Le gemelle

di
genere
incesti

Era già buio, la voce del leggendario Joe Cocker mi faceva compagnia mentre i fari fendevano la notte scura illuminando la strada nel bosco. Quel venerdì sera, giusto per finire la settimana di lavoro in allegria, ero stata ad una cena aziendale noiosa e snervante. Una di quelle serate a cui non puoi mancare, in cui devi essere gentile e cordiale con tutti, anche con le persone che ti stanno sul cazzo!
Io sono una persona riservata e solitaria, avrei preferito rimanermene a casa tranquilla in pigiama, godendomi la serata preludio del weekend, a guardare le mie fiction davanti al caminetto, sorseggiando un bel bicchiere di ottimo e profumato Fundador de Solera, invece di sorbirmi tutti quei chilometri per raggiungere il locale di proprietà del fratello del mio datore di lavoro, come facevamo ogni anno in quel periodo.
La M3 sfrecciava veloce e sicura, mordendo l’asfalto con la tipica grinta delle auto sportive.
L’avevo comperata, da pochi giorni, di seconda mano da un mio anziano vicino di casa, appassionato di quel tipo di auto, a cui avevano revocato la patente perché era risultato non più idoneo alla guida per problemi connessi alla salute e all’età. Aveva quindi dovuto sostituire la sua potente BMW con una microcar che gli permettesse di mantenere una certa indipendenza, spostandosi senza dover fare affidamento sui mezzi pubblici o dipendere da altri.
Mi aveva fatto un ottimo prezzo in cambio di alcune prestazioni sessuali. Avevo accettato il compromesso perché l’auto era tenuta bene ed aveva pochissimi chilometri
Il vecchio porco, grazie all’aiutino di qualche pillola blu, mi aveva scopato, inculato, si era fatto spompinare per bene e alla fine si era anche fatto pisciare in bocca, il porco libidinoso!!.
Insomma gliela avevo data in tutte le salse, per ben tre giorni consecutivi: Mi faceva ancora male il culo! Però devo dire che il vecchietto ci sapeva fare. Infatti, a dispetto dell’età, mi aveva fatto godere parecchio, non me lo sarei mai aspettato, d’altro canto certo l’esperienza non gli mancava!
Uno strano rumore del possente motore, mi distolse dai ricordi, si accese la spia rossa di avaria sul cruscotto, l’auto strattonava, temetti che si sarebbe spenta a momenti in mezzo alla careggiata.
Per fortuna i fari illuminarono uno slargo sulla strada, mi fermai e spensi l’auto immediatamente. Cazzo!… E adesso?…. Non è che quel porco mi avesse fregato, oltre che chiavato?!
Cercai il cellulare nella borsa, composi il numero del soccorso stradale che fortunatamente avevo in agenda a causa di precedenti disavventure con la mia vecchia opel, mi rispose una voce maschile. Feci in tempo a sentire solo un seccato “pronto”, poi inorridita sentii il classico suono di dispositivo scarico.
Guardai sgomenta lo schermo che si spegneva, sbattei rabbiosa i pugni sul volante, mi ero scordata di caricarlo! Come fosse la prima volta!!
Girai la chiave sul cruscotto, forse potevo alimentarlo dall’auto, sul quadro non si accese nessuna spia, tutto rimase silenzioso e buio.
Cazzo!… E adesso? Non mi avrebbe cercata nessuno, tanto meno il moroso, che non avevo! Avevo solo qualche amico con cui scopavo saltuariamente, d’altronde ero una tipa che amava la sua indipendenza e non volevo avere legami di alcun tipo. E nel caso in questione le mie convinzioni non mi erano certo di aiuto.
Cercai di rimanere calma, mi dicevo che prima o dopo sarebbe passato qualcuno a cui poter chiedere aiuto, cercavo di rincuorarmi, ma dentro di me sapevo benissimo che quella era una strada secondaria, lontana da zone abitate, era improbabile che passasse qualcuno fino al mattino. Maledii la mia mania di prendere scorciatoie.
Per fortuna non faceva freddo, l’inverno era passato e le temperature primaverili erano miti.
Mi accinsi a passare la notte in auto, tra l’altro non potevo neanche stendere il sedile, visto che era elettrico!
Stavo per prendere sonno, raggomitolata scomoda sul sedile, quando l’auto fu illuminata da due fari ancora lontani. Scesi immediatamente dal veicolo e mi misi a sbracciare sul ciglio della strada, l’auto rallentò e si fermò a pochi metri da me, i fari sugli occhi mi impedivano di vedere bene, sentii una cigolante portiera aprirsi e chiudersi, poi una figura femminile venne illuminata dalla luce dei riflettori.
In controluce, la silhouette era quella di una donna piuttosto formosa. Una voce matura e decisa mi chiese: “Cosa ti è successo piccolina?… Sei rimasta a piedi?” Nella sua voce riscontrai un’inflessione straniera che non riuscivo a decifrare.
Risposi alla sua domanda: “Buona sera signora, si la mia auto mi ha lasciato in panne, grazie per essersi fermata, sono qui da un po ma non passa nessuno, tra l’altro ho anche il cellulare scarico!” Adesso potevo vederla bene, i capelli spettinati e l’aspetto trasandato, non riuscivano a nascondere la sua procace bellezza: aveva delle gambe robuste, ma molto belle e decisamente molto scoperte da una vecchia e logora e ampia gonna che le arrivava a mezza coscia. Il viso dolce, era incorniciato da dei lunghi capelli biondi e scapigliati che, assieme alla carnagione abbronzata, le davano un aspetto quasi gitano. Il bel seno voluminoso, piuttosto appesantito dall’età, ma ancora piacevole alla vista, era abbondantemente scoperto da una scollata e consunta canottiera. I capezzoli, belli grossi, spingevano turgidi contro il tessuto, rivelando la mancanza del reggiseno. Alcune rughe sul volto, ne rivelavano l’età matura, ma non deturpavano la sua avvenenza, anzi le davano un aspetto vissuto che ben le si addiceva.
