Donna Stefania III Parte.

Scritto da , il 2022-09-28, genere etero


Trascorsi quei giorni che mi separavano da "quel" venerdì, in cui avrei incontrato, di nuovo, Donna Stefania, nella più monacale castità e col cervello, per quanto riguardava il "cote'" sessuale, assolutamente "spento".
"A posteriori", non ho alcuna difficoltà ad ammettere che la cosa mi peso' meno, molto meno, di quanto, "primissima facie", mi sarei aspettato.
Del resto, l'adolescenza era passata, anzi, per meglio scrivere, poteva, tranquillamente, dirsi trascorsa e, "ex hoc, et ergo, propter hoc", potevo dirmi decisamente più posato di un qualsiasi brufoloso ragazzotto con la mente e, soprattutto, con il corpo, sconvolti dalle fisiologiche tempeste ormonali.
L'unica cosa che mi avrebbe, decisamente, seccato, sarebbe stata un'oceanica polluzione notturna, che avrebbe "disperso" il "capitale" sino ad allora "accumulato".
Fortunatamente, non fu così ed, il giorno stabilito, fresco come una rosa, "carico" all'inverosimile, suonai il campanello dell'abitazione della Signora Lina.
Fu proprio lei ad aprirmi la porta, e potei ammirare la sua "mise", decisamente "stuzzicante": miniabito color sabbia, sandaletti con tacchi a spillo ed un "make up" sofisticato, ma senza cadere nella volgarita' delle "operatrici sessuali" in cui era caduta a Roma.
- Accomodati, Donna Stefania si sta preparando - disse con un tono di voce decisamente allegro.
Poi, aggiunse maliziosamente:
- Sai, l'altro giorno, mi ha fatto un resoconto assolutamente "dettagliato" del vostro incontro; talmente dettagliato che, una volta conclusa la narrazione, siamo finite subito a letto...
- Perbacco!!!
- Sai, stavamo pensando una "partita a quattro": Donna Stefania, io, mia cognata Dina... e tu, ovviamente...
- Fate pure - tagliai corto con un tono che univa la più squisita cortesia alla più totale fermezza - ma non contate su di me: con tua cognata ho, definitivamente, CHIUSO! Se vuole divertirsi, si rivolga altrove: non credo proprio che le manchi il "materiale umano"...
- Geloso?
- Neanche per sogno! Tu conosci, e positivamente, il perché...comunque, se al posto di tua cognata ci fosse la Signora Tiziana, la cosa cambierebbe, decisamente, aspetto.
A queste parole, una voce giunse dalla camera da letto:
- Lina, puoi fare accomodare quel meraviglioso maschio...ma deve essere nudo... completamente nudo!
Obbedii e, tenendo in mano i miei "vestimenti leggeri", entrai nella stanza.
L'ambiente giaceva nel buio più completo fatta salva la parete prospiciente il letto, illuminata da due faretti, posti ai due angoli superiori, orientati verso il pavimento. Nel punto di intersezione dei loro fasci di luce, invero tutt'altro che violenta, era stata posta, a mo' di trono, una poltrona, rivestita di stoffa bordeaux.
Mi ci volle qualche secondo per abituare gli occhi a quell'illuminazione, per lo meno inusuale, ma, ad operazione conclusa credetti, letteralmente, di essere preda di un'allucinazione.
Donna Stefania, anch'essa completamente nuda, sedeva, rannicchiata in posizione fetale, sulla poltrona.
Quando mi vide, dette un sonoro sospiro di sollievo e, con la voce profonda di chi è già in preda all'orgasmo, mi disse:
- Finalmente! Questa settimana è stata la più lunga di tutta la mia vita...
Subito dopo, come un serpente che sciogliesse le sue spire, con lentezza studiata, posò i piedi sul pavimento e si alzò, restando sulle punte. Le sue gambe erano divaricate come le sue braccia.
Benché eccitatissimo, ed in preda ad un'imponente erezione, non potei non notare gli splendidi capelli castani, mossi, sparsi sulle spalle, le unghie, delle mani come dei piedi, laccate di rosso sangue, ed il corpo, ovviamente cosparso di olio profumato.
"Dulcis in fundo", la catenina girovita, d'oro autentico, terminante con un ciondolo a forma di rombo a fare da "salvapudore", al centro del quale era cesellata un'aspide dagli occhi di rubino.
