Come il gatto con il topo.

Scritto da , il 2020-12-04, genere saffico

Il paesaggio a perdita d’occhio è arido, violentemente assolato.
I campi che fino a qualche giorno prima biondeggiavano di grano, ora sono un terriccio polveroso, ricoperto di spunzoni di paglia secca.
Sullo sfondo, tre enormi ciminiere, circondate da tralicci, costruzioni di cemento grigio, un grattacielo di vetro scuro.
Le colonne di fumo biancastro, salgono alte, fino a formare una specie di cirro strato, che si allarga nel cielo azzurro, creando una strana ombra scura sull’insediamento industriale.
Una grande striscia di asfalto nero, corre fin verso quella moderna cattedrale, passando a pochi metri, oltre lo spiazzo sterrato.
Una fila di tavolini di formica rossa, con delle sedie di plastica dello stesso colore, sono l’arredamento della tavola calda, dove la donna si è seduta, e dall’ampia vetrata sta osservando questo inquietante paesaggio.
Ha già dato un occhiata al bancone con le cibarie, molta pizza a taglio, teglie di acciaio ripiene di palline fritte dal contenuto vario e misterioso.
“Facciamo anche hamburger e hot dog, i primi sono finiti”
Questo ha detto la cameriera tuttofare, una donnetta bassa, con una divisa dello stesso colore dei tavoli e delle sedie.
“Di giorno non passa mai nessuno, per questo ci sono solo io, ma alla mattina presto, e alla sera, quando ci sono i cambi dei turni, si fermano i pullman che portano gli operai, ci vogliono quattro o cinque persone per smaltire tutto il casino”
La donna si immagina che sia un suggerimento, per farle notare che le cibarie sono fresche.
“Avete le patate fritte?”
“Certo signora, le friggo all’istante”
“Bene allora un hamburger semplice, senza pane e condimenti, e una porzione di patate”.
Da una valigetta dopo che la cameriera si è diretta verso le sue preparazioni, estrae una cartellina, dentro la quale ci sono le informazioni, l’ufficio dove dovrà andare, la strategia che ha studiato, l’hanno chiamata dalla fonderia, dovrà risolvere un grosso problema di cui, non riescono a venire a capo.
“Dovrai fare una delle tue magie”
Le hanno detto i suoi capi nella società di consulenza manageriale per cui lavora.
Sa bene che le sue magie, spesso sono degli imbrogli, svariati giochi di scatole cinesi, alla fine dei quali, qualcuno inevitabilmente resta con il cerino acceso in mano, senza nessuno a cui poterlo dare.
I suoi pensieri sono sempre un po’ torvi, quando si appresta a qualcuna di queste operazioni.
La speranza è che chi si prenderà la fregatura finale, abbia la capacità di sopravvivere, la consolazione è che la cameriera vestita di rosso,per qualche anno ancora,forse porterà a casa uno stipendio, grazie agli operai che continueranno a viaggiare avanti e indietro sui loro pullman, la fonderia continuerà a dare lavoro.
La donna osserva la cameriera che traffica con i suoi arnesi, sicuramente è ignara, che sta friggendo patate per chi potrebbe decidere il suo prossimo destino.
Il rumore di un grosso camion che passa sullo stradone, la distrae.
Nel rimorchio ci sono due enormi rotoloni di lamiera, tra qualche giorno saranno trasformati in lavatrici, automobili, barattoli di conserva.
“Ecco il suo hamburger”!
“Non mi ha detto cosa beve”
“Solo acqua frizzante grazie”.
La donna inizia a sbocconcellare le patate, sono belle calde, croccanti, salate al punto giusto.
Anche l’hamburger ha il perfetto punto di cottura, la carne è fresca, saporita,quello che sembrava un posto scalcinato, sta diventando una mezza sorpresa.
“Ha finito tutto, mi sembra che le sia piaciuto”
“Si era buono, ora se mi fa anche un caffè all’altezza del cibo, rasentiamo la perfezione”.
“Se nel pomeriggio non chiudete, posso restare qui, che dovrei lavorare un paio d’ore”?
“Certo signora, io resto qui a sua disposizione”.
L’appuntamento è per le cinque pomeridiane.
