Le bulle

di
genere
dominazione

Maria era una ragazza di 18 anni, timida, introversa e di altri tempi che frequentava un liceo. Era come un anatra in mezzo a tanti cigni; spiccava per la sua diversità in mezzo a tante altre belle ragazze sexy. Non era brutta, però non era appariscente: qualche kilo in più, viso tondo, capelli raccolti, gonna lunga, gambaletti, ballerine. Le altre ragazze invece andavano vestite in jeans attillati, minigonne, collant, parigine, leggings, tanga, tacchi, stivali.
Poi era anche la classica ragazza che si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato, con eventi goffi e sfortunati che rafforzavano l’idea che fosse la sfigata.
Era vista quindi come quella diversa, quella sfigata. Un giorno tre ragazze decisero di trarle un tranello e di bullizzarla.
La palestra della scuola era vuota, non c’era nessuno… con una scusa la attirarono lì, a lei che era quella sempre lasciata sola non parve vero e andò subito. Arrivate lì, le tre ragazze iniziarono a deriderla, le presero la lunga gonna grigia plissettata dall’orlo e le dissero: “Ma come ti vesti? Del resto con quel nome da sfigata puoi solo vestirti da sfigata”. Poi la afferrarono, una le coprì la bocca con la mano, un’altra la teneva da dietro e un’altra le disse ridendo: “Vediamo se sei davvero una ragazza” e iniziò a toccarle il seno. Maria cercava di gridare, di divincolarsi, ma non riusciva. Le sbottonò la camicetta e iniziò a toccarle e tastarle il seno. Poi la stessa ragazza si abbassò, le sollevò la gonna e iniziò ad annusarle l'inguine; poi le tastò le mutandine e le abbassò leggermente mettendole a nudo la vagina. Con le dita gliela divaricò e con l’altra mano le infilò un dito dentro, simulando un rapporto sessuale. Maria intanto cercava di liberarsi, agitava le gambe, ma nessuno poteva sentirla.
La lasciarono andare, Maria si rimise la mutandina su e si abbottonò la camicetta. Un’altra delle tre ragazze le disse: “Vediamo se mamma ti sculaccia, io dico di sì”, Maria quasi che piangeva cercò di scappare, ma le fecero uno sgambetto e cadde sulle gambe di una delle ragazze che intanto si era seduta su una sedia. Le altre due ragazze la afferrarono, una la teneva per le mani e una per le caviglie. La ragazza che la teneva sulle gambe iniziò a sculacciarla sulla gonna tra le risate generali. Poi le sollevò la gonna e le ragazze dissero: "E che mutandine sono queste, i mutandoni della nonna? Sembrano un pannolone!". La ragazza la sculacciò sulle mutandine bianche. Maria cercava di liberarsi, piangeva, ma nessuno la sentiva. Le altre due ragazze iniziarono a ripetere in coro: “Abbassale il pannolone, abbassale il pannolone!!” Le abbassò le mutandine e la sculacciò a sedere nudo. Per Maria era terribile, la vergogna, la sottomissione, il dolore… mentre che la sculacciata andava avanti, le tre facevano battute sul suo sedere: "Che sedere rosso che hai! Già ce l'hai grosso di tuo, adesso è ancora più gonfio! Pensa se poi ti sculaccia anche mamma! Guardate che ha nel sedere, tutta merda!" La ragazza che la sculacciava si fermò, una delle due ragazze prese un oggetto metallico con la punta a forma di anello, lo arroventò con un accendino e le scottò la parte alta del sedere; la ragazza che la teneva sulle gambe le coprì la bocca con la mano; Maria per il dolore spalancò gli occhi, emise qualche gemito e si sentì quasi svenire. Poi presero un bastoncino di legno arrotondato e glielo infilarono nel sedere, dicendole: "Adesso ti mettiamo questa supposta! Uno, due, tre, tutto in culo a te!"; Maria gemeva, sgambettava, si agitava, cercava di divincolarsi. Le tre bulle lasciarono libera Maria, che rimase distesa a terra piangendo e andarono via.
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scritto il
2023-08-02
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