- Eccomi, mia sovrana... - bisbigliai avvicinandomi.
- Vedo che sei già pronto pel rito d'amore, mio superbo stallone - disse Donna Stefania non appena vide il mio scettro, e subito, la sua mano destra corse al mio meato per raccogliere le prime gocce di "rujel du desire" e portarsele alle labbra.
- Mmmmh...hai un sapore unico...
Le poggiai le mani sui fianchi, la attrassi a me ed iniziammo a scambiarci un lunghissimo bacio.
Le nostre lingue duellarono piacevolmente, ma, a dire il vero, non riconobbi il sapore del mio piacere nella sua bocca.
Ci gettammo sul letto, continuando a baciarci e, finalmente, iniziai a carezzare il suo corpo statuario.
Nel frattempo, le mie labbra, passando pel suo collo, erano giunte ai suoi seni, resi turgidi dall'esercizio fisico, ai suoi capezzoli, due rosei boccioli, ed al suo addome, scolpito.
Discesi ancora. Fu solo allora che mi accorsi che Donna Stefania si era completamente depilata il pube.
Quando le mie labbra omaggiarono il suo sesso, per aumentare la mia eccitazione, mi disse:
- Ho deciso di farmi depilare per consentirti di adorarmi, completamente... è stata Lina: dopo ci siamo divertite non poco...
A queste parole, aprii, con la mia lingua, i rosei petali della sua natura ed iniziai a dardeggiare sulla sua gemma.
Quasi immediatamente, iniziò a stillare il suo miele, ed io alternavo il lavoro delle labbra a quello della lingua:
raffiche di lievissimi baci sulle sue labbra e velocissime leccate del suo clitoride.
Nel frattempo, l'indice ed il medio della mia mano destra, esploravano a fondo la sua intimità più segreta.
Debbo specificare che, mentre la mia bocca, e la mia lingua, procedevano lentamente nell'adorazione, le mie dita procedevano velocemente nell'esplorazione, e viceversa.
Non so quanti minuti trascorsero ma, ad un certo punto sentii, distintamente, Donna Stefania bisbigliare, con tono implorante:
- Prendimi, prendimi...ti prego...
Mi staccai da lei e, sceso dal letto, le feci assumere la posizione "a sponda" per poi penetrarla, orgogliosamente.
Il mio scettro entrò nella sua vagina, lubrificatissima, come una lama rovente entra in un panetto di burro.
Quando sentii i miei testicoli toccare il suo corpo, mi fermai, inspirai ed espirai un paio di volte, e partii "alla carica".
Beninteso, alternavo il "trotto" al "galoppo", mentre le mie mani dapprima ghermivano i suoi fianchi per poi passare a sfiorarle le mammelle, marmoree.
Dal suo canto, Donna Stefania subiva, tutt'altro che passivamente, la penetrazione, agitandosi quasi fosse in preda ad un attacco epilettico; nel contempo, sfiorava, con le sue unghie, delicatissimamente, il mio torace ed il mio addome.
Le sue splendide "colonne muliebri", rilucenti, come l'intero suo corpo, grazie all'olio profumato, erano divaricate, divaricate e rivolte verso l'alto, quasi in segno di ringraziamento, o di vittoria.
Senza interrompere il coito, la feci girare su se stessa, facendole assumere la posizione "a la levrette".
Continuai per diversi minuti fino a quando non penetrai il suo ano.
Il Lettore deve, a questo punto, essere informato del fatto che, detta cavità naturale era molto meno dilatata di quanto avevo, a tutta prima, previsto.
Ipotizzai, in seguito, che ciò era di certo dovuto alla ritrosia di Donna Stefania al "coitum in vase indebito" con il marito e con tutti i maschi di più o meno simili, od assimilabili, "dimensioni".
Per quanto mi riguarda, mi accolse con un grido, gutturale, piuttosto lungo, a bocca spalancata, cui fece seguito una sorta di muggito digrignando i denti.
La cavalcata, intanto, proseguiva, implacabile, mentre le mie mani passavano dal suo clitoride a stringere le sue natiche da ginnasta greca, per tornare al clitoride.
