La vera storia di AURORA (l’incontro)

Scritto da , il 2022-11-22, genere etero

Aurora abita nel palazzo di fronte al mio: ci separano i rispettivi giardini condominiali ornati da qualche stentato cespuglio di rose. Dalle mie finestre vedo perfettamente il suo balcone e le sue finestre, perché stiamo entrambi al terzo piano.
Raramente sono riuscito a vedere dentro casa sua, perché tiene sempre le tende chiuse, ma la vedo qualche volta uscire sul terrazzo per curare le sue piante e stendere i panni. Pantaloni comodi e felpe slargate sembrano essere l’abbigliamento che preferisce quando sta a casa anche se d’estate porta spesso vestiti leggeri larghi e freschi.
Così conciata non è una ragazza che attira l’attenzione. Svuota diligentemente la lettiera del suo grosso gatto nero e gli dà da mangiare dicendogli parole carine e carezzandolo con amore.
Solo una volta l’ho vista uscire in terrazza con il solo accappatoio arrotolato intorno al corpo ed i capelli bagnati per stendere della biancheria intima notevole, probabilmente lavata a mano lì per lì. Da quel giorno mi sono dedicato a trovare tutti i momenti per incontrarla “casualmente”.
Esce di casa puntuale ogni mattina con la sua cartella di pelle: ho scoperto che fa la segretaria in un ufficio di commercialisti associati. Porta spesso camicette chiare di seta ben abbottonate, sotto le quali però è facile indovinare che si celano delle tette di tutto rispetto, e delle gonne dai colori austeri, quasi tutte sulle varianti del grigio, del blu o del marrone, ma sono tutte corte ed estremamente attillate che le mettono bene in mostra il culo generoso e definito. Porta i suoi bei capelli castani tirati all’indietro, stretti in un severo chignon. La guardo mentre si avvia verso il garage dove tiene la bicicletta e mi perdo in piccole fantasie legate all’ondeggiare delle sue anche. Ogni tanto capita di incrociarla in giardino dandomi l’occasione di guardarla bene: L’acconciatura forse non è adeguata al suo volto leggermente rotondo, ma attirano l’attenzione i suoi due grandi occhi color nocciola, sempre con un filo appena accennato di trucco, e, soprattutto, due soffici labbra carnose e gonfie veramente sexy. Sono convinto che se truccasse adeguatamente quegli occhi e mettesse un rossetto rosso fuoco su quelle magnifiche labbra, trasuderebbe sesso. Ci salutiamo cortesemente con brevi sorrisi di circostanza troppo frettolosi. Con la borsa nel cestino del manubrio, si avvia in bicicletta, con il tessuto teso sul bel sedere e le gambe definite con i polpacci forse un po’ troppo sportivi che poco si addicono alle decolté dal tacco basso.
Ho spolverato così una vecchia bici da uomo con i freni a bacchetta ed esco spesso prima del mio solito orario per fare un tratto di strada accanto a lei sulla pista ciclabile, visto che la strada per il mio ufficio è ampiamente in comune alla sua.
Mi parla del suo lavoro, e di come talvolta si senta a disagio con delle sue colleghe più giovani e più disinibite che sfruttano la loro bellezza per stuzzicare i capi e strappare favori e regalini. Lei è la classica ragazza seria e con la testa a posto a cui la sera piace guardare le serie in tv con il gatto sulle gambe.
Giorno dopo giorno, con questi brevi tragitti passati a scambiare opinioni (e sbirciarle le tette), si è creata una certa disinvoltura tra noi, tanto da permettermi di fare leggeri complimenti che sembra le facciano molto piacere, visti i sorrisi con cui li accetta.
Sono partito da quelli su come si veste bene, a quelli più audaci e sinceri su come i vestiti le stiano bene sulle sue belle curve, per passare poi ai suoi occhi e le sue bellissime labbra. I suoi sorrisi sono sempre più luminosi.
Il sabato mattina Aurora va al supermercato a fare la spesa con la sua utilitaria sempre lucida e porta in casa sacchetti gonfi di roba e pacchi d’acqua: questi potrebbero essere il grimaldello per affacciarmi in casa sua. Devo solo essere pronto al suo rientro. Così è in un sabato assolato che l’aiuto a portare due pacchi d’acqua in casa con la contropartita di un bicchier d’acqua.
La casa di Aurora è piena di piante e sembra ancora più piccola di quanto non sia. Il gatto è sdraiato sul pavimento fresco per mitigare il caldo. Aurora sbuffa, perché ha caldo anche lei.
