La storia di Cecilia e suo figlio Riccardo 2 parte
di
Afro-dite
genere
incesti
Cecilia aveva una famiglia in frantumi, questa era la cruda realtà con cui confrontarsi. Prima un matrimonio naufragato, poi quell' amore con suo figlio che non aveva in nessun modo (colpevolmente) saputo arginare.
Cosa poteva fare alla soglia dei cinquant'anni per raccogliere i cocci di tutto questo disastro?
Decise che era assolutamente necessario un periodo sabbatico, una traversata nel deserto per capire e comprendere come tutto ciò potesse essere accaduto. Decise di andare dall' unica persona a cui potesse rivolgersi, sua sorella Carla.
Certo che dopo le raccomandazioni che la primogenita le aveva dato sapeva chiaramente che tipo di accoglienza avrebbe ricevuto. E così fu, nulla le venne risparmiato, ci furono momenti terribili, a tratti furiosi che fecero traballare ancora di più il suo equilibrio.
Decisero di vedere anche una psicoterapeuta, gli incontri furono importanti, Cecilia sembrava piano piano prendere consapevolezza di quanto fosse avvenuto.
Sembrava appunto, perché se di giorno era circondata da un piccolo ottimismo le notti riservavano l'altra faccia della luna, quella nera. I sonni erano popolati di continui incubi in cui non faceva altro che rivivere quanto accaduto, ed era preda di visioni oniriche di un incesto che non riusciva a superare.
Dopo un mese capì che doveva almeno provare a ritornare a casa, voleva sapere se era ancora in grado di poter convivere con Riccardo.
La felicità del ragazzo nel vederla tornare fu immensa, anche lui sembrava molto cambiato, più maturo, più sereno, forse.
Cenarono in un silenzio pieno di infinite domande a cui probabilmente non c'erano risposte. Dopo un pasto frugale Cecilia si mise a sistemare la cucina, mentre in sovrappensiero era a pulire i fuochi senti l'abbraccio di Riccardo. Era il primo contatto da quando era rincasata. Si sentì felice di accoglierlo ma subito sentì che un chiara spinta sui glutei, era l'erezione prepotente che il ragazzo forse non riusciva a dissimulare. Si sentì di scatto bloccata, con sudorazione crescente e battito accelerato. Sperò ingenuamente che lui si sarebbe allontanato, invece le braccia che all' inizio le cingevano la vita si spostarono sui seni, direttamente su di essi, si era inoltrato sotto la camicia e il reggiseno per toccarle i capezzoli. Anche nella sua poca esperienza Riccardo si accorse di quanto erano duri, tanto da indurlo a infilare l'altra mano sotto la gonna, dove trovò un pube in fiamme e colante.
Cecilia capì che doveva fare qualcosa per non capitolare, li spinse via fra le lacrime dandogli anche uno schiaffo.
Continuando a piangere finì di sistemare la cucina.
Percorrendo il corridoio per andare in bagno passò davanti alla stanza di Riccardo che aveva la porta solo socchiusa, si fermò un attimo e buttando un occhio dentro lo vide...era nudo steso sul letto e su stava masturbando.
Si preparò per andare a letto, indossò una camicia da notte fissando con sguardo vitreo il soffitto.
Terrorizzata di spegnere la luce ed essere popolata dai soliti incubi chiamò suo figlio per un colloquio chiarificatore.
Lui entrò in stanza completamente nudo e con il pene in piena erezione.
Cecilia guardandolo solo negli occhi gli chiese cosa stava pensando mentre si masturbava, e lui candidamente rispose che pensava a lei.
Perdonami figlio mio si trovò a dire, la colpa è mia, solo mia, ti ho fatto del male che adesso forse tu non puoi capire. Lui , vista anche l'ingenuità dei suoi anni le ribatteva che era lei a non capire, che era lui a volere lei, dovunque e comunque. Lei cercava di spiegargli il contrario.
In tutto questo dialogo che semvrava surreale, Riccardo continuava a disquisire con un pene sempre più eretto, che non dava (beata la sua età) segni di cedimento.
Per parecchi minuti i due contendenti smisero di parlare, la tensione però invece che placarsi sembrava sotto le ceneri covare più intensa. Si era in uno stallo completo. Cecilia fece la prima mossa, si avvicinò e mentre con una mano gli accarezzava il viso con l' altra impugnò quel pene che sembrava bruciare.
Incominciò a toccarlo con infinita lentezza mentre lo fissava negli occhi. Riccardo non sostenne lo sguardo, crollò sul petto della madre incominciando a succhiarle i capezzoli.
Lei prese una mano del figlio indirizzandola nel suo ventre colmo di umori.
Riccardo incominciò a succhiare sempre più forte i capezzoli e a maturbarla.
Solo allora Cecilia incominciò ad accelerare il suo movimento, non troppo da farlo venire troppo presto.
Riuscì a gestire il tutto fino a quando non fosse stata pronta.
Vennero, goderono insieme, quasi nello stesso istante.
Si abbracciorono in un silenzio pieno di cose non dette.
Lo invitò ad andare a letto mentre lei andava in bagno per una doccia.
