Giornata al mare con sorpresa!

Scritto da , il 2021-02-17, genere trio

Continuazione di "Regalo di compleanno ed altri".
Qualche giorno dopo essere tornati dalla vacanza in Toscana, Loredana accusò un lieve malore e rimase a letto con la febbre alta, che la debilitò per un po' di giorni.
Tutti pensammo ad un colpo di calore dovuto al fatto che lei, essendo chiara di pelle, doveva sempre spalmarsi una crema protettiva che però perdeva il suo effetto a causa dei numerosi bagni che eravamo costretti a fare a causa del gran caldo insopportabile.
Poiché la febbre non accennava a diminuire, la madre di Loredana telefonò al loro medico di famiglia che decise di andarla a visitare lo stesso pomeriggio.
Dopo averle fatto una visita generale e non averle trovato nulla di anormale le chiese se prendeva qualche farmaco. Lei rispose di no, ma poi, ripensandoci e approfittando del fatto che la madre in quel momento non era lì con loro, gli disse che prendeva la pillola anticoncezionale, come le aveva suggerito una sua amica.
Il dottore fu stupito da questa sua affermazione in quanto questi farmaci non possono essere presi a casaccio ma devono essere prescritti da un ginecologo.
Probabilmente il fatto che lei prendesse la pillola da molti mesi, poteva aver alterato qualche fattore nel suo organismo così le prescrisse alcuni esami che richiedevano il prelievo del sangue e la consegna di un campione di urina.
Dopo qualche giorno e dopo che la febbre fu cessata lei fece quanto prescritto dal loro medico ed infatti il risultato confermò che alcuni valori erano fuori dalla norma.
Il dottore, dopo averle consigliato di andare a farsi vedere da un ginecologo, le disse di sospendere immediatamente l'uso della pillola e, se proprio doveva, di usare il preservativo.
Io il giorno dopo andai in farmacia e ne acquistai una confezione, ma decidemmo di comune accordo di non usarli, facendo uscire il mio cazzo dalla sua fica prima di venire.
Dopo che Loredana si fu ripresa cominciammo ad andare al mare presso lo stabilimento balneare nel quale i miei genitori avevano preso la cabina. Erano anni che avevamo questa cabina, che aveva anche un terrazzino lato mare dove si poteva mangiare all'ombra del sole oppure giocare a carte, come spesso faceva mia madre con le sue amiche.
Mia madre di solito veniva al pomeriggio in quanto, come diceva lei, al mattino doveva sbrigare le faccende domestiche mentre io e Loredana andavamo già al mattino, mangiavamo qualcosa sul terrazzino e dopo pranzo ci ritiravamo in cabina a scopare, prima che arrivasse la mamma.
Al mattino andavamo subito in spiaggia, dove avevamo due ombrelloni e quattro lettighe riservate.
Per andare in spiaggia bisognava passare davanti ad un banchetto dietro al quale c'era seduto Johnny, un ragazzo di colore che era l'addetto al servizio bagnanti.
Lui, originario della Costa d'Avorio, erano anni che faceva questo lavoro, che consisteva nell'accompagnare l'abbonato alla sua postazione sulla spiaggia, nel provvedere all'apertura dell'ombrellone e alla sistemazione delle lettighe dopo di che ritornava al suo posto.
Lui aveva una canottiera con su scritto il nome dei bagni ed un paio di bermuda, molto aderenti, che a stento nascondevano le sue virtù.
Loredana, come anche altre donne, aveva subito notato quello che lui aveva tra le cosce ed ogni giorno non perdeva occasione di sincerarsi che fosse sempre al suo posto.
Io avevo notato questo ed un giorno glielo avevo detto. Lei, con nonchalance, mi disse che aveva proprio un “gran bell'uccellone” e chissà a quante donne lo avrà già fatto provare!
Per un po' pensai alle sue parole e dopo realizzai che quello che mi aveva risposto non era altro che la richiesta di esaudire un suo desiderio.
Quando fu l'ora di tornare in cabina per fare lo spuntino di mezzogiorno, passando davanti a Johnny gli chiesi se lui mangiasse qualcosa a pranzo. Lui rispose che all'una circa aveva una mezz'oretta di tempo per farlo e di solito mangiava quello che si portava da casa.
