Orgy Day
di
Kiray_8100
genere
orge
Tailleur e camicetta. Occhiali da porca e capelli biondi castani. Labbra umettate e sguardo glaciale. La professoressa di latino nascondeva molto di più dietro la sua leziosità. Faceva credere a tutti di essere una frigida seguace della propria morale cristiana, intemerata e algida. La sua scorza di pietra serviva solo per nascondere il suo desiderio, la sua passione carnale e il suo istinto.
Io sarei riuscito a penetrare oltre lo scudo forgiato dal suo puritanesimo, e di questo ne fui sicuro.
L'estate dovetti passarla a scuola. Avevo i debiti in tre materie: matematica, fisica e latino. Fosse stata solo quell'estate così. I miei amici andavano a divertirsi, a ballare, a vedere culi oliati sulla battigia delle spiagge, io seduto su un banco di scuola a capire cosa fosse una funzione matematica. Per fortuna c'era lei ad insegnarmi. L'anno scorso le lezioni di recupero venivano impartite da quel vecchio e scorbutico professore della classe accanto. Un uomo che aveva superato la mezza età da dieci anni, e manco li superò bene.
Con lui fui costretto per forza di cose a seguire le lezioni, per quanto soporifero fu. Ma con lei, con lei si faceva insofferente la cosa. Troppe distrazioni, troppi atteggiamenti ambigui. Il suo corpo sembrava trasudare da ogni poro un solo messaggio rivolto a me: 'scopami'.
Nei corsi di recupero c'erano pure altri miei compagni di classe. Uno fu Andrea, mio amico d'infanzia, poi Riccardo, bocciato almeno quattro volte, la barba gli cresceva folta in volto come se avesse avuto quarant'anni; infine Nicolò, il "cazzetto".
Evidentemente anche loro tre subivano lo stesso effetto ipnotico della professoressa. Ogni volta che li guardavo avevano sempre la mano sul pacco, sghignazzavano mentre ripetevano come scimmie lobotomizzate quanto il culo della prof fosse grosso.
"Silvia" Il professore della classe accanto la chiamò. "Puoi venire un attimo di là?"
"Scusate ragazzi" Il suono della sua voce era tenue, debole come il verso di un cerbiatto "Mi assento per pochi minuti."
Uscita dall'aula, Andrea e Riccardo si alzarono i piedi e tirarono fuori il loro pisello.
"Dai cazzetto" Riferendosi a Nicolò. "Tiralo fuori."
Forse per le sue dimensioni che avevamo sempre sfottuto, Nicolò era intimidito a muoversi e rimase fermo sul posto. Chissà cosa avevano confabulato per tutto quel tempo?
Tutti e due andarono vicino alla cattedra e cominciarono a trastullarsi sul bicchierino di caffè della prof.
"Appena sentirà il gusto della nostra sborra non potrà farne a meno."
Guardavo la scena impotente, colto dalla sorpresa di quel gesto. Nicolò tremava e sudava, vedevo come desiderava essere partecipe di quell'amichevole gesto di gruppo, ma sarebbe stato sicuramente umiliato.
"Dai, vieni Michele" Finalmente si accorserò di me. "Cogli l'occasione prima che ritorni."
Non me lo feci ripetere due volte: sfilai l'uccello dai miei baggy e mi accodai ai miei compagni di classe che non vedevano l'ora di annacquare il caffè con la loro sborra.
Ci posizionammo in fila indiana per venire nel bicchierino. Prima Riccardo, che spruzzò un getto talmente potente da mancare il bersaglio; poi il mio amico Andrea, che fu più modesto nel venire e riempì il bicchiere con un quarto di sborra; in fondo alla comitiva io, che seguì l'esempio di Andrea e, appena finito, il bicchiere era stracolmo. Se ne sarebbe accorta sicuro che il caffè era aumentato di volume.
