Allo Specchio - 3

di
genere
corna

Erano mesi, ormai, che si vedevano quasi regolarmente, una volta alla settimana, una bibita di ritorno dall’ufficio, una serata insieme agli amici grazie ai quali si erano conosciuti, un appuntamento al cinema o a teatro. Non era più successo che si determinassero le condizioni per riprendere quell’attrazione magnetica della serata al concerto mancato, neppure avevano mai affrontato l’argomento. Era solo qualcosa che aleggiava fra di loro, irrisolta, nella consapevolezza che sarebbe tornata a proporsi quando i tempi fossero stati maturi.
Ciò che accadde una sera, in tarda primavera. Uscivano dal cinema, dove avevano assistito ad un intenso dramma pregno di spunti introspettivi sul significato dell’esistenza. Avevano fame, ma era troppo tardi per andare al ristorante. offrì Lei. rispose Lui
Dopo cena, rimasero ancora a chiacchierare piacevolmente, in salotto, prima seduti uno di fronte all’altra, poi affiancati, per guardare insieme delle fotografie che aveva fatto Lei. Per vedere meglio, ci si sposta, Lui si accomoda intorno al tavolino… Lei gli si inginocchia fra le gambe… gli prende una mano, per sottolineare un’immagine… lo stringe un po’ più a lungo del necessario, si volta a guardarlo… un sorriso, un ammiccamento… Lui risponde con una carezza, un bacio sui capelli… profumo di legni pregiati, patchouli, che non si usa quasi più… il suo olfatto è molto sensibile, la serata è stata piacevole, ed il ricordo di quell’altra sera preme nella testa e nei pantaloni di Lui…
Anche Lei fa fatica a reprimere il primordiale istinto di esternare il desiderio… dopo qualche altra fotografia, mentre lo stereo manda una musica adatta… Lei si appoggia sulle gambe di Lui, si gira… le loro labbra si sfiorano… poi si fondono in un bacio appassionato.
Lui la fa salire sulle ginocchia, l’abbraccia e la bacia dolcemente quanto più affamati sono invece i baci di Lei, quasi dei morsi… l’invita a spogliarsi, lentamente, l’aiuta mentre si versa da bere, ancora del vino, è rimasto freddo… in breve Lei cede alle sue richieste, è nuda fra le sue braccia.
Il corpo è sodo, elastico, come ci si aspetta da una giovanetta poco più che ventenne. L’incarnato olivastro sembra sintonizzarsi con l’illuminazione indiretta del salotto, proiettando un gioco di luci ed ombre che sottolineano la curva del seno, generoso ma non eccessivo, pieno, all’insù ma non appuntito.
I capezzoli e le areole sono scuri, quasi marroni, e la loro erezione si profila prepotente, e sbarazzina. Il ventre piatto, con la muscolatura appena accennata, sovrasta un pube gonfio e sporgente, coronato da un fitto cespuglio di peli neri, lunghi, dritti. Tra di essi, più in basso, si intravvede la fica, egualmente scura, carnosa, sensuale, le labbra già semiaperte. La lunga colonna delle gambe snelle la incornicia, pare che indichi la strada per arrivare fino a quel piccolo, promettente luogo di piacere.
Lui gioca con Lei, la sfiora, l’accarezza con il bicchiere ghiacciato… passa con la punta della lingua sul segno umido che il bicchiere ha lasciato sulla pelle della ragazza… sorseggia il vino, non ha fretta… mentre Lei arde, vorrebbe partecipare al gioco, ma capisce di non dovere intervenire…
Squilla il telefono, lo ignorano entrambi, proseguono in quel rituale… Lui si alza, tenendola sui robusti avambracci… qualche passo, poi la depone sul divano, si china su di Lei… ancora baci, carezze… la mano di Lui sembra poter arrivare ovunque, sembra essere ovunque…
Un tremito la prende, mentre è ancora ferma, in attesa di ciò che succederà, non può non succedere.
La fa alzare, Le gira intorno, scivola alle sue spalle, Le pone un bacio caldissimo all’attaccatura del collo, scende ad accarezzarle i fianchi, poi il ventre. Si diverte ad arricciare il serico pelo che Le ombreggia il pube. Si spinge ad accarezzare il clitoride, già duro, le labbra di quella vulva caldissima, circolarmente, poi verticalmente, aprendole. Gli umori di Lei gocciolano, densi, zuccherini.
Scostandole, si fa strada all’interno della vagina, che subito gli si stringe intorno. Lo sfregamento continua, va a cercare quel punto, che riconosce d’istinto sotto ai polpastrelli, in cui la parete è più morbida, spugnosa, vi si sofferma a lungo, con piccoli movimenti dall’interno verso l’esterno. Lei freme, l’addome si contrae spasmodico, le gambe tremano, il respiro è pesante.
Ancora un attimo, e l’orgasmo la travolge. Con esso, un fiotto di liquidi fuoriesce prepotente, succo vaginale, acqua, urina, il segno tangibile dell’eccitazione e del desiderio. Si lecca le dita, soddisfatto e affascinato allo stesso tempo.
