Amore sulla neve

di
genere
saffico

Il freddo di Gennaio era intenso, ma era così secco che si percepiva poco.
I pochi e stentati larici che incontravo nel mio cammino, erano piegati sotto al manto di neve gelata.
Le tracce di qualche camoscio, rivelavano che nonostante le condizioni proibitive, lassù la vita continuava.
Aveva smesso di nevicare, quella che era caduta era una neve nervosa, in realtà dei piccoli e bellissimi cristalli di ghiaccio, con un reticolo sempre perfettamente uguale, d’altronde il freddo era troppo intenso perché potesse nevicare in maniera convenzionale.
Ero tutta sudata, mi aprii la giacca termica, si sollevo una nuvola di vapore che si condensò immediatamente.
Misi una mano in tasca per prendere il mio GPS, guardai l’indicatore di temperatura, segnava meno dodici!
La faticosa salita su cui mi ero cimentata mi faceva sudare nonostante il freddo intenso, le racchette mi permettevano di non affondare nello spesso strato di neve cristallizzata, piantavo i bastoncini nella bianca coltre davanti a me a saggiare il terreno, per assicurarmi che non ci fossero crepacci, o comunque dei buchi, dove avrei potuto finire.
Mi mancavano ancora trecento metri di dislivello per raggiungere la mia meta, circa un’ora e mezzo di marcia sulla neve.
Erano già tre ore e mezzo abbondanti che arrancavo in salita, ero stanca ma ero abituata a camminare in montagna, sapevo dosare le mie forze.
Erano le quattordici, avevo ancora circa tre ore prima del buio, tra poco il sole si sarebbe abbassato, sparendo dietro alle creste che circondavano la valle, la temperatura si sarebbe abbassata notevolmente ed in fretta.
Le lacrime mi rigavano il volto, il mio ragazzo mi aveva lasciata tre giorni prima con un semplice messaggio watzap, a tre mesi dalla data fissata per il matrimonio. Bastardo vigliacco! Cercavo inutilmente di non pensarci, avevo intrapreso quella difficoltosa escursione invernale perché volevo rimanere sola a pingere sulle mie disgrazie in piena libertà e per inveire, in piena autonomia, contro quel porco maiale bastardo traditore.
A casa avevo detto che andavo a trovare un’amica a Firenze, in una zona non coperta da cellulare, mi dispiaceva mentire, ma avevo veramente bisogno di rimanere da sola a riordinare le idee.
Stavo salendo su un pianoro che conoscevo bene e che si trovava tra due vette ad una quota di duemila e seicento metri sul livello del mare, li si trovava un piccolo ma confortevole bivacco dove contavo di passare due o tre giorni in completo eremitaggio, sapevo che avrei trovato della legna per scaldarmi ed anche delle provviste, se fosse stato necessario, oltre alle mie che mi stavo portando faticosamente sullo zaino.
La salita stava diventando meno impegnativa e faticosa, ero arrivata sul piccolo altipiano, dei segnavia del CAI, che spuntavano appena dalla neve, mi confermarono che la direzione era giusta, dopo un quarto d’ora di cammino, e dopo aver superato alcune piccole alture, vidi con disappunto un filo di fumo che si alzava dalla coltre nevosa, superai l’ultimo dosso e mi si presentò il tetto del piccolo edificio che spuntava dal manto bianco, la neve arrivava all’altezza delle finestre del piano superiore.
Non avevo visto altre impronte, oltre alle mie. Questo significava che i miei inaspettati coinquilini provenivano dal sentiero che saliva dalla parte opposta.
L’entrata dell’edificio era coperta dalla neve, feci il giro del bivacco, vidi delle orme dirette verso una finestra del primo piano, il calco del piede era piccolo e le tracce erano di una sola persona, tirai lo scuro verso di me, non era bloccato, evidentemente l’escursionista che mi aveva preceduto non si aspettava ospiti.