Appena Riccardo finiva di pulire il pavimento dal proprio sperma, la professoressa si presentò nuovamente in classe.
Sembrava scossa, irrigidita. Si sedette sulla cattedra, prestando poca attenzione all'ambiente circostante, come assorta in pensieri inscrutabili. Ci disse di aprire il libro e fare gli esercizi. Bevve un sorso del suo caffè, non rendendosi conto che era stracolmo della nostra sborra. Lo ingollò in un sorso solo e i nostri occhi splendevano di meraviglia. Non sembrò cambiare nulla, chissà cosa era successo quando era stata assente dall'aula?
"Professoressa" Il preside della scuola! "Buongiorno, ragazzi!"
Salutammo con il dovuto rispetto.
"Spero che stiate studiando come si deve per gli esami di recupero. Sono sicuro che la professoressa vi aiuterà egregiamente in questo."
La prof accennò ad un sorriso smorzato.
"Mi spiace interrompere la sua lezione, ma le devo parlare un attimo in privato."
Appena il preside si voltò, la prof esalò uno sbuffo e seguì al trotto il preside, assentandosi di nuovo.
"Avete visto come l'ha bevuto tutto quella porca?" Riccardo ridacchiava. "Oh sì! Vorrei tanto sborrarle direttamente in bocca."
"È di nuovo assente." Andrea stava già pensando al da farsi. "Cosa vogliamo fare ora?"
Riccardo si alzò solenne dal banco. Si diresse verso la tracolla della professoressa e tirò fuori il suo cellulare. Non aveva la password di blocco schermo e, quindi, poteva accederci tranquillamente. Frugò tra i dati della professoressa solo per aprire la fotocamera e ci guardò trionfante.
"Facciamo una foto dei nostri cazzi e mettiamola come sfondo del cellulare."
Andrea fu divertito dall'idea. Mentre Riccardo si stava segando per raddrizzare nuovamente il pisello, Andrea si accodò a lui per seguire il suo esempio.
Senza farmelo chiedere, partecipai anche io alla foto di gruppo.
"Hai rotto il cazzo, Nicolò" Riccardo era su di giri. "Non puoi rovinare sempre tutto, vieni qui e fatti la foto con noi."
Nicolò non voleva, aveva troppa paura di essere preso per il culo, ma Andrea lo costrinse a venire con noi. Gli abbassò i pantaloni e, sotto il grasso della pancia, nascondeva un minuscolo cazzetto di due centimetri. Riccardo e Andrea riserò di gusto, ricevendo tutta la mia disapprovazione.
"Forza, segalo!" Incalzò Riccardo. "Deve diventare duro."
Nicolò prese a masturbare il suo vermicello. Usava solo il pollice e l'indice per stimolarlo, non poteva fare altrimenti con quelle dimensioni. Una volta diritto era aumentato solo di pochi centimetri, due forse tre.
Avevamo tutti e quattro i cazzi duri: così ci mettemmo in cerchio e Riccardo poté fare una foto aerea delle nostre verghe di ferro. Scattò un paio di fotografie e scelse la migliore. Poi con metodica cura rifilò il cellulare spento nella tracolla della prof e ognuno ritornò al proprio posto come se nulla fosse successo.
Passarono poco più di tre minuti e la prof ritornò tra noi. Cosa le era successo? Aveva i capelli scomposti, gli occhiali storti, il rossetto sbaffato. La camicetta talmente sbottonata da far quasi uscire un capezzolo. Camminava storta, disorientata.
Andrea e Riccardo riserò a vedere quella povera disgraziata, ma io e Nicolò fummo seriamente preoccupati.
Si mise a sedere sulla cattedra, non ci riservò alcuno sguardo. Tempo di aprire il libro ed ecco che un'altra persona bussò alla porta. La figlia del preside! Che ci faceva lì? Manco faceva parte del personale della scuola.
"Vieni Sofia" La chiamava per nome, come se fossero amiche di lunga data. "Ti devo parlare."