Con voce ferma e sicura mi disse: “Chiudi l’auto e sali con me sul mio pickup, ti porto a casa mia” Rimasi a guardarla incerta e spiazzata: “Scusi… Non è meglio chiamare il soccorso stradale?” Mi guardò compatendomi: “Certo se avessi il telefonino potremmo chiamarlo il soccorso stradale, ma io non uso quegli aggeggi e l’albergo più vicino è a trenta chilometri da qua e non è detto che abbia stanze libere, quindi per questa notte ti ospito a casa mia, poi domani mattina decideremo quello che vuoi fare.” Mi indicò di nuovo il vecchio pickup: “Dai sali se non vuoi passare tutta la notte in auto!” Vedendomi esitante, aggiunse: “Dai che mica ti mangio!” Chiusi l’auto e la seguii ancora incerta, quando aprì la portiera e si accese la luce all’interno del fuori strada, restai allibita per le condizioni dell’abitacolo: Il pavimento era cosparso di lattine vuote, avanzi di cibo, cartacce, ed altro ancora.
Avrei voluto declinare la sua offerta, ma la sua disponibilità e la sua gentilezza, mi impedirono di farlo, mio malgrado salii sull’auto.
All’interno mi accolse un penetrante odore non nuovo, che però non riuscii a definire subito.
Lei si spostò dal lato guida. Nello spostamento aprì le gambe e potei così notare che non indossava l’intimo, ebbi una fugace visione delle piccole labbra grosse scure, sporgenti dalla passera, che era incorniciata da un abbondante pelo incolto.
Incurante della palese esibizione, avviò l’auto senza minimamente preoccuparsi di ricomporre la gonna che era salita ben oltre il lecito, non sapevo come interpretare un comportamento tanto noncurante.
Il vecchio fuori strada arrancava lento, ma sicuro sulla strada in salita, lei guidava tranquilla, senza premura e in silenzio.
La sbirciai inquieta sottecchi, mi stavo pentendo di aver accettato il suo aiuto!
Cercando di capire con chi avevo a che fare, cercai un dialogo facendole delle domande: “Vivi lontano da qui?” Mi rispose sorridendo, intuendo le mie preoccupazioni: “Non devi avere paura bambina, stai tranquilla.” Distogliendo un attimo gli occhi dalla strada e guardandomi dolce, con dei bellissimi occhi blu, continuò: “Quanti anni hai, come ti chiami?” La sua voce dolce e materna mi rincuorò, Le dissi di chiamarmi Doriana e di avere trentadue anni. Le porsi la mano, lei la strinse dicendomi che si chiamava Abigael.
Mi chiese ancora interessata, che lavoro facevo e dove abitavo, mi fece altre domande che servirono a rompere il ghiaccio tra di noi, le mie iniziali remore si sciolsero come nebbia al sole, grazie alla sua simpatia e al suo accattivante e radioso sorriso.
Mi vergognai delle riserve che avevo nutrito poco prima nei suoi confronti. Continuammo a chiacchierare amabilmente anche dopo che avevo esaurito la sua curiosità.
Svoltò su una sterrata laterale in mezzo al bosco. Mi venne spontaneo chiederle se fosse una allevatrice o una agricoltrice. Mi guardò divertita e mi rispose: “ Ci sto provando… In realtà sono una sorta di apprendista contadina per una questione di necessità.” Poi pensandoci aggiunse: “Anche per ideologia a dire il vero.”
Iniziò a raccontare: “Solo cinque anni fa vivevo per strada con mia sorella” I suoi occhi si fecero tristi: “Era successo tutto in fretta, vivevamo nella stessa casa, da dove eravamo state sfrattate perché non riuscivamo più a pagare l’affitto. Eravamo rimaste senza lavoro per esubero di personale nella ditta in cui eravamo impiegate tutte e due, finimmo il periodo di disoccupazione e in poco tempo demmo fondo ai nostri pochi risparmi, senza riuscire a trovare un’occupazione. Del resto nessuno dava da lavorare a due donne, tra l’altro oltre i quaranta!
In poco tempo, senza rendercene conto, dimoravamo letteralmente sotto ad un ponte. Dopo i primi duri mesi ci eravamo adattate alla situazione.
Prostituendoci per pochi soldi, riuscivamo a racimolare ciò di cui sopravvivere.
Non erano molti che pagavano per farsela con due lerce accattone, a volte facevamo dei numeri a tre che ci permettevano di raggranellare qualcosa di più, sopratutto facevamo tanti pompini a tanti cazzi che sapevano di piscio.”
Continuò il suo racconto con gli occhi lucidi e un sorriso di rammarico sulle labbra: ”Passarono alcuni anni, fino a quando mia sorella conobbe Saverio, un anziano signore che si invaghì di lei. Prendemmo a frequentarci tutti e tre assieme, ci scopava tutte e due, ma ci dette comunque un po di quel calore umano di cui avevamo tanto bisogno.
Un giorno ci inviò a casa sua, una vecchia casa colonica dove viveva da solo. Era poco più di una spelonca, ma a noi sembrava una reggia!” Rise divertita al ricordo, le sorrisi di rimando, esortandola al racconto. Allunò una mano verso di me accarezzandomi il volto, distogliendo un attimo gli occhi dalla strada mi disse, guardandomi con un soriso dolcissimo: “Come sei bella!!” La ringraziai leggermente imbarazzata.
Continuò il suo racconto: “Dopo poco tempo Saverio ci chiese di trasferirci da lui. Non aveva parenti prossimi ed era felice di avere un po di compagnia.
Dopo poco tempo si sposò con mia sorella e fece testamento in suo favore per tutelare il suo e il mio futuro, sapeva di essere ammalato senza speranza.
Nel giro di un paio di anni morì accudito amorevolmente da noi due.
Quindi entrammo in possesso dei suoi esigui averi e dei pochi soldi che aveva in un conto bancario.
Con il suo aiuto e i suoi consigli eravamo riuscite ad avviare una piccola azienda agricola che ci aveva permesso di fare delle piccole ristrutturazioni alla casa e assumere qualche bracciante a chiamata per aiutarci.
Adesso viviamo in un paradiso in mezzo alla natura e le poche risorse che abbiamo ci permettono di fare una vita dignitosa, riuscendo anche a mettere da parte qualche soldo.
Anche se dopo tanto tempo in strada non è facile tornare a vivere secondo i normali canoni.
Mi guardò, un sorriso dolcissimo le illuminò il bel volto: “La vita è spesso dura e tortuosa, ma possiamo solo prenderla come viene.”
La sua mano ritornò ad accarezzarmi, sfiorandomi leggera i capelli. Fece rallentare l’auto fino quasi a fermarsi. Si sporse verso di me con un seducente sorriso, le sue labbra si posarono sulla mia guancia, leggere e umide, in un dolce bacio, che percepii, carico di desiderio. Mi sussurrò, alitandomi sull’orecchio: “Sei così bella e giovane… tutta da gustare.” Scoppiò a ridere del mio stupore mentre tornava ad accelerare.
