Big Bang inverso - La prospettiva di Claudia

Scritto da , il 2021-11-04, genere etero

Sono fuori di me, davvero! Ho voglia di gridare e spaccare tutto. Giamma, mi ha appena comunicato che starà via alcuni mesi per uno "stage" all'estero. Non ha avuto il coraggio di confessarmelo ieri, perché altrimenti sarebbe andato in bianco. Avevo capito che non era il solito lui.... sembrava fosse in imbarazzo, le parole gli si incollavano alla lingua. E poi, ha voluto far sesso prendendomi da dietro, con una irruenza strana e insolita, senza tanti complimenti.
Mi ha abbassato i jeans e le mutandine, giusto il tempo di mettere il preservativo e senza nemmeno aspettare che mi eccitassi, era già entrato muovendosi come un forsennato. Sembrava avesse soltanto fame di fica, ignorando tutto il resto. Le sue mani mi stringevano i fianchi. Non hanno toccato altro. Nemmeno le tette. Nonostante la mia provocante scollatura fosse un evidente richiamo sessuale ...
Adesso è sera e sto andando in palestra. Avrei voglia di fare a pugni con qualcuno. Mi calmerò lavorando e sudando con tutti gli attrezzi che avrò a disposizione.

Mi chiamo Claudia. Studentessa di architettura, al secondo anno di università. Toro ascendente scorpione. In questo istante sono una furia ed il mio abbigliamento rispecchia perfettamente il mio umore: sono completamente nera!

Ammetto di non avere una forma fisica perfetta. Tutt'altro. Sono leggermente sovrappeso ma nel complesso armoniosa. Soprattutto, il mio seno, pieno, è spesso oggetto di sguardi indiscreti. Il che non mi dispiace affatto.

Dopo oltre 50 minuti trascorsi tra attrezzi di tutti i tipi, mi ritrovo su una panca a sfidare la resistenza dei miei bicipiti. Termino l'esercizio. Mi riposo un attimo, poggiando la schiena in posizione eretta. Cerco di riprendere fiato e.... incrocio uno sguardo. C'è diversa gente che mi gira intorno ma io per un attimo sento solo lui. Come se fossimo stati risucchiati in un ambiente sottovuoto, e ci fossimo ritrovati totalmente isolati dal resto del mondo ma estremamente vicini. Sembravamo essere soli. Lui, mi guarda ancora.

- Sono Alessandro, piacere.

- Io Claudia, ciao.
La cosa strana è che nonostante siamo dentro uno stanzone puzzolente, riesco a percepire il suo odore. Sa di buono. Un odore forte, .... vorrei avvicinarmi ancora e addirittura, toccarlo.

Vado a fare la doccia, perché non capisco più se le mie mutandine sono bagnate dal sudore o perché mi sto eccitando. Probabilmente per le due cose insieme. Mi insapono la fica, mentre penso ancora ad Alessandro. Dovrei allontanare certi pensieri, perché lui dimostra il doppio dei miei anni ed, in realtà, potrebbe averne addirittura qualcuno in più. Potrebbe essere mio padre.

Non raggiungo l'orgasmo... Temo che qualche compagna di doccia possa rendersi conto di ciò che sto facendo. Mi sciacquo in fretta, e chiudo con un movimento nervoso il getto d'acqua. Desidero sdraiarmi a casa. Ho voglia di continuare serenamente, quanto iniziato sotto la doccia.

Altrimenti divento pazza.

Recupero i miei effetti personali, supero la soglia di ingresso e... lui è lì. Mi guarda. Mi fa un cenno, indicando il SUV parcheggiato poco distante.

- se ti serve un passaggio, non fare complimenti. Ti accompagno.

- abito qui vicino. Comunque si, accompagnami pure.

Saliamo insieme in auto.

- da che parte?

- di qua, dietro l'angolo. Al civico 99. Novantanove, come il mio anno di nascita.

Ci avviamo ma quasi subito mi accorgo della sua erezione.

- Andiamo più avanti, gli dico.
Siamo seduti uno accanto all'altra. L'abitacolo è saturo del suo odore e ne sono inebriata.