La prof non poteva far altro che seguirla. Tutti ci chiedemmo cosa stava accadendo. Si stava assentando dall'aula troppe volte, inoltre per motivi che non ritenevamo necessari.
"Facciamo un altro scherzo?" Riccardo era già sul piede di guerra.
"No" Presi le redini del comando. "Scopriamo perché si sta assentando così spesso, invece."
"Per me va bene" Andrea votò. "Tutto pur di perdere l'ora di lezione."
"Ci sto anche io. Cazzetto?"
Nicolò si sentiva ancora mortificato per le offese subite. La bocca rimaneva sigillata, probabilmente per i nodi alla gola creati dall'imbarazzo.
"Anche cazzetto è con noi. Andiamo!"
Percoremmo il corridoio del piano fino alla segreteria, ovviamente senza farci scoprire. Sembravamo dei ladri che si erano appena introdotti nella casa di qualcuno. La porta della segreteria era spalancata. Strano, poiché d'estate rimaneva sempre chiusa. Dietro la vetrata del bancone non c'era nessuno. L'unica via da percorrere era l'altra porta in fondo, quella che dava negli uffici.
Fui il primo ad abbassare la maniglia e il primo a sbirciare nella stanza. Era buia, ma non abbastanza per non vedere lo strano rito che si stava consumando. Una messa sessuale. Il prof di latino e il preside erano nudi, con al collo solo un colletto da prete e una Bibbia per mano. La figlia della preside era inginocchiata a lappare la figa ad una ragazza che aveva le mani legate al reggitenda della finestra. Non riuscivo a capire chi era quella figura sottomessa, magari potevo intuirlo.
"Che succede? Fammi vedere?" La pazienza non era il punto forte di Riccardo. "Spostati!"
Lo ignoravo.
"Dai Michele, facci vedere anche a noi!" Anche Andrea mi tallonava. "Cosa c'è lì dentro?"
Mi spintonarono e sbracciarono tra di loro. Persi l'equilibrio e caddi a bocconi sull'atrio della porta. Spinti da un effetto domino, i miei tre compagni inciamparono su di me, riversandosi al suolo.
Tutti i presenti nella stanza si voltarono a guardarci, anche la signora legata. Era la profesoressa, con un soggolo da suora che le copriva il capo.
"Ragazzi, che...che ci fate qui?" Era senza parole. Ci trovavamo nel luogo sbagliato al momento sbagliato. "Non è come pensate. Io...noi..."
"Aspetta." La figlia del preside, che aveva più o meno la nostra età, aveva un collarino con le punte attorno al collo. "Papà..."
Disse qualcosa all'orecchio del preside. Lui alzò lo sguardo e sembrò scambiare uno sguardo di assenso con il prof.
"Potete rimanere qui, ragazzi" Il suo tono era totalmente amichevole e privo di malignità. "Ci servono dei chierichetti."
Ci fecero spogliare. Il preside andò nell'archivio vicino e tirò fuori quattro amitti da chierichetto e ce li fece indossare.
"Oggi è l'Orgy Day, ragazzi" Presentò. "A tema religioso. La nostra amata professoressa ama vantarsi della sua ferrea etica cristiana e noi dobbiamo farla ricredere. Chi vuole andare per primo?"
Erano tutti intimoriti a sentire quella domanda, specialmente Nicolò. Fecero un passo indietro e lasciarono me di fronte a tutti.
"Bene, Michele" Aveva un sorriso bonario. "Tu andrai per primo."
La figlia del preside, Sara, si scostò dalla figa pulsante della prof. Aveva la bocca piena di bava e umori femminili. Mi sorrise, prese il mio cazzo e lo infilò dentro la vulva della schiava. Lei esalò sospiri di piacere. Il caldo abbraccio della sua vagina mi fece tremare, sentivo il cuore battermi a mille. Quindi era così nel suo privato? Una cagnetta serva dei propri desideri che non aveva più modo di respingere.
