Amarcord

Scritto da , il 2017-05-16, genere incesti

Amarcord

Sono stato un ragazzo precoce ed un figlio fortunato. Passati ormai molti anni, non ricordo l’età
precisa ma già alla fine delle elementari il sesso occupava gran parte dei miei pensieri.
Erano ancora i tempi in cui d’estate si andava in vacanza con la mamma al mare per tutto un mese
ed anche più e papà ci raggiungeva nei week end. Ricordo una casetta in affitto: il buco della
serratura della porta della loro camera da letto dava proprio sul lettone e vedere i loro corpi nudi
e le effusioni che si scambiavano sono fra i ricordi più vivi; mi è rimasto che il dare e ricevere
piacere è una cosa bella e gioiosa.

E la mattina andavo a trovarli, mamma tirava su il lenzuolo coprendosi e facendomi posto vicino a
lei, poi dopo un po’ cercavo di muovermi con l’intento di scoprirla e se riuscivo, sfiorarle il seno.
Ricordo farle il solletico e poi piccole lotte in cui cercavamo di immobilizzarci, se non lo era già mi
veniva subito duro e temevo che mi allontanasse ma senza che me ne rendessi conto sentiva e
assecondava la mia eccitazione.

Era forse imprigionandomi una gamba con il mio sesso ancora più schiacciato contro di lei oppure
il cercare di liberarsi che si traduceva in un vero e proprio massaggio. È stato così che una volta,
nonostante avessi cercato di frenarmi, sono venuto rimanendo appiccicoso e bagnato. Mentre
fermissimo aspettavo chiedendomi cosa sarebbe successo ha sorriso e mi ha e si è asciugata con
un lembo del lenzuolo.

Mi piaceva sempre di più il corpo morbido di mamma e mi accoccolavo per sentire meglio la sua
pelle, una gamba che si infilava fra le sue, qualche movimento, l’attesa, strusciarmi un poco e
qualche volta il fortissimo piacere di spruzzare di nuovo. La mattina andavo spesso nel lettone in
cui dormiva sola durante la settimana ed una volta le cose sono cambiate. Mi ero messo come
sempre il più vicino possibile, sentivo il suo odore ed i movimenti del respiro appoggiando la mano
in parte sulla camicia da notte ed in parte sulla pelle nuda del seno. Poi la sua mano si è infilata
sotto il mio pigiama.

Una sensazione assolutamente nuova, diversa dalle seghe che mi facevo. Un senso di calore e di
pace. Non era una carezza, era la sua mano e non la mia che l’avvolgeva quasi esitando, le dita che
lo toccavano. Speranza che non smettesse. Poi la sua voce, oggi ti faccio un massaggino che non
dimenticherai. Si era tirata su, un seno le spuntava dalla scollatura senza che si coprisse mentre
sollevava il lenzuolo e mi abbassava il pigiama. Ed è bastato un dito che scorreva lungo l’asta, una
strizzatina e sono venuto dopo pochissimo fra le sue mani. Ed è stato dolce sentirla continuare
con tocco sempre più leggero per poi ricoprirmi.

In seguito anche le mie mani si sono fatte più audaci. Potevo infilarle nella scollatura e sentire per
la prima volta il capezzolo che si faceva sporgente, ma soprattutto la cosa più elettrizzante era che
mi lasciava fare. E quindi con emozione, è venuta anche la volta che ho allungato la mano sotto il
copriletto e scivolando sulle cosce sono arrivato all’inguine. Sentire il pelo morbido e le dita che si
fanno strada, una fessura scivolosa che si lascia penetrare, la sua mano che si appoggia alla mia
come a guidarmi, le gambe aperte per lasciarsi accarezzare meglio.

Per un certo periodo è stato un toccare e non vedere. Alzandosi non allacciava più la camicia da
notte ed il seno semiscoperto calamitava il mio sguardo. Anche il lenzuolo era quasi superfluo ma
non era mai tolto completamente. Per contro ero diventato bravo. Ero riuscito ad individuare
abbastanza in alto fra le gambe un suo punto sensibile che schiacciato leggermente con il pollice si
irrigidiva e si lasciava anche tenere fra le dita. Passavo l’angolo della mano avanti e indietro
facendomi spazio nelle parti sempre più morbide e bagnate e la sua reazione non era molto
diversa da quella che avevo io quando venivo.

Poi c’è stata la volta che ho appoggiata la testa sopra le sue ginocchia scostando completamente
lenzuolo e camicia da notte facendole aprire le gambe. È stato un gioco di mani e di vista, era
bellissima, umida e rosea. Ed è stato impossibile non appoggiarvi la bocca e sentirne per la prima
volta il sapore. Non avevo più ragione di invidiare papà come quando li avevo visti una volta dal
buco della serratura. Ho esplorato con la lingua tutte le pieghine, ho preso fra le labbra il suo
cappuccetto e l’ho sentito vibrare, mi sono piaciute anche le sue mani che mi spingevano la testa
contro e i sussulti dell’orgasmo.

È stato piano piano reciproco non sostituire le mani ma completarle con la bocca. Me lo prendeva
fra le labbra avvolgendolo con la lingua, era bravissima, sapeva che anche la vista vuole la sua
parte e si metteva in modo che potessi vedere quello che mi stava facendo. Alle volte mi portava
all’orgasmo solo con le labbra e la punta della lingua lateralmente nel punto più sensibile. E gli
spruzzi si perdevano sul suo corpo. Alle volte, dopo avermi portato vicino al punto di non ritorno
più volte, succhiando e continuando a succhiare fino a svuotarmi il corpo ed il cervello senza che ci
fosse poi qualcosa da pulire. Una volta mi ha sorpreso dandomi sensazioni nuove e ancora più
forti, un ditino che nel momento cruciale mi stuzzicava dietro.

Si era creata una bella confidenza di pelle, sapeva cosa mi piaceva di più, sapevo come darle
piacere. Mi fai giocare con te. Oggi si, oppure oggi no, magari domani. Ti metto io la crema da
sole. No perché so come va a finire. Bisogna sapere aspettare e desiderare.
L’estate poi si presta, se ce ne fosse bisogno, a sollecitare il desiderio. Una camicetta senza il
reggiseno, un copricostume senza il costume, un due pezzi che bastava tirare un fiocchetto per farla
rimanere con le tette nude.

È stato bello poter infilare le mani sotto la gonna mentre su un divano leggeva un giornale.
Qualche volta mi mandava via, adesso basta, qualche volta lasciava che le togliessi le mutandine e
mettessi la testa fra le sue cosce. Continuava a leggere o faceva solo finta ed il gioco era anche
quanto tempo impiegavo a farla smettere. Puoi una volta mi ha sussurrato, fammi tutto quello
che desideri, le ho chiesto di girarsi aprendole le natiche per esplorarle a lungo con la lingua e
giocare con le dita.

È stato bello tornare a casa dopo una giornata di sole e di mare e fare la doccia insieme. Farla poi
stendere su un telo e spalmarle la lozione dopo sole. E non solo quella.

Stasera arriva papà e quindi te ne starai buono buono.
Ma lui lo sa?
Certo che lo sa, ci raccontiamo tutto ed è stato lui a dirmi che se mi faceva piacere potevo lasciarti
fare.
Buono buono, senza neanche un massaggino nei prossimi giorni?
Vedremo…
L’avevo detto all’inizio, sono stato un figlio fortunato.

Questo racconto di è stato letto 1 1 8 9 1 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.