Una puntura severa

di
genere
feticismo

Emanuele era un ragazzo di 18 anni di altezza media, un po' robusto, viso tondo, capelli castani chiari lisci e a caschetto; pareva avere molti meno anni. La sua era una famiglia all'antica, i genitori erano di altri tempi e si erano sposati tardi e sua mamma lo aveva avuto avanti con gli anni. Il padre era medio-basso, magro, capelli castani mossi, baffi ed era severo come carattere. Sua mamma era la classica donna di altri tempi: fragile, insicura, remissiva, sottomessa e pia. Emanuele era venuto anche lui remissivo e sottomesso da quel contesto così retrò. Una sera, Emanuele era in sala, indossava una tuta azzurro scura e scarpe da ginnastica e i suoi genitori parlottavano in cucina; dopo un po' sua mamma arrivò in sala, si sedette e sospirò. Quella sera suo padre indossava una camicia rossa scozzese di flanella, un calzone di fustagno e una giacca marrone a piccoli scacchi neri; sua mamma invece indossava una camicetta bianca a maniche lunghe, una gonna nera dritta lunga fino al ginocchio, collant beige e ballerine nere. Non era brutta, era piccola di fisico e di altezza, capelli biondi lisci tirati su con lo chignon, viso piccolo e delicato, fronte alta. La mamma si grattò i collant all'altezza del ginocchio col dito indice e gli disse: "Lele, senti, ti dobbiamo fare una puntura... indovina chi te la fa? Non te lo immaginerai mai", Emanuele meravigliato e sorpreso disse un po' imbarazzato: "Viene zia a farmela?" e sua mamma disse di no, Emanuele disse: "Marcella?" e la sua mamma negò di nuovo, "Sara?" e si nuovo no, "Pia?" e ancora la mamma disse di no. Allora Emanuele, incuriosito le chiese: "E chi me la fa?", sua mamma sorridendo: "Te la fa papà!". Emanuele intimorito disse: "Come?!?" e sua mamma: "Sì, vuole fartela lui". In quel momento il padre arrivò e disse, indicando col pollice all'indietro: "Ci penso io, ci penso io". La mamma allora dolcemente disse al figlio: "Adesso andiamo in cucina, mamma ti abbassa calzoni, mutandina, tu ti metti così docile docile e intimo sulla gonna di mamma e papà te la fa, vedrai non sentirai niente." e intanto si accarezzava le calze; il padre si avvicinò, diede due leggere pacche sul sedere del figlio e gli disse cantilenando: "Emanuele... punture...". Andarono in cucina, la mamma prese una sedia, si sedette, abbracciò il figlio, lo accarezzò, lo coccolò, gli diede dei baci molto leggeri sulla testa, gli parlottò nell'orecchio e intanto gli abbassò i calzoni e le mutandine. Se lo mise sulle gambe e sospirò come depressa. Emanuele in quella posizione sulla gonna di sua mamma si ricordò di quando da bambino lo sculacciavano in quel modo, sua mamma se lo metteva sulle gambe e il padre lo sculacciava con un frustino, obbligando sua moglie a tenerlo in quel modo e la cosa gli diede ansia e si vergognava pure a stare a sedere nudo e sfigato all'insù davanti ai genitori.
Il padre gli prese delicatamente il gluteo tra indice e pollice, gli divaricò i glutei, gli annusò il sedere, gli diede un colpo sul sederino e gli disse: "Te lo facciamo per il tuo bene"; Emanuele provò disagio e ansia, da dietro la gonna di sua mamma vedeva i suoi piedi coperti dalle scarpe e a terra vedeva il piede e la gamba della mamma.
Si mise a preparare la puntura, intanto la mamma gli accarezzava dolcemente il sedere e sospirava. Come la puntura fu pronta, la mamma fece al marito l'occhiolino e gli diede un bacio sulle labbra che Emanuele sentì. La mamma si mise a parlottare a bassa voce con papà ma Emanuele non capì cosa gli dicesse. Dopo un po' il padre strofinò il sederino di Emanuele con l'ovatta imbevuta di alcol e con voce severa e brusca disse: "Punture!" e infilò bruscamente l'ago nel sedere del figlio. Emanuele sentì il pizzico, poi mandò giù il liquido ed Emanuele sentì un certo bruciore, sua mamma osservava il tutto con viso mesto e sottomesso. Fatta la puntura, la mamma gli massaggiò il sedere con l'ovatta e gli parlava dolcemente.
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2025-10-09
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