Scavalcai il davanzale e mi diressi verso la scala in legno che scendeva al piano sottostante, sentivo dei rumori al piano sottostante, il mio peso sul pavimento di assi fece scricchiolare il legno.
Sentii i rumori cessare di colpo e poi il frastuono di pentole che cadevano rumorosamente a terra seguito da un tonfo e da un’esclamazione di dolore e disappunto.
Mi precipitai giù dalle sacale: Una figura minuta era distesa a terra, contornata da una batteria di pentole che era caduta dalla rastrelliera in cima alla stufa accesa. Mi precipitai a rialzare la malcapitata, scusandomi per essere entrata senza bussare.
Si girò a guardarmi spaventata, era una bellissima signora di mezza età, mi scusai ancora:-“Scusami tanto…Mi dispiace…Scusami…Dovevo bussare, ma ero così sorpresa dalla presenza di qualcuno quassù, in questo periodo, che sono entrata senza pensarci.” Lei mi guardò sorpresa:-“Che cazzo ci fai quassù in questa stagione!?…Da dove diavolo sei salita?” Il suo tono era incazzato! La guardai contrita, scontrosamente gli dissi:-“Se ti da fastidio la mia presenza domani mattina tolgo il disturbo!!” Il suo viso si distese in un accattivante sorriso:-“Scusami per la mia maleducazione, sono solo rimasta sorpresa e mi hai anche fatto prendere un bello spavento.” Mi sorrise nuovamente e porgendomi la mano continuò:-“ Mi chiamo Caterina, Kate per gli amici, non mi aspettavo nessuno, ma mi fa piacere un po di compagnia.” Esitò un attimo e poi aggiunse:-“Sei sola?…Ci sono altri con te?” Le strinsi la mano:-“Ciao, mi chiamo Valentina” La rassicurai:-“Sono sola, non c’è nessuno oltre a me.” Mi guardò sollevata:-“Meno male…Speravo proprio che non ci fossero dei maschi!” La guardai interrogativamente, scossi la testa e gli chiesi curiosa:-“Perché, non ti piacciono gli uomini?”Mi rispose:-“Diciamo che questo è un periodo che non prevede la loro presenza nella mia vita!!” Non commentai, gli chiesi:-“E’ tanto che sei qua?” Mi disse di essere arrivata il giorno prima.
Mi tolsi lo zaino dalla schiena e mi guardai attorno, l’interno del piccolo ricovero non era cambiato, era arredato e costruito in legno, l’aspetto era caldo e confortevole. Il fuoco scoppiettante della stufa ne accentuava l’accogliente prospettiva.
Mi accorsi solo in quel momento del profumo di polenta abbrustolita e di formaggio fuso, mi venne l’acquolina in bocca.
Kate mi guardò indovinando i miei pensieri, con tono gentile e materno, mi chiese:-“Hai fame?…Sono brava a cucinare, se ti va ci dividiamo la cena…Metto un altro pezzo di formaggio sul fuoco…Tanto ne ho portato in abbondanza.” Accettai volentieri con gratitudine. Le chiesi se nel frattempo potevo prepararmi da bere qualcosa di caldo, mi disse che ci avrebbe pensato lei, nel giro di qualche minuto avevo in mano una tazza di tè fumante.
Mi spogliai di parte dell’abbigliamento, arricciai il naso per l’odore di sudore che si sprigionò da sotto le ascelle, la sudata durante la salita mi aveva lasciato un odorino mica da poco!
Ci sedemmo a mangiare alla luce di una lampada della campingas, divorai la cena sotto lo sguardo divertito e dolce di Kate. Mi chiese l’età, le dissi che avevo ventidue anni. Mi chiese cosa ci facevo lassù da sola, le sorrisi e le dissi che la stessa domanda avrei potuto farla a lei, mi sorrise di rimando:-“E’ una storia lunga e complicata!” Assentii e risposi:-“Lo è sempre!”