Era troppo bello, l'odore nella stanza colmo di vari profumi, i suoi latrati mi inondavano di gioiosi ricordi. Le infilai il pisello nella figa per cinque volte e di già ero venuto. Una straripa di spermini accompagnavano rumori di soddisfazione.
Arrivò Riccardo. Avevo dato sicurezza al suo cazzo. Prima di farlo entrare in quel labirinto di beatitudine, Sara lappò di nuovo la fighetta.
"Ora è pronta." Impugnò il cazzo di Riccardo e glielo infilò dentro. Lui ci guardò e rise. 'Sta succedendo veramente', ci fece intuire con lo sguardo.
Leggeri crepiti si formarono mentre Riccardo continuava a sbatterla. Il culo della prof era pieno di sborra, umori e sudore. Ogni volta che Riccardo si avvicinava con il bacino al suo culo dei lunghi filamenti di liquidi sostanziosi si formarono tra lui e lei.
Riccardo le finì dentro. Tolse il pisello e si sedette lì vicino, distrutto.
Arrivò Andrea, non prima che Sara ricoprì nuovamente la figa della prof con altra saliva. La figlia del preside accompagnò il cazzo dell'adetto nel santuario di giada. Il mio amico si chinò con il busto e la faccia appoggiata da un lato sulla sua schiena. Il suo culo si stringeva, i suoi movimenti erano impercettibili, come se invece di tirarlo fuori volesse solo spingere più affondo. Capì che era venuto quando due gocce di sperma caddero sul pavimento.
Ci volle parecchio per convincere Nicolò a fare il grande passo. Sara leccava la figa della prof e guardava il micropene del povero e grassoccio ragazzo. Lo dileggiava con lo sguardo, ma la sua bocca parlava per empatia.
"Non ti preoccupare" Gli disse con tono sorellastro. "Tutti sono accettati nella casa di Dio."
Prese il suo cazzetto con il pollice e l'indice e lo infilò in quella grotta che era troppo grande per quel vermicello.
Non ci volle molto prima che Nicolò venisse. Due miseri fiotti e aveva finito. Nonostante ciò, la prof continuava ad orgasmare, forse per non metterlo a disagio, forse perché traeva veramente godimento da quel minuscolo esserino.
"Riunitevi tutti qua" La cerimonia non era finita. "È ora della comunione."
Mentre Sara slacciava la prof dalle corde, il preside mise sul tavolo una portata di ostie. Tutti, compreso lui e il prof, cominciammo a masturbarci in cerchio sulle particole. Lunghe strisce di sperma traboccarono ben presto da quel piatto di bronzo.
Finito di segarci, il preside alzò il piatto al cielo e poi lo portò alla bocca della prof. Ogni ostia consacrata con il nostro seme venne divorata dalla professoressa, che mangiava grata di quel dono.
"La messa è finita" Sul piatto non era rimasto più nessun pezzo, ma la prof ancora affamata continuava a leccare i rimasugli di sperma rimasti. "Andate in pace."
Ci rivestimmo con i nostri abituali vestiti. Ognuno andò per la sua strada, tra noi e il personale scolastico continuò a regnare lo stesso reciproco e formale rispetto di sempre. Nulla era accaduto, tutto era tornato come prima.
Ritornati in classe, la prof tornò a spiegare la sua lezione. Le arrivò una notifica sul cellulare, la guardò in fretta. Passò il suo sguardo su ognuno di noi: solo in quel momento ci ricordammo della sorpresina che avevamo lasciato sul suo telefono. Ma non disse nulla e tornò alla sua spiegazione.
L'anno dopo venni ammesso al quinto anno di superiori. Superai per grazia divina l'esame di maturità. Mi dispiaceva, per me essere bocciato non era una punizione, bensì un premio. Dato il mio cambio di rotta nel rendimento scolastico, quell'anno non avrei più potuto partecipare all'Orgy Day. Mi sarebbe mancata la figa bagnata della prof. Farla orgasmare con la mia verga santa. Tutto quel ben di Dio era finito lì.
