Donna Stefania II Parte.

Scritto da , il 2022-09-18, genere etero


Nei giorni che seguirono il mio primo "incontro ravvicinato" con Donna Stefania, mi rinchiusi, decisamente, in me stesso: avevo un bisogno, pressoché totale, di riflettere su diverse cose.
"In primissimis", sul genere umano nella sua totalità e, di poi, sulla assolutamente lurida, "sit venia veribis", ipocrisia dei singoli:
per primo me stesso.
Avevo, all'epoca, ventisei anni ed una laurea conseguita a venticinque, età statisticamente non frequente.
Mi riconoscevo, altresì, un certo capitale di erudizione ed, infine, a detta dei più, ivi compresi quei "galantuomini" dei religiosi ove avevo frequentato i primi tre anni delle superiori, un i. q. tutt'altro che disprezzabile.
Eppure, dimostravo essere schiavo dei sensi, come un qualunque animale "in fregola".
Forse, a ben guardare, Augusto De Angelis aveva sacrosantamente ragione quando, nel suo "Albergo delle Tre Rose", fa definire, al maggiore Harry Alton, gli uomini, tutti gli uomini, come dei "detestabili porci".
Il secondo argomento di riflessione era, naturalmente, Donna Stefania.
Potevo, tranquillamente, affermare di essermi creato un certo livello di esperienza riguardo il "cote'" "luce rossa" ma, nonostante ciò, mai avevo incontrato una consimile personalità.
Nel contempo: schiava dei propri sensi, bisessuale e, "last but not least", gelosa del marito.
Chi ci capisce, è bravissimo!
N. B.: a quasi sette lustri dai fatti, Donna Stefania continua a rimanere un "esemplare unico", non avendo incontrato alcun altra donna con "algoritmi mentali", anche lontanamente, assimilabili.
Onde evitare emicranie, decisi, dunque, di sospendere le mie "meditazioni" e di godermi il "dolce far niente".
Ed arrivò il fatidico venerdì.
La Signora Lina, assolutamente vestita, mi accolse con uno smagliante sorriso e mi condusse nel suo salotto, ove Donna Stefania era in attesa.
Aveva, per l'occasione, indossato un leggero miniabito in cotone bianco che risaltava, al massimo, le sue splendide gambe; ai suoi piedi i sandaletti in tinta.
Si alzò in piedi; incredibilmente, ci guardammo, fissi, negli occhi, per alcuni, lunghissimi, secondi...
Poi ci baciammo: un bacio lunghissimo e molto profondo, durante il quale persi, pressoché del tutto, la cognizione del tempo e dello spazio.
Quando le nostre labbra si staccarono, ci prendemmo, spontaneamente, per mano, come se fossimo stati due amanti di vecchissima data, e ci dirigemmo verso la camera da letto della Signora Lina.
Entrati che fummo, riprendemmo a baciarci per ancora qualche minuto.
- Lascia che sia io a spogliarti - mormorai.
Donna Stefania assentì sorridendo ed io, postomi alle sue spalle, le abbassai, lentamente, la lampo.
Il corpo della donna, sul metro e sessantacinque senza tacchi, uscì dal miniabito come un fiore dall'invoglio e mi apparve in tutto il suo splendore.
Aveva indossato un completino mutandine e reggiseno, anch'esso di colore bianco, completamente trasparente, che le velava le membra con la "discrezione" della sua leggerezza, risaltandone, ad un tempo, l'assoluta sensualità.
La sua muscolatura, scolpita, ma senza le esagerazioni tipiche dei "body builders" professionisti, la rendeva assai somigliante, nel complesso, ad una ballerina classica, accentuando, nel contempo, la sua femminilità pressoché adolescenziale.
Mi eressi, in modo quasi violento, e presi a carezzarle le braccia con entrambi i medi.
Istintivamente, ci dirigemmo verso il letto ove, liberata la donna dalla "lingerie", iniziai un succhiotto, di alta classe, alla base del collo.
Nel mentre, la punta della mia lingua sfiorava, alternativamente e con la delicatezza di una brezza primaverile, i suoi padiglioni auricolari.
Le mie mani corsero ad omaggiare il resto del suo corpo di una carezza, lieve e continua, che non tralasciava un solo centimetro quadrato della sua pelle.
Mi sembrava di sfiorare una statua di marmo, sodo, ma, al tempo stesso, fremente di vita, che, al tocco dei miei polpastrelli, si inturgidiva ulteriormente, implorando l'amplesso.
