Dopo una serie di sguardi

di
genere
sentimentali

Appena entrò a casa sua, la sensazione fu la stessa di ogni volta.
Quel nodo nello stomaco, quella tensione che le saliva lungo la schiena e le faceva tremare le mani. Lui era lì. E ogni volta che lo vedeva, il corpo le reagiva prima della mente.
Ma stavolta non erano soli. E si sa… più una cosa è rischiosa, più diventa desiderabile.
Erano seduti a parlare come se niente fosse, come se tutto fosse normale. Ma non lo era. L’aria era elettrica.
Bastava osservarli anche solo un minuto per capire che stava succedendo qualcosa.
I loro sguardi si rincorrevano. Si fermavano uno sull’altra un attimo di troppo.
E poi quei silenzi.
Avevano cominciato a giocare. Senza dirlo. Senza accordarsi. Un gioco di occhi, gesti piccoli, sfioramenti minimi, ma pieni di intenzione. Era un modo di stuzzicarsi senza toccarsi. Di dirsi tutto senza dire nulla. E il desiderio cresceva. Silenzioso, feroce, inevitabile.
Dopo un po’, lui si alzò. Le si avvicinò senza fretta e la baciò..
Era fuoco. Era bisogno. Era quel genere di bacio che toglie il fiato e lascia addosso le sue mani anche quando non la stava ancora toccando davvero.
Per lei, fu come andare sotto.
Sotto un’ondata di sensazioni. Di adrenalina. Di voglia.
Ma dovevano essere discreti.
Così si rifugiarono in bagno.
E una volta lì… non c’erano più limiti.
La porta si chiuse e il tempo si azzerò. Si cercarono subito. Si presero. Le sue mani la afferrarono come se fosse sua, come se avesse atteso troppo. Le labbra scesero sul collo, il respiro si fece pesante, ruvido, diretto.
Lui sapeva esattamente cosa fare.
Ogni gesto era preciso, come se conoscesse ogni punto esatto della sua pelle, ogni reazione, ogni modo per farla impazzire. E lei lo lasciava fare. Si lasciava andare. Si perdeva.
Nella sua bocca. Nei suoi sospiri.
Nelle parole sussurrate all’orecchio. Nelle dita che affondavano. Nella pelle che si scaldava sempre di più.
Erano perfettamente compatibili.
Non era solo chimica. Era istinto. Era alchimia. Era tutto..
Si prendevano come se fossero fatti solo per quello.
Per esplodere insieme.
Le sue mani le lasciavano il segno addosso, ma lei non avrebbe voluto altro. I suoi occhi la guardavano mentre la toccava, e c’era qualcosa lì… qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai detto, ma che esisteva. Lo si capiva da come si cercavano. Da come non riuscivano a staccarsi.
Quando tutto finì, solo per necessità e non per volontà, uscirono come se niente fosse. Ma addosso avevano ancora il sapore dell’altro. Nella bocca, nelle mani, sotto le unghie, sulla pelle.
E più tardi, quando la sera arrivò, le arrivò anche il suo messaggio.
"Ho ancora le dita che sanno di te."
E lei sorrise.
Perché sapeva che nessuna doccia, nessuna distanza, nessuna ora avrebbe davvero cancellato ciò che era appena successo.
Tra loro, era troppo.
Sempre troppo.
E troppo… non è mai abbastanza.
di
scritto il
2025-06-18
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