Scombussolata, mi sentii sciogliere, per niente prevenuta. Avvertii la sensazione delle farfalle nello stomaco che mi fece battere più forte il cuore. Mentre cercavo di dare un senso a quel turbamento che mi stava invadendo, sentii la sua voce chiedere: "Adesso che ti ho raccontato di me, ti senti più tranquilla?”
Sorrisi rincuorata, lo sguardo, senza che lo volessi, mi cadde tra le sue gambe, dove la gonna corta, da seduta, non arrivava a coprirle il pelo della passera.
Sulle cosce notai qualche segno di cellulite.
Intercettando il mio sguardo, mi disse: “Non le ho portate per così tanto tempo, quando non me le potevo permettere, che adesso non ne sento più il bisogno… In effetti così mi sento più libera!” Accompagnò le parole alzandosi quel po di gonna che le copriva il sesso, esponendolo completamente alla mia vista! Mi sorrise maliziosa in una maniera che sciolse ogni mia riserva, disse: “E poi non è che sia così male per una vecchietta!… Vero?
Quella donna matura mi piaceva!… Aveva qualcosa che mi attraeva, aveva un che di sfrontato e diretto che mi intrigava!
Annusai l’aria all’interno dell’abitacolo, intuendo l’origine di quell’afrore che poco prima non ero riuscita a collocare, sentii una vampata di calore invadere tutto il mio corpo: Quel penetrante odore dolciastro che vi aleggiava era quello del sesso della mia nuova amica!
Sgomenta, avvertii il mio sesso gonfiarsi di desiderio, Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla passera, che lei esibiva con tanta noncuranza, seminascosto tra le gambe chiuse, sul sedile di guida.. Distolsi a fatica lo sguardo da quel concupiscenze spettacolo. Confusa mi chiesi se stessi diventando lesbica, non avevo mai avuto quel genere di tendenze, a parte qualche fugace approccio adolescenziale. Probabilmente non avevo mai incontrato una donna che riuscisse a scatenare quei sordidi e saffici istinti. Sentivo il mio sesso dilatato e completamente zuppo di voglia! Se in quel momento mi avesse presa, mi sarei data con tutta me stessa.
Dopo poco, svoltammo di nuovo su un’altra stretta stradina che terminò sul cortile di una piccola cascina. Per entrare in casa passammo per un giardinetto, che anche alla fioca luce di una lampada, potevo rendermi conto di quanto fosse ben curato.
Quando entrammo in casa, mi guardai attorno stupita, era tutto apparentemente ordinato e pulito, l’ambiente era arredato in maniera essenziale ma con gusto: Vista la sciatteria che regnava in auto mi sarei aspettata tutt’altro.
Su un angolo un caminetto acceso riscaldava l’ambiente e lo ravvivava con i bagliori delle fiamme, che si sprigionavano dai ciocchi lignei, che si riflettevano sulle pareti.
Abigael chiamò a gran voce sua sorella: “Bjork scendi che abbiamo ospiti.” Una voce cortese rispose: “Ah… bene!… Arrivo subito!” Alle sue parole seguì lo scroscio d’acqua della cassetta di un wc. La mia nuova amica mi chiese se volevo qualcosa da bere, accettai volentieri ed optai per un liquore che lei mi disse fatto da loro. Mentre mi versava l’alcolico, dei passi sulle scale alle mie spalle, mi fecero girare su me stessa, sgranai gli occhi stupefatta: La signora che stava scendendo era la copia esatta di Abigael, dai capelli, alla corporatura, alle gambe, era praticamente identica!!
Bjork scoppiò a ridere per l’evidente stupore dipinto sul mio volto, sua sorella contagiata dallo scoppio di ilarità della sua gemella le fece eco, non riuscii a trattenermi a mia volta unendomi alla loro divertita risata.
Non riuscii a trattenermi dal dire stupita: ”Cazzo!… Ma siete identiche!!”
Una volta che ci fummo riprese, Abigael fece le presentazioni, solo all’ora ebbi modo di guardare bene Bjork: E mi accorsi che alcune piccole differenze la distinguevano dalla sorella.
Il fatto che lei indossasse una sciatta vestaglietta cortissima e trasparente non mi stupì più di tanto, evidentemente i vestiti succinti e logori erano un vizio di famiglia! La leggera veste da camera che indossava, non riusciva a nascondere i grossi capezzoli scuri e puntuti, che premevano contro il tessuto teso da un bel décolleté che giudicai almeno di una bella quarta misura.
L’abbottonatura era ridotta a soli due bottoni siti appena sotto al seno, quando si muoveva i lembi del tessuto si aprivano mostrando l’incolta figa pelosa, era praticamente nuda!
Come la sorella lei sembrava del tutto disinteressata della sua indecente mise.
Ci sedemmo davanti al caminetto a parlare e a bere, con la stessa spontanea confidenza di vecchie amiche che si ritrovano dopo tanto tempo.
Erano sedute davanti a me, con le gambe scomposte, con le passere in bella mostra, sedute con la stessa disinvoltura di chi indossa i pantaloni!
Rimanemmo a chiacchierare amabilmente fino a tarda ora, ridendo e godendoci la reciproca compagnia come vecchie amiche.
Ogni tanto i miei occhi cadevano, chiaramente bramosi, tra le loro cosce, senza che loro si scomponessero.
Mi dissero che erano di origine Islandese e che erano venute in Italia da giovani per motivi di studio e poi il susseguirsi degli eventi le aveva fatte rimanere nel nostro paese, dove la sorte le aveva portate a vivere quei momenti ingrati, citati nel racconto di Abigael.
Adesso all’età di cinquantotto anni finalmente potevano godersi un po di serenità e tranquillità.
Ero stanca, i miei frequenti sbadigli le esortarono a mostrarmi la camera dove avrei passato la notte.
Stavo per coricarmi sull’invitante letto matrimoniale, quando Bjork si tolse la vestaglietta e si infilò sotto alle coltri nuda.
La guardai sconcertata, lei sorridendomi felice, mi esortò: “Dai spogliati, vieni a letto!!” Capii che avremmo condiviso il comodo giaciglio!
Mi spogliai del leggings e della camicetta, rimanendo con il perizoma e un po titubante mi infilai sotto le coperte.