La guardai meglio: Aveva i capelli grigi, non tinti, non troppo lunghi. Il suo sguardo penetrante, gentile, quasi curioso, era reso fantastico da un paio d’occhi di un bellissimo colore verde azzurro. il viso era molto bello. Aveva un sorriso coinvolgente, molto dolce. Il fisico pienotto ma atletico, era valorizzato da suadenti curve, Il seno bello pieno e voluminoso. Il culo a mandolino era valorizzato dai pantaloni performanti, da trekking, che indossava.
Spegnemmo la lampada per non consumare troppo gaz, lassù qualsiasi cosa era preziosa e andava usata con parsimonia. I bagliori del fuoco della stufa diffondevano una luce calda e tenue che rendeva l’atmosfera del piccolo ambiente particolarmente intima.
Parlammo a lungo, crogiolate dal calore della legna scoppiettante, confidandoci cose anche molto intime, come se ci conoscessimo da sempre.
Mi disse che aveva quarantasette anni, erano tre anni che era vedova di un marito che le aveva messo più corna di un cervo, da sei mesi aveva un amico con il quale pensava che avrebbe potuto nascere una bella storia, fino a quando lo aveva trovato a letto con la sua migliore amica.
Era li per quello: Aveva bisogno di stare da sola per un po’, lontano da tutti.
Pensai che tutto sommato la nostra storia era simile.
Iniziavo ad essere stanca, la informai che intendevo coricarmi, mi disse che era affaticata anche lei.
Spostammo i letti vicino alla stufa dopo averla caricata bene di legna.
La mia nuova amica si spogliò nuda e mise i vestiti all’interno del suo sacco a pelo, la guardai sconcertata, rise del mio stupore e mi spiegò che se non volevo patire il freddo, avrei anch’io dovuto seguire il suo esempio, in quanto i vestiti indossati all’interno del sacco si inumidiscono di condensa, che per venire asciugata ha bisogno di calore che trae dal nostro corpo, invece se si è nudi il calore si espande all’interno del sacco, creando un cuscinetto di aria riscaldata dalla nostra stessa temperatura corporea, mantenuta tale dall’apposito tessuto isolante e traspirante, regalandoci un confortevole tepore.
Ascoltai solo in parte la sua spiegazione, ero incantata dal suo corpo nudo, sentii il mio sesso gonfiarsi, non mi era mai successo di sentirmi sciogliere in quella maniera davanti ad una donna svestita, anche se molto bella. Guardai il suo sesso, appena velato da una folta peluria, con qualche pelo grigio, non particolarmente curata, le piccole labbra molto scure sporgevano dal sesso bello prominente.
La pancetta era leggermente sporgente.
Il seno, era abbondante, di una bella quarta, sormontato da due splendidi capezzoli grossi e scuri, al centro di due larghe aureole marroni. Era leggermente cadente, ma tremendamente licenzioso.
Aveva un culo tondo e perfetto, con dei glutei che, nonostante l’età, dovevano essere di marmo.
Era semplicemente stupenda e dissoluta!
Lei mi guardò piacevolmente colpita dal mio sguardo, fece una simpatica piroetta su se stessa e sorridente mi disse:-“Sono bella vero?….Dai tocca a tè…Spogliati!… O ti vergogni?…Dai potrei essere tua madre!” Non mi spogliai con la scusa che avevo troppo freddo, in realtà se mi fossi denudata si sarebbe accorta della mia eccitazione e sarebbe stato alquanto imbarazzante se avesse visto le mutandine zuppe.
Sicuramente vedeva i miei capezzoli turgidi che premevano contro la aderente maglia termica, ma non potevo farci niente. Infatti il suo sguardo si posò per un attimo sul seno, mi guardò compiaciuta Allargò le gambe per entrare nel sacco a pelo, rimase in quella posizione per qualche istante, con la figa, palesemente rorida di umori, ben esposta, sorridendomi seducente mi disse:-“Se avessi bisogno di qualcosa io sono qua!” Finì di infilarsi nel caldo involucro. Sentii lo stomaco che mi si stringeva, non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione del genere, ero frastornata e confusa, spaventata da quei miei inediti sentimenti.
