La passione per la montagna.
di
sequoia
genere
incesti
Papà, sportivo di razza, racconta che già dai famosi "Giochi della gioventù" si era appassionato a tutte le specialità inerenti alla corsa, velocità, resistenza, salto in lungo, otteneva anche ottimi risultati, testimonianze ne sono coppe, medaglie, attestati
che giacciono in garage. Ora occupano solo spazio, mamma lo sprona a disfarsene, lui li
tiene come ricordo. La passione, con gli impegni della famiglia del lavoro e quindi con
la mancanza di tempo, non è mai scemata, si è sempre adeguato. E' diventato assiduo
partecipante alle gare amatoriali, è riuscito a coinvolgere anche mamma. Io, figlio
di cotanto padre, ho seguito le sue orme, Trovavo una enorme soddisfazione quando, la
sera al ritorno di papà dal lavoro, mettevamo gli indumenti in base alla stagione per
l'allenamento giornaliero. Io mamma e papà tutti insieme nella corsa. Una domenica
siamo andati in montagna per un picnic, non eravamo attrezzati per una escursione, però
quella splendida giornata, quel paesaggio incantevole, l'aria purissima, ci ha invogliato, abbiamo intrapreso un sentiero con l'intenzione di fare pochi passi, travolti dall'ambiente, ci siamo allontanati. Abbiamo deciso di tornare indietro solo quando mamma l'ha imposto, aveva indossato delle scarpe abbastanza leggere, che passando sulle pietre si erano create delle vesciche. Papà ha dovuto riportarla alla macchina sulle spalle. Non si può dire, giornata rovinata, è stato solo il problema di mamma.
Comunque abbiamo la giornata con il picnic previsto, c'era una caldo irresistibile, io
e papà eravamo in calzoncini, lei aveva indossato dei leggings, era bagnata dal sudore,
papà l'ha consigliata di toglierli "Sono nuda sotto" "Non hai messo le mutandine"?
"Ho preferito il perizoma" "Il reggiseno l'hai messo" "Si quello trasparente"
"Vabbè, tanto qui siamo soli" "Si ma di fronte a Walter" "Capirai a casa vai in giro seminuda"? Infatti si è spogliata, aveva ragione papà, eravamo abituati a vederla,
anche più nuda, per noi era normale, lei riteneva che in casa si poteva anche stare,
fuori era diverso". Giornata conclusa, siamo tornati a casa. Mamma per una settimana,
a causa delle vesciche, ha dovuto interrompere gli allenamenti. Una sera, senza
avvisarci papà appena rientrato dal lavoro ci ha portati a Decathlon. Ha acquistato
l'equipaggiamento per il trekking per tutti. Esperienza nuova, eravamo euforici.
Da quel giorno, compatibilmente con gli impegni, nei feriali ci si allenava alla
corsa, i festivi erano dedicati alle escursioni in montagna. Un mondo diverso, si
restava estasiati dai paesaggi, pensavamo di non trovare tanta gente, invece a volte
ce n'era perfino troppa. Fisicamente longilinei, vorrei vedere con tutti quei
chilometri, si stava proprio bene. Certo abbiamo iniziato con i percorsi facili,
per adeguarci successivamente alle distanze rilevanti. Ci sono successe anche alcune disavventure, è normale che accadono in uno sport pericoloso, pericoloso forse è
esagerato, rischioso se non si attua la prudenza. Il 16 settembre dello scorso anno,
nella solita escursione col tempo bellissimo, meno gente del solito, ci siamo
avventurati su un percorso con grado di difficoltà cinque, eravamo grandi e vaccinati,
soprattutto allenati, eravamo in grado tranquillamente di essere pronti a tutto.
Avevamo percorso una dozzina di chilometri, verso ovest si notava una piccola nuvola, insignificante, non ci ha impedito di proseguire. Alla quarta ora di marcia, quella
nuvola si era appena estesa, quando eravamo sulla strada del ritorno, le nuvole hanno
coperto il sole, eravamo sopra i duemila metri. "Ragazzi acceleriamo perché se quelle
nuvole si abbassano siamo nella nebbia, cerchiamo almeno di raggiungere il rifugio".
