I Casi della Vita II
di
suo schiavo
genere
sadomaso
-”Ultimo piano. Sali a piedi!”
Di buon passo inforco il giroscale e mi macino sette piani fino all'ottavo. Prendo fiato. Il portoncino si apre in automatico. Entro. La sua voce mi risuona da un altoparlante:
-”Spogliati di tutto e vieni a riverirmi”.
Sono perplesso. Mi guardo intorno.
-”Ubbidisci!”
Non ho scampo. Mi denudo. Entro in un salone molto grande. Mi fa avanzare con dei cenni fino a quando gli sono davanti.
-”In ginocchio! Saluta per bene il tuo nuovo Signore”.
Eseguo. Bacio l'anello della mano che mi allunga, poi i posti che mi vengono indicati: la bottoniera dei pantaloni e la punta della sua scarpa. Poi resto in attesa sguardo a terra.
-”Bravo Occhibassi! Bacia anche il pavimento”
Eseguo.
-”Sbavaci su e leccalo”.
Eseguo.
-”Più laido”.
Ubbidisco.
“È più facile di quello che pensavi vero?”
-”Sì Signore”.
-”In Piedi”.
Scatto sull'attenti. Mi esamina. Mi torce i capezzoli. Li unghia. Emetto un grido soffocato. Continua fino a quando non mi vede in lacrime. Lascia la presa e con calma mi tocca, mi palpa, mi pizzica dappertutto. Da una sberletta alle palline. Sussulto. Mi fa girare. Sollevo le braccia mani dietro la nuca. Mi palpa le natiche. Mi stampa una manata sulla schiena. Sobbalzo ancora.
-”Che bel culetto. Lo hai mai dato via?”
-”Mai Signore”.
-”Hai un bel fisico. Mi piaci molto”.
-”Grazie Signore”.
-”lo vedi cosa c'è laggiù sul pavimento?”
Guardo. Sgrano gli occhi. C'è un collare di cuoio con borchie.
-”Se vuoi andare avanti prendilo e indossalo”.
Mi sento strano. Tutto è strano. Raccolgo il collare. Lo porgo nelle sue mani. Me lo stringe al collo.
-”Abbaia!”
-”Bau. Bau. Bauuuuuu”.
-”Cosa ti senti di essere?”
-”Un animale”.
-”Lo sei. Fai un giro della stanza a quattro zampe”.
Eseguo. Esploro tutto il salone. Annuso di qua e di là.
-”Bravo. Per oggi abbiamo finito. Ricomponiti. Ci vediamo domani alle ore 8 del mattino. Vedrai che ti piacerà”.
Ripeto il triplice saluto che ho imparato. Guadagno l'atrio dove mi rivesto. Il portoncino si apre come prima in automatico. Esco. Tiro un sospiro di sollievo. Mi sa che non devo usare l'ascensore. Scendo le scale gradino per gradino e mi ritrovo in strada. Cerco un bar. Mi faccio un bicchierino, poi due, poi tre. Sono quasi ciucco. Torno a casa. Mi arriva SMS testuale così: “Ti senti mio?”. Rispondo: “Ohhh sì”.
-”A domani OB”.
-”A domani Signore”.
-”Chiamami Padrone”.
-”A domani Padrone”.
Sono nelle nebbie, steso sul divano mi addormento di un sonno pieno di visioni strampalate a quando mi risveglio è già mattino.
Di buon passo inforco il giroscale e mi macino sette piani fino all'ottavo. Prendo fiato. Il portoncino si apre in automatico. Entro. La sua voce mi risuona da un altoparlante:
-”Spogliati di tutto e vieni a riverirmi”.
Sono perplesso. Mi guardo intorno.
-”Ubbidisci!”
Non ho scampo. Mi denudo. Entro in un salone molto grande. Mi fa avanzare con dei cenni fino a quando gli sono davanti.
-”In ginocchio! Saluta per bene il tuo nuovo Signore”.
Eseguo. Bacio l'anello della mano che mi allunga, poi i posti che mi vengono indicati: la bottoniera dei pantaloni e la punta della sua scarpa. Poi resto in attesa sguardo a terra.
-”Bravo Occhibassi! Bacia anche il pavimento”
Eseguo.
-”Sbavaci su e leccalo”.
Eseguo.
-”Più laido”.
Ubbidisco.
“È più facile di quello che pensavi vero?”
-”Sì Signore”.
-”In Piedi”.
Scatto sull'attenti. Mi esamina. Mi torce i capezzoli. Li unghia. Emetto un grido soffocato. Continua fino a quando non mi vede in lacrime. Lascia la presa e con calma mi tocca, mi palpa, mi pizzica dappertutto. Da una sberletta alle palline. Sussulto. Mi fa girare. Sollevo le braccia mani dietro la nuca. Mi palpa le natiche. Mi stampa una manata sulla schiena. Sobbalzo ancora.
-”Che bel culetto. Lo hai mai dato via?”
-”Mai Signore”.
-”Hai un bel fisico. Mi piaci molto”.
-”Grazie Signore”.
-”lo vedi cosa c'è laggiù sul pavimento?”
Guardo. Sgrano gli occhi. C'è un collare di cuoio con borchie.
-”Se vuoi andare avanti prendilo e indossalo”.
Mi sento strano. Tutto è strano. Raccolgo il collare. Lo porgo nelle sue mani. Me lo stringe al collo.
-”Abbaia!”
-”Bau. Bau. Bauuuuuu”.
-”Cosa ti senti di essere?”
-”Un animale”.
-”Lo sei. Fai un giro della stanza a quattro zampe”.
Eseguo. Esploro tutto il salone. Annuso di qua e di là.
-”Bravo. Per oggi abbiamo finito. Ricomponiti. Ci vediamo domani alle ore 8 del mattino. Vedrai che ti piacerà”.
Ripeto il triplice saluto che ho imparato. Guadagno l'atrio dove mi rivesto. Il portoncino si apre come prima in automatico. Esco. Tiro un sospiro di sollievo. Mi sa che non devo usare l'ascensore. Scendo le scale gradino per gradino e mi ritrovo in strada. Cerco un bar. Mi faccio un bicchierino, poi due, poi tre. Sono quasi ciucco. Torno a casa. Mi arriva SMS testuale così: “Ti senti mio?”. Rispondo: “Ohhh sì”.
-”A domani OB”.
-”A domani Signore”.
-”Chiamami Padrone”.
-”A domani Padrone”.
Sono nelle nebbie, steso sul divano mi addormento di un sonno pieno di visioni strampalate a quando mi risveglio è già mattino.
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