Subito io gli dissi se voleva tenerci compagnia mangiando qualcosa che avremmo comperato tutti e tre al bar dei bagni, ma lui disse che si era portato un panino da casa e che avrebbe mangiato quello. Allora io insistetti un po' e alla fine lo convinsi ad unirsi a noi.
Andammo al bar, comprammo cibo e bibite per tre e ci trasferimmo sul terrazzino della mia cabina.
Mentre mangiavamo tutti assieme Loredana iniziò a chiedergli come fosse giunto in Italia, da quanto tempo fosse qui finché io non gli chiesi se avesse una compagna.
Lui rispose che non se la poteva permettere perché una buona parte dello stipendio che prendeva lo spediva ogni mese ai suoi in Costa d'Avorio ed il resto gli bastava appena per pagare l'affitto della camera che aveva e per mantenersi.
Alla fine del pasto ci ringraziò più volte e ritornò di corsa al suo posto sulla spiaggia.
Loredana mi disse che era rimasta colpita dalle parole del ragazzo ed io ironizzai subito dicendo che secondo me lei era rimasta colpita soprattutto dalla dimensione del suo cazzo, che si vedeva benissimo fosse di una dimensione super.
Il giorno successivo decidemmo di invitarlo ancora a pranzare con noi e si ripeté nuovamente la scena del giorno prima, con lui che non ne voleva sapere di unirsi a noi e con noi due che lo invitavamo al bar, finché lui accettò dicendoci che sarebbe venuto solo se questa volta avesse pagato lui per tutti.
Noi facemmo finta di accettare ma quando fu il momento di pagare mentre io e lui ritiravamo cibo e bevande Loredana si precipitò come un razzo alla cassa e pagò.
Lui protestò e fece anche l'atto di andarsene ma Loredana, con la sua grazia lo convinse a non farlo.
Questa volta mangiammo più velocemente e poi la mia ragazza disse che si era comprata un costume nuovo e che sarebbe andata ad indossarlo per farcelo vedere. Entrò in cabina e, stranamente, si dimenticò di chiudere la porta, dopo di che si tolse il costume e restò nuda per un po' in quanto quello nuovo lo aveva nella borsa.
Questo richiedeva tempo perché dovette prendere la borsa dall'attaccapanni, aprire la cerniera, estrarre un sacchetto, aprirlo ed estrarre il costume, il tutto fatto con molta, molta calma.
Prima di indossarlo si voltò verso di noi e sorridendo ci disse: “Un attimo e sono da voi.”
Johnny, probabilmente in astinenza di fica da molto tempo, alla vista di Loredana completamente nuda ebbe un'erezione terribile, che a causa dei bermuda aderenti non poté nascondere e così quando lei uscì dalla cabina la notò subito.
Si avvicinò a lui e mettendogli una mano su una spalla gli disse guardandolo negli occhi: “Johnny, accidenti come sei eccitato, è tanto che non scopi?”
Lui prima di rispondere deglutì più volte e poi con un filo di voce disse:” Saranno almeno sei mesi.”
Allora lei, alzando una gamba, scavalcò le sue gambe e si sedette su di lui, con le tette proprio davanti alla sua bocca e gli mise le sue mani ai lati del viso e glielo alzò in modo che si potessero guardare, dopo di che gli fece un bel sorriso.
A questo punto intervenni io e gli dissi: “Johnny, sono anni che ci conosciamo e tu sei sempre stato gentile con noi, come d'altronde lo sei con tutti, ma noi più che ringraziarti non abbiamo mai fatto nient'altro per te. Ora è giunto il momento di farlo, ti piace Loredana?”
Lui: “Ma certo che mi piace, ha un culo, due tette ed una fica fa-vo-lo-si!” disse sillabando l'ultima parola.
Io: “Ti piacerebbe scoparla?”
Lui: “Magari!”
Io: “Allora andate dentro la cabina ma lasciate la porta aperta ed iniziate a divertirvi.”
Loredana non mi lasciò neppure finire di parlare che si alzò e si infilò subito dentro iniziando a togliersi il costume, mentre lui iniziava a spogliarsi già da fuori.