Chissà, magari il futuro mi avrebbe riserbato altre sorprese...
Io sarei riuscito a penetrare oltre lo scudo forgiato dal suo puritanesimo, e di questo ne fui sicuro.
L'estate dovetti passarla a scuola. Avevo i debiti in tre materie: matematica, fisica e latino. Fosse stata solo quell'estate così. I miei amici andavano a divertirsi, a ballare, a vedere culi oliati sulla battigia delle spiagge, io seduto su un banco di scuola a capire cosa fosse una funzione matematica. Per fortuna c'era lei ad insegnarmi. L'anno scorso le lezioni di recupero venivano impartite da quel vecchio e scorbutico professore della classe accanto. Un uomo che aveva superato la mezza età da dieci anni, e manco li superò bene.
Con lui fui costretto per forza di cose a seguire le lezioni, per quanto soporifero fu. Ma con lei, con lei si faceva insofferente la cosa. Troppe distrazioni, troppi atteggiamenti ambigui. Il suo corpo sembrava trasudare da ogni poro un solo messaggio rivolto a me: 'scopami'.
Nei corsi di recupero c'erano pure altri miei compagni di classe. Uno fu Andrea, mio amico d'infanzia, poi Riccardo, bocciato almeno quattro volte, la barba gli cresceva folta in volto come se avesse avuto quarant'anni; infine Nicolò, il "cazzetto".
Evidentemente anche loro tre subivano lo stesso effetto ipnotico della professoressa. Ogni volta che li guardavo avevano sempre la mano sul pacco, sghignazzavano mentre ripetevano come scimmie lobotomizzate quanto il culo della prof fosse grosso.
"Silvia" Il professore della classe accanto la chiamò. "Puoi venire un attimo di là?"
"Scusate ragazzi" Il suono della sua voce era tenue, debole come il verso di un cerbiatto "Mi assento per pochi minuti."
Uscita dall'aula, Andrea e Riccardo si alzarono i piedi e tirarono fuori il loro pisello.
"Dai cazzetto" Riferendosi a Nicolò. "Tiralo fuori."
Forse per le sue dimensioni che avevamo sempre sfottuto, Nicolò era intimidito a muoversi e rimase fermo sul posto. Chissà cosa avevano confabulato per tutto quel tempo?
Tutti e due andarono vicino alla cattedra e cominciarono a trastullarsi sul bicchierino di caffè della prof.
"Appena sentirà il gusto della nostra sborra non potrà farne a meno."
Guardavo la scena impotente, colto dalla sorpresa di quel gesto. Nicolò tremava e sudava, vedevo come desiderava essere partecipe di quell'amichevole gesto di gruppo, ma sarebbe stato sicuramente umiliato.
"Dai, vieni Michele" Finalmente si accorserò di me. "Cogli l'occasione prima che ritorni."
Non me lo feci ripetere due volte: sfilai l'uccello dai miei baggy e mi accodai ai miei compagni di classe che non vedevano l'ora di annacquare il caffè con la loro sborra.
Ci posizionammo in fila indiana per venire nel bicchierino. Prima Riccardo, che spruzzò un getto talmente potente da mancare il bersaglio; poi il mio amico Andrea, che fu più modesto nel venire e riempì il bicchiere con un quarto di sborra; in fondo alla comitiva io, che seguì l'esempio di Andrea e, appena finito, il bicchiere era stracolmo. Se ne sarebbe accorta sicuro che il caffè era aumentato di volume.
Appena Riccardo finiva di pulire il pavimento dal proprio sperma, la professoressa si presentò nuovamente in classe.
