Quel gran genio della mia amica. (2)

Scritto da , il 2021-04-17, genere feticismo

Come non era mai successo prima in vita mia, dovetti rifiutare quella proposta che mi fece appena svegliati, per il semplice fatto che dovevo scappare in bagno e, dirigendomici, le dissi "Recuperiamo dopo, scusami! Però magari vai a preparare una bella colazione e la facciamo insieme a letto." Lei non si offese minimamente e la sentii allontanarsi per andare in cucina. Appena finii i miei urgenti bisogni, mi diressi verso di lei per vedere cosa stesse combinando, e notai che era rimasta nuda a preparare la colazione, con ancora quel ball gag enorme in bocca dalla sera prima, come le avevo chiesto. Più la guardavo e più mi rendevo conto di quanto fossi solamente attratto dalle sue gambe e dai suoi piedi, ma contemporaneamente realizzavo quanto fosse stata capace nel conquistarmi con solo quei pochissimi dettagli del suo corpo che mi piacevano, affiancandoli a un comportamento e a una forza di volontà per niente comuni. Era riuscita a prendermi proprio, c'era poco altro da aggiungere.
L'aspettai a letto, e poco dopo lei si presentò con un vassoio ben apparecchiato con una bella colazione per due. Fui ovviamente costretto a toglierle il ball gag (dopo almeno dieci ore filate ad indossarlo), e lei se ne dispiacque molto, comunicandomelo con un'espressione comicamente triste e aggiungendo, compiaciuta "So stata brava a tenerlo tutto sto tempo però eh?! Fosse stato per me l'avrei tenuto fino ad ora di pranzo, se solo tu me lo avessi imposto". Le dissi che non sarebbe mancata occasione, invitandola a goderci tranquillamente quella bella colazione da lei preparata. Ci facemmo due risate a letto, e poi andammo a farci ognuno la sua doccia, per poi vestirci e uscire. Lei fu ovviamente costretta a rimettersi i vestiti della sera prima, in quanto non aveva con sé un cambio.
Facemmo una lunga passeggiata e, passando davanti a un sexy shop, mi venne voglia di farle un regalo, e così le presi due gran bei dildo, molto realistici. Ne fu contentissima, e il suo umore divenne ancora più alto, insieme al mio.
Ci fermammo per un aperitivo veloce, per poi sederci a un ristorantino informale dove lei volle offrirmi il pranzo. Terminato, uscimmo fuori a fumare una sigaretta, constatando quanto ci stessimo trovando bene e quanto ci piacevamo. Mi chiese quando ci saremmo potuti rivedere, e io le dissi che quella sera avevo da lavorare, così come tutta la giornata successiva, e proponendole dunque di riaggiornarci, invitandola a sentirsi libera di scrivermi semmai avesse avuto voglia della mia compagnia.
Prima di congedarci, le dissi che avrei avuto piacere se per i seguenti giorni, finché non ci saremmo rivisti, avesse indossato sempre gli stessi fantasmini bianchi che aveva in quel momento, evitando anche di lavarsi i piedi. Mi capii al volo, aggiungendo che le piaceva la proposta, e salutandomi con la battuta "Sei proprio un bongustaio dai sapori forti!". Ridemmo in maniera complice, ci abbracciammo e ci salutammo.
Tornato a casa, mi riposai e poi andai a lavoro, dal quale smontai verso l'una di notte. Rientrato e riacceso il telefono, notai che lei mi aveva mandato una foto in cui si ritraeva seduta a terra accovacciata su se stessa, con le braccia a cingersi le ginocchia e completamente nuda senza far intravedere nulla. Il dettaglio era sui suoi polpacci flessi e sui piccoli piedi incrociati sulle loro punte e con indosso i fantasmini bianchi che le avevo chiesto di non togliere. Dopo pochi minuti mi ritrovai a segarmi su quella foto.
La mattina seguente le scrissi, dicendole che l'avevo pensata e chi mi ero segato su quello che mi aveva mandato, ringraziandola e scusandomi per aver visualizzato troppo tardi per risponderle. Il resto della giornata la passai fuori città, lavorando e pensandola molto. Al mio rientro in casa, mi accorsi di un suo messaggio mandato un paio di ore prima. Questa volta era una GIF, in cui lei inquadrava i suoi piedi accarezzare dolcemente uno dei dildo che le avevo regalato, simulando un feetjob. Quelle piccole e meravigliose estremità, erano ancora in quei calzini bianchi, che mi stava comunicando coprirle i piedi da ormai 3 giorni.
Passai la nottata a farmi almeno 3 seghe su quel materiale che mi aveva inviato in quei giorni. L'indomani mi svegliai verso le 9, mi feci una bella doccia e le scrissi dicendole che poteva venire da me quando voleva. Mi rispose con un selfie in cui si ritraeva in tenuta ginnica, pronta per fare running, e con l'indice destro che puntava in basso verso le scarpe, facendomi notare che indossava ancora quei calzini, coi quale si sarebbe accinta a fare una bella corsetta. Per scherzare le risposi "AHAHAHAHHAHAHAH, e da quando fai attività fisica tu?!"... "Da quando ho deciso che i miei piedi dovevano sudare ancora di più per noi." fu la risposta. Le dissi che l'aspettavo a casa, e dopo un paio di ore eccola bussare al citofono. Appena ci vedemmo sorridemmo entrambi in maniera genuina, talmente che eravamo contenti, e la feci accomodare per bere un po' di acqua fresca. Era sudatissima e trascinava con sé una scia di "odore" che mi mandava in estasi, con un alone di sudore gigante sotto ogni ascella e ogni parte del corpo bagnata di sudore.
Non perdemmo molto tempo in inutili convenevoli perché entrambi volevamo la stessa cosa. La feci attendere due minuti, mentre le preparavo un bel bagno tiepido, e tornato da lei ci spogliammo a vicenda, e le tolsi le sue Converse All Star bianche solo a ridosso dell'entrata del bagno. Fu sensazionale l'odore che uscì appena le sfilai quelle scarpe e ci eccitammo entrambi, guardandoci in faccia in maniera complice, poi la feci sdraiare comodamente nella vasca piena d'acqua profumata che le avevo preparato, facendole mettere i polpacci e i piedi fuori, senza farli bagnare come il resto del corpo.
Nell'aria che si respirava in bagno, c'era ormai solo il tanfo sensualissimo di quei piedi che stavano negli stessi calzini da 4 giorni, con tanto di corsetta appena fatta. Lei si iniziò a toccare subito i seni da sotto l'acqua, e io immersi la mia faccia in quei piedi che lei teneva incrociati perfettamente fuori la vasca. Non so quanto tempo passai ad annusarli e ad odorarli, ma fui lei che mi interruppe chiedendomi di infilarle quei calzini in bocca e dedicarmi ai suoi piedi nudi. L'accontentai subito, e le infilai i calzini appallottolati in quella sua piccola e meravigliosa bocca che sapeva aprirsi enormemente pur di accogliere qualsiasi cosa lei volesse. Non ci fu nemmeno bisogno di fissarglieli con dello scotch o un laccio, talmente che era in grado di tenerseli fermi e avidamente in bocca. In tutto ciò io ero in estasi sui suoi piedi nudi che leccavo, annusavo, mordicchiavo e inghiottivo, degustando quel suo sapore che aveva coltivato per 4 giorni sempre negli stessi calzini, come se fosse un piatto cucinato da uno chef stellato. Lei si masturbava visibilmente da sotto l'acqua e lasciandosi andare a versi di piacere che le venivano insonorizzati dai suoi stessi calzini che aveva in bocca, dal quale ne succhiava l'aroma.

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