Lei mi abbracciò felice: “Senti come si sta calde qua sotto!!” Avvertii i suoi capezzoli spingere turgidi contro il mio seno, le sue labbra si posarono sulle mie in un fugace bacio: “Come sei bella bambina!!” Ero confusa da quelle effusioni così intime, elargite con tanta spontaneità, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
Dovevo ancora riprendermi, quando mi sentii abbracciare da dietro: “Che bello cucciola averti qua con noi!” Sentii il corpo nudo di Abigael aderire al mio, il seno schiacciato contro la schiena, il morbido pelo della passera sfiorarmi le natiche, le sue braccia mi avevano allacciato il seno, le dita di una mano mi lambivano delicatamente un capezzolo sulla punta, la flebile carezza mi scatenò una serie di contrastanti sensazioni, tra cui delle intense scosse di piacere che sciolsero le mie remore.
Mio malgrado non riuscii a trattenere un gemito di goduria, lei incoraggiata mi prese i capezzoli tra le dita pizzicandoli: “Ti piace vero piccolina!?… Hai voglia di un po di coccole, Vero?” Delle sferzate di piacere si propagarono dai capezzoli fino all’inguine, facendomi sciogliere.
Il mio respiro veloce ed affannoso fu più eloquente di molte parole.
Le labbra di Bjork cercarono le mie, la sua lingua si insinuò tra di esse facendomi aprire la bocca, mi versò in bocca la sua saliva che ingoiai bramosa.
Le sue mani si intrufolarono tra le mie gambe a cercare la fessura tra le cosce, quando sentii le sue dita affondare senza trovare resistenza tra le piccole labbra, capii quanto ero eccitata. I miei gemiti si spensero sui suoi voraci baci.
Abigael mi stava baciando il collo con dei lenti e profondi succhiotti, mentre un suo dito mi stava accarezzando l’ano, la sentii spingersi tra le labbra della figa a cercare i miei umori e poi ritornare sull’ano per penetrarmi con il dito lubrificato dalla mia scivolosa voglia.
Non avevo mai avuto rapporti sessuali con componenti del mio stesso sesso, a parte una fugace parentesi con una mia compagna delle medie.
Mi sconcertava come tutto si stesse svolgendo con tanta naturalezza.
Con una spontaneità che mi era nuova, allungai un braccio dietro di me a cercare il sesso della mia amante, le sue gambe si aprirono facendomi posto, cercai la sua clitoride tra il pelo e la stimolai con le dita già esperte per i tanti ditalini che mi ero tirata nelle notti insonni, quando la voglia mi tormentava.
Sentivo il suo alito caldo solleticarmi il collo mentre gemeva.
Bjork fece scivolare le coltri in fondo al letto, capovolse la sua posizione, portandosi con la faccia tra le mie cosce sostituì le dita, con cui prima mi stava toccando, con la lingua. Il suo sesso che avevo a pochi centimetri dal viso mi attraeva irrimediabilmente.
Aprii le gambe, mentre avevo il dito di sua sorella tutto infilato nel culo, la quale muoveva il bacino per sfregare la figa contro la mia mano, con cui stavo continuando a ravanarla.
Inarcai il corpo quando venni lambita dalla sua lingua. Sentii la punta inserirsi tra le piccole labbra e scivolare lenta lungo la fessura fino a sfiorarmi umida la clitoride.
Avvertii una sua gamba passarmi dietro alla testa, allacciandomela e spingendomela contro il suo sesso. Guardai la sua figa, le piccole labbra scure e grosse, sbordavano invitanti oltre il pelo. Sapevo quello che voleva, esitante avvicinai la mia faccia a quel sesso che non mi sembrava propriamente pulito, la mia impressione ebbe conferma quando sentii il suo odore, un mix di sudore, piscio e voglia femminile. Quell’afrore invece di schifarmi, scatenò la mia libido. Mi tuffai con la faccia tra le sue cosce, annusai quell’eccitante odore ed infilai la lingua tra le piccole labbra a deliziarmi di quel lubrico nettare.
Non ci misi molto a venire, stimolata dalle loro congiunte effusioni erotiche.
Presa tra due fuochi urlai il piacere del mio intenso orgasmo, con la faccia affondata tra le cosce di Bjork annusando pieni polmoni l’odore intenso ed osceno della sua incolta passera che così tanto mi eccitava. Nei convulsi movimenti, il mio naso venne a contatto con il buco del culo, che puzzava oscenamente. Ricordai che al rumore dello sciacquone di poco prima non era seguito quello del bidè! Che troia! Annusai voluttuosa e attratta da quel laido e intenso odore, affondai la lingua nell’ano.
Mentre mi stavo riprendendo dell’orgasmo, le due sorelle, ancora non paghe si baciavano e toccavano reciprocamente, senza dimenticarsi di un solo centimetro di pelle.
Sentii una lingua infilarsi tra le chiappe e penetrarmi l’orifizio anale. E come un piccolo cazzo spingersi all’interno del buco, per niente turbata da quello che incontrava lungo la strada. Le dita della mia amante mi aprirono le chiappe per poter accedere meglio a quello che la sua lingua cercava!
Capii che si trattava di Biork che mi stava rendendo il favore di prima!
Fu un susseguirsi di scambio di umori e di palpeggiamenti tra l’una e l’altra, che sfociarono in vari orgasmi. Fino a quando, sfinita, cedetti alla stanchezza e mi addormentai con l’odore intenso della figa matura di Abigael, che avevo a pochi centimetri dal viso.
Al mattino mi svegliai sola a letto, la stanza odorava ancora di sesso.
Mi vestii e scesi di sotto, loro due stavano facendo colazione ancora nude.
Bjork si alzò e dopo avermi baciata con un palmo di lingua in bocca, riversandomi in gola dei residui di focaccia, mi preparò la colazione.
Intanto che aspettavo, mi sedetti a fianco di Abigael, che dopo avermi baciato a sua volta con la bocca sporca di marmellata, mentre mi coccolava facendomi sedere sulle sue ginocchia. Praticamente mi mancava solo il caffè e poi la colazione l’avevo già fatta!
Lei mi mise al corrente di aver già telefonato al meccanico del paese vicino, perché si occupasse della mia auto. Purtroppo era Sabato e più che dare un’occhiate sull’entità del danno non poteva fare e quindi avrei dovuto aspettare il lunedì.
Insistettero che rimanessi ospite loro fino alla riparazione dell’auto e devo dire che non dovettero insistere molto: Accettai volentieri il loro aiuto, con loro sommo piacere.
Dopo colazione chiamai in azienda, ed avvertii che non sarei potuta andare a lavorare per qualche giorno e mi presi tre giorni di permesso, spiegandone le motivazioni.
Chiesi alle mie anfitrioni, che nel frattempo avevano indossato dei logori grembiuli semi sbottonati sulle loro nudità, se potevo fare una doccia.
