Da Sogno a Realtà

di
genere
sadomaso

È un anno intero che lavoro alle dipendenze del Signor Smith, una persona seria, rispettabile e ricca. Un bell'uomo e molto per bene. Gli faccio da segretario e anche da tirapiedi. Accidenti quanto è maschio e quanto mi piace. Io invece sono un verme. Lui non conosce niente di quello che mi passa per la testa ma se lo sapesse gli farei solo schifo. Sono gay e anche frustrato. Vivo di strane fantasie. Quando lo guardo mi immagino di piacergli e che mi voglia … fare suo. Strane cose mi frullano nel cervello. Vorrei che mi dominasse e che mi trasformasse in una specie di schiavo, maltrattandomi se ne ha voglia prima di farmi inginocchiare in pompa da umile e devoto servo del suo cazzone, che ho visto una volta in bagno senza che lui se ne accorgesse, almeno credo. Perché altrimenti mi sarebbe entrato dentro l'anima marcia che ho e mi avrebbe fatto una bella lavata di capo e anche cacciato via disgustato e inorridito per il modo laido con il quale mi ero permesso di sbirciare la sua minchia di prima grandezza. Mi eccito ad immaginare queste cose, ma non faccio niente di male a nessuno. Sono solo pensieri in libera uscita che non diventeranno mai realtà. L'altro ieri gliel'ho guardata ancora, stava pisciando ma sembrava in erezione tanto ce l'ha grossa. Si è girato, l'ha scrollata e poi mi ha chiesto se ero venuto a pisciare anch'io. Non me l'aspettavo ma ho dovuto far buon viso a cattivo gioco. A me non scappava ma l'ho tirato fuori. Distrattamente me lo ha guardato e senza troppa malizia ha abbozzato un sorrisetto di compatimento e mi ha detto: “Tutto lì?” Ha avuto ragione a deridermi ne aveva tutto il diritto. Non posso reggere il confronto. Per qualche giorno ha continuato a tormentarmi chiamandomi più volte “Piccoletto”. Mi sentivo umiliato e forse dovevo reagire ma era solo la pura verità. Arrivati a venerdì ha voluto sapere se avevo il fine settimana libero. Ero libero sì. Allora con un tono secco mi ha comandato:
-”Ti aspetto da me. È da tanto che ammiro il tuo culetto”.
Ci sono rimasto con un palmo di naso. Mi sembrava di svenire. Ho fatto una smorfia che non era né un sì né un no e sono fuggito via di corsa ma dentro di me ero certo che ci sarei andato, ormai messo a nudo e inquadrato senza scampo verso chissà quale destino che a questo punto dipenderà più da lui che da me.
Il sabato mattina meno agitato di quello che serviva suono al cancello della sua villa in collina. Mi apre uno vestito o meglio svestito solo in collare e perizoma di pelle.
-”Accomodati. Il Padrone ha ordinato di informarti che se sei intenzionato a restare ti devo far firmare questo modulo standard e poi preparare uguale a come mi vedi”.
Non riesco a credere del tutto ai miei occhi. L'altro è cordiale e paziente e mi spiega alcune cose.
-”Sono cinque anni che ho l'onore di servire il Padrone. Qui dentro ci sono regole che vanno osservate. Non è un posto adatto per tutti ma se sei stato selezionato vorrà pur dire qualcosa”.
-”Si certo”.
-”O sei curioso di fare questa esperienza e ti rassegni a lui o è meglio che ti giri e te ne vai prima che sia troppo tardi”.
Leggo cosa c'è scritto su quel modulo: “Di mia spontanea volontà accetto senza riserve il ruolo di schiavo occasionale di Sua Signoria e mi attendo a servirLa di tutto punto nei modi che mi verranno richiesti durante le due giornate di sabato e domenica che trascorrerò nel Suo Castello ben disposto ad essere inserito da Inferiore in situazioni che mi saranno fatte conoscere presto”.
Firmo. Mi spoglio nudo. Vengo bardato da un collare nuovo di zecca e da un perizoma.