Decido che devo fargli un pompino. Mi muovo di impulso senza il benché minimo preavviso. Gli abbasso il pantalone della tuta, mi corico sopra il suo cazzo e inizio a leccarglielo. Per me è inevitabile fare confronti con Giamma. Alessandro ne esce benissimo, oltre le mie aspettative. Questo pensiero dura comunque un attimo. Mi concentro solo sul piacere che voglio fargli provare. Vorrei anche liberarmi da ogni freno inibitore, voglio dimostrargli di essere una femmina in calore. Lui sembra colto di sorpresa.

La mia lingua si muove lentamente. La mia bocca lo avvolge e lui ha un sussulto. Mi sposto un attimo e gli faccio: uhm, hai sapore di menta...

- si, ho appena fatto la doccia...

Vado su e giù con le mani. Lo sento ansimare, il suo viso fa una smorfia e.... i suoi schizzi mi inondano.

Mi chiedo come farò a rientrare a casa con tutto quel liquido addosso. Se i miei dovessero vedermi così, non saprei come giustificare questa cosa.

- torno a casa, dissi senza aggiungere altro.

Senza nemmeno guardarlo, scesi velocemente e andai via.

Oggi è lunedì, sono diretta di corsa in palestra ma squilla il cellulare. È Giamma. Non ci siamo calcolati per tutto il fine settimana. Lui vorrebbe chiarire qualcosa, vorrebbe vedermi, dice di volermi bene. Io lo ascolto ma sono distratta. Ho la testa da tutt'altra parte, ho fretta di chiudere la conversazione. I toni si fanno accesi, siamo nervosi, alziamo la voce.

Giamma urla, è molto arrabbiato, e per contro io sono sempre più impaziente. Lui non capisce la mia apatia telefonica, il mio disinteresse nei suoi confronti. Qualcosa non funziona.

In realtà voglio vedere Alessandro. È l'unico pensiero che riesco a focalizzare adesso. Dopo, forse, io e Giamma potremo davvero parlare.

- Giamma lasciami andare..

- Ascoltami, non posso credere che..

- bastaaaaaa!!!

Chiudo il telefono. Lo spengo. Sono esasperata. È ormai troppo tardi per allenarmi. Comunque non ho più testa. Io però vado lo stesso, non mi va' di tornare a casa in questo stato... mentre cammino, riconosco il SUV di Alessandro. È parcheggiato proprio davanti l'ingresso della palestra. Allora mi fermo, respiro profondamente, mi rilasso. Aspetto che esca.

Eccolo qui. Sembra soprappensiero, forse non mi ha ancora riconosciuta ma dopo un attimo, accenna un sorriso.

Sono di nuovo accanto a lui. Non vorrei essere da nessuna altra parte per nessuna ragione al mondo. Saliamo in auto mentre io ho un unico pensiero in testa: lo voglio in gola!

Alessandro è già duro come se non avesse mai smesso di esserlo dall'ultima volta che ci siamo visti. Io inizio a succhiargli il cazzo e questa volta lo sento mentalmente più vicino, mi segue con un tale trasporto che mi coglie quasi di sorpresa. Mi spinge il cazzo verso la lingua, tenendomi ferma dai capelli. Vuole reggere il gioco e dimostra di essere coinvolto. C'è un che di tenero e violento in lui. Per qualche ragione non ha fatto la doccia e sono piena del suo sapore intenso, salato. Sto godendo anch'io. La mia fica è così bagnata che lo desidero anche tra le cosce. Adesso. Subito. Non resisto. Devo averlo!

E invece... lui mi viene in bocca. Faccio per lasciarlo ma capisco che non è ciò che lui vuole. Così resto col suo cazzo in bocca e ingoio tutto, lasciando ogni pensiero fuori dal mio universo, fuori dal mio corpo. Alessandro è dentro di me.

Penso per un istante a Giamma.

Il mio vero senso di colpa è non avere alcun senso di colpa.

Giamma, mi avrebbe fatto assaggiare volentieri il suo sperma ma per qualche ragione, non è mai successo. Forse, non ho mai voluto. Con lui il sesso è sempre stato abbastanza canonico. Sicuramente con premesse differenti, più romantiche forse.