Da tutto l'insieme, traspariva chiaramente come, la femmina che mi giaceva accanto, anelava ad una penetrazione fatta con padronanza tutta maschile, selvaggia e,forse, al limite del violento, comunque del tutto scevra da quella emotiva titubanza adolescenziale, protagonista delle prime volte, mie come di ognuno, sulla quale, ne ero certo, la Signora Dina si era "abbondantemente dilungata".
Donna Stefania iniziò una serie di respiri, sempre più lunghi e profondi; la donna immetteva, rapidamente, l'aria nei polmoni per poi espirare, lentamente.
Le mie mani raggiunsero le sue natiche, sode come nessun altre, ove l'indice ed il medio della mia mano destra presero ad esplorare il suo "accogliente" orifizio anale, per poi risalire alle sue mammelle, dai capezzoli più che eretti.
Mi staccai da lei per quei pochi attimi che mi ci vollero a denudarmi per poi prenderle entrambe le mani e farla di nuovo alzare in piedi di fronte a me.
Quando Donna Stefania, sempre restando sulle punte dei piedi, contemplò le mie nudità disse:
- Uhm...non sarai John Holmes, certamente, ma ti difendi bene, molto bene, non c'è che dire!
Subito, la sua destra iniziò a soppesare i miei testicoli per passare, dopo qualche minuto, a stringere, delicatamente, il mio pene con le sue lunghe dita, smaltate di rosa perlato.
La mano si apriva e si stringeva, delicatamente, attorno al mio sesso, nel generale silenzio, rotto soltanto dal nostro respirare, all'unisono.
- Mi hanno detto che hai un buon sapore - mormorò la donna - voglio proprio assaggiare il tuo liquore di maschio.
E subito si sedette sui talloni,
con la testa di fronte al mio pube.
La sua lingua dardeggio' sul mio meato, a lungo, infliggendomi una indicibile, lunghissima, dolcissima, sofferenza.
Le appoggiai le mani sulle spalle.
Avevo evitato di prenderla per le tempie e di dare il tempo all'irrumazione; mi ero, completamente, abbandonato a quell'antica, sublime, "arte" di dispensare piacere di cui Donna Stefania si stava dimostrando, letteralmente, regina.
Prima di svuotarmi nelle sue bramose fauci, benché in preda al delirio, guardando nello specchio del cassettone, vidi, chiaramente, che Donna Stefania aveva si spalancato la bocca per ricevere il mio seme, ma le sue labbra mai toccavano le mie carni.
Era la sua lingua, ad un tempo di demone e di angelo, a darmi l'inferno ed il paradiso insieme.
Esplosi: una, due, tre, mille volte ed alla fine, quando la stanza ebbe finito di girare su sé stessa, mi ritrovai sul letto, supino ed ancora del tutto eretto.
Subito la donna assunse la "posizione di Andromaca", dandomi tuttavia le spalle, ed iniziò a cavalcarmi.
La lasciai sfogare per diversi minuti, poi la capovolsi assumendo la posizione "a la levrette"
- Oooh! - esclamò mentre io, ghermiti i suoi fianchi, seguitavo a coitarla, "a tutta manetta".
Passarono diversi minuti, poi "attaccai" il suo clitoride.
La donna esplose in un grido prolungato, mentre io acceleravo, alternativamente, sia la penetrazione che il "massaggio" sulla sua "turgida gemma".
Quando mi accorsi che le sue secrezioni vaginali mi avevano lubrificato a dovere, entrai, come la prima volta, nel suo ano, senza mai tralasciare il clitoride.
Donna Stefania si morse le labbra mugolando di dolore.
- Ti piace, vero?
Le dissi ghignando, mentre irrompevo in lei.
Ripresi il galoppo nelle sue carni.
La donna gridava, ansimando e scuotendo la testa, come se fosse stata posseduta da un demone.
- Ancora, ancora...non ti fermare...aaagh!!!
Benché con i sensi completamente obnubilati dall'orgasmo, la mia eccitazione veniva catalizzata dall'ammirare il corpo di Donna Stefania, reso luminoso dal sudore, riflesso nello specchio del cassettone.
Era il corpo di una femmina selvaggia, agile flessuoso e sodo, le cui movenze, scatenate, non erano più comandate dal suo cervello, ma dai suoi sensi, ormai in preda al più totale delirio.
Quando sentii il mio sperma iniziare a salire, feci appena in tempo ad uscire ed irrumarla di nuovo per poi godere, ancora una volta,
oceanicamente, nella sua gola.
Non so quanto tempo dopo aprii gli occhi, ma potei vedere Donna Stefania, completamente vestita, seduta di fronte al tavolo da trucco, intenta a dare gli ultimi ritocchi al suo "makeup".