Passarono diversi minuti, sino a quando Donna Stefania, con voce implorante, mi disse:
- Ho sete, ho sete di te!
Le sue parole giunsero quanto mai a proposito: stavo iniziando a sentire lo sperma salire; mi precipitai fuori dal suo corpo, la feci sedere sui talloni, e, non senza un pizzico di "autoritarismo", avvicinai il mio sesso alla sua bocca.
La sua lingua cominciò a percorrere, per intero, il mio scettro: dopo aver sfiorato, ripetutamente e con dolce crudeltà, il meato, si dedicò, rapida, a tutto il corpo dell'organo, sino a giungere alla sua base.
Una, due, tre volte... ero io, adesso, che digrignavo i denti, che soffrivo provando un godimento che nessuna donna, prima e dopo, seppe mai donarmi...
Esplosi, ed, alla prima goccia di sperma, le sue labbra si serrarono attorno al mio glande; mi sembravano volermi suggere, tutta intera, la vita, dando al mio corpo una dolce morte "per mano" dell'invitta, ed invincibile, Regina Stefania.
Ma, incredibilmente, mi riebbi subito e, fattale riassumere la posizione "a la levrette", presi, nuovamente, possesso della sua natura.
- Non ti illudere, giovane maschio, non ti illudere: sarò io che uscirò trionfante da questo duello d'amore...
Non risposi, e continuai a possederla, senza, ovviamente, dimenticare di omaggiare il suo petalo d'amore.
Quando sentii che stavo nuovamente per godere esclamai:
- Sto per godere di nuovo...
- Sono pronta...
La irrumai ancora una volta e, dopo diversi minuti, ancora una volta, sentii la mia vita scorrere, con il mio sperma, fuori dal mio corpo.
Con la testa che mi girava, leggermente, la presi per mano ed entrammo in bagno.
Il Lettore deve sapere che, la stanza da bagno dell'appartamento della Signora Lina, è provvista di un duplice ingresso: il primo dal corridoio, ed il secondo direttamente dalla camera da letto.
Spontaneamente, Donna Stefania entrò nella doccia, si inginocchiò ed io le "alluvionai" il corpo, dal collo sino ai piedi, con una quantità incredibile di calda "pioggia dorata", che la donna ricevette flettendo il busto all' indietro e digrignando i denti per il piacere.
- Dai, prendiamo una doccia - mi disse con un tono quasi materno.
Mentre l'acqua tiepida ristorava i nostri corpi, il mio scettro si "risvegliò" ed io, sollevatala di peso, la feci ricadere sul mio sesso, di nuovo totalmente eretto.
Donna Stefania afferrò il supporto della doccia ed io iniziai a penetrarla, selvaggiamente; le sue gambe, intanto, avevano circondato le mie reni che, a loro volta, sembravano, quasi, volere aprire, con i loro colpi implacabili, una strada sino al suo cuore.
Cinque, dieci minuti, poi mi staccai da lei, la feci di nuovo inginocchiare e, per la terza volta, penetrai la sua bocca.
Questa volta, lo sperma fuoriuscì immediatamente, sempre abbondante, senza bisogno di ulteriori "stimolazioni", da parte della sua bocca "fatata".
Quasi barcollando, ci dirigemmo verso il letto ove cademmo "come corpo morto cade".
Quando riaprii gli occhi, eravamo nudi, l'uno accanto all'altro, entrambi prede di quella serena felicità che prende gli sposi dopo la prima, ben riuscita, notte di nozze.
Ci guardammo negli occhi, io immersi il mio sguardo nelle sue profonde iridi castane, e sorridemmo l'un l'altra.
- Hai solo ventisei anni, ma sei un vero uomo...
- E tu sei una dea del sesso...Venere rediviva...
- Sai, mi sento un poco in colpa nei confronti di tuo marito...
Sorrise di nuovo, stavolta amaramente.
- Beh...possiamo dire di essere una coppia "a fedeltà limitata": del resto, anch'io, come lui del resto, avrò ben diritto a qualche sfizietto ogni tanto...
- "Ogni tanto"...
A queste parole, Donna Stefania abbassò la testa, esternando un pudore impossibile persino ad immaginarsi in un' "animale da letto" qual era, e quale aveva dimostrato di essere.