Infatti, abbiamo fatto appena in tempo ad arrivarci. "Fermiamoci con la speranza che
il vento spazzi via la nebbia". Non è successo, non si vedeva ad un metro, impossibile
spostarci, intanto si faceva sempre più tardi, già non si vedeva per la nebbia, col
buio che stava scendendo, era praticamente impossibile muoverci, fortuna, che eravamo
nel rifugio, avevamo ancora tre panini ed una bottiglia di acqua, ci potevano bastare
anche se avessimo dovuto trascorrere la notte nel rifugio. Notte, visibilità zero,
silenzio irreale, più che preoccupati eravamo affascinati da quella situazione.
Come luce avevamo i telefonini, comunque non c'era segnale, poi chiamare soccorsi, ammesso che fosse possibile, non era necessario, stavamo bene, eravamo tranquilli.
Il bello doveva ancora arrivare, nel rifugio c'era un camino con una discreta catasta
di legna. Si il vademecum dell'escursionista prevede tra l'altro di dotarsi di
fiammiferi od accendino. Abbiamo dato fuoco alle polveri, come si dice, oltre al
tepore la fiamma dava anche luce. Altro che tepore faceva proprio caldo. C'era
anche una brandina a muro costruita con degli assi di legno, c'erano perfino due
coperte. Erano arrivate le ventidue. "Proviamo a distenderci" ha proposto papà,
mamma ha obiettato "Non ci stiamo" "Dai che ci stiamo, ci stringiamo" Abbiamo
convinto anche mamma. Eravamo stretti è un eufemismo, eravamo uno addosso all'altro.
Io al ridosso della parete, mamma al centro, papà sul bordo, mamma e papà erano
uno di fronte all'altro, a me mamma dava la schiena. Il suo culo proprio sul mio
cazzo, che cominciava a muoversi. Pensavo alle cose più brutte, guerra, terremoti,
cataclismi, ormai mi eccitavano anche quelli, non poteva non accorgersi mamma
della mia erezione, non c'era assolutamente la possibilità di spostarsi, ridendo
esclamò "Avete paura che scappi? Mi avete messo un puntello nel culo ed uno nella
figa" Il verso della risata contemporanea, nonostante il silenzio, era arrivato a
valle. Ormai era solo filosofia, la brace del camino emanava ancora calore, papà
ci ha messo il carico, "Spogliamoci nudi, può darsi che eliminando lo spessore dei
vestiti, stiamo più larghi" Mentre papà parlava, non so come mamma era nuda.
Arrivati a quel punto non c'erano soluzioni, una scopata da record, oltre duemila
metri, mamma in balia di due cazzi fatti bene. Non siamo stati in difficoltà
neanche un attimo, mamma con quella battuta ci aveva ammaliato. Eravamo scomodi,
gli unici a non trovare difficoltà nei movimenti erano i nostri cazzi,
alternativamente raggiungevano sempre la figa di mamma. Eccitazione travolgente,
la più scalmanata era mamma. Vorrei vedere, qualsiasi donna a posto suo avrebbe
fatto salti di gioia con due cazzi decenti a disposizione. Quella leggera
trasgressione portava l'eccitazione ai massimi livelli. Abbiamo scopato fino alle
tre, ci siamo addormentati uno sull'altro. Ci siamo svegliati quando hanno bussato
al rifugio, erano altri escursionisti, sole nella massima esposizione, nebbia sparita.
abbiamo chiesto scusa, avevamo bisogno di pulire e rimettere tutto in ordine. Ci hanno
informato che dovevamo passare ai carabinieri forestali, giù in pianura, per riferire
che avevamo utilizzato il rifugio nella notte senza prenotazione. Ci hanno addebitato
solo cinquanta euro, simbolicamente perché sorpresi dalla nebbia. Da quel giorno
si sono creati i presupposti per cambiare vita tra me mamma e papà, ora eravamo consci
di quello che era successo, Mamma viveva su un altro pianeta, era felicissima, anche
papà, sosteneva di aver creato una meravigliosa famiglia. Io ero in paradiso.