Si guardarono tra loro disorientate, probabilmente non erano molto avvezze al fatto che qualcuno desiderasse una doccia.
Abigael mi accompagnò in bagno. Capii da come era tenuto che l’igiene non era al primo posto nelle loro priorità, a differenza del resto della casa era molto meno pulito: La tazza del wc riportava evidenti tracce di evacuazioni, il bidè aveva l’idea di non essere il sanitario più usato, La doccia, assieme al lavandino, avevano l’aria di essere usati più degli altri, ma sempre con molta parsimonia, viste le evidenti tracce di polvere sui sanitari! All’interno del piccolo locale, l’odore di piscio era intenso.
Evidentemente i loro trascorsi in strada si riflettevano molto sul loro modo di vivere!
Abigael per niente imbarazzata per le condizioni della stanza, mi indicò il box doccia ingiallito dal tempo e dalla trascuratezza, e mi disse: “Prego, accomodati pure.”
Ero più stupita che schifata. Anzi mi stavo bagnando dall’eccitazione, a vedere quanto erano sozze e a sentire quegli intensi odori: La mia ponderante vena feticista ne stava traendo piacere!
Mi spogliai, mi piacque che lei stesse li guardarmi mentre mi denudavo, suoi occhi carichi di libidine, mi mangiavano!… Mmm… Gliela avrei data volentieri da assaggiare, prima di lavarmi.
Pensai che mi stavo riscoprendo bisex ed era una cosa che mi intrigava enormemente!
Giocai un po con lei, dimenandomi nelle pose più assurde, con la scusa di spogliarmi, per esibirmi tutta aperta davanti ai suoi occhi.
La vidi umettarsi più volte le labbra con la lingua, un chiaro segno seduttorio!
Pensai di rincarare la dose: Prima di entrare in doccia, feci l’atto di sedermi su wc per pisciare. Come avevo previsto, lei mi fermò: “No!… Aspetta!… Non sprecarla così!” Mi fece alzare in piedi a gambe divaricate. Si sedette sul pavimento, con la testa tra le mie cosce e la faccia rivolta in alto: “Falla adesso!” Spalacò la bocca in attesa.
Lasciai che i muscoli della vescica si rilassassero. L’abbondante flusso dorato, e speziato, le riempì la bocca. Mi fermai, aspettai che ingoiasse e poi ripresi a pisciare. Lei, con evidente ingordigia, ne anelava continuamente dell’altra. Io, con una certa dose di sadismo, la facevo attendere, eccitata dalla avidità con cui bramava il mio liquido caldo e acre, la sua sete di piscio sembrava inesauribile.
Ne avevo parecchia da fare, non riuscì a berla tutta, una parte gli colò lungo la scollatura bagnandole l’indumento che indossava.
Al termine della minzione, si godette le ultime gocce, che cercò con la lingua. La sentii fare un verso di apprezzamento per l’indecente bevuta. Durante tutto il tempo si era sgrillettata la figa. con dovizia, Mugolando dal piacere, infilò la lingua tra le piccole labbra, esplorando le varie pieghe della sorca, gustandone con evidente piacere gli abbondanti umori.
La dissolutezza che provava nell’atto di leccarmela, assieme al ditalino che si stava tirando, la portò all’orgasmo.
Sentii le sue leccate farsi frenetiche, si concentrò sulla clitoride, aspirandola con le labbra e stimolandola con la punta della lingua. Stimolata dalla sua sapiente bocca, piegai leggermente le gambe e sporsi in avanti il bacino, le presi la testa tra le mani e le sfregai la figa sulla bocca, venimmo assieme urlando in coro il nostro piacere Si alzò, con il il bordo inferiore del corto grembiule grembiule zuppo di piscio che gocciolava sulle cosce e le rigava le gambe, aveva la faccia stravolta dalla lussuria, mi baciò con la bocca sporca della mia urina e dei miei umori, si staccò un attimo per dirmi: “E’ stato bellissimo!… E poi… Sarebbe stato un peccato sprecare il tuo delizioso succo!” Riprese il bacio interrotto, ci limonammo ancora per qualche minuto. Poi uscì dal bagno senza preoccuparsi di pulire la pozza di piscio sul pavimento. Che vacca!!
Mi lavai pensando che l’inconveniente dell’auto in panne, stava avendo dei risvolti interessanti.
Dopo la doccia scesi nuovamente di sotto.
Dei colpi all’esterno mi fecero avvicinare alla finestra: Nell’aia un marcantonio barbuto, con il petto nudo ricoperto di tatuaggi, stava spaccando dei ciocchi di legna con un’ascia che maneggiava con destrezza ed energia. Uscii curiosa, oltre a lui un ragazzo più giovane, con addosso solo un paio dai pantaloncini da jogging, sempre ben piazzato, accatastava la legna già tagliata.
Le due sorelle stavano lavorando poco lontano, stavano raccogliendo delle fragole su uno dei loro appezzamenti di cultura biologica, riponendole delicatamente su dei contenitori all’interno di cassettine.
Notai il tipo che spaccava la legna, che tutto sudato, con sguardo allupato, guardava in direzione delle due contadinelle.
Scoppiai a ridere, rendendomi conto del perché di quella espressione inebetita: Le due maialine indossavano ancora i grembiuli logori di poco prima, probabilmente erano i loro abiti da lavoro. Il problema è che, come avevo già notato poco prima, indossavano solo quelli!! Tra l’altro Abigael indossava ancora quello sporco del mio piscio! Lei, girata di schiena, piegata in avanti, aveva il culo semiscoperto, visto che il corto indumento riusciva a stento a coprirlo. Le tette grosse e cadenti, sgusciate fuori dalla scollatura, pendevano flaccide verso terra.
Bjork era accucciata, a gambe larghe, rivolta verso i due lavoranti, con la passera abbondantemente pelosa in bella mostra.
Certo… Erano due ex prostitute, che erano più abituate a stare più con la passera al vento, che vestite… Ma vederle in atteggiamenti così assurdamente sconci, del tutto indifferenti della loro indecente esibizione, era semplicemente osceno!
Vidi l’omaccione strizzarsi il cazzo da sopra i jeans, mentre le guardava. Stava grondando sudore, sicuramente non solo per il faticoso lavoro!
Entrai a riempire una brocca di acqua fresca e a prendere un paio di bicchieri, mi avvicinai ai due lavoranti per offrire loro il liquido ristoratore.
Mi ringraziarono grati per quella pausa refrigerante.
