Allo Specchio - 4
di
Le_Marquis
genere
corna
Il gesto di Lui l’aveva lasciata perplessa, attonita, incredula: non gli piaccio abbastanza? Non gradisce quello che sono in grado di offrirgli? O cosa?
Le abili manovre di quell’Uomo, che si intuiva amante dai gusti raffinati, ma dalla sensibilità quasi femminea, letteraria, avevano indotto in Lei, nella sua pelle, nel profondo delle viscere, una tensione che –rimasta inappagata– le ardeva ora come fuoco di lava incandescente. Lo voleva dentro di sé, voleva sentirsi dilaniata da quella enorme virilità, inondata da quelle esplosioni di seme. Si toccò la fica, per replicare la sensazione delle dita di Lui, si masturbò quasi con ferocia, ma non riuscì a venire.
Per quanto non fosse affatto nella sua natura, la scelta di abbandonarsi ad una relazione fisica con quell’uomo di cui ancora conosceva così poco, che frequentava saltuariamente nei momenti liberi, e la cui personalità la affascinava riempiendo gli spazi, i punti bianchi, le domande della sua ancor giovane mente era stata una scelta assolutamente consapevole, razionale, un atto di volontà.
La scoperta delle sue qualità fisiche, la stessa vista di quel glande così pieno, scuro, lucido, aveva aggiunto alla scelta dell’intelletto quella delle viscere, imponendole di completare, sublimare la propria esperienza di Lui – e di legarlo ancor più a sé, di consolidare il loro non-rapporto con la remunerazione sensuale, che avrebbe soddisfatto entrambi, delle mille attenzioni che Lui le usava, di continuo. Il solo pensarci la faceva fremere, dal suo sesso riprendevano a colare i suoi succhi.
Curiosa di ogni esperienza, sin da bambina (ed era, in quel momento, poco più che ventenne), ma conscia della propria bellezza, di più, della propria capacità di esercitare un fascino malizioso sugli uomini, aveva voluto cercare di assumere il controllo di quella relazione che si stava stabilendo negli ambiti inoccupati delle loro vite professionali.
Era anche il suo un gesto di amore, l’offerta del proprio corpo al di là di ogni limite che le rispettive condizioni imponevano loro, l’appagamento della passione che molte volte, nelle settimane che erano trascorse da quella notte al concerto, l’aveva tenuta sveglia la notte, a sentir palpitare il sottile fuoco che le correva sotto la pelle quando pensava a Lui, ed il fiato gli si mozzava.
Le sue amiche l’avevano presa in giro, anche nello studio di architettura d’interni dove svolgeva la sua pratica, e dove condivideva con le altre disegnatrici e le segretarie le piccole confidenze del pranzo, per il modo in cui Le brillavano gli occhi quando parlava di Lui, affermato architetto progettista di immobili residenziali di altissimo prestigio. Lo dipingeva come una specie di eroe, anche travisandone i tratti.
Lui, la cui maschia ed interessante figura stentava tuttavia a potersi definire bella, sembrava, dalle parole con cui Lei lo descriveva, una sorta di redivivo Lancillotto, capace di procedere per la sua strada senza macchia né paura contro fiere e briganti, travolgendo sul suo bianco destriero il cavaliere senza testa che lo avrebbe sfidato per contendergli il passo sul sentiero che portava alla principessa imprigionata dal cattivo della storia.
Sembrava avercela fatta, essere riuscita a conciliare il desiderio, l’amore e la sfida intellettuale, aveva scelto, sia pure senza averlo pianificato, il luogo ed il tempo. Aveva provocato una reazione, iniziando il gioco, si era accesa come non le era mai capitato prima… era consapevole dell’evidente corresponsione dei sensi di Lui… ed era rimasta sola, Lui si era ritratto senza una sola parola.
Ma forse… lo conosceva, ed apprezzava, anche per la sua timidezza, per una fondamentale ritrosia a manifestarsi oltre limiti, non sempre evidenti, che si imponeva in ossequio a quel codice d’onore che si sforzava di rispettare. Dunque, anche quell’abbandono poteva essere interpretato in quel modo, era stata una fuga, non uno sprezzante abbandono… aveva ben letto negli occhi di Lui altrettanto desiderio di quanto ne provasse Lei, dunque, non poteva trattarsi di disinteresse per l’oggetto della passione, ma di qualcos’altro… amore, rispetto… soggezione?
Non tutto era perduto, dunque.
Oppure era mero egoismo, aveva goduto di Lei, s’era divertito con le dita e s’era svuotato nella sua bocca, e non gl’importava di più?
Il dubbio l’angoscia, l’attanaglia di notte, mentre stringe le umide cosce intorno al cuscino.
Se questi erano stati i loro ragionamenti, paralleli e simmetrici, altrettali furono i loro comportamenti nei giorni a seguire.