Mi chiesi se fosse bisex, non ero prevenuta, ma non avrei saputo come comportarmi, nell’età della pubertà ero stata attratta da una mia compagna di scuola, ne era seguito un fugace flirt di qualche mese.
Assorta nei miei ambigui pensieri mi infilai nel mio sacco a pelo. Mi ci volle del tempo perché il sonno avesse il sopravvento sulla adrenalina che avevo in corpo.
Mi svegliai congelata nel cuore della notte, la legna nella stufa era finita e la temperatura all’interno del piccolo rifugio si era notevolmente abbassata, mi alzai per riattivare la nostra spartana fonte di calore. Tremavo dal freddo, stavo congelando!
Kate si svegliò, mise fuori la testa dal sacco a pelo e vedendomi tremare dal freddo, mi disse:-“Cazzo!!…Cosi ti congeli…Dai spogliati, vieni qua con me!” La guardai con le lacrime agli occhi:-“ Non riesco a muovermi, ho troppo freddo…Non sento più le mani!” Kate salto fuori dal suo caldo giaciglio in tutta fretta, recuperò una maglia termica che aveva messo dentro al sacco a pelo e la indossò con urgenza.
Mi spogliò nuda rapidamente, mi aiutò ad infilarmi nel sacco a pelo ancora caldo del suo corpo. Uauh! Mi sembrava di rinascere, la guardai grata, prima che potessi parlare. mi baciò le labbra, mi disse:-“Arrivo subito piccolina!” La guardai abbassarsi sulla stufa per accenderla, le natiche si aprirono mostrandomi la rosetta scura dell’ano e la figa pelosa tra le cosce, il bacio che mi aveva dato aveva ridestato quei sentimenti divergenti di poco prima.
Sempre piegata si girò a guardarmi ammiccando divertita:-“Ti piace la mia passerona vero?” Poi sorridendo mi disse:-“Guarda che se mi guardi così ti si accecano gli occhi!”
Il mio imbarazzo si sciolse nello scoppio di ilarità che la sua battuta mi stimolò.
Lei finì di accendere il fuoco e poi si tolse la maglia. Congelata, corse ad infilarsi al mio fianco, nello spazio esiguo del sacco a pelo. Tremante si lamentò:-“Brrrr….Cazzo!…Che freddo!” La presi tra le braccia, era gelida! Le sfregai la schiena e le natiche con le mani. Lei, sorridendo felice, crogiolandosi al calore del mio corpo, mi coprì il viso di bacini:-“Grazie piccolina, sei molto gentile!” Sorrisi imbarazzata, sentii le sue mani correre lungo il mio corpo, le sue dita, quasi casualmente, mi sfiorarono l’ano. Sentivo i suoi grossi seni schiacciati contro i miei, nella penombra della stanza la vidi guardarmi sorridente, avvicinò le sue labbra alle mie, me le sfiorò con un bacio, e poi un altro, ed un’altro ancora. Sentii la punta della lingua leccarmi dolcemente le labbra in una umida carezza, mi stava chiedendo un bacio più esplicito, che le permettesse di andare oltre.
Mi sentii sciogliere: Tutte le mie remore sparirono di colpo, chiusi gli occhi e mi lasciai andare, aprii la bocca, sentii la sua lingua attorcigliarsi alla mia, la sua saliva si mescolava con la mia. Baciava divinamente.
Le sue mani, meno innocenti di prima, esplorarono decise il mio corpo, senza dimenticarsi di essere dolci. Quando, finalmente, un dito scivolò, leggero come una piuma, all’interno del mio sesso liquefatto di desiderio, mi sfuggì un gemito di piacere, strofinò l’interno della fessura tra le piccole labbra, raccolse un po della mia voglia e si portò il dito alle labbra assaggiandomi:-“Com’è buona la tua farfallina…Mi piace il tuo sapore.” Questa volta fui io a baciarla, avvertii il mio sapore sulle sue labbra, reso lussuriosamente intenso dalla lunga e faticosa giornata, aveva ragione: Era buono!…Mi assaggiai con piacere!
