Allo Specchio - 2

di
genere
corna

Trascorsero alcune settimane, senza che i due avessero alcuna occasione di rivedersi, o di avere reciproche notizie. Poi, un pomeriggio, in quell’ora fra le cinque e le sette che giustifica ogni incontro nelle grandi città, l’ora che fu del tè, ed ora dell’aperitivo, l’ora degli amanti, si trovarono per pura fatalità seduti a due tavoli accosti nella penombra di un caffè del centro in voga fra i giovani professionisti. Dapprima un sorriso, imbarazzato ed incerto, poi un saluto più esteso, quindi una conversazione completa, che li portò a lasciare i rispettivi compagni per allontanarsi da soli lungo la terrazza, una passeggiata nel freddo tramonto dicembrino per riprendere il filo di qualche facezia che era rotolata qua e là nel corso del loro precedente incontro.
Ah! – che affermazione è mai questa? –
Insomma, un dialogo inverosimile, una gran voglia di continuare ad incontrarsi senza avere in realtà posto alcuna base per giustificare che ciò accadesse, anzi sforzandosi di escluderne qualcuna.
Ma entrambi percepivano, quasi in forma di eccitamento elettrico dell’epidermide, la polare attrazione reciproca, appena contenuta dall’imbarazzo del momento.
Iniziarono a vedersi, dapprima occasionalmente, poi sempre più spesso, acquisendo familiarità con le rispettive consuetudini.
Lui passò a prenderla, una sera, per portarla al concerto di una famosa rock-band che si sarebbe esibita in città solo per una sera. Mille raccomandazioni del fratello di Lei, sulla pericolosità dei concerti, la folla, la pioggia imminente … quando arrivarono, la folla dei senza-biglietto e la fila ai cancelli scoraggiavano l’ingresso. Pure, si misero in coda, Lui avanti, che Le teneva le mani, Lei dietro, quasi costretta ad abbracciarlo. Una carica della folla dietro di loro La spinse contro la sua schiena, provocandole una piacevole, inattesa sensazione: i seni, premuti contro la ruvida stoffa del cappotto di Lui si erano sensibilizzati improvvisamente ad un contatto che non aveva nulla di intenzionale. Per prolungare la sensazione, Lei si strinse ancora di più alla sua schiena, come se le spinte da dietro fossero ancora insostenibili. Dopo mezz’ora di inutile attesa, nonostante avessero i biglietti, si erano stancati entrambi di aspettare per entrare.

Lei accettò, sebbene l’idea di partecipare all’evento fosse stata sua, e colse anzi al volo l’occasione per passare ancora del tempo con Lui, in condizioni impreviste, e quindi che facessero prevedere una maggior assenza di controllo nei suoi atteggiamenti, per solito così misurati. Andarono in un club dietro al palazzo Reale, a bere una cosa. Lui ordinò gin puro, Lei cercò di adeguarsi con un long drink, ma dovette subito dopo farsi portare qualcosa da mangiare, non era abituata a bere alcolici. Dopo il secondo bicchiere, nella penombra del locale, accompagnata dalla musica e affascinata dalla luce negli occhi di Lui, era decisamente oltre il livello di controllo che si era imposta di mantenere in qualunque occasione durante i loro incontri, ma in maniera non incompatibile con le sensazioni che Lei stessa aveva maturato accettando l’imprevisto (?) cambio di programma.
Potrei anche buttarmi, adesso, che cavolo … non intendo fare nulla di male, solo consolidare un po’ la nostra amicizia, fargli vedere che oltre all’interesse ho anche dell’affetto per Lui …
Parole che erano state come uno schiaffo, ma che saggiamente riconducevano l’ambito della serata alla dimensione cui essa apparteneva, un’uscita fra buoni conoscenti in via di diventare amici, nella misura in cui si può esserlo fra uomini e donne, che non trascinava conseguenze nelle altre sfere del loro rispettivo privato. L’ebbrezza dell’emozione era scemata, l’eccitamento di quel contatto provato fuori dall’arena quando i loro corpi si erano urtati, tuttavia, no.
Avvicinandosi alla macchina, Lei lo prese per mano, stringendo forte. Le dette le chiavi, salirono in macchina. Lei andava tranquilla, senza forzare. Ma cercò di attrarre il braccio di Lui intorno alle proprie spalle, di ristabilire il contatto fra i loro corpi. Lui la lasciò fare, combattuto fra la curiosità di vedere dove andasse a finire quell’esercizio ed il desiderio di poterne prevedere esattamente il punto di arrivo … cioè di partenza.
Sotto casa di Lei, o meglio una traversa prima, parcheggiati, al buio offerto dall’ombra di un albero che oscura la già tenue luce dei lampioni. Lui sorride, dentro di sé, ha immaginazione a sufficienza per sapere cosa aspettarsi. Lei sembra esitare, tremebonda. Ma a propria volta sa cosa, come, fin dove far succedere.
Si gira verso di Lui, gli mette le braccia intorno al collo, attirandolo a sé. .
Sbam! Va bene essere diretti, ma così sembra troppo persino a Lui. Non risponde, la lascia dire, fare.
Lo tira più vicino, chiude gli occhi, lo bacia. Nel mentre, rapida, corre con la mano sull’inguine di Lui, cerca conferme, le trova. Il cazzo si è drizzato immediatamente, preme contro la stoffa. Lo accarezza, piano, poi si insinua nel varco lasciato dalla cerniera che ha abbassato mentre continua a limonarlo in bocca, fruga nella biancheria, lo estrae.
È enorme, duro, completamente scappellato, con un glande gonfio e violaceo, cattura lo sguardo.
Lui è sopraffatto, attonito.
Gli mette due dita in bocca, le muove lentamente tutt’attorno per recuperare la sua saliva, poi torna a quella cappella monumentale, la inumidisce per bene. Gioca con le dita sull’apertura, la corona, il frenulo.
Lo sente palpitare, pulsare, fremere. Lo vede vibrare. Lo masturba con calma, sempre guardandolo in viso. Con le dita, inizia a percorrere i rilievi delle vene, evidenti, gonfi, tesi.
Lui tiene gli occhi aperti, ma non sembra vedere. Solo per esperienza inizia a darsi da fare a propria volta, le carezza i seni, stringe tra le dita il capezzolo turgido che svetta sotto il vestito. Cerca di raggiungere a sua volta l’inguine di Lei, che non gli lascia strada.
È solo un attimo, Lei si piega, accoglie fra le labbra quel membro statuario, passa con la lingua lungo l’asta, il glande, succhia brevemente la punta.
Poi basta, finisce lì. Si ricompone, mormora un saluto, scende dall’auto. Sparisce nel buio della notte.
scritto il
2025-06-02
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