Mentre bevevano, continuavano a guardare le due maiale, intente alla raccolta.
Intanto che aspettavo che vuotassero i bicchieri, il più vecchio, a mezza voce , disse: “Che vacche che sono!” Poi rivolto al ragazzo, infischiandosene della mia presenza, ribadì: “Guardale!… Sono sempre più troie!” Il ragazzo, mentre si accarezzava la patta, aggiunse ai commenti del suo amico: “Sono due baldracche in calore che, secondo me, hanno tanto bisogno di cazzo!!”
Udirli parlare in quella maniera, sentire l’odore del loro sudore, vedere i loro corpi muscolosi e seminudi, assieme ai sessi esibiti dalle due troione, mi fecero gonfiare il sesso di desiderio.
Avrei voluto asciugare il sudore sull’addome dei due adoni a colpi di lingua, scendere fino sui loro turgidi cazzi, pregni di odore di maschio, imprigionarli tra le labbra e suggerne gli umori salati, godere del sapore dei loro glandi. Alla stessa maniera, avrei voluto infilare la lingua tra le pieghe delle fighe luride delle due sorelle e bere il saporoso succo della loro evidente voglia, Impastare le loro grasse tette flaccide con le mani, succhiare i loro grossi e scuri capezzoli da matrone!
Quei lubrici pensieri mi fecero tremare le gambe, sentivo le mutande inzuppate della mia bramosa passione, non riuscii ad evitare di portarmi le mani tra le gambe, chiuderle a conchiglia sulla figa per lenire un pochino il mio ardente fervore, attraverso la stoffa dei leggings, potevo sentire l’umidore della mia passera eccitata.
Al mio gesto i due maschi mi guardarono con gli occhi fuori dalla testa per la libidine. Il più giovane, senza più remore infilò la mano nei pantaloncini a toccarsi, cercando come avevo fatto io, di alleviare un pochino la travolgente brama.
Mi avviai con passo incerto verso le due troie, che stavano continuando la loro raccolta, continuando ad ostentare provocatoriamente i loro corpi, ovviamente consce della lussuria che avevano scatenato sui due guardoni con le loro esibizioni.
Offrii anche a loro l’acqua fresca della brocca, mentre bevevano, sorridendo, Bjork mi chiese: “Li abbiamo cucinati per bene, vero?” La guardai con espressione vogliosa e sorridendo, puntualizzai: “Non solo loro, se è per questo!” Le due sorelle si guardarono e scoppiarono a ridere, Abigael, guardandomi con occhi seducenti, mi disse: “Ma allora sei proprio una porcellina!” Bjork intervenne: “Mi sa proprio che la abbiamo traviata per bene, sta monella!” Aggiunse: “Fammi sentire!” Prima che avessi il tempo di reagire, si era inginocchiata a terra e aveva infilato il naso tra le mie cosce, sul mio inguine, aspirando l’odore della mia passera attraverso il leggero tessuto dei leggings.
Esclamò: “Oh si!… E’ proprio vero, sta troia sa proprio di figa in calore… Mi ha addirittura inumidito il naso con il suo miele!!” Abigael scoppiò a ridere in maniera sguaiata, probabilmente a favore dei due guardoni, che erano fermi impalati, con lo sguardo sbigottito e allupato, per la scena a cui avevano assistito!
Un caldo intenso e afoso, anomalo per la di fine maggio, ci faceva sudare.
Abigael ci invitò a seguirla: “Che caldo!…Venite, andiamo a sederci all’ombra, facciamo una pausa… Finiamo dopo la raccolta.”
Ci sedemmo su una vecchia cassapanca a pochi passi dall’ovile, all’ombra del fienile, dove alcune caprette, chiaramente felici, stavano mangiando dell’erbetta fresca, tagliata da poco.
Le due sorelline, ovviamente, si sedettero in maniera scomposta, dando di nuovo spettacolo ai due poveri disgraziati, che invano tentavano di darsi un contegno, cercando di riprendere il lavoro.
Erano sedute con le gambe larghe, raccolte sul bordo della panca. Mentre scuotevano le falde dei grembiuli per farsi aria, guardando i due malcapitati con espressione assassina! Potevo vedere le passere pelose, i cui peli appiccicati rivelavano la scarsa igiene, le piccole labbra, dischiuse e gonfie di voglla, scure e cicciotte, sporgevano abbondantemente dalla fessura tra le grandi labbra. Io, seduta tra di loro, potevo sentire l’odore intenso delle loro passere sudate ed eccitate. Vagamente avvertivo l’olezzo del mio piscio addosso ad Abigael
A questo punto il più vecchio dei due braccianti, senza altri indugi, si aprì i pantaloni ed estrasse un cazzo grosso e scuro, iniziando a smanettarselo, subito imitato dal ragazzo.
Abigael pensò bene di rincarare la dose: si distese sulla panca, con le gambe larghe rivolte dalla mia parte, sollevò il grembiule e mi disse: “Leccamela!… Dai che li facciamo morire quei due!!… Una volta lo facevo per lavoro, adesso per piacere!!” Era impossibile resistere! Mi fiondai su quella bernarda Laida e pelosa, grondante di umori, mi riempii le narici del forte odore di piscio e sudore. Con un gemito di bramosia immersi la lingua tra le pieghe di quel sesso puzzolente, sotto gli occhi sbigottiti dei due maschi, che continuavano a smanettarsi, guardandoci con gli occhi fuori dalla testa!
Bjork li lasciò cuocere ancora un po, pastrugnandosi la figa, rivolta a gambe larghe verso di loro, poi li invitò ad unirsi a noi, gridando: “Cosa aspettate… Vediamo di cosa siete capaci!… Qui ci sono delle fighe che hanno bisogno dei vostri uccelli!”
Abigael ansimava e gemeva di piacere, sembrava apprezzare l’ingordigia della mia lingua, mi teneva la testa spinta contro la sua patonza pelosa, mentre agitava il bacino. L’odore non era più così intenso, grazie al bidè che le stavo facendo… Un po mi dispiaceva!
Con la coda dell’occhio vidi i due uomini avvicinarsi lesti, mentre continuavano a toccarsi.