Subito dopo tocca a Lei. Gli slaccia cintura e pantaloni, li abbassa insieme alle mutande, trovandosi nuovamente di fronte al viso quel membro gigantesco, quella cappella gonfia e luccicante. Senza esitare, la prende fra le labbra, iniziando ad accarezzare l’asta con entrambe le mani, stringendo forte, segandolo mentre lecca e succhia. Questa volta, andrà sino in fondo.
E non le occorre grande sforzo, anche Lui è terribilmente eccitato. Le prende i capelli fra le dita, la attira a sé, spinge il cazzo sino in fondo alla gola di Lei, che non riesce ad ingoiarlo tutto, troppo per chiunque. Poi i fianchi si agitano, quasi autonomi, una spinta, due, tre. E lo sperma le schizza sino in fondo alla gola, le riempie la bocca, cola da quelle labbra appena colorate di rossetto che ancora avvolgono l’asta di quel magnifico esempio di virilità e desiderio.
Di nuovo, Lei può sorprenderlo, non si tira indietro. Ingoia tutto, avidamente, raccoglie con le dita quelle gocce di seme che le chiazzano il mento e aspira anche quelle, ripulendo poi il glande, succhiando fino all’ultima stilla. Nel mentre, ha ripreso a squirtare, il pavimento sotto di loro è ormai una pozza.
Si guardano, vogliosi. Hanno appena iniziato, e c’è ancora tanto, dei rispettivi corpi, che desiderano.
Lui, dopo un momento, si ritrae. Va via. Non si sente di andare oltre. È innamorato, e non vuole bruciare in un amplesso, che pure desidererebbe con tutte le sue forze, la speranza di un Amore che duri all’infinito. È scortese andar via così, lasciandola insoddisfatta, delusa … ma è più saggio, e questo deve bastarle. Domani, semmai, Le spiegherà.
L’eccitazione del momento era stata fortissima. In essa si era concentrato il fascino che su di Lui avevano esercitato le intelligenti grazie della ragazza, sin dalla prima sera. Non si trattava solo di un problema di bellezza, né di dolcezza caratteriale: in Lei riconosceva la capacità di intrigare veramente una mente aperta e sensibile, in continua ricerca di stimoli sofisticati. L’apparente ingenuità, la continua allegria, la curiosità per le cose che formavano oggetto delle loro conversazioni – ed erano le più varie – tutto questo era unito ad esaltare, senza esserne soffocato, la bellezza di Lei, cristallina, delicata, con i capelli corvini, la carnagione ambrata, del colore delle albicocche mature, gli occhi verdi come la giada più preziosa, snella e flessuosa, sempre calda, una miscela mediterranea, araba, indiana, dal profumo speziato, piccante, che rimane in testa.
Tutto questo accendeva in Lui qualcosa più della voglia di averla, trascinarla in una passione psichedelica: stava iniziando a delineare il sentimentale rispetto dell’amore, della condivisione, la voglia di conservare le sensazioni per poterle riassaporare di continuo, prolungando l’attesa del loro sperimentarsi, piuttosto che risolvere in un gesto –di altissima intensità- il carnale desiderio che quella pelle vellutata ispirava ogni volta che le loro mani si sfioravano per un qualunque gesto.
Gli era costato, fermarsi, reprimere lo slancio che la carne gli imponeva. Ma riteneva che fermarsi lì, sospendere, andarsene, fosse il solo modo per manifestarle veramente ciò che provava per Lei, e la serietà di quel sentimento. E riprendere il controllo di una situazione che, diversamente, gli sarebbe sfuggita ancor più di mano, pregiudicando proprio le basi di quel desiderio di espansione del sentimento nel tempo e, attraverso questo, dei sensi.
Un’altra vita, un altro mondo: forse così i loro corpi avrebbero potuto fondersi come l’acqua si versa nella coppa del vino, diventando con esso un’unica, inseparabile bevanda.
E poi, il prolungamento del piacere: Lei era lì, gli si era offerta. Avrebbe potuto cogliere il fiore in un altro momento, e sarebbe stato ancora più bello, dopo l’esercizio di rituali preliminari così protratti, e per quelle ragioni.
Ma ne valeva davvero la pena? Una ragazza, diciamo così, molto aperta, e certamente non alle prime armi. Una che sa giocare, con il piacere e forse anche con i sentimenti, una potenziale fonte di mal di testa, se non proprio di guai.
Dovevo proprio farmi intrigare così? Ripete a se stesso mentre, disteso sul letto, si accarezza la verga, già dura, ripensando agli orgasmi di Lei.
scritto il
2025-06-05
1 . 2 K
visite
6
voti
valutazione
6.2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Allo Specchio - 2

racconto sucessivo

Allo Specchio - 4
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.