Entrò dentro e lei iniziò a toccargli il suo cazzo durissimo e grandissimo, se lo portò alle labbra e con la lingua fece dei cerchi concentrici attorno alla cappella dopo di che se lo infilò in bocca sino alla gola e iniziò a spompinarlo.
Io nel frattempo avevo preso un preservativo dai miei calzoni pronto a darlo a Loredana quando fosse stata pronta per la scopata.
Dopo un minuto lei smise di sbocchinarlo, prese il preservativo e glielo infilò, dopo di che si sedette sulla panca della cabina, allargò bene le gambe, fece venire Johnny verso di lei, si infilò la grossa mazza nella sua fica e gli strinse le gambe dietro la schiena per non perdersi neppure un centimetro del suo bastone nodoso.
Alla troia piacevano questo genere di scopate non tanto comode, ora era completamente partita e senza pudore incitava il ragazzo a fotterla, a sfondarla tutta, “dai spaccami la fica e dopo mi devi anche rompere il culo, è bellissimo, hai un cazzo divino, è enorme e durissimo proprio come piace a me.”
Io iniziai a segarmi e le chiesi: “Ti piace amore mio?”
Lei: “E c'è bisogno di chiedermelo? Non vedi come sta chiavando bene, la sua mazza mi sta arrivando sino allo stomaco e vedi come resiste? Io ho già goduto una volta ma lui non smette, mi farà godere almeno tre volte.”
Infatti il nero non si fermava, come un invasato le stava squassando la fica con colpi sempre più profondi. Come lo capivo, tra le cosce di una puttana del genere chiunque si sarebbe scatenato.
“Dai sfondami, io sto per godere di nuovo, godiamo insieme” gridò Loredana stringendo ancor più le gambe sulla schiena dell'amico.
Johnny intensificò i colpi. “Dai io godo, godo, godo, che bello, godi anche tu”, gridò la troia.
A quel punto, affondando un ultimo veementissimo colpo nella pancia della mia ragazza, venne anche lui, abbattendosi stremato su di lei.
“Oh Dio, si sarà rotto il preservativo, mi è venuto tutto nelle fica, oh mio Dio che guaio”, urlò Loredana respingendo il nero.
In effetti lei aveva la fica piena di sborra che le fuoriusciva colandole sul culo.
Io: “Calma, non farti prendere dal panico, sei sicura?”
Lei: “Ho la fica allagata, come facciamo adesso? Dio mio che tragedia.”
Johnny tirò fuori il cazzo e purtroppo il preservativo era semivuoto.
“Io non volevo, ti giuro non volevo”, disse il ragazzo mortificatissimo.
“Ti credo, tu non hai nessuna colpa, è solo colpa di questi preservativi di merda che sicuramente vengono dalla Cina”, lo rassicurai.
Loredana era terrorizzata, si era ripulita alla bell'e meglio ma continuava a ripetere: “rimarrò incinta, mi ha scaricato nella fica un litro di sperma, come faremo, sarà sicuramente di colore, cosa racconteremo alla gente?”
Io: “Innanzitutto non è sicuro che tu rimarrai incinta, non mettiamo il carro davanti ai buoi, poi se così fosse penseremo al da farsi.”
Salutammo l'amico, ci rivestimmo e ci avviammo verso casa.
Io: “dai Loredana, non essere così pessimista, può anche non essere successo nulla di irreparabile.”
Lei: “Lo spero veramente, tu immagina se ci nasce un figlio nero, tutti capiranno che mi sono fatta scopare da un nero, che vergogna, diranno che sono una puttana,”
E mica sbaglierebbero, pensai.
Io: “Calmati tesoro, aspettiamo che almeno ci sia il ritardo, perché mai dovremmo essere così sfortunati, quante donne si fanno venire dentro alla fica e mica tutte rimangono incinte.”
A queste mie parole lei sembrò rasserenarsi.
Io: “Dai adesso non pensiamoci, mi dispiace che si sia rovinata una giornata così bella, te la stavi spassando alla grande e dì la verità questo inconveniente ti ha fatto perdere pure l'inculata.”