Continuarono a frequentarsi, intensificarono, anzi, le occasioni di quegli appuntamenti, che ormai solo per gioco rinnovavano all’ultimo istante, ma che erano divenuti una costante delle rispettive giornate, tanto da indurli a modificare abitudini e programmi di lavoro.
Sempre più in confidenza, sempre più addentro ai processi mentali l’uno dell’altra, sempre più affiatati, ormai persino in grado di rivelarsi il comune sentimento, o almeno di manifestarselo senza eccessivi giri di parole, ancorché rinunciando, per il momento, ad ammetterne la convergenza, e riconoscere la congiunzione degli spiriti.
E, paradossalmente, sempre più lontani, per questo, come fermi sulle rive di un abisso stretto ma che non si decidevano a colmare, o valicare. Ed il consolidamento delle posizioni lungo le sicure sponde di quella breve distanza stava rendendo la separazione delle loro vite un dato di fatto, acquisito e cristallizzato, senza quasi che se ne accorgessero.
Ancora una volta, la storia che stavano vivendo sembrava dotarsi di vita propria, e seguire un copione alla cui stesura nessuno dei due, per quanti sforzi compisse, riusciva a partecipare.
Erano gratificati dal piacere di ogni singolo istante trascorso insieme, e soffrivano come fidanzatini gli inevitabili momenti di assenza; ma non sembravano in grado di andare oltre quel provvisorio piacere, di soddisfare il desiderio di assolutizzazione del sentimento, o di sua concretizzazione nel possesso, a seconda del punto di vista, che entrambi si erano prefissi come punto di partenza di una relazione sentimentale.
In altre parole, il coinvolgimento intellettuale che aveva preceduto, preparandolo, quello emotivo, non riusciva a sublimarsi con l’affermazione di una superiorità, di una leadership e il dualismo delle sfide che si proponevano silenziosamente nel corso dei loro incontri reprimeva lo sfociare della semplice passione, affettiva e carnale.
Attratti sempre più, per contrasto, dalle capacità emotive ed intellettuali che intuivano l’una nell’altro, si trovavano in condizione di non poter quasi fare a meno di vedersi, sentirsi, scriversi, confidarsi i momenti importanti ed irrilevanti delle rispettive giornate, confrontare opinioni sui fatti del giorno, sui colleghi, far partecipare l’altro alle proprie vite, insomma.
Questa dipendenza sortiva effetti contrastanti, a propria volta, sul legame affettivo che i due protagonisti della nostra storia coltivavano sommessamente sotto la cenere della competizione intellettuale e della complicità amicale che stavano viceversa sviluppando con l’intensità che si è detta: da una parte, infatti, tale legame rimaneva vivo e reattivo come la brace su cui ogni tanto arrivi un soffio, breve ma intenso, ed è pronta a divampare; dall’altra parte, la brezza del vincolo amicale che veniva a crearsi smuoveva cenere a sufficienza, su tale brace, da impedire al soffio di attizzare a sufficienza la brace perché essa si riaccendesse come fiamma a consumare la legna.
Ciascuno per proprio conto, Lui e Lei presero consapevolezza di questa situazione, quasi allo stesso tempo. E quasi simultaneamente essi percepirono l’incongruenza dell’assetto che le cose stavano assumendo con le loro reali intenzioni.
È strano come in materia di rapporti personali la vita possa a volte prendere corsi inattesi, ed indesiderati, sottraendosi all’impulso di volontà anche forti e ferme, come era il caso dei nostri. O almeno, come altri direbbe, che la combinazione delle forze, e degli sforzi, impiegati per indurre un movimento verso un obiettivo apparentemente comune, possa dar luogo ad una risultanza di effetti assolutamente deviante rispetto al fine atteso.
Le regole basilari della fisica insegnerebbero, in questi casi, che l’effetto indesiderato dipende, alternativamente, da una solo apparente identità di obiettivo, che comporta in realtà una radicale divergenza nell’applicazione dei fattori, o dalla notevole differenza, di intensità e punto di applicazione, dei fattori stessi rispetto alla posizione relativa del corpo da smuovere e dell’obiettivo da raggiungere.
Com’è, come non è, la caratteristica distintiva della personalità umana, e di una personalità forte, a maggior ragione, deve essere quella di percepire lo scostamento tra obiettivo tendenziale e reale, e di applicare le contromisure idonee a correggere la situazione. Anche, ove opportuno, dimettendo l’applicazione di una forza.
Ora, tutto può dirsi di quel Lui e quella Lei che danno contenuto a queste pagine, ma non che non fossero in grado di intervenire per recuperare il controllo della scena cui stavano partecipando. E così fecero, sebbene, inevitabilmente, ciascuno a proprio modo, ancora una volta. Con gli effetti che vedremo.
