo aver finito il suo spuntino, e si dileguò per le scale.
Che cosa era diventato Francesco? Che cosa ero diventato io? Non sembrava arrabbiato, ebbi l'impressione che prese tutto come un gioco, per lui era un semplice, puerile gioco, come di chi si sta avventurando nei meandri più nascosti della propria sessualità. Eravamo sempre stati molto intimi, come già raccontai, ma fino a quel livello mai. Mi spaventava questa sua versione nascosta; ed era eccitante, terribilmente eccitante.
'Mia sorella ti aspetta in piscina'. Cosa voleva dire? Appena sentì la porta del bagno aprirsi non ebbi il tempo necessario per riflettere. Mi rivestì in fretta e corsi giù lesto per le scale.
Ero lì, di fronte all'entrata della piscina. Dalla vetrata non si vedeva nulla, buio totale: le serrande nascondevano tutta la visuale. Stavo per farlo, compiere un passo in avanti e scoprire la verità. Mi avrebbe aspettato una punizione per ciò che commisi o un altro bizzarro e inaspettato premio?
Aprì la porta scorrevole della piscina e i miei occhi cercarono di adattarsi all'oscurità. Camminavo misurando ogni passo, al fine di non inciampare e rovinare al suolo. Alcune luci si accesero improvvisamente ai quattro lati della struttura e quasi ebbi un coccolone. Dalla vasca emersero strani rumori, come di qualcuno che si stava muovendo al suo interno. Le onde increspavano tra di loro, nel loro moto potei scorgere una piccola macchia nera che dal fondo della piscina si stava sempre di più allargando: stava salendo in superficie! Una persona, chiaramente, ma l'ambiente era troppo scuro e le circostanze troppo strane per riuscire a razionalizzare la cosa lì per lì.
Quella misteriosa figura si palesò in forma di donna. Un costume unito, nero e attillato risaltavano quelle tette riconoscibili tra mille paia di tette. Fradicie, intenzionate ad uscire dallo spacco per farsi vedere ai miei occhi che chiedevano sempre di più; quella maledetta quinta di seno.
Caterina mi afferrò per un polpaccio e mi trascinò fino a bordo piscina, obbligandomi a sedere al cospetto delle sue regali tette. Mi slacciò il cordino dei pantaloncini e afferrò le mie palle come se tenesse in mano due grosse pesche. Come un serpente, il mio cazzo venne richiamato dal suono delle tette che sbattevano sulla cresta dell'acqua, e si eresse duro come roccia.
Caterina continuava a giocherellare con le mie palle, le solleticava con le sue mani bagnate. E, senza fare troppi complimenti, ingoiò per intero il mio cazzo. Il rumore della sua lingua che schioccava lungo l'altezza del mio pisello, i suoi occhi che mi guardavano in faccia per essere sicura che godessi come un maiale. E lo facevo, a distanza di anni posso affermare che fu il miglior pompino che ebbi mai ricevuto. Ogni tanto si fermava per dare piccoli e timidi baci sulla mia cappella e assaggiare solo con la lingua l'asta del mio pisello.
Poi abbassò le spallette del costume e fece uscire le bombe provviste di turgidi e rosati capezzoli. Infilò il mio pisello tra lo spacco delle sue tette, le pressò per tenere fermo il cazzo e prese a muoverle su e giù, regalandomi quella tanto agognata spagnola. Continuava a tenere la bocca aperta, aspettando che le venissi sulla lingua.
Il primo schizzo cadde sul suo occhio, il secondo creò una striscia bianca lungo tutta la sua faccia e gli altri furono un'esplosione di puro godimento e gioia, di chi era riuscito a reprimere tutta quella libidine per troppo, troppo tempo. La sua faccia era imbrattata del mio seme e dal suo occhio sborrato sgorgavano un paio di lacrime. Ma lei continuava a ridere, un sorriso malandrino e perverso.
Uscì dall'acqua, prese un asciugamano per pulirsi la faccia e si rituffò in piscina con uno slancio olimpionico, senza mai dire una parola
Non era timida, era furba.
Rimasi per un bel quarto d'ora con le palle di fuori, osservando Caterina nuotare. Tra noi due regnava quella compiacenza che poteva regnare solo tra due persone che sapevano, ma non potevano parlare.
Magari ebbi veramente l'intenzione di volerle parlare, ma conclusi che era già stata abbastanza eloquente con il pompino annesso spagnola.
Mi rialacciai i pantaloni ed uscì dalla struttura. I raggi del sole colpivano la mia faccia tiepidi, abbandonandomi in uno stato di distensione e piacere.
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