Doccia che le sembrò durare un secolo, accasciata sul piatto mentre l'acqua e le sue lacrime continuavano a scorrere...
Cosa poteva fare alla soglia dei cinquant'anni per raccogliere i cocci di tutto questo disastro?
Decise che era assolutamente necessario un periodo sabbatico, una traversata nel deserto per capire e comprendere come tutto ciò potesse essere accaduto. Decise di andare dall' unica persona a cui potesse rivolgersi, sua sorella Carla.
Certo che dopo le raccomandazioni che la primogenita le aveva dato sapeva chiaramente che tipo di accoglienza avrebbe ricevuto. E così fu, nulla le venne risparmiato, ci furono momenti terribili, a tratti furiosi che fecero traballare ancora di più il suo equilibrio.
Decisero di vedere anche una psicoterapeuta, gli incontri furono importanti, Cecilia sembrava piano piano prendere consapevolezza di quanto fosse avvenuto.
Sembrava appunto, perché se di giorno era circondata da un piccolo ottimismo le notti riservavano l'altra faccia della luna, quella nera. I sonni erano popolati di continui incubi in cui non faceva altro che rivivere quanto accaduto, ed era preda di visioni oniriche di un incesto che non riusciva a superare.
Dopo un mese capì che doveva almeno provare a ritornare a casa, voleva sapere se era ancora in grado di poter convivere con Riccardo.
La felicità del ragazzo nel vederla tornare fu immensa, anche lui sembrava molto cambiato, più maturo, più sereno, forse.
Cenarono in un silenzio pieno di infinite domande a cui probabilmente non c'erano risposte. Dopo un pasto frugale Cecilia si mise a sistemare la cucina, mentre in sovrappensiero era a pulire i fuochi senti l'abbraccio di Riccardo. Era il primo contatto da quando era rincasata. Si sentì felice di accoglierlo ma subito sentì che un chiara spinta sui glutei, era l'erezione prepotente che il ragazzo forse non riusciva a dissimulare. Si sentì di scatto bloccata, con sudorazione crescente e battito accelerato. Sperò ingenuamente che lui si sarebbe allontanato, invece le braccia che all' inizio le cingevano la vita si spostarono sui seni, direttamente su di essi, si era inoltrato sotto la camicia e il reggiseno per toccarle i capezzoli. Anche nella sua poca esperienza Riccardo si accorse di quanto erano duri, tanto da indurlo a infilare l'altra mano sotto la gonna, dove trovò un pube in fiamme e colante.
Cecilia capì che doveva fare qualcosa per non capitolare, li spinse via fra le lacrime dandogli anche uno schiaffo.
Continuando a piangere finì di sistemare la cucina.
Percorrendo il corridoio per andare in bagno passò davanti alla stanza di Riccardo che aveva la porta solo socchiusa, si fermò un attimo e buttando un occhio dentro lo vide...era nudo steso sul letto e su stava masturbando.
Si preparò per andare a letto, indossò una camicia da notte fissando con sguardo vitreo il soffitto.
Terrorizzata di spegnere la luce ed essere popolata dai soliti incubi chiamò suo figlio per un colloquio chiarificatore.
Lui entrò in stanza completamente nudo e con il pene in piena erezione.
Cecilia guardandolo solo negli occhi gli chiese cosa stava pensando mentre si masturbava, e lui candidamente rispose che pensava a lei.
Perdonami figlio mio si trovò a dire, la colpa è mia, solo mia, ti ho fatto del male che adesso forse tu non puoi capire. Lui , vista anche l'ingenuità dei suoi anni le ribatteva che era lei a non capire, che era lui a volere lei, dovunque e comunque. Lei cercava di spiegargli il contrario.
In tutto questo dialogo che semvrava surreale, Riccardo continuava a disquisire con un pene sempre più eretto, che non dava (beata la sua età) segni di cedimento.
Per parecchi minuti i due contendenti smisero di parlare, la tensione però invece che placarsi sembrava sotto le ceneri covare più intensa. Si era in uno stallo completo. Cecilia fece la prima mossa, si avvicinò e mentre con una mano gli accarezzava il viso con l' altra impugnò quel pene che sembrava bruciare.
Incominciò a toccarlo con infinita lentezza mentre lo fissava negli occhi. Riccardo non sostenne lo sguardo, crollò sul petto della madre incominciando a succhiarle i capezzoli.
Lei prese una mano del figlio indirizzandola nel suo ventre colmo di umori.
Riccardo incominciò a succhiare sempre più forte i capezzoli e a maturbarla.
Solo allora Cecilia incominciò ad accelerare il suo movimento, non troppo da farlo venire troppo presto.
Riuscì a gestire il tutto fino a quando non fosse stata pronta.
Vennero, goderono insieme, quasi nello stesso istante.
Si abbracciorono in un silenzio pieno di cose non dette.
Lo invitò ad andare a letto mentre lei andava in bagno per una doccia.
Doccia che le sembrò durare un secolo, accasciata sul piatto mentre l'acqua e le sue lacrime continuavano a scorrere...
2
voti
voti
valutazione
3
3
commenti dei lettori al racconto erotico