Il Gusto della Resa - Capitolo 4 – Il Risveglio della Carne
di
Dago Heron
genere
dominazione
Alla fine si era addormentata sporca – l’erba del giardino, gli umori dei loro corpi, il sudore sulla pelle. Lei, che non aveva mai permesso a un uomo di vederla senza la sua routine serale di bellezza, ora giaceva nel suo giaciglio improvvisato, abbandonata alla sua nuova natura di cagna in calore. Era una trasformazione che permeava ogni fibra del suo essere.
Il risveglio fu dolce, orchestrato dalle mani esperte di Dago. “Buongiorno, piccola,” sussurrò, la voce calda mentre le sue mani verificavano con attenzione ogni muscolo, ogni punto di tensione. “Come ti senti? Hai dormito bene?” La domanda conteneva una cura autentica che mostrava un altro aspetto del suo dominio – la capacità di prendersi cura di lei completamente, di vegliare non solo sul suo piacere ma sul suo benessere.
Con delicatezza si era preso cura di togliere uno, dopo l’altro, i simboli della sua trasformazione canina – il collare che l’aveva marchiata come sua proprietà, le orecchie che completavano la sua metamorfosi – lasciando per ultimo il plug con la coda. Il vuoto che seguì non era solo fisico – era lo spazio lasciato da quella parte primordiale di sé che aveva scoperto di possedere, pronta a riemergere al suo richiamo.
Il Gusto della Resa - Capitolo 4 – Il Risveglio della Carne
Accanto alla cuccia, Dago aveva disposto una colazione abbondante – cornetti, marmellate, frutta fresca, yogurt. “Mangia tutto,” disse con quella sua voce che trasformava anche gli ordini più semplici in carezze, “oggi avrai bisogno di energie.”
La osservò mangiare per qualche istante, poi si avviò verso la porta. “Hai un’ora per la doccia. La porta resta aperta, e uscirai nuda.” Si fermò sulla soglia, già perfettamente vestito e curato. “Ti lascio tranquilla.” Il suono dei suoi passi che si allontanavano era un permesso silenzioso per il suo primo momento di solitudine.
Ashley aveva riposato profondamente, il sonno della metamorfosi compiuta. I suoi muscoli portavano la memoria degli sforzi della notte, ma era il suo sfintere a raccontare la storia più intima – una nuova geografia del piacere, più espansa, più consapevole. Sotto il getto della doccia, lasciò che l’acqua calda sciogliesse non solo la tensione fisica ma anche le ultime resistenze della sua mente, permettendole di rivisitare ogni momento: lo spogliarsi sotto il suo sguardo trasformativo, la sua bocca usata come santuario di piacere, la metamorfosi in creatura devota ai suoi piedi. Il ricordo del giardino – quella degradazione pubblica trasformata in rituale erotico – fece contrarre la sua vagina in un riconoscimento silenzioso. Era stata la sua evidente eccitazione in quel momento a scatenare in lui quella brutalità possessiva? Il suo sfintere pulsò in risposta, come un eco di quel piacere primordiale.
“Quarantacinque minuti…” La voce di Dago tagliò il vapore come un cronometro implacabile. Ashley emerse dall’acqua avvolgendosi nell’asciugamano, il tessuto morbido una momentanea barriera tra le sue nuove verità e il mondo.
Era quasi pronta quando lo vide sulla porta, il suo sguardo una promessa di nuove profondità da esplorare.
“Siediti lì,” ordinò, indicando la tazza chiusa mentre si dirigeva verso la specchiera. Il suo ritorno portò con sé strumenti che trasformarono il bagno in un teatro di sensazioni – la schiuma da barba e un rasoio a mano libera che catturava la luce come una promessa affilata.
Il risveglio fu dolce, orchestrato dalle mani esperte di Dago. “Buongiorno, piccola,” sussurrò, la voce calda mentre le sue mani verificavano con attenzione ogni muscolo, ogni punto di tensione. “Come ti senti? Hai dormito bene?” La domanda conteneva una cura autentica che mostrava un altro aspetto del suo dominio – la capacità di prendersi cura di lei completamente, di vegliare non solo sul suo piacere ma sul suo benessere.
Con delicatezza si era preso cura di togliere uno, dopo l’altro, i simboli della sua trasformazione canina – il collare che l’aveva marchiata come sua proprietà, le orecchie che completavano la sua metamorfosi – lasciando per ultimo il plug con la coda. Il vuoto che seguì non era solo fisico – era lo spazio lasciato da quella parte primordiale di sé che aveva scoperto di possedere, pronta a riemergere al suo richiamo.
Il Gusto della Resa - Capitolo 4 – Il Risveglio della Carne
Accanto alla cuccia, Dago aveva disposto una colazione abbondante – cornetti, marmellate, frutta fresca, yogurt. “Mangia tutto,” disse con quella sua voce che trasformava anche gli ordini più semplici in carezze, “oggi avrai bisogno di energie.”
La osservò mangiare per qualche istante, poi si avviò verso la porta. “Hai un’ora per la doccia. La porta resta aperta, e uscirai nuda.” Si fermò sulla soglia, già perfettamente vestito e curato. “Ti lascio tranquilla.” Il suono dei suoi passi che si allontanavano era un permesso silenzioso per il suo primo momento di solitudine.
Ashley aveva riposato profondamente, il sonno della metamorfosi compiuta. I suoi muscoli portavano la memoria degli sforzi della notte, ma era il suo sfintere a raccontare la storia più intima – una nuova geografia del piacere, più espansa, più consapevole. Sotto il getto della doccia, lasciò che l’acqua calda sciogliesse non solo la tensione fisica ma anche le ultime resistenze della sua mente, permettendole di rivisitare ogni momento: lo spogliarsi sotto il suo sguardo trasformativo, la sua bocca usata come santuario di piacere, la metamorfosi in creatura devota ai suoi piedi. Il ricordo del giardino – quella degradazione pubblica trasformata in rituale erotico – fece contrarre la sua vagina in un riconoscimento silenzioso. Era stata la sua evidente eccitazione in quel momento a scatenare in lui quella brutalità possessiva? Il suo sfintere pulsò in risposta, come un eco di quel piacere primordiale.
“Quarantacinque minuti…” La voce di Dago tagliò il vapore come un cronometro implacabile. Ashley emerse dall’acqua avvolgendosi nell’asciugamano, il tessuto morbido una momentanea barriera tra le sue nuove verità e il mondo.
Era quasi pronta quando lo vide sulla porta, il suo sguardo una promessa di nuove profondità da esplorare.
“Siediti lì,” ordinò, indicando la tazza chiusa mentre si dirigeva verso la specchiera. Il suo ritorno portò con sé strumenti che trasformarono il bagno in un teatro di sensazioni – la schiuma da barba e un rasoio a mano libera che catturava la luce come una promessa affilata.
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