Ad Alessandro voglio concedermi in un altro modo.

Nei due giorni successivi Alessandro non si fece vedere. In realtà mi sentivo un po' scossa, nervosa anche. E Giamma era lì che mi inseguiva, riempiendomi di messaggi. Dovevo rasserenarlo, volevo si tranquillizzasse, così gli chiesi di farsi trovare all'uscita non appena avessi finito. Non feci nemmeno la doccia.

Andai fuori e l'utilitaria di Giamma era già pronta ad accogliermi. Non ero a mio agio, le troppe distrazioni degli ultimi giorni mi facevano sentire un pesce fuor d'acqua. Giamma mise in moto per andare in giro a zonzo, parlando poco e guardando le luci della città, il traffico della sera, i bar ancora aperti. L'auto andava senza una destinazione precisa, senza una ragione precisa, sembrava guidarci in autonomia finché non ci fermammo in una strada, al riparo da sguardi indiscreti. Ciò che successe dopo era la naturale conseguenza di un tentativo di avvicinamento. Più per inerzia che per reale convinzione. Più un dovere che non un effettivo piacere. Ciononostante, il piacere non tardò ad arrivare.

Ho banalmente sfilato leggins e slip in un unico movimento e sono andata sopra di lui, già pronto ad attendermi. Pochi movimenti, poco trasporto emotivo, poco tempo. Ho raggiunto l'orgasmo e dopo un attimo Giamma era pienamente soddisfatto. Una volta a casa non ci pensai nemmeno più.

Mi ritrovai direttamente catapultata alla vigilia di Natale.

Entro in palestra ed Alessandro era già lì. Lo fissai oltremodo. Lui distolse lo sguardo. La sua presenza mi diede una scarica di adrenalina così intensa che per tutto il tempo i miei battiti pulsarono a mille. Ho cercato di allenarmi come se nulla fosse. Poi, appena lo vidi entrare nello spogliatoio per la doccia, ho aspettato il momento giusto per seguirlo all'interno. Lui stava riponendo le sue cose dentro il borsone.

- Vieni da me? gli dissi di impulso.

- Da te?!?

- Si. Abbiamo poco tempo. I miei genitori saranno presto a casa.

Sembrava che lui pendesse dalle mie labbra. Era ipnotizzato, stordito forse ma si percepiva chiaramente quanto fosse carico di desiderio.
Sono elettrizzata, carica, euforica. Consapevole di me stessa, come se riuscissi a spostare le montagne con uno sguardo. E' una strana e bella sensazione riuscire a plagiare un uomo molto più grande.
Ci ritrovammo a casa mia. Nella mia camera.

- Aspettami un attimo, gli dissi.

Esco dalla stanza, recupero dal comodino di mio padre un preservativo.

- E' di mio padre. Lui.... cioè i miei, li usano ancora.
Nessun'altra parola tra noi.

Mi spoglio ignorandolo. Lo tengo abbastanza distante da non farmi toccare. Non ancora. Voglio fare tutto da me. In lui, leggo il desiderio avido, impaziente, esuberante. Un desiderio che è anche sofferenza, perché non ancora realizzato. Tolgo il top e resto nuda in slip. Alessandro è esitante ma inizia a spogliarsi anche lui. Ci ritroviamo nudi, l'uno accanto all'altra, l'uno sopra l'altra, l'uno dentro l'altra. Il tempo è una nozione che non ci riguarda più, il suo fluire, la sua continuità mi destabilizzano. Sono già oltre le leggi della fisica, credo di averle annullate, lo spazio attorno a noi si è ristretto a tal punto da essere infinitamente compresso. Tutto risucchiato, come in un BIG BANG che procede in senso inverso.

Alessandro ansima esausto.

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Siamo in pieno giorno di Natale. La mia famiglia sorridente, il buon cibo, i sorrisi tra parenti.

Giamma sarà con noi più tardi. Porterà un presente a mio padre, fiori freschi a mia madre.

Io ho soltanto freddo.

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