Tutte le sere, dico tutte le sere mi hanno imposto, non accolto di dormire nel loro
letto. La beatitudine a livello familiare.
che giacciono in garage. Ora occupano solo spazio, mamma lo sprona a disfarsene, lui li
tiene come ricordo. La passione, con gli impegni della famiglia del lavoro e quindi con
la mancanza di tempo, non è mai scemata, si è sempre adeguato. E' diventato assiduo
partecipante alle gare amatoriali, è riuscito a coinvolgere anche mamma. Io, figlio
di cotanto padre, ho seguito le sue orme, Trovavo una enorme soddisfazione quando, la
sera al ritorno di papà dal lavoro, mettevamo gli indumenti in base alla stagione per
l'allenamento giornaliero. Io mamma e papà tutti insieme nella corsa. Una domenica
siamo andati in montagna per un picnic, non eravamo attrezzati per una escursione, però
quella splendida giornata, quel paesaggio incantevole, l'aria purissima, ci ha invogliato, abbiamo intrapreso un sentiero con l'intenzione di fare pochi passi, travolti dall'ambiente, ci siamo allontanati. Abbiamo deciso di tornare indietro solo quando mamma l'ha imposto, aveva indossato delle scarpe abbastanza leggere, che passando sulle pietre si erano create delle vesciche. Papà ha dovuto riportarla alla macchina sulle spalle. Non si può dire, giornata rovinata, è stato solo il problema di mamma.
Comunque abbiamo la giornata con il picnic previsto, c'era una caldo irresistibile, io
e papà eravamo in calzoncini, lei aveva indossato dei leggings, era bagnata dal sudore,
papà l'ha consigliata di toglierli "Sono nuda sotto" "Non hai messo le mutandine"?
"Ho preferito il perizoma" "Il reggiseno l'hai messo" "Si quello trasparente"
"Vabbè, tanto qui siamo soli" "Si ma di fronte a Walter" "Capirai a casa vai in giro seminuda"? Infatti si è spogliata, aveva ragione papà, eravamo abituati a vederla,
anche più nuda, per noi era normale, lei riteneva che in casa si poteva anche stare,
fuori era diverso". Giornata conclusa, siamo tornati a casa. Mamma per una settimana,
a causa delle vesciche, ha dovuto interrompere gli allenamenti. Una sera, senza
avvisarci papà appena rientrato dal lavoro ci ha portati a Decathlon. Ha acquistato
l'equipaggiamento per il trekking per tutti. Esperienza nuova, eravamo euforici.
Da quel giorno, compatibilmente con gli impegni, nei feriali ci si allenava alla
corsa, i festivi erano dedicati alle escursioni in montagna. Un mondo diverso, si
restava estasiati dai paesaggi, pensavamo di non trovare tanta gente, invece a volte
ce n'era perfino troppa. Fisicamente longilinei, vorrei vedere con tutti quei
chilometri, si stava proprio bene. Certo abbiamo iniziato con i percorsi facili,
per adeguarci successivamente alle distanze rilevanti. Ci sono successe anche alcune disavventure, è normale che accadono in uno sport pericoloso, pericoloso forse è
esagerato, rischioso se non si attua la prudenza. Il 16 settembre dello scorso anno,
nella solita escursione col tempo bellissimo, meno gente del solito, ci siamo
avventurati su un percorso con grado di difficoltà cinque, eravamo grandi e vaccinati,
soprattutto allenati, eravamo in grado tranquillamente di essere pronti a tutto.
Avevamo percorso una dozzina di chilometri, verso ovest si notava una piccola nuvola, insignificante, non ci ha impedito di proseguire. Alla quarta ora di marcia, quella
nuvola si era appena estesa, quando eravamo sulla strada del ritorno, le nuvole hanno
coperto il sole, eravamo sopra i duemila metri. "Ragazzi acceleriamo perché se quelle
nuvole si abbassano siamo nella nebbia, cerchiamo almeno di raggiungere il rifugio".