Mentre continuavamo a baciarci allungai una mano sul suo sesso, lo accarezzai affondando due dita dentro di lei, il mio palmo appoggiava contro le sue grosse labbra interne sporgenti, sentii il suo respiro farsi rapido sulle mie labbra. La sua bocca si fece più bramosa.
Come aveva fatto lei prima, mi portai le dita alle labbra, ero curiosa di sentire il suo sapore ed il suo odore, lei intercettò la mia mano e mi fermò:-“Non sono pulita!” Le sorrisi vogliosa:-“ Ti prego… lasciami fare, ho voglia di tè” Poi guardandola divertita:-“ E poi….Voglio assaggiare quella bella passerona che mi hai sbandierato sotto al naso prima!”
Rise divertita dalla mia uscita:-“Prego….Se ci tieni proprio fallo!”
Mi portai le dita al naso. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul suo odore, annusai aspirando piano e trattenendo l’aroma all’interno delle mie narici, il suo effluvio era fantastico, oltre alla fragranza della sua eccitazione, percepivo un deciso afrore di urina, che non mi disturbava, anzi era tremendamente ed oscenamente eccitante!
Aprii la bocca e leccai le dita salate dai suoi umori, diluii i suoi succhi con la mia saliva e deglutii ingorda il suo lussurioso sapore. Erano sensazioni fantastiche, percepite dal mio cervello e distribuite a tutte le parti erogene del mio corpo che rispondevano ubriacandomi di piacere.
Sentivo il mio sesso sciogliersi e dilatarsi, come raramente mi succedeva. I mie capezzoli erano così turgidi da provocarmi dolore.
Guardai la mia amante, mi persi nei suoi bellissimi occhi, le accarezzai dolcemente i capelli, e la baciai con dolcezza, assaporando la sua saliva, mulinando la mia lingua all’interno della sua bocca in un coinvolgente bacio tra amanti.
Cercai il suo sesso e lei il mio, ci demmo piacere reciprocamente, l’orgasmo ci travolse quasi simultaneamente, soffocando i nostri gemiti l’una nella bocca dell’altra.
L’odore dei nostri sessi, all’interno dello spazio limitato del sacco, era intenso ed afrodisiaco.
Ci addormentammo abbracciate, consce che stava nascendo un fantastico saffico amore.
Fui svegliata dall’aroma del caffè e dal sorriso di kate, che china su di me mi stava guardando sorridendo dolcemente:-“Ti stavo guardando dormire…Sei bellissima piccolina!” Mi guardò con gli occhi luccicanti di emozione:-“ Non so cosa mi stia succedendo…. Non sono lesbica, anche se le donne mi sono sempre piaciute….Ho avuto qualche rapporto con qualche amica, quando frequentavo il liceo, ma niente di così sconvolgente ed intenso…Credo che sto per innamorarmi di tè!” La baciai con passione, le tolsi la felpa, l’unico indumento che indossava, la feci stendere sul letto al mio fianco, la baciai di nuovo con rinnovato ardore, lei mi disse:-“Sono eccita!…Ho voglia di te…Ti prego, fammi tua!!” Le imprigionai un capezzolo tra le labbra, succhiandolo avidamente. La sua mano si posò sulla mia testa spingendomela contro di lei. Portai una mano sul suo sesso rorido della sua voglia, sentivo sotto le dita il suo grosso e gonfio grilletto. Lo stimolai muovendo un dito in cerchio, schiacciandolo leggermente, Lei mise una mano sopra alla mia gridando il suo piacere:-“Oh si!..Si!…Ancora…Dio é bellissimo!…Fammi venire troietta!” Le infilai una mano sotto ai glutei raggiungendo il suo buco del culo, lo stimolai con un dito bagnato dagli umori che colavano dalla sua passera, e la penetrai.