Quello che rispondeva al nome di Giorgio, il più vecchio e muscoloso, aveva una folta barba e i bicipiti tatuati. Un vero toro da monta, con un grosso cazzo scuro, che mise davanti alle lebbra di Bjork, la prese per i capelli e in malo modo le spinse il grosso uccello in bocca. Lei, da come uggiolava, sembrava gradire il rude trattamento. Giorgio, assurdamente eccitato, indispettito per le parole che gli erano state rivolte da Bjork, le urlò: “Con chi credi di scherzare… Vacca!… Noi ti spacchiamo in due troia!… Ti facciamo vedere noi quello che sappiamo fare, puttana!!” Sempre tirandola per i capelli e tenendole il cazzo in bocca, la trascinò giù dalla cassapanca e disse: “Giulio mettiglielo in culo a sta baldracca, facciamogli vedere chi comanda!” Il ragazzone non se lo fece ripetere due volte, le aprì le chiappe con le mani e gli infilò la grossa verga nel buco del culo, in un solo colpo. Se si aspettavano qualche lamento da parte di quella che pensavano la loro sventurata preda, si sbagliavano di grosso: Bjork non fece una piega, continuando succhiare golosa la bega di Giorgio.
Dietro Giulio la pistonava come un matto, cercando qualche reazione da parte della troia.
Bjork, rendendosi conto della situazione, smise per un attimo di dedicarsi al cazzo che aveva davanti e disse al suo sodomizzatore, umiliandolo: “Dai coglione, spingi!… Fammi sentire qualcosa!… Muovi quel cazzetto da checca che ti ritrovi”
Lui incazzato e offeso affondò nel culo con tutte le forze, sembrava volerla spaccare in due.
Lei gridando gli disse: “Bravo!… Finalmente un po di enfasi!… Dacci dentro!” Quasi i suoi piedi non toccavano terra, sembrava una porchetta infilata su uno spiedo che le entrava dal culo e usciva dalla bocca. Finalmente stava godendo, urlava il suo piacere, stimolando i due montoni, inveendogli contro per fare leva sul loro orgoglio di maschi.
Avevo fatto godere Abigael, ma lei che non era ancora sazia. Le alzai le gambe e le aprii le chiappe, le infilai la lingua nel buco del culo, li l’odore di residui fecali era fortissimo, ero lussuriosamente attratta da quei intensi e osceni afrori.
Lei mi esternò il suo gradimento: “Oooh, si!… Brava, leccami li culo!” Con le braccia si prese le gambe e se la tirò sul petto, così da aprirsi completamente, in quella posizione era fantastica, affondai tutta la lingua nel suo ano, il sapore amaro mi confermò quanto in profondità ero arrivata!
Mi espresse il suo gradimento: “Cazzo come me lo lecchi bene!… Che porcella che sei!!” Ebbi uno scoppio di ilarità alle sue parole, che soffocai con le labbra incollate al suo culo.
Mentre mi stavo gustando i pungenti effluvi del suo ano, la sentii dire: “Mi scappa… Devo pisciare” Non aspettò il mio consenso, un zampillo dorato mi colpì la faccia, mi bagnò gli occhi facendomeli bruciare, intercettai lesta la parabolica fontanella e ingorda me ne riempii la bocca e ingoiai avida. Quel liquido acre e salato, scatenava la mia libido in maniera inverosimile. Ne ingurgitai più che potevo, il resto mi scese lungo il collo, fino al seno bagnandomi la camicetta.
Stavo finendo di asciugare la passera di Abigael con la lingua, lei era ancora nella posizione di prima, con le gambe raccolte al petto. Con la voce stravolta dal piacere e dalla lussuria, mi implorò: “Non fermarti, ti prego… Sto per venire di nuovo… Si, si, si… Così… Ciucciami il bottone!” La sentii raggiungere un nuovo e devastante orgasmo, tremava tutta e urlava forte l’esplosione del suo nuovo piacere.
Lasciai che si riprendesse, nel mentre le baciavo piano la figa che pulsava ancora per il piacere appena scemato..
Risalii il suo corpo e la baciai con trasporto lingua in bocca, ansante mi disse: “Amore mi hai fatto impazzire, sei una lecca fica nata!” Le sorrisi felice.
Sentii Bjork urlare contrariata: “Brutto bastardo porco impotente!… Se già venuto?… Hai la malattia del coniglio?” Adirata continuò: “Dai…Tira fuori quel lumacone moscio dal mio culo.” Il povero Giulio, già tremendamente in tiro prima del coito anale, era venuto in fretta suo malgrado, riempiendole l’intestino.
Attapirato, colpito sull’orgoglio, bofonchiando delle scuse, estrasse l’uccello dall’ano della adirata gemella. Era risentito per i rimproveri subiti, avrebbe voluto replicare, ma quella troia, di parecchi anni più grande di lui, gli metteva soggezione.




Giorgio sembrava non credere alle sue orecchie, indignato per come lei aveva trattato il suo giovane amico, continuando tenerla per i capelli, le affondò con rinnovato impeto il cazzo in bocca pensando di punirla: “Bastarda puttana di una vacca!… Ciuccia troia, che ti sfondo la gola…. Te lo infilo fino sullo stomaco!” Seppur soffocata dall’uccello che aveva in bocca, la sentii ridere divertita delle parole del suo furioso amante, facendolo inalberare ancora di più.
Il ragazzo si sedette sulla cassapanca, scornato. Abigael, vedendolo così mesto, gli si avvicinò e con la voce che usa una mamma con il bimbo, gli disse: “Povero piccolo, é stata una cattivona mia sorella, ma adesso ci penso io a te!” Gli mise le mani sulle spalle da dietro. Incollandoglisi con il corpo sulla schiena sudata, gli scese, accarezzandolo con i palmi, lungo il petto. Piano, soffermandosi a titillargli i capezzoli con le unghie, intanto lo baciava e gli stuzzicava il collo con piccoli morsi. Giulio apprezzava con profondi ansiti e con profondi gemiti di piacere Quando le mani di Abigael arrivarono sul cazzo lo trovarono già in tiro, lo segò un per un pò, piano, senza fretta, continuando a mordicchiandogli sensualmente il collo. gli appiccicosi residui fecali che lordavano il cazzo rendevano la sega oscena.
Lei mi guardò con gli occhi carichi di libidine e mi chiese: “Ti va di aiutarmi?” Non chiedevo di meglio, sorridendogli in modo lascivo, mi inginocchia tra le gambe del ragazzo, avevo la faccia a pochi centimetri dal cazzo, l’odore era lussuriosamente rivoltante! Abigael me lo porse da succhiare. non esitai neanche un attimo! Nonostante la puzza, lo presi in bocca fino ad incontrare le dita della mia amica, Gli succhiai il glande con famelica ingordigia e lo ripulii dai sedimenti anali di Bjork.
Mi sentivo così troia!!… Non avrei mai pensato di riscoprirmi così perversa!