Infatti, abbiamo fatto appena in tempo ad arrivarci. "Fermiamoci con la speranza che
il vento spazzi via la nebbia". Non è successo, non si vedeva ad un metro, impossibile
spostarci, intanto si faceva sempre più tardi, già non si vedeva per la nebbia, col
buio che stava scendendo, era praticamente impossibile muoverci, fortuna, che eravamo
nel rifugio, avevamo ancora tre panini ed una bottiglia di acqua, ci potevano bastare
anche se avessimo dovuto trascorrere la notte nel rifugio. Notte, visibilità zero,
silenzio irreale, più che preoccupati eravamo affascinati da quella situazione.
Come luce avevamo i telefonini, comunque non c'era segnale, poi chiamare soccorsi, ammesso che fosse possibile, non era necessario, stavamo bene, eravamo tranquilli.
Il bello doveva ancora arrivare, nel rifugio c'era un camino con una discreta catasta
di legna. Si il vademecum dell'escursionista prevede tra l'altro di dotarsi di
fiammiferi od accendino. Abbiamo dato fuoco alle polveri, come si dice, oltre al
tepore la fiamma dava anche luce. Altro che tepore faceva proprio caldo. C'era
anche una brandina a muro costruita con degli assi di legno, c'erano perfino due
coperte. Erano arrivate le ventidue. "Proviamo a distenderci" ha proposto papà,
mamma ha obiettato "Non ci stiamo" "Dai che ci stiamo, ci stringiamo" Abbiamo
convinto anche mamma. Eravamo stretti è un eufemismo, eravamo uno addosso all'altro.
Io al ridosso della parete, mamma al centro, papà sul bordo, mamma e papà erano
uno di fronte all'altro, a me mamma dava la schiena. Il suo culo proprio sul mio
cazzo, che cominciava a muoversi. Pensavo alle cose più brutte, guerra, terremoti,
cataclismi, ormai mi eccitavano anche quelli, non poteva non accorgersi mamma
della mia erezione, non c'era assolutamente la possibilità di spostarsi, ridendo
esclamò "Avete paura che scappi? Mi avete messo un puntello nel culo ed uno nella
figa" Il verso della risata contemporanea, nonostante il silenzio, era arrivato a
valle. Ormai era solo filosofia, la brace del camino emanava ancora calore, papà
ci ha messo il carico, "Spogliamoci nudi, può darsi che eliminando lo spessore dei
vestiti, stiamo più larghi" Mentre papà parlava, non so come mamma era nuda.
Arrivati a quel punto non c'erano soluzioni, una scopata da record, oltre duemila
metri, mamma in balia di due cazzi fatti bene. Non siamo stati in difficoltà
neanche un attimo, mamma con quella battuta ci aveva ammaliato. Eravamo scomodi,
gli unici a non trovare difficoltà nei movimenti erano i nostri cazzi,
alternativamente raggiungevano sempre la figa di mamma. Eccitazione travolgente,
la più scalmanata era mamma. Vorrei vedere, qualsiasi donna a posto suo avrebbe
fatto salti di gioia con due cazzi decenti a disposizione. Quella leggera
trasgressione portava l'eccitazione ai massimi livelli. Abbiamo scopato fino alle
tre, ci siamo addormentati uno sull'altro. Ci siamo svegliati quando hanno bussato
al rifugio, erano altri escursionisti, sole nella massima esposizione, nebbia sparita.
abbiamo chiesto scusa, avevamo bisogno di pulire e rimettere tutto in ordine. Ci hanno
informato che dovevamo passare ai carabinieri forestali, giù in pianura, per riferire
che avevamo utilizzato il rifugio nella notte senza prenotazione. Ci hanno addebitato
solo cinquanta euro, simbolicamente perché sorpresi dalla nebbia. Da quel giorno
si sono creati i presupposti per cambiare vita tra me mamma e papà, ora eravamo consci
di quello che era successo, Mamma viveva su un altro pianeta, era felicissima, anche
papà, sosteneva di aver creato una meravigliosa famiglia. Io ero in paradiso.
Tutte le sere, dico tutte le sere mi hanno imposto, non accolto di dormire nel loro
letto. La beatitudine a livello familiare.
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