Sembrava scossa, irrigidita. Si sedette sulla cattedra, prestando poca attenzione all'ambiente circostante, come assorta in pensieri inscrutabili. Ci disse di aprire il libro e fare gli esercizi. Bevve un sorso del suo caffè, non rendendosi conto che era stracolmo della nostra sborra. Lo ingollò in un sorso solo e i nostri occhi splendevano di meraviglia. Non sembrò cambiare nulla, chissà cosa era successo quando era stata assente dall'aula?
"Professoressa" Il preside della scuola! "Buongiorno, ragazzi!"
Salutammo con il dovuto rispetto.
"Spero che stiate studiando come si deve per gli esami di recupero. Sono sicuro che la professoressa vi aiuterà egregiamente in questo."
La prof accennò ad un sorriso smorzato.
"Mi spiace interrompere la sua lezione, ma le devo parlare un attimo in privato."
Appena il preside si voltò, la prof esalò uno sbuffo e seguì al trotto il preside, assentandosi di nuovo.
"Avete visto come l'ha bevuto tutto quella porca?" Riccardo ridacchiava. "Oh sì! Vorrei tanto sborrarle direttamente in bocca."
"È di nuovo assente." Andrea stava già pensando al da farsi. "Cosa vogliamo fare ora?"
Riccardo si alzò solenne dal banco. Si diresse verso la tracolla della professoressa e tirò fuori il suo cellulare. Non aveva la password di blocco schermo e, quindi, poteva accederci tranquillamente. Frugò tra i dati della professoressa solo per aprire la fotocamera e ci guardò trionfante.
"Facciamo una foto dei nostri cazzi e mettiamola come sfondo del cellulare."
Andrea fu divertito dall'idea. Mentre Riccardo si stava segando per raddrizzare nuovamente il pisello, Andrea si accodò a lui per seguire il suo esempio.
Senza farmelo chiedere, partecipai anche io alla foto di gruppo.
"Hai rotto il cazzo, Nicolò" Riccardo era su di giri. "Non puoi rovinare sempre tutto, vieni qui e fatti la foto con noi."
Nicolò non voleva, aveva troppa paura di essere preso per il culo, ma Andrea lo costrinse a venire con noi. Gli abbassò i pantaloni e, sotto il grasso della pancia, nascondeva un minuscolo cazzetto di due centimetri. Riccardo e Andrea riserò di gusto, ricevendo tutta la mia disapprovazione.
"Forza, segalo!" Incalzò Riccardo. "Deve diventare duro."
Nicolò prese a masturbare il suo vermicello. Usava solo il pollice e l'indice per stimolarlo, non poteva fare altrimenti con quelle dimensioni. Una volta diritto era aumentato solo di pochi centimetri, due forse tre.
Avevamo tutti e quattro i cazzi duri: così ci mettemmo in cerchio e Riccardo poté fare una foto aerea delle nostre verghe di ferro. Scattò un paio di fotografie e scelse la migliore. Poi con metodica cura rifilò il cellulare spento nella tracolla della prof e ognuno ritornò al proprio posto come se nulla fosse successo.
Passarono poco più di tre minuti e la prof ritornò tra noi. Cosa le era successo? Aveva i capelli scomposti, gli occhiali storti, il rossetto sbaffato. La camicetta talmente sbottonata da far quasi uscire un capezzolo. Camminava storta, disorientata.
Andrea e Riccardo riserò a vedere quella povera disgraziata, ma io e Nicolò fummo seriamente preoccupati.
Si mise a sedere sulla cattedra, non ci riservò alcuno sguardo. Tempo di aprire il libro ed ecco che un'altra persona bussò alla porta. La figlia del preside! Che ci faceva lì? Manco faceva parte del personale della scuola.
"Vieni Sofia" La chiamava per nome, come se fossero amiche di lunga data. "Ti devo parlare."
La prof non poteva far altro che seguirla. Tutti ci chiedemmo cosa stava accadendo. Si stava assentando dall'aula troppe volte, inoltre per motivi che non ritenevamo necessari.