Si muoveva convulsamente, attaccata su tutti i fronti. La sentivo gemere mentre i suo spasmi di piacere si facevano sempre più vicini e frenetici. Al culmine del suo godimento spinse il bacino verso l’alto, rimanendo immobile per un attimo, urlando il suo piacere ad occhi spalancati, la sentii tremare mentre continuavo ad occuparmi della sua clitoride e le spingevo il dito su per il culo, mi disse :-“Guardami…Guardami godere….Sto venendo…Baciami…. Ti prego baciami!!” Lasciai il suo seno, mi avvicinai alla sua bocca guardandola negli occhi, mi fissava con gli occhi carichi di libidine, la baciai passandole parte della saliva che avevo in bocca, lei vorticava la sua lingua avida a cercare il liquido che le stavo riversando in gola.
La sentivo gemere, mentre il suo bacino ritornava a muoversi scompostamente travolta dall’orgasmo. Accompagnai la fine del suo piacere sfiorandole piano la clitoride con le dita, dolcemente, senza fretta.
La sentii rilassarsi ansante, mi guardò con uno sguardo grato:-“Grazie amore…E’ stato bellissimo…Sei stata fantastica!” Le morsi leggermente le labbra, guardandola negli occhi con desiderio:-“Mia bellissima lesbicona, questo è solo il primo round!…Adesso viene il bello” Mi portai le dita, che le avevo messo nel culo, al naso, annusai l’intenso afrore con libidine, me le strofinai sulle labbra, le leccai, la tirai a me e la baciai di nuovo:-“ Senti come puzzi!!” Mi sorrise sordida:-“Hai intenzione di leccarmelo ugualmente, piccola porca!?” fremendo dal desiderio, le dissi:-“Puoi starne certa!” Si distese a gambe larghe:-“Vieni, che ti metto la testa tra le gambe, voglio anch’io la mia parte di figa!” La accontentai, mi stesi al suo fianco, nella posizione del sessantanove.
Finalmente vedevo la sua stupenda e grassa figa da vicino, sentivo il suo forte odore di passera sudata ed eccitata, dal il pelo si sprigionava un leggero aroma di urina, impregnato da precedenti pisciate asciugatesi su di esso.
Sentivo che anche lei mi stava esplorando con il naso, annusando rumorosamente la mia passera, mi disse:-“Il tuo odore è tremendamente laido ed osceno” Provocando le dissi:-“E allora cosa aspetti a mangiarmela!” Sentii la sua lingua divaricare le mie piccole labbra in cerca della mia abbondante liquida voglia, soffemrarsi sulla clitoride e muoversi esperta su di essa, i miei muscoli pelvici si mossero spasmodici, intensificando la sensazione di piacere che già provavo in maniera esasperata.
Affondai, a mia volta, la mia faccia nel suo sesso, il sapore indecente mi inebriò e mi travolse, infilai un braccio sotto alla sua gamba destra, portandomela sotto alle spalle, in quella maniera era completamente aperta davanti a me, le infilai il naso nel culo e la lingua, più in profondità possibile nella vagina. Soffocavo i miei gemiti con la bocca schiacciata nel suo sesso, inebriandomi con i suoi odori e sapori, mentre lei mi lavorava la figa, così bene, da portarmi in un estatico paradiso fatto di piacere. La sentivo godere del suo fare e del suo ricevere: Muoveva convulsamente il bacino imprigionato dalle mie braccia, Urlava parole dette dalla sua libidine:-“ Ciucciamela….Oh Cazzo…Continua così….Mi fai morire Piccola lesbica maiala…Godo…Ooh,..Godo…Ti godo in bocca…Bevi tutto troia!!!” Sentii il suo orgasmo esplodere inondandomi la faccia con i suoi deliziosi e licenziosi fluidi, leccavo avida, non finivano più, sembrava una colata lavica.