Una mano di Abigael sulla testa mi dettava il ritmo del pompino.
Pensai a quanto era bello quel giovane cazzo che stavo ciucciando, quanto era grosso e a quanto avevo voglia di scoparmelo!!
Mi alzai, baciai il mio amante e gli dissi: “Ho voglia del tuo uccello” Con frenesia mi sfilai i leggings, ormai zuppi tra le gambe, dove erano stati a contatto con la mia sorca.
Giulio si alzò, per aiutarmi a sbottonare e togliere la camicetta, bagnata dell’urina di Abigael. Volevo essere nuda!
M i stesi sull’erba del prato a gambe larghe, pronta a ricevere la virilità dell’aitante maschione!
Giulio mi venne sopra, le sue muscolose braccia mi abbracciarono, mi penetrò con delicatezza, ma con decisione, fino alle palle.
Si fermò immobile tenendomi il cazzo tutto spinto dentro per qualche istante. Rantolai per il piacere, gli circondai le reni con le cosce, incrociando i piedi sulla sua schiena.
Le sue spinte si fecero lente ma possenti, mi facevano sbarellare..
Ci sapeva decisamente fare il bimbo!
Il suo fare mi portò sempre più vicino all’apice del piacere, che io cercavo di ritardare il più possibile.
Inarcai il bacino, porgendogli i seni da succhiare. Quando le sue labbra si impadronirono dei capezzoli e sentii la sua lingua stuzzicarli, capitolai: Venni urlando e muovendomi convulsamente impalata dal cazzo. Le mie spasmodiche e ululanti esternazioni di piacere stimolarono il giovane montone che mi stava tampinando, portandolo all’orgasmo, mentre ero al culmine del godimento sentii un’ondata calda invadermi l’utero e il suo cazzo sussultare dentro di me, mentre sborrava.
Mi lasciai andare ansimante tra le sue braccia, sentivo il suo cuore battere a mille contro il mio petto, schiacciata sotto il suo peso.
Lo baciai con trasporto, accarezzandogli i capelli dolcemente, fui invasa da un amore quasi materno per quel ragazzino che mi aveva fatto godere così tanto.
Quando i miei sensi, che prima erano concentrati solo sul piacere che mi dava Giulio, ritornarono a percepire di nuovo quello che mi stava succedendo attorno: Vidi Bjork con la faccia sporca di sborra, sopra all’uomo, che prima stava spompinando, impalata dal suo cazzo, mentre si contorceva con le mani di lui sulle tette. Mentre Abigael era seduta sulla faccia di quest’ultimo e si dimenava come un’ossessa mentre se la faceva leccare. Era sconvolgente vedere le due gemelle, praticamente identiche, mentre una di fronte all’altra, stavano traendo piacere dallo stesso maschio. Vidi Abigael sporgersi verso sua sorella ed unirsi incestuosamente a lei in un vorace e sensuale bacio in bocca. Che troie!!
Sentii nuovamente la sensazione delle farfalle nello stomaco, stimolata da quella scena incredibilmente seducente.
Vidi che anche a Giulio quella scena non era indifferente, vidi il suo bel cazzo già inalberarsi in una nuova erezione per la terza volta in poco tempo. Benedetta gioventù!!
Mi stesi con la testa appoggiata alla sua coscia, con il cazzo qualche centimetro dal naso, potevo sentire il suo odore e quello dei miei umori di cui era lordo.
Lui mi accarezzava dolcemente i capelli, da quella posizione così stimolante, mi stavo godendo lo spettacolo di quel trio che si stava sollazzando sessualmente.
Allungai la lingua sull’uccello scappellato dl mio giovane amante e con calma, senza fretta, e non necessariamente per farmi sborrare in bocca, lo lambii per gustarne il sapore tra il dolce e il salato, che faceva volare più giocose le mie farfalline bricconcelle sullo stomaco!!
Le due sorelline troie vennero, urlando ad alta voce tutto il loro piacere.
Giorgio che non aveva sborrato si mise in piedi e fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Venne verso di noi, mise il cazzo davanti alla bocca di Giulio, che era seduto sull’erba, e gli disse: “Dai, ciuccia!… Nessuna è capace di succhiarmelo come te!” Giulio rispose con un sorriso: “Lo so papà, me lo dici sempre” Ci guardammo tra di noi allibite: Cazzo! Erano padre e figlio!!
Eccitata, per la nuova scoperta, presi in bocca la verga del ragazzo, mentre lui succhiava il padre.
Bjork si distese tra la le mie cosce a leccarmi la passera e ripulirmela dalla sborra di Giulio che sentivo colare sul buco del culo.
Sentii Giorgio che stava per venire nella bocca del figlio esternando il suo piacere con ansimi e sospiri e commentando: “Bravo Giulio!… Bevi tutto, fai vedere a queste troie come si fanno i pompini!” Dei lubrici rumori di ingoio e dei soffocati vocalizzi di gradimento da parte di Giulio mi confermarono la sborrata di suo padre.
Dopo qualche istante, mentre ancora il mio amante si stava gustando l’orgasmo pastoso del padre, mi riempì, a sua volta, la bocca di caldi schizzi sborrrosi, che ingoiai ingorda.
Eravamo tutti stanchi, ci riposammo stesi sull’erba. Giorgio si alzò e pisciò in piedi a meno di un metro da me, alcuni schizzi mi colpirono senza che ne fossi infastidita, leccai alcune goccioline salate che mi avevano colpito le labbra, lui mi guardò sorridendo e mi chiese scusa, io, ricambiando il suo sorriso in maniera sensuale, risposi: “Non preoccuparti, è stato piacevole!” Lui mentre si girava, disse: “Puttana!” Scoppiammo tutti ridere.
Ormai era quasi ora di pranzo. Ci rivestimmo, non certo per pudore, ma per la brezza primaverile, ancora fresca, che si era alzata.
Mangiammo degli ottimi salumi e formaggi, prodotti da loro, accompagnati da dell’ottimo pane casereccio e innaffiati da dell’ottimo vino rosso.
La forzata permanenza nella piccola tenuta, si stava rivelando molto interessante, mi rendevo conto che stavo sprofondando in un lussurioso e licenzioso baratro di perdizione, che avevo intenzione di esplorare bene, prima di ritornare alla mia noiosa vita di prima…. Mah,… Forse avrei potuto cambiare la mia ottica esistenziale e rimanere li e condividere con loro la vita contadina… Chissà…. Mai dire mai!!
scritto il
2025-04-20
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