Il suo volto era totalmente fresco, privo di un qualsivoglia indizio che potesse far lontanamente dedurre, a chiunque, quanto testé accaduto.
- Buongiorno! - esclamò sorridendo - come stai?
- Divinamente...grazie a te - farfugliai.
- Ma lo sai che sei proprio un giovane stallone? E di razza, anche!
Ed il tuo seme, poi, ha un delizioso sapore dolce - salato...
- E tu sei una vera dea del sesso... ma dimmi un po': quanti anni avevi quando hai iniziato?
- Tu non ci crederai, ma sono stata sessualizzata relativamente tardi, a ventun anni, dalla Signora Dina...
- Ci credo...ed il Signor Gino?
- Lui fu il mio secondo maestro, il maschio cui donai la mia verginità.
Poi, a Roma, mentre frequentavo l'ISEF, mi detti "alla pazza gioia", anche con un collega di studi di colore.
Quando incontrai il mio futuro marito, decisi di darmi solamente a lui per continuare, liberamente, a coltivare le mie..."amicizie femminili".
- Curiosità: "case allegre"?
- Mai: mio padre era ricchissimo...
- Ma...a ben guardare, in fondo in fondo...
- Potrei dirti di sì: tuttavia, come tu stesso hai appena detto, ti dico di no! Per me, il sesso è, anzitutto, libertà!
- Eccone un'altra - pensai, riandando, con la mente, all'"incontro ravvicinato", avuto con Donna Rebecca, durante il precedente autunno.
- Dimmi un po': chi si rivelò essere più dotato, il negretto od il tuo futuro marito?
- Ti sembrerà incredibile ma, a conti fatti, è molto più dotato mio marito. Del resto, e tanto la Signora Dina che la Signora Lina te lo potranno confermare, anche tra gli esponenti della "razza caucasica" vi sono dei maschi assolutamente "ben attrezzati"...
- Già... però, francamente, non ti capisco: non "vi" capisco...
- Semplice: io sono bisessuale ma, nel contempo, sono, tutto sommato, fedele, per quanto riguarda il "cote'" maschile, a mio marito...
- Ed io?...
- Beh... ho detto "tutto sommato"...del resto, sia la Signora Dina, che la Signora Lina,
si sono molto "dilungate" su di te da "indurmi in tentazione"... dimenticavo: anche la Signora Tiziana mi parlò, a suo tempo, di te...
- Lusingato... non mi dire che hai rapporti sessuali anche con la Signora Tiziana...
- Hai voglia! Siamo molto simili: bisessuali, ma "tutto sommato" fedeli ai nostri "partners"!
- Già...non vorrei sembrarti pettegolo, ma per quanto riguarda la Signora Tiziana...
- Lo so, lo so, tanto è vero che avevo pensato anche a lei come "nave scuola" per i miei due scalpitanti stalloni...
- E la Signora Dina?...
- Come tu ben sai, la Signora Dina dispone di una cavità orale troppo grande: in tutti i sensi...
- Non dirmi che è venuta a propalare anche a te quella storia...
- Per la verità, la Signora Dina lo è andata a raccontare "al popolo ed al comune", come si dice da voi a Roma...
Cacciata indietro, doverosamente, la marea di ira che sentivo montare dalle più profonde radici del mio cuore, ed assunto un "aplomb" di chiara ispirazione britannica, risposi:
- Francamente, nel modo più assoluto, non me la sento di prevedere un avvenire "roseo" per quella donna: prima o poi, qualcuno, come si suol dire, le spezzerà le reni.
Oppure, la manderà a finire al fresco, sicuramente...
- Sempre che il marito, una buona volta, fatto cessare il suo atteggiamento da perfetto imbecille, si ricordi di essere il marito e "prenda in mano la situazione"...
- Cosa intendi dire, scusa?
- Premesso che, paradossalmente, non vorrei sembrarti "maschilista", ma, quando uno dei due coniugi "impazzisce", spetta all'altro prendere in mano le redini del comando: e ciò indipendentemente dal sesso dell'impazzito...
Ma senti un po': cosa ne diresti di "bissare" per la prossima settimana?
- Perché no? Ti andrebbe bene venerdì prossimo, alla stessa ora?
- Perfetto!
E, finito di rivestirmi, mi accomiatai dalle due donne, con un duplice baciamano.
Quando fui sull'uscio, accompagnato dalla Signora Lina, le dissi:
- Sa, veramente lei ha la stoffa della "maitresse"...
E scoppiammo a ridere.




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