Con una battuta, forse troppo audace, le ho detto che sarebbe stata più fresca senza il vestito: lei ha avuto un lampo negli occhi e, con un sorriso seducente, mi ha incoraggiato tanto da andarle più vicino per sbottonarle il vestito a fiori che indossava.
Boh, ci provo e vediamo che succede.
Avvicino le dita al tessuto e le carezzo piano il collo. Mi avvicino di più e, ad ogni bottone che sgancio, la bacio piano sulla gola e sulle orecchie. Lei alza la testa per invogliarmi a continuare. Ansima un po’ quando ho sbottonato tutti i bottoni e le tocco i fianchi nudi. Mi distacco per guardarla: le sue grosse tette, ben serrate un reggiseno di pizzo nero molto strutturato, sovrastano una pancia rotonda, assolutamente in armonia per dimensioni al seno ed ai fianchi abbondanti ma solidi e compatti.
La sua pelle sembra di seta liscia e, mentre le cingo la vita, comincio a baciarla sulle labbra che lei schiude subito per leccare la mie e infilarmi una lingua grossa e lunga in bocca baciandomi con determinazione spingendo il suo bacino contro il mio e strusciando il suo pube sul mio cazzo sempre più duro.
La sua lingua è una foga e si aggroviglia alla mia come un serpente. Ha la lingua così lunga che la succhio nella mia bocca avidamente. Poi lo fa anche lei: un pompino alla lingua che mi fa venire il cazzo ancora più duro.
Le mie mani scendono dalla vita ai fianchi e subito sul suo bel sedere ampio, afferrandolo e triandola contro di me. Le tasto con quel culo saldo e consistente mentre la sua lingua saetta attorno alla mia facendomi arrapare sempre di più. La mia mano sinistra le carezza ora la schiena per poi infilarsi tra le chiappe mentre con la destra le accarezzo il ventre facendola eccitare ancor di più fino a scivolare nelle mutande e trovare la sua passera bagnata e calda. Mentre la carezzo con tutto il palmo il pube ricciuto e con le dita comincio a giocare col suo clitoride gonfio di piacere, lei mugola piano senza smettere di slinguazzarmi e premere le imponenti tette su di me. Con la mano sinistra intanto sono sceso, attraverso le chiappe, fino sotto alla sua figa grondante e le infilo due dita dentro facendola mugolare di più. La fica è ampia ed accoglie, poco dopo, anche due dita della mano destra per un bel ditalino a due mani (o a quattro dita, indici e medi insieme?) che la sta facendo perdere il controllo dei suoi mugolii. Aurora si sta abbandonando alle mie mani ed anch’io mi sto ingrifando sempre di più. Lei muove il bacino con una impercettibile accelerazione nei tempi, perché sta godendo sempre di più così, abbandonando la fica, le infilo piano le due dita della sinistra nel culo che è morbido come il burro e le riempio la fica con le quattro dita della mano destra.
Ha smesso di mugolare: stacca le sue enormi labbra da pominara dalle mie e comincia ad ansimare a bocca aperta con lo stesso ritmo con cui le mie dita le stantuffano il culo e la fica. Quasi non riesce più a stare salda in piedi e si aggrappa con entrambe le braccia alle mie spalle mentre con la lingua comincio a leccarle il collo e le orecchie e faccio roteare il pollice sul clitoride.
Le sue mutande sono ormai un lago e nella figa le infilo quasi tutta la mano compreso il palmo aperto mentre il culo comincia a stringermi le dita con contrazioni sempre più convulse che seguono il suo ansimare concitato, accompagnato da brevi urletti rochi preludio all’orgasmo.
Con la bocca aperta e la saliva che le scivola sul mento, giù fra le tette carnose, sarebbe perfetta per un pompino e comincio a pensare quanto mi piacerebbe infilarci dentro il cazzo, che ora ho duro come il legno, e farmelo succhiare da quelle due labbra gonfie e morbide.
Sento il peso di lei con le tette schiacciate su di me mentre sta per godere ed ecco infatti che viene, emettendo versi gutturali animaleschi, impensabili per il suo bel faccino educato che ormai è trasfigurato in una maschera di piacere, mentre con le dita la penetro sempre di più. Il suo corpo si scuote e vibrano le sue gambe per molti interminabili secondi di piacere allo stato puro. Che bello sentire le dita dentro di lei e vederla scuotersi nell’orgasmo prolungato mentre il frutto del suo piacere cola abbondantemente.