"Facciamo un altro scherzo?" Riccardo era già sul piede di guerra.
"No" Presi le redini del comando. "Scopriamo perché si sta assentando così spesso, invece."
"Per me va bene" Andrea votò. "Tutto pur di perdere l'ora di lezione."
"Ci sto anche io. Cazzetto?"
Nicolò si sentiva ancora mortificato per le offese subite. La bocca rimaneva sigillata, probabilmente per i nodi alla gola creati dall'imbarazzo.
"Anche cazzetto è con noi. Andiamo!"
Percoremmo il corridoio del piano fino alla segreteria, ovviamente senza farci scoprire. Sembravamo dei ladri che si erano appena introdotti nella casa di qualcuno. La porta della segreteria era spalancata. Strano, poiché d'estate rimaneva sempre chiusa. Dietro la vetrata del bancone non c'era nessuno. L'unica via da percorrere era l'altra porta in fondo, quella che dava negli uffici.
Fui il primo ad abbassare la maniglia e il primo a sbirciare nella stanza. Era buia, ma non abbastanza per non vedere lo strano rito che si stava consumando. Una messa sessuale. Il prof di latino e il preside erano nudi, con al collo solo un colletto da prete e una Bibbia per mano. La figlia della preside era inginocchiata a lappare la figa ad una ragazza che aveva le mani legate al reggitenda della finestra. Non riuscivo a capire chi era quella figura sottomessa, magari potevo intuirlo.
"Che succede? Fammi vedere?" La pazienza non era il punto forte di Riccardo. "Spostati!"
Lo ignoravo.
"Dai Michele, facci vedere anche a noi!" Anche Andrea mi tallonava. "Cosa c'è lì dentro?"
Mi spintonarono e sbracciarono tra di loro. Persi l'equilibrio e caddi a bocconi sull'atrio della porta. Spinti da un effetto domino, i miei tre compagni inciamparono su di me, riversandosi al suolo.
Tutti i presenti nella stanza si voltarono a guardarci, anche la signora legata. Era la profesoressa, con un soggolo da suora che le copriva il capo.
"Ragazzi, che...che ci fate qui?" Era senza parole. Ci trovavamo nel luogo sbagliato al momento sbagliato. "Non è come pensate. Io...noi..."
"Aspetta." La figlia del preside, che aveva più o meno la nostra età, aveva un collarino con le punte attorno al collo. "Papà..."
Disse qualcosa all'orecchio del preside. Lui alzò lo sguardo e sembrò scambiare uno sguardo di assenso con il prof.
"Potete rimanere qui, ragazzi" Il suo tono era totalmente amichevole e privo di malignità. "Ci servono dei chierichetti."
Ci fecero spogliare. Il preside andò nell'archivio vicino e tirò fuori quattro amitti da chierichetto e ce li fece indossare.
"Oggi è l'Orgy Day, ragazzi" Presentò. "A tema religioso. La nostra amata professoressa ama vantarsi della sua ferrea etica cristiana e noi dobbiamo farla ricredere. Chi vuole andare per primo?"
Erano tutti intimoriti a sentire quella domanda, specialmente Nicolò. Fecero un passo indietro e lasciarono me di fronte a tutti.
"Bene, Michele" Aveva un sorriso bonario. "Tu andrai per primo."
La figlia del preside, Sara, si scostò dalla figa pulsante della prof. Aveva la bocca piena di bava e umori femminili. Mi sorrise, prese il mio cazzo e lo infilò dentro la vulva della schiava. Lei esalò sospiri di piacere. Il caldo abbraccio della sua vagina mi fece tremare, sentivo il cuore battermi a mille. Quindi era così nel suo privato? Una cagnetta serva dei propri desideri che non aveva più modo di respingere.
Era troppo bello, l'odore nella stanza colmo di vari profumi, i suoi latrati mi inondavano di gioiosi ricordi. Le infilai il pisello nella figa per cinque volte e di già ero venuto. Una straripa di spermini accompagnavano rumori di soddisfazione.