Lei: “E' vero, mentre scopavamo io glielo ho chiesto, lo desideravo, però non credo che poi me lo sarei fatto fare, ma tu hai visto come lo aveva grosso, mi avrebbe sfondata. Ti assicuro che era enorme e grandissimo, con una cappella esagerata, sarei morta dal dolore.”
Io: “Però nella fica ti stava bene, ho visto come lo stringevi a te, come ti dimenavi e come hai goduto.”
Lei: “Per forza, aveva un cazzo mostruosamente grosso, lo sai che mi piace sentirmi piena e, credimi, mai in vita mia mi sono sentita così piena, lui lo usava così bene, si spostava con il bacino facendomelo entrare da tutte le posizioni, all'inizio entrava lentamente, sentivo la sua cappella aprirmi la fica e spingeva sino a che le palle mi toccavano il buco del culo, poi pian piano si è scatenato dandomi dei colpi terribili che mi hanno fatto godere due volte, è stato bellissimo.”
Le era piaciuto così tanto che si era persino scordata dell'inconveniente, ma aveva ancora un desiderio.
Lei: “Tesoro, adesso che arriviamo a casa mi devi inculare, ho ancora voglia, lo devi fare come lo sai fare tu, sei bravissimo e sai come farmi godere.”
Era proprio un'adorabile viziosa. A casa l'accontentai riempiendole il culo di sperma.
Arrivati i giorni in cui Loredana doveva avere le mestruazioni, queste non vennero ed allora io mi recai in farmacia ed acquistai un test di gravidanza, lei lo fece ed il risultato fu una mazzata: risultò positivo.
Lei iniziò a piangere a dirotto, era disperata ed io cercai di consolarla. Era tutto inutile, ripeteva solo: “Che tragedia, come faremo, immagina che figura faremo con gli amici se ci nasce un bambino nero.”
Sapevo bene che lei per convinzione religiosa era contraria all'aborto ma mi resi conto che dovevo assolutamente farle cambiare idea, non c'era altra soluzione.
Io: “Tesoro, hai ragione, sarebbe una tragedia se nascesse un figlio di colore, ci abbandonerebbero tutti gli amici, saremmo messi al bando anche dai nostri genitori ai quali non è giusto dare un dolore così grande, devi deciderti ad accettare di abortire.”
Lei: “Hai ragione, mamma ne morirebbe e anche mio padre. Però se devo abortire non posso andare nell'ospedale di questa città, voglio andare in un ospedale lontano.”
È quello che feci, contattai l'ospedale e fissai, d'accordo con Loredana, la data per l'intervento.
Lei era molto preoccupata quando ci recammo all'ospedale, così io la rassicurai dicendole che ormai questi erano interventi di routine.
Quando fu il suo turno le strinsi la mano e la baciai, dicendole: “Tranquilla, ci rivedremo tra pochi minuti.”
Invece il dottore uscì dalla sala operatoria solo dopo un'ora e mi tranquillizzò: “Tutto a posto, deve restare ancora un po' distesa a riposare, se vuole può andare da lei” e mi indicò la stanzetta dove era.
Entrai con il cuore in gola ma felicissimo dello scampato pericolo.
“Tutto bene tesoro?” le chiesi.
Lei: “Si tutto bene, non ho sentito quasi nulla, mi hanno fatto un'iniezione e mi sono addormentata subito, sia ringraziato Dio, abbiamo scampato un grosso pericolo, adesso non chiedermi più di incontrare neri.”
Io: “A prescindere che io non te lo ho mai imposto, peggio per te, ti perderai quei bei cazzoni che hanno in mezzo alle gambe.”
Lei: “Meglio rinunciarci che correre un rischio del genere.”
Conoscendo la troiaggine di Loredana non le credetti e chiusi l'argomento dicendole: “Ne riparleremo quando ti sarà passata la paura.”
Tornati a casa lasciammo passare un mese e poi prendemmo appuntamento da un ginecologo per una visita di controllo ed anche per farle prescrivere una pillola anticoncezionale adatta a lei.
Dopo poco cominciò per noi due la vita normale, ricca cioè di scopate, inculate, pompini ed altro ancora non solo per me ma anche per altri.

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