Ancora addosso

di
genere
sentimentali

C’era qualcosa in quell’assenza che bruciava più della presenza. Un vuoto carico, che non spegneva, ma accendeva. Lo sentiva ancora addosso — il suo odore, la pelle calda contro la sua, le mani che conoscevano il modo giusto di toccarla, di prenderla, come se ogni movimento fosse scritto dentro di loro da sempre. Era lì, anche senza esserci, nei pori, nei respiri che si facevano più profondi ogni volta che la memoria lo sfiorava.
Non cercava di allontanarlo, non ci provava neanche. Chiudeva gli occhi e lo sentiva avvicinarsi, lo immaginava dietro di lei, la bocca sulla nuca, le dita che scorrevano lente, sicure, affamate. Il cuore le batteva come se fosse vero, come se quel pensiero fosse carne. E in qualche modo lo era. Perché lui non se n’era mai andato davvero. Viveva sotto pelle, nel battito accelerato, nel ventre che si tendeva al ricordo.
Le sue mani si muovevano nella mente come se stessero per toccarla davvero. Le labbra sfioravano la pelle, risalivano il collo, e il fiato caldo le faceva piegare le ginocchia. Era lì, ora. Un sussurro ruvido, una presa ferma sulla vita, una voglia che non chiedeva permesso, che non cercava tenerezza. Solo bisogno. Crudo, totale, inevitabile.
E lei lo voleva così. Senza promesse, senza futuro, ma con il presente che bruciava. Il desiderio li guidava come una marea, li trascinava addosso l’uno all’altra, labbra che si cercavano come se avessero sete, corpi che si riconoscevano al buio, senza bisogno di parole.
In quell’assenza, lui c’era. Presente. Vivo. Dentro ogni impulso, ogni battito. E lei non voleva liberarsene. Lo voleva addosso, dentro, ovunque.
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scritto il
2025-06-15
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