Io e la mia modella parte 3

di
genere
etero

Il tempo passa.
Silenzio.
Corpi molli, stanchi.
Io ho il cazzo rosso, pulsante, quasi bruciato da quanto ha goduto.
Lei è stesa accanto a me, con le gambe ancora aperte e le labbra gonfie, sudate, sfondate dal mio piacere.

Restiamo così un bel po’.
Poi ci alziamo.
Ci rimettiamo qualcosa addosso.
Scendiamo a prendere due panini da un distributore automatico nell’atrio, con le gambe molli e le facce stravolte.
Torniamo in camera.
Seduti sul letto, mangiamo come due animali, lei a gambe larghe, senza mutande, il culo nudo contro la coperta.
Beviamo una lattina a testa.

Io sono ancora mezzo morto, ma il cervello si riaccende.
E con lui… l’istinto.

Prendo il telefono.
La chiamo.

Sonia.

Risponde subito, come se stesse aspettando.

“Ti è piaciuta la scopata, eh?”

“Da dio.”

Passo il telefono alla rumena.
Parlano.
Sonia non ha filtri.

“Lo sai che me l’ha messo in bocca in un parcheggio, col motore acceso? Che mi è venuto addosso e poi mi ha girata e me l’ha messo nel culo mentre sentivamo i messaggi vocali di mio marito?”

La rumena ride, eccitata.
Le si illuminano gli occhi.

“Tu sei peggio di me.”

“Siamo uguali. E ora goditelo un’altra volta anche per me. Quelle tette lì io le avrei leccate ore.”

Chiudo la chiamata.
Lei non mi guarda nemmeno: si alza, si toglie di nuovo tutto, si mette sopra di me, a cavalcioni.
Il mio cazzo, stanco ma obbediente, si fa spazio di nuovo.
Mi prende con le mani, lo infila lentamente dentro di sé.
Poi si china, mi schiaccia le tette in faccia.

“Dai, sentile. Tanto lo so che è questo che vuoi.”

E aveva ragione.
Quelle tette enormi, sudate, calde, mi scivolano sulla faccia mentre lei cavalca con ritmo crescente.
Ogni rimbalzo è un colpo secco.
Ogni gemito è una bestemmia.

Mi si stringe intorno come se volesse portarmi via il cazzo.
Io affondo, affondo, affondo.
Il letto sbatte contro la parete.
I suoi seni sono ovunque: in bocca, sul petto, sotto le mani.

“Riempimi la bocca, dai… voglio sentire il sapore della tua fatica.”

Mi alzo, la metto in ginocchio sul letto, davanti a me.
Le spingo le tette una contro l’altra.
E vengo lì, tra quelle due montagne di carne, mentre lei le stringe e ride.
Il mio sperma cola giù, sulle sue mani, sul suo petto, sulle lenzuola.

Poi basta.
È finita.
Davvero.

Si riveste. Io pure.
Usciamo.
Silenzio.
Le mani non si sfiorano.
Nessun bacio, nessuna promessa.

La riporto dove l’ho presa.
Scende dall’auto, si sistema i pantaloncini.
Mi guarda e dice solo:

“La prossima volta ti guardo scopare qualcun’altra. Se mai ci sarà.”

Chiude la portiera mi sorride e si allontana, per sempre, forse..
di
scritto il
2025-07-06
1 K
visite
8
voti
valutazione
5.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Io e la mia modella 2
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.