-”Bravo. Non ti preoccupare. Guarda come mi comporto io e cerca di fare altrettanto. Andiamo a riverire il Padrone”.
Detto questo la mia guida mi coinvolge in un bacio a risucchio che mi rincuora e insieme ci presentiamo da lui prostrandoci ai suoi piedi.
“Sono contento che sei venuto. Qui sei nel mio mondo e fra le mie mani. Hai tempo un'ora per recedere da questa esperienza e dopo diventi mio anche controvoglia”.
-”Si Signore”.
-”In segno di rispetto baciatemi il pacco”.
Come due cagne glielo baciamo e lecchiamo. Ci ordina di aprirlo e di darci da fare sui Suoi genitali. Insieme ci profondiamo intorno alla Sua Mega Erezione intanto che lui ci incita con delle attenzioni tutte rivolte ai nostri sederi, che palpa e pizzica e unghia anche. La temperatura sale alle stelle. Siamo eccitati.
-”Sei nuovo ma credo che mi andrai bene”.
Lo baciamo e lo veneriamo su e su fino ad entrare nelle sue ascelle dove stilla un sudore ormonale impregnato di buonissimi aromi.
Passata un'ora di orologio il Signore chiede al mio socio di prepararmi per lo stupro. Mi tolgo il peri e mi adagio su una sella. Il resto non so descriverlo ma è stata una vera inculata che di botto mi ha trasportato nei cieli della perversione travolto dal primo godimento anale e animale della mia misera vita.
-”È stato bravo. Frustalo e poi chiudilo in cantina a meditare. Resta con lui ma poche chiacchiere. Informalo delle nostre abitudini e quale è il programma”.
La cantina era buia. Il mio socio mi racconta che ci dovremo starci per un bel po' intanto che il Padrone si fa una doccia e si mette in libertà. Mi abbraccia e mi dice di tenermi pronto a servire. Ci arriva un fischio ed usciamo. Dalla cucina serviamo la cena in sala da pranzo dove stanno seduti il Padrone e un Suo Ospite. Mangiano e chiacchierano come se noi due non esistessimo.
-“Ti piace il novellino che ho racimolato?”
-“Davvero notevole. Dove lo hai scovato?”.
-”È il mio segretario. Non è pratico delle nostre cose ma lo educheremo”.
Raccontare e spiegare tutto quello che è successo poi non è facile. Sono stato appeso ad una corda e seviziato. Poi segregato. Poi coinvolto in un'orgia assassina. Mi sono dovuto spendere in pompa sull'ospite del Padrone. Quando sbagliavo mi buscavo uno schiaffo. I Padroni hanno preteso sesso di ogni tipo e alla fine mi hanno costretto a baciare il buco del culo dell'altro. Poi siamo andati a dormire. Il giorno dopo abbiamo servito le colazioni. Venivamo continuamente insultati e avvertiti di stare in riga o ci sarebbe toccata delle punizioni. Di punizioni ne ho subite tante come era logico dal momento che non ci sapevo fare. Sono stato inculato ripetutamente da tutte e tre a turno. Mi hanno fatto sentire l'ultima ruota del carro. Dopo un ultima ripassata di sevizie assortite mi sembrava di non farcela più. Era domenica sera. Mi è stato ordinato di rivestirmi e di andarmene, spedito fuori a pedate che ancora mi fa male il culo. Ho vissuto un vero incubo ma è stato anche un sogno e mi è piaciuto molto.
Il giorno dopo mi sono presentato in ufficio dove ho trovato il Padrone. Come se nulla fosse mi ha messo al lavoro. Ogni tanto mi sussurrava all'orecchio frasi abbastanza sconvenienti, del tipo:
-Ora che sei la mia cagnetta non avrai più tregua”.
Ero felice. I fine settimana li trascorro tutti da lui. Il suo servo è diventato la mia guida in tutto. Le poche volte che restiamo da soli ci sbaciucchiamo come due maialine.
Questo è quanto, almeno per il momento.
scritto il
2025-05-31
1 . 1 K
visite
1 6
voti
valutazione
7.4
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

I Casi della Vita III

racconto sucessivo

Nuovo Look
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.