Mi guardò ancora negli occhi, profondamente, per diversi minuti poi, dopo un amaro sorriso altrettanto lungo mi disse:
- Sai, l'altra volta non ti dissi la verità...
- Vale a dire?...
- Vale a dire che anch'io, ai miei tempi, ebbi a frequentare una "casa allegra"...
- Non te ne fare un cruccio: come dicono in Francia "tout passe, tout lasse, tout casse" e poi, io che centro?
Donna Stefania non rispose a questa mia ultima domanda, ma continuo' a parlare, quasi avesse voluto sgravare il suo cuore da un immane, annoso, peso.
- Ero al secondo anno dell'ISEF e, come ebbi a raccontarti, pur applicandomi al massimo negli studi, mi ricreavo dandomi al "buon tempo", con uomini e donne.
Una mia collega, che si pagava gli studi in cotal modo, mi confidò il suo segreto ed io, incuriosita, la pregai di farmi vedere il suo "luogo di lavoro".
Mi accompagnò in appartamento sito in un palazzo ubicato tra l'Università e la Stazione Centrale, molto vicino alla Biblioteca Nazionale...
- Via ***, numero ***?
- Proprio lì...
- Dunque, anche tu... sai, anch'io ho frequentato, e frequento tuttora, quella casa, ove ho avuto il "piacere" di incontrare la "Signora" Dina, la Signora Lina, Valentina etc, etc...
Mi interruppi per qualche secondo, poi esclamai:
- Allora, tu conoscesti Donna Alessandra...
- No; a quel tempo, la "casa" era gestita dalla dante causa di Donna Alessandra, la quale, a quanto mi è stato riferito, doveva anche essere, in qualche modo, imparentata con lei...una signora matura, ancora molto piacente... e lesbica dalla testa ai piedi.
Fu proprio Donna Adelaide, così si chiamava, a convincermi, ed io accettai, a condizione che i miei proventi, tutti, andassero alla mia collega.
Poverina: se lo meritava.
La cosa durò un paio di anni, fino a che lei non conseguì il diploma; nel frattempo avevo conosciuto mio marito e, per quanto riguarda il "cotè" maschile, rientrai, "in qualche modo", nei ranghi.
- Ma come sai che quella persona era la "dante causa" di Donna Alessandra?
- Me lo disse la Signora Lina, lei frequentava quella casa da anni.
Tornata a casa e contratto matrimonio, Gino e Dina ci iniziarono allo scambismo... ed a tutto il resto... ed eccomi qua!
- Senti un po': saprai che io ho rotto i rapporti con la Signora Dina ed il perché...
- Certamente: lo ha detto a tutti...
- Maledetta troia! - bisbigliai tra i denti, per poi proseguire.
- Lo immaginavo: ma sai dirmi il perché Dina ce l'ha tanto con ***?
- Certamente: anche *** fu un "alunno" di Dina: tu venivi "istruito" d'estate, e lui d'inverno.
Quando Dina si accorse che aveva iniziato a drogarsi, lo cacciò via in malo modo...del resto, a causa dell'assunzione degli stupefacenti, aveva iniziato a "perdere colpi", ed alla grande...
E pensare che era secondo solo a Mark, sia in dimensioni che durata!
Un giorno, stava mettendo in opera l'antenna centralizzata, ero presente anch'io, lo attirammo in casa di Dina.
Lo eccitammo con uno spettacolino lesbico poi...beh, tre ore dopo lo dovremmo accompagnare a casa: non stava più in piedi!
Arrivammo, addirittura, a temere un infarto.
Ma bastò una notte di buon sonno e tornò ad essere quello stallone che era...aveva sedici anni, dopotutto!
- Ma... allora, hai "collaudato" anche Mark...
- Certamente!
Un pomeriggio organizzammo una "festicciola a quattro": Gino, mio marito, Mark ed io... Dopo due ore, ero ridotta uno straccio: completamente cosparsa di sperma, ma completamente soddisfatta.
Ne avrò bevuto un litro...sono una "bevitrice di sperma": siamo in molte, sai?...Anche Dina...
- Ma lei era in casa quando?...
- No, la "festicciola" ebbe luogo a casa mia; una settimana dopo, lo "spettacolo" andò ancora in scena, ma a casa di Dina e, quella volta, la "protagonista assoluta" fu lei...