Arrivò Riccardo. Avevo dato sicurezza al suo cazzo. Prima di farlo entrare in quel labirinto di beatitudine, Sara lappò di nuovo la fighetta.
"Ora è pronta." Impugnò il cazzo di Riccardo e glielo infilò dentro. Lui ci guardò e rise. 'Sta succedendo veramente', ci fece intuire con lo sguardo.
Leggeri crepiti si formarono mentre Riccardo continuava a sbatterla. Il culo della prof era pieno di sborra, umori e sudore. Ogni volta che Riccardo si avvicinava con il bacino al suo culo dei lunghi filamenti di liquidi sostanziosi si formarono tra lui e lei.
Riccardo le finì dentro. Tolse il pisello e si sedette lì vicino, distrutto.
Arrivò Andrea, non prima che Sara ricoprì nuovamente la figa della prof con altra saliva. La figlia del preside accompagnò il cazzo dell'adetto nel santuario di giada. Il mio amico si chinò con il busto e la faccia appoggiata da un lato sulla sua schiena. Il suo culo si stringeva, i suoi movimenti erano impercettibili, come se invece di tirarlo fuori volesse solo spingere più affondo. Capì che era venuto quando due gocce di sperma caddero sul pavimento.
Ci volle parecchio per convincere Nicolò a fare il grande passo. Sara leccava la figa della prof e guardava il micropene del povero e grassoccio ragazzo. Lo dileggiava con lo sguardo, ma la sua bocca parlava per empatia.
"Non ti preoccupare" Gli disse con tono sorellastro. "Tutti sono accettati nella casa di Dio."
Prese il suo cazzetto con il pollice e l'indice e lo infilò in quella grotta che era troppo grande per quel vermicello.
Non ci volle molto prima che Nicolò venisse. Due miseri fiotti e aveva finito. Nonostante ciò, la prof continuava ad orgasmare, forse per non metterlo a disagio, forse perché traeva veramente godimento da quel minuscolo esserino.
"Riunitevi tutti qua" La cerimonia non era finita. "È ora della comunione."
Mentre Sara slacciava la prof dalle corde, il preside mise sul tavolo una portata di ostie. Tutti, compreso lui e il prof, cominciammo a masturbarci in cerchio sulle particole. Lunghe strisce di sperma traboccarono ben presto da quel piatto di bronzo.
Finito di segarci, il preside alzò il piatto al cielo e poi lo portò alla bocca della prof. Ogni ostia consacrata con il nostro seme venne divorata dalla professoressa, che mangiava grata di quel dono.
"La messa è finita" Sul piatto non era rimasto più nessun pezzo, ma la prof ancora affamata continuava a leccare i rimasugli di sperma rimasti. "Andate in pace."
Ci rivestimmo con i nostri abituali vestiti. Ognuno andò per la sua strada, tra noi e il personale scolastico continuò a regnare lo stesso reciproco e formale rispetto di sempre. Nulla era accaduto, tutto era tornato come prima.
Ritornati in classe, la prof tornò a spiegare la sua lezione. Le arrivò una notifica sul cellulare, la guardò in fretta. Passò il suo sguardo su ognuno di noi: solo in quel momento ci ricordammo della sorpresina che avevamo lasciato sul suo telefono. Ma non disse nulla e tornò alla sua spiegazione.
L'anno dopo venni ammesso al quinto anno di superiori. Superai per grazia divina l'esame di maturità. Mi dispiaceva, per me essere bocciato non era una punizione, bensì un premio. Dato il mio cambio di rotta nel rendimento scolastico, quell'anno non avrei più potuto partecipare all'Orgy Day. Mi sarebbe mancata la figa bagnata della prof. Farla orgasmare con la mia verga santa. Tutto quel ben di Dio era finito lì.
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