Lei si siede sul divano, esausta e felice leggermente scomposta col petto che si solleva ancora dai respiri e le cosce semiaperte con le mutande fradice, appena calate, che letteralmente infradiciano in cuscino.
Resto in piedi a guardarla nella sua magnificenza assaporando la vista di quel bel corpo ansante e gonfio di piacere dopo l’orgasmo.
Mentre sto decidendo se scoparmela subito, senza darle tregua, oppure seguire il filo dei miei pensieri precedenti, e farmelo succhiare un po’, Aurora si mette a sedere in punta sul cuscino e mi tira a sé dalla cintura cominciando a sganciarla ed abbassarmi la lampo. Ho il cazzo che pulsa e non aspetta altro che essere liberato e ingoiato da quella bocca calda.
La guardo dall’alto mentre a gambe ben divaricate si sporge in avanti, quasi sbilanciata dalle grosse tette ancora prigioniere del reggiseno.
Adesso tocca a me lasciarla fare e così ci scambiamo un lungo sguardo carico di sesso mentre lei mi abbassa i pantaloni, per poi strofinare le guance sul mio uccello attraverso il tessuto dei boxer come se facesse di no con la testa.
Sfila lentamente i boxer e appoggia il mio cazzo su una guancia, ruota lentamente il volto e se lo fa scivolate tra quelle due grosse labbra umide e comincia a succhiarmi con decisione la cappella pulsante: finalmente dentro!
Che labbra favolose! E che impegno nel succhiarmelo con la testa che ruota alternativamente a destra e sinistra mentre scivola verso di me ingoiandomi tutto l’uccello. Sento tutta la sua bocca calda aderire al cazzo mentre le sue tette strusciano sulle mie cosce.
Forse respiro troppo rapidamente e lei se ne accorge: ha capito che sarebbe facile farmi venire, allora allontana la testa schioccando le labbra sulla cappella gonfia e allunga al amassimo quella grossa lingua vorace e comincia, con una lentezza eccitante, a leccarmi il glande roteandogli intorno per un bel po’ per poi arrivare facilmente a leccarmi le palle gonfie, soppesandole e baciandole, e poi lecca di nuovo la cappella lasciandomi senza parole. La faccina da ragazzina per bene è scomparsa ed ora vedo una gran porca che mi sollazza avidamente l’uccello con una lingua lunga, da paura, e mi lancia sguardi avidi socchiudendo gli occhi.
Sono al massimo dell’eccitazione e non aspetto altro che lei me lo succhi ancora con le sue morbide labbra.
Dopo poco, infilandoselo in bocca e poi in gola, fino in fondo, con movimenti decisi della testa, comincia ad accelerare il ritmo con maggior decisione negli affondi, mugolando a tempo, sempre più forte: che porca meravigliosa!
Tenendomi per i fianchi muove la testa rapidamente e, implacabilmente, affonda fino a toccarmi la pancia con il volto facendomi godere così bene che, dopo poco, comincio a venire emettendo sospiri di soddisfazione.
Guardo il suo viso e vengo in quella bocca avida: lei ha serrato con le labbra la cappella e la tiene stretta succhiandola con forza mentre mi guarda negli occhi e deglutisce i miei schizzi di sperma caldo: come godo!
Mi sento la testa leggera e vorrei quasi sedermi o, meglio, sdraiarmi per un po’ per assaporare l’eco degli ultimi istanti di piacere, ma Aurora, sempre seduta sul bordo del divano, comincia a sbottonarmi la camicia partendo dal basso e non smette di baciarmi intorno all’ombelico.
Guardo la sua lingua scorrere sulla mia pelle e sento l’uccello che comincia a rinvenire. Aurora non ha una lingua normale, ma una lunga lingua poderosa dalla punta rovente.
Suona il campanello di casa …
Ma chi è che rompe i coglioni proprio adesso!
Aurora si alza di scatto e mentre si riabbottona il vestito mi dice: “Cazzo, è mia madre! Mi sono dimenticata che doveva venire oggi!”.
Rinfodero l’attrezzatura, mi riabbottono e scivolo rapido fuori. Incespicando, scendo giù per le scale al piano inferiore, appena in tempo per sentire aprirsi l’ascensore.
Rientro in casa con le immagini del mio cazzo teso nella sua bocca vorace: devo assolutamente rivederla.

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