Io stimolata dal suo orgasmo e dal dito che mi aveva messo nel culo mentre mi leccava, esplosi a mia volta il mio piacere nella sua bocca, urlando il mio fantastico orgasmo. Finii di venire con la faccia schiacciata contro la sua odorosa figa, finendo di godere inalando i suoi intensi e lubrici aromi.
Ci rilassammo una a fianco dell’altra, ci baciammo di nuovo con le bocche che sapevano di noi, lei mi accarezzava il viso dolcemente.
Mi disse:-“ Ti amo bambina mia!…Se lo vuoi non ti lascerò più” poi sorridendomi appagata:-“E poi mi scopi troppo bene perché rinunci a te!” Ridemmo assieme della sua battuta.
Io avevo una pisciata impellente, le dissi che mi scappava, ma che non volevo uscire con il gelo che c’era fuori. Lei guardandomi divertita disse:-“Bisogna essere pratici a questo mondo!” Si alzò, prese una pentola capiente della rastrelliera e mi disse:-“Ecco…Vieni che poi devo fare anch’io” La guardai sconcertata:-“Ma… Sulla pentola?…Ma poi qualcuno ci farà da mangiare!” Lei di rimando:-“Cosa te ne frega…. Preferisci uscire con il gelo che c’è fuori?” Questo mi convinse, mi accucciai sopra al contenitore e diedi il via ad uno scrosciante getto di urina, lei mi guardò libidinosa, accucciandosi davanti a me e umettandosi le labbra con la lingua, dovevo ancora finire quando lei mi disse alzati! Capii le sue intenzioni, mi alzai, l’urina mi scorreva lungo le gambe, lei si precipitò a dissetarsi:-“Cazzo com’è buona la tua piscia….Dai….Ancora un pò…Spingi… Fanne uscire ancora un pò” Dopo aver pulito bene tutta la figa ed il pelo intriso della mia urina, mi leccò le gambe bagnate fino ai piedi.
Si alzò in piedi e mi prese per la nuca attirandomi a se, ci unimmo in un osceno bacio, lei aveva i capelli e la faccia bagnati dalla mia urina.
Il sapore del mio giallo nettare era acre e forte ma tremendamente libidinoso.
Kate si mise a gambe larghe sopra alla pentola e mi disse:-“Adesso tocca a me, tieni alta la pentola!” Feci come mi aveva detto, alzai il contenitore all’altezza delle sue ginocchia, volevo vedere bene il piscio uscire dalla sua figa. Un potente getto scaturì dalla sua uretra, centrando solo in parte la pentola, una parte mi schizzò addosso. Quando il fiotto si fece meno prepotente, posai il contenitore a terra ed incollai lamia bocca alla sua passera bevendo ed ingoiando a sorsate, forse il sapore della sua urina era ancora più forte della mia, ma questo non mi fece desistere dal rimanere incollata con la bocca alla sua figa fino a quando non smise di pisciare.
Ci baciammo nuovamente invertendo le sensazioni di poco prima.
Lei mise un paio di ciocchi nella stufa, ci sedemmo vicine abbracciate, coperte sulla schiena da un sacco a pelo.
Ci coccolammo per un po, ascoltando lo scoppiettio del fuoco in silenzio.
Dopo questa pausa ci alzammo e ci rivestimmo.
Ci dividemmo i compiti: Lei, che era meno freddolosa di me, uscì a raccogliere un po di neve da far sciogliere, per preparare la colazione, io rifeci i letti, e una volta che l’acqua si era riscaldata, mi occupai di fare pulizie e di sistemare il casino che avevamo fatto.
Consumammo la colazione facendo i programmi per la nostra prima giornata assieme.
Lei mi guardò con gli occhi fiammeggianti di nuova voglia, mi disse:- “Usciamo per una escursione, o…..!” Io le sorrisi e le risposi:-“ Fuori fa tremendamente freddo…Forse è meglio o!
scritto il
2024-01-28
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