Le abili manovre di quell’Uomo, che si intuiva amante dai gusti raffinati, ma dalla sensibilità quasi femminea, letteraria, avevano indotto in Lei, nella sua pelle, nel profondo delle viscere, una tensione che –rimasta inappagata– le ardeva ora come fuoco di lava incandescente. Lo voleva dentro di sé, voleva sentirsi dilaniata da quella enorme virilità, inondata da quelle esplosioni di seme. Si toccò la fica, per replicare la sensazione delle dita di Lui, si masturbò quasi con ferocia, ma non riuscì a venire.
Per quanto non fosse affatto nella sua natura, la scelta di abbandonarsi ad una relazione fisica con quell’uomo di cui ancora conosceva così poco, che frequentava saltuariamente nei momenti liberi, e la cui personalità la affascinava riempiendo gli spazi, i punti bianchi, le domande della sua ancor giovane mente era stata una scelta assolutamente consapevole, razionale, un atto di volontà.
La scoperta delle sue qualità fisiche, la stessa vista di quel glande così pieno, scuro, lucido, aveva aggiunto alla scelta dell’intelletto quella delle viscere, imponendole di completare, sublimare la propria esperienza di Lui – e di legarlo ancor più a sé, di consolidare il loro non-rapporto con la remunerazione sensuale, che avrebbe soddisfatto entrambi, delle mille attenzioni che Lui le usava, di continuo. Il solo pensarci la faceva fremere, dal suo sesso riprendevano a colare i suoi succhi.
Curiosa di ogni esperienza, sin da bambina (ed era, in quel momento, poco più che ventenne), ma conscia della propria bellezza, di più, della propria capacità di esercitare un fascino malizioso sugli uomini, aveva voluto cercare di assumere il controllo di quella relazione che si stava stabilendo negli ambiti inoccupati delle loro vite professionali.
Era anche il suo un gesto di amore, l’offerta del proprio corpo al di là di ogni limite che le rispettive condizioni imponevano loro, l’appagamento della passione che molte volte, nelle settimane che erano trascorse da quella notte al concerto, l’aveva tenuta sveglia la notte, a sentir palpitare il sottile fuoco che le correva sotto la pelle quando pensava a Lui, ed il fiato gli si mozzava.
Le sue amiche l’avevano presa in giro, anche nello studio di architettura d’interni dove svolgeva la sua pratica, e dove condivideva con le altre disegnatrici e le segretarie le piccole confidenze del pranzo, per il modo in cui Le brillavano gli occhi quando parlava di Lui, affermato architetto progettista di immobili residenziali di altissimo prestigio. Lo dipingeva come una specie di eroe, anche travisandone i tratti.
Lui, la cui maschia ed interessante figura stentava tuttavia a potersi definire bella, sembrava, dalle parole con cui Lei lo descriveva, una sorta di redivivo Lancillotto, capace di procedere per la sua strada senza macchia né paura contro fiere e briganti, travolgendo sul suo bianco destriero il cavaliere senza testa che lo avrebbe sfidato per contendergli il passo sul sentiero che portava alla principessa imprigionata dal cattivo della storia.
Sembrava avercela fatta, essere riuscita a conciliare il desiderio, l’amore e la sfida intellettuale, aveva scelto, sia pure senza averlo pianificato, il luogo ed il tempo. Aveva provocato una reazione, iniziando il gioco, si era accesa come non le era mai capitato prima… era consapevole dell’evidente corresponsione dei sensi di Lui… ed era rimasta sola, Lui si era ritratto senza una sola parola.
Ma forse… lo conosceva, ed apprezzava, anche per la sua timidezza, per una fondamentale ritrosia a manifestarsi oltre limiti, non sempre evidenti, che si imponeva in ossequio a quel codice d’onore che si sforzava di rispettare. Dunque, anche quell’abbandono poteva essere interpretato in quel modo, era stata una fuga, non uno sprezzante abbandono… aveva ben letto negli occhi di Lui altrettanto desiderio di quanto ne provasse Lei, dunque, non poteva trattarsi di disinteresse per l’oggetto della passione, ma di qualcos’altro… amore, rispetto… soggezione?
Non tutto era perduto, dunque.
Oppure era mero egoismo, aveva goduto di Lei, s’era divertito con le dita e s’era svuotato nella sua bocca, e non gl’importava di più?
Il dubbio l’angoscia, l’attanaglia di notte, mentre stringe le umide cosce intorno al cuscino.
Se questi erano stati i loro ragionamenti, paralleli e simmetrici, altrettali furono i loro comportamenti nei giorni a seguire.
