Io e mia modella parte 1

di
genere
etero

Lei ha una decina d’anni più di me.
Una sera, distrattamente, entro in una webcam per adulti e la trovo.
Mi colpisce subito: le tette grosse, sode, il viso pulito, di una che non lo fa per lavoro ma perché il cazzo le piace davvero. E si vede.
Da quel momento diventa un’ossessione. Passo mesi a spenderci soldi, a collegarmi con lei in videochiamate sempre più spinte. Giochiamo con tutto, proviamo ogni perversione.
Quella che ricordo con più piacere è la volta in cui chiede al suo compagno di scoparla con la cam accesa, mentre io mi segavo guardando e dicendo loro cosa fare. Un porno in diretta, solo per me.
Passano mesi, anni, centinaia di seghe fatte ovunque — in ufficio, sul treno, a casa — con lei, o pensando a lei.

Mi entra nella testa, nel sangue.
Il suo modo di parlare, metà italiano e metà rumeno, il culo pieno e sodo, la figa sempre rasata, lucida, pronta. E quelle tette… Dio, quelle fottute tette grosse, da perderci la testa.
Un giorno mi arriva un messaggio che mi paralizza: a fine mese verrà in Italia, a pochi chilometri da casa mia.
Non ci penso due volte. Le scrivo diretto: “Voglio scoparti.”
Non mi aspetto davvero una risposta positiva, è più una fantasia sparata lì.
Ma lei, con una semplicità che mi fa esplodere il cazzo nei pantaloni, mi risponde:
“Ok.”

Cerco subito il motel più vicino, invento la scusa giusta per assentarmi. Organizzo tutto.
Sono pronto a scoparmela come l’ho desiderata per anni.
Il giorno arriva. È mattina, poco dopo le dieci, e il caldo è già soffocante.
Lei mi aspetta sul ciglio della strada, come una puttana. Ma oggi è solo la mia puttana.

Sandali rosa, unghie dei piedi laccate di rosso acceso.
Pantaloncini corti, cortissimi, gambe lisce e lucide, quasi oliate.
Canottiera blu che fatica a contenere quelle bombe.
C’è imbarazzo, lei è agitata, un po’ timida.
Io ho già il cazzo che mi pulsa. Me la immagino già inginocchiata in macchina a succhiarmelo durante il tragitto.

Parliamo del più e del meno, ma non ascolto. La voglio.
Arriviamo al motel. Faccio il check-in con il cazzo che ormai preme impazzito nelle mutande.
Saliamo in camera, chiudo la porta, mi giro e la guardo.
È lì. Sola con me. Finalmente.

Mi tolgo i pantaloni, il cazzo duro e gonfio esce come una bestia in gabbia.
Lei arrossisce, si irrigidisce, ma io me ne frego.
Inizio a segarmi guardandola, voglio che veda quanto mi fa impazzire.
Lei si avvicina, mi prende la mano e la scosta.
Mi bacia, con forza.
La sua lingua nella mia bocca, il suo seno contro il mio petto, e la sua mano che mi afferra il cazzo con decisione.

Poi scivola in ginocchio e lo prende in bocca.
Lo succhia come se volesse portarselo via.
Io sono in piedi, mezzo nudo, lei inginocchiata davanti a me che si dà da fare con una fame che non avevo mai visto.

La prendo, la sollevo e la stendo dolcemente sul letto.
Le sue labbra hanno ancora il sapore del mio cazzo.
Guardo i pantaloncini: tra le gambe una chiazza scura, bagnata.
Le sussurro:
“Come vuoi essere scopata?”
Lei mi guarda e risponde con voce roca:
“A pecora. Fammi male.”

Infilo il preservativo, entro dentro di lei.
Inizio a scoparla con forza, con anni di desiderio che esplodono in ogni affondo.
Lo specchio davanti a noi riflette il suo seno che ondeggia, i capezzoli duri che sfiorano il materasso.

Ma sento poco. Non basta. Voglio sentirla davvero.
“Voglio godere tutto,” le dico.
Tiro fuori il cazzo, strappo via il preservativo ed entro di nuovo, senza freni.
Lei non fa in tempo a reagire.
“Che hai fatto?” mi chiede ansimando.
“Ora sono libero. E voglio riempirti la figa del mio sperma.”

La scopo con più violenza, sento le sue unghie graffiarmi la schiena, lei geme, mi implora:
“Non fermarti, scopami ancora!”
Poi urla:
“Cazzo! Esci! Esciiii!”
Il mio cazzo fa da tappo, e appena esce, un’ondata calda e abbondante le esce da dentro.
Grida in rumeno, parole che non capisco, parole sporche, sudate.

Sto per venire, ma voglio farlo dentro di lei.
“Nel culo, veloce, nel culo!” urla.
Parla in rumeno, bestemmia.
Io non mi faccio pregare.
Le apro le chiappe e infilo il cazzo nel suo buco stretto, che si dilata centimetro dopo centimetro.

È calda, stretta.
Qualche affondo ed esplodo, urlando anch’io parole senza senso.
Mi svuoto completamente dentro di lei.
Sento le gambe cedere.

“Vado a farmi una doccia,” mi dice.
Sono passati solo venti minuti.
Abbiamo ancora la stanza per tre ore e quaranta.
E questa è solo l’introduzione.

(continua…)
Se ti è piaciuto e voi sapete come va a finire scrivimi : daniele.danielotti@libero.it
di
scritto il
2025-07-03
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