- Un ultima cosa, tu hai un cane, vero?
- Si, ma è un piccolo Yorkshire; comunque, quando è nervoso, prendo subito a masturbarlo; si calma immediatamente.
- Gode molto?
- Abbastanza.
I suoi racconti avevano, nuovamente, fatto erigere il mio scettro; mi alzai in piedi e, nel contempo, feci sedere Donna Stefania sui talloni.
- Succhiami, adesso...- comandai.
Le poggiai le mani sulle tempie ed impressi il ritmo al coito orale...
Uno, due, cinque, dieci minuti.
Le precedenti eiaculazioni mi avevano, del tutto, prosciugato e, la studiata lentezza da me data all'irrumazione, si riverberava nella lentezza della spermatogenesi.
All'esplosione del mio sesso, ancora una volta, fece eco l'esplosione del mio cervello, il che non mi impedi' di prorompere in un TIENI, ZOCCOLA MALEDETTA.
Uscii dalla bocca di Donna Stefania e la feci alzare per scambiare un lunghissimo, ultimo bacio, durante il quale potei constatare, di persona, ancora una volta, che il mio liquore aveva un sapore dolce - salato.
Mi rivestii, con le giunture impegnate in un cigolio generale, e mi avviai verso l'uscita, accompagnato dalla Signora Lina.
Quando fummo sulla porta, ci baciammo, a lungo, e ci demmo la mano.
La Signora Lina mi fece "ditino", si passò la lingua sulle labbra e mi sussurrò;
- Arrivederci a presto...da soli.
* * *
Quello testé narrato, fu il mio ultimo "incontro ravvicinato" con Donna Stefania, mentre, per quanto riguarda la Signora Lina, i nostri rapporti intimi continuarono per diverse estati.
Donna Stefania, invece, a fare tempo dall'anno successivo, prese a fare finta di non conoscermi, abbassando lo sguardo ad ogni nostro casuale incontro.
La seconda volta che venne messa in scena tale commedia, con voce bassa, ma assolutamente intelligibile, dissi:
- Chi non mi vuole non mi merita - e, da allora, incontrandola, fui io a volgere il mio sguardo altrove.
Ricordando, dopo più di trent'anni quest'ultimo episodio, provo, non dico vergogna, ma uggia pel mio comportamento; d'altra parte, tuttavia, in fondo al mio cuore, sento ancora come una sorta di orgoglio.
Non vorrei che il Lettore mi giudicasse presuntuoso, ma ritengo che Donna Stefania abbia, così, voluto stroncare sul nascere un "sentimento" che giudicava "pericoloso".
Gli anni, crudeli, passarono.
Nel 1995, seppi che Donna Stefania ed il marito si erano separati:
"stultum est dicere putabam"!
Anni dopo, appresi che la stessa era stata gravemente ammalata ma, fortunatamente, era riuscita a guarire.
I suoi due figli, dopo essere stati ben "svezzati" dalla Signora Lina, e dopo aver seguito, "summa cum laude" i corsi di perfezionamento tenuti dalla Signora Dina e da sua figlia Valentina, senza aver tentato la carriera di attori di film porno, ma avendo esercitato "con onore" la professione di gigolò, contrassero, entrambi, regolare matrimonio.
*** riuscì a disintossicarsi e si impiegò, come giardiniere, presso il Comune di ***.
Nell'autunno del 2010, a poco più di quarantanove anni e mezzo, morì, di emorragia gastro intestinale.
La figlia, comprensibilmente, vendette la casa, che fu degli avi e del padre, stabilendosi in Lombardia.
Ogni volta che, passeggiando per le vie di ***, mi trovo a passare di fronte a quella che fu la casa di ***, antistante al palazzotto ove tuttora abitano la Signora Dina ed il Signor Gino, intenti a godersi le "gioie" della vecchiaia, mi viene da pensare alla morte: a quella morte che il genio di Alessandro Manzoni ebbe a definire "la falce che pareggia tutte l'erbe del prato".
E, di conseguenza, penso alla vita ultraterrena ove, di nuovo, dovremo, nessuno escluso, applicarci agli studi, per capire, una buona volta, il "modus operandi", in apparenza bizzarro, della Giustizia Divina...ed avremo il nostro bel da fare: speriamo di non annoiarci!




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