Continuarono a frequentarsi, intensificarono, anzi, le occasioni di quegli appuntamenti, che ormai solo per gioco rinnovavano all’ultimo istante, ma che erano divenuti una costante delle rispettive giornate, tanto da indurli a modificare abitudini e programmi di lavoro.
Sempre più in confidenza, sempre più addentro ai processi mentali l’uno dell’altra, sempre più affiatati, ormai persino in grado di rivelarsi il comune sentimento, o almeno di manifestarselo senza eccessivi giri di parole, ancorché rinunciando, per il momento, ad ammetterne la convergenza, e riconoscere la congiunzione degli spiriti.
E, paradossalmente, sempre più lontani, per questo, come fermi sulle rive di un abisso stretto ma che non si decidevano a colmare, o valicare. Ed il consolidamento delle posizioni lungo le sicure sponde di quella breve distanza stava rendendo la separazione delle loro vite un dato di fatto, acquisito e cristallizzato, senza quasi che se ne accorgessero.
Ancora una volta, la storia che stavano vivendo sembrava dotarsi di vita propria, e seguire un copione alla cui stesura nessuno dei due, per quanti sforzi compisse, riusciva a partecipare.
Erano gratificati dal piacere di ogni singolo istante trascorso insieme, e soffrivano come fidanzatini gli inevitabili momenti di assenza; ma non sembravano in grado di andare oltre quel provvisorio piacere, di soddisfare il desiderio di assolutizzazione del sentimento, o di sua concretizzazione nel possesso, a seconda del punto di vista, che entrambi si erano prefissi come punto di partenza di una relazione sentimentale.
In altre parole, il coinvolgimento intellettuale che aveva preceduto, preparandolo, quello emotivo, non riusciva a sublimarsi con l’affermazione di una superiorità, di una leadership e il dualismo delle sfide che si proponevano silenziosamente nel corso dei loro incontri reprimeva lo sfociare della semplice passione, affettiva e carnale.
Attratti sempre più, per contrasto, dalle capacità emotive ed intellettuali che intuivano l’una nell’altro, si trovavano in condizione di non poter quasi fare a meno di vedersi, sentirsi, scriversi, confidarsi i momenti importanti ed irrilevanti delle rispettive giornate, confrontare opinioni sui fatti del giorno, sui colleghi, far partecipare l’altro alle proprie vite, insomma.
Questa dipendenza sortiva effetti contrastanti, a propria volta, sul legame affettivo che i due protagonisti della nostra storia coltivavano sommessamente sotto la cenere della competizione intellettuale e della complicità amicale che stavano viceversa sviluppando con l’intensità che si è detta: da una parte, infatti, tale legame rimaneva vivo e reattivo come la brace su cui ogni tanto arrivi un soffio, breve ma intenso, ed è pronta a divampare; dall’altra parte, la brezza del vincolo amicale che veniva a crearsi smuoveva cenere a sufficienza, su tale brace, da impedire al soffio di attizzare a sufficienza la brace perché essa si riaccendesse come fiamma a consumare la legna.
Ciascuno per proprio conto, Lui e Lei presero consapevolezza di questa situazione, quasi allo stesso tempo. E quasi simultaneamente essi percepirono l’incongruenza dell’assetto che le cose stavano assumendo con le loro reali intenzioni.
È strano come in materia di rapporti personali la vita possa a volte prendere corsi inattesi, ed indesiderati, sottraendosi all’impulso di volontà anche forti e ferme, come era il caso dei nostri. O almeno, come altri direbbe, che la combinazione delle forze, e degli sforzi, impiegati per indurre un movimento verso un obiettivo apparentemente comune, possa dar luogo ad una risultanza di effetti assolutamente deviante rispetto al fine atteso.
Le regole basilari della fisica insegnerebbero, in questi casi, che l’effetto indesiderato dipende, alternativamente, da una solo apparente identità di obiettivo, che comporta in realtà una radicale divergenza nell’applicazione dei fattori, o dalla notevole differenza, di intensità e punto di applicazione, dei fattori stessi rispetto alla posizione relativa del corpo da smuovere e dell’obiettivo da raggiungere.
Com’è, come non è, la caratteristica distintiva della personalità umana, e di una personalità forte, a maggior ragione, deve essere quella di percepire lo scostamento tra obiettivo tendenziale e reale, e di applicare le contromisure idonee a correggere la situazione. Anche, ove opportuno, dimettendo l’applicazione di una forza.
Ora, tutto può dirsi di quel Lui e quella Lei che danno contenuto a queste pagine, ma non che non fossero in grado di intervenire per recuperare il controllo della scena cui stavano partecipando. E così fecero, sebbene, inevitabilmente, ciascuno a proprio modo, ancora una volta. Con gli effetti che vedremo.
6
voti
voti
valutazione
4.8
4.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Allo Specchio - 3
Commenti dei lettori al racconto erotico