La puntura!
di
Em
genere
feticismo
Emanuele aveva 18 anni e viveva con sua madre di 45 anni. Lui era non molto alto, corporatura magra, bello ma non appariscente. Sua mamma era di altezza media, fisico leggermente robusto, gambe leggermente robuste specie su caviglie e polpacci, capelli ricci biondi lunghi fino a sotto le orecchie e viso un po' lungo; sembrava una di quelle donne di paese. Quel giorno indossava un maglione indaco, una gonna beige scuro a pieghe lunga fino ai polpacci, collant beige e ballerine nere.
Era sera, Emanuele si trovava in sala, sua mamma si avvicinò, si sedette sul divano e gli disse: "Lele, tesoro, senti... ti devo fare una puntura!" Il figlio trasalì e le chiese il motivo; sua mamma gli rispose: "Questa notte sei stato male, hai tossito molto e quando ti sei alzato, non te ne sei accorto, ma avevi un po' di febbre. Allora per evitare che ti ammali più seriamente, ti faccio questa puntura. Quindi, adesso andiamo in camera, ti abbassi calzoni e mutandina, ti metti così sulle gambe di mamma e mamma te la fa." Emanuele le disse: "Ma no, dai, sto bene così." E sua mamma arrabbiata esclamò: "Emanuele, finiscila o ti faccio il culo nero! Ci sono capace a fartelo, attenzione!" Emanuele allora tutto remissivo le disse: "Ok, ok va bene, ma che puntura è?" E sua mamma gli rispose: "Di quelle normali, di antibiotico". Emanuele un po' impaurito andò in camera e sua madre lo seguì. Iniziò a preparare la puntura e lui la guardava, mentre lei preparava la puntura cantilenava tra sé e sé: "Asciugoni, asciugoni, asciugoni Regina; Rocefin Rocefin Rocefin punture!"; Emanuele intanto si abbassò i calzoni e gli slip, tenendoli all'altezza delle ginocchia. Sua madre, come ebbe finito, si voltò verso il figlio che gli era accanto e col piede gli spinse giù slip e calzoni fino alle caviglie; si sedette tenendo con una mano la siringa e con l'altra l'ovatta con l'alcool, guardò suo figlio come per dirgli di andare verso di lei e disse con voce cantilenante: "Emanuele... punture!!".
Emanuele andò lentamente e a disagio, sua mamma gli disse: "Ma che ti vergogni? Ti ho fatto io!" Ed Emanuele le disse: "No, non mi vergogno, ho solo paura della puntura...", detto questo le si distese sulle gambe e sua mamma fece un sospiro. Per scherzare gli disse: "Hai il culetto tutto bucherellato!" Iniziò a strofinargli l'ovatta con l'alcool sul sedere e intanto diceva: "Quante te ne abbiamo fatte quando eri piccolo! Hai lo stesso sederino di allora!". Emanuele le domandò: "Eh, mamma, ti ricordi quella volta quando avrò avuto 6-7 anni che mi avete fatto tutte quelle punture? Cosa avevo?", e la mamma: "Ma stavi bene! Te le abbiamo fatte così, giusto per fartele...". Finito di strofinare fischiò e gli disse: "Amore di mamma, adesso mamma ti buca il culetto", gli infilò l'ago ed Emanuele sentì un pizzico; poi sua mamma mandò giù il liquido lentamente e lui sentì un leggero bruciore. Disse a sua madre: "Mamma, manca molto?" e sua mamma: "Mmm, ecco ho quasi fatto". Estrasse l'ago e gli massaggiò il punto della puntura con l'ovatta imbevuta di alcool.
Era sera, Emanuele si trovava in sala, sua mamma si avvicinò, si sedette sul divano e gli disse: "Lele, tesoro, senti... ti devo fare una puntura!" Il figlio trasalì e le chiese il motivo; sua mamma gli rispose: "Questa notte sei stato male, hai tossito molto e quando ti sei alzato, non te ne sei accorto, ma avevi un po' di febbre. Allora per evitare che ti ammali più seriamente, ti faccio questa puntura. Quindi, adesso andiamo in camera, ti abbassi calzoni e mutandina, ti metti così sulle gambe di mamma e mamma te la fa." Emanuele le disse: "Ma no, dai, sto bene così." E sua mamma arrabbiata esclamò: "Emanuele, finiscila o ti faccio il culo nero! Ci sono capace a fartelo, attenzione!" Emanuele allora tutto remissivo le disse: "Ok, ok va bene, ma che puntura è?" E sua mamma gli rispose: "Di quelle normali, di antibiotico". Emanuele un po' impaurito andò in camera e sua madre lo seguì. Iniziò a preparare la puntura e lui la guardava, mentre lei preparava la puntura cantilenava tra sé e sé: "Asciugoni, asciugoni, asciugoni Regina; Rocefin Rocefin Rocefin punture!"; Emanuele intanto si abbassò i calzoni e gli slip, tenendoli all'altezza delle ginocchia. Sua madre, come ebbe finito, si voltò verso il figlio che gli era accanto e col piede gli spinse giù slip e calzoni fino alle caviglie; si sedette tenendo con una mano la siringa e con l'altra l'ovatta con l'alcool, guardò suo figlio come per dirgli di andare verso di lei e disse con voce cantilenante: "Emanuele... punture!!".
Emanuele andò lentamente e a disagio, sua mamma gli disse: "Ma che ti vergogni? Ti ho fatto io!" Ed Emanuele le disse: "No, non mi vergogno, ho solo paura della puntura...", detto questo le si distese sulle gambe e sua mamma fece un sospiro. Per scherzare gli disse: "Hai il culetto tutto bucherellato!" Iniziò a strofinargli l'ovatta con l'alcool sul sedere e intanto diceva: "Quante te ne abbiamo fatte quando eri piccolo! Hai lo stesso sederino di allora!". Emanuele le domandò: "Eh, mamma, ti ricordi quella volta quando avrò avuto 6-7 anni che mi avete fatto tutte quelle punture? Cosa avevo?", e la mamma: "Ma stavi bene! Te le abbiamo fatte così, giusto per fartele...". Finito di strofinare fischiò e gli disse: "Amore di mamma, adesso mamma ti buca il culetto", gli infilò l'ago ed Emanuele sentì un pizzico; poi sua mamma mandò giù il liquido lentamente e lui sentì un leggero bruciore. Disse a sua madre: "Mamma, manca molto?" e sua mamma: "Mmm, ecco ho quasi fatto". Estrasse l'ago e gli massaggiò il punto della puntura con l'ovatta imbevuta di alcool.
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