Solo per quell’orario sarebbe stato possibile avere il direttore e il responsabile amministrativo, e soprattutto il vicepresidente della holding, giunto in elicottero, dall’aereo porto più vicino, dopo un volo privato da Parigi.
Dopo ave valicato i cancelli e superato almeno tre controlli la donna è finalmente giunta nella grande sala delle riunioni,all’ultimo piano del palazzo di vetro scuro, i tre la stanno attendendo seduti sulle loro poltrone, intorno al tavolo di mogano, la postazione principale è libera, comprende che sarà lei al centro delle discussioni.
Il direttore prende la parola e inizia le presentazioni, poi preme un interfono e comanda,
“fate entrare l’interprete”.
Precedendo una scontata curiosità, della donna, arriva la semplice spiegazione,
“il vicepresidente vuole essere sicuro di comprendere in pieno quello che verrà detto, per cui ha voluto la presenza di un esperta, in grado di tradurre anche i termini tecnici più complicati”.
Oppure non si fida fino in fondo dei suoi collaboratori, e vuole sentirsi dire le cose da una voce neutrale.
Da una porta laterale, entra la traduttrice, una ragazza sulla trentina, vestita in modo classico, capelli castani ricci, occhialini ovali da lettura, forme procaci che i vestiti castigati faticano a celare.
Prende posto di fianco alla donna, da una cartellina estrae un block notes e una stilografica argentata, da sotto alle lenti ovali dà un occhiata tutto intorno, accavalla le gambe e lentamente dice, in lingua francese, e poi in italiano,
“siamo pronti se volete iniziare”.
La riunione si protrae fino a notte fonda.
Il meccanismo che la donna ha elucubrato, è davvero complicato, forse una delle sue operazioni più ardite, i tre dirigenti faticano a comprendere bene tutti i passaggi, la traduttrice per un paio di volte si blocca, vuole essere davvero sicura di aver ben compreso il senso dei concetti che deve tradurre.
Poi quando l’oscurità è più profonda, rotta soltanto dal rumore di fondo, degli alti forni che imperterriti continuano il loro lavoro di fusione, il vicepresidente sentenzia:
“bene fatemi due relazioni, scritte a mano, una in francese e una in italiano, e mandatemele attraverso un mio emissario di fiducia che domani nel pomeriggio verrà a ritirarle”.
“tutto quello che è stato detto questa notte è e resterà assolutamente confidenziale”.
I tre si eclissano svelti, le due donne restano sole con la loro relazione da compilare.
La donna nel preciso momento in cui è entrata l’interprete ha avuto un moto di assoluta eccitazione interna che non l’ha più abbandonata.
Per fortuna aveva preparato il suo piano di manovra in modo perfetto, conosceva a memoria tutti i passaggi, la sua mente sviscerava i concetti e le complicate operazioni in modo autonomo, mentre un'altra parte di se stessa, si era introdotta sotto a quei vestiti castigati, in mezzo a quelle cosce accavallate, a sfiorare la pelle candida e delicata, che appariva su quelle mani affusolate, il piccolo orologio rotondo di oro giallo, la collanina quasi trasparente, i due diamantini che ornavano quei due lobi minuscoli, l’idea della sua lingua che esplorava quelle cavità morbide, la sensazione di essere completamente inzuppata, la vagina matida, il bisogno di essere sola e potersi toccare con quelle visioni stampate nella mente.
“Dobbiamo finire qui il lavoro”.
“Lasceremo le relazioni, verrà un addetto alla sicurezza e le riporrà in una cassaforte,di cui conosce la combinazione solo l’emissario che domani verrà a prelevarle”.
Lo dice con un sorriso sulle labbra,la donna ora sa di essere immersa in una faccenda pericolosa, vorrebbe sapere chi in realtà sia questa strana interprete, una che dal primo momento in cui le è apparsa davanti agli occhi, l’unico pensiero è stato quello di portarsela a letto.
Terminano abbastanza alla svelta, in ogni caso ha firmato un contratto di riservatezza, per chiunque fosse entrato in contatto con lei durante le sue operazioni finanziarie, qualunque cosa sfuggisse da queste quattro mura, di quello che ha pianificato, per causa sua, decreterebbe la fine della sua carriera.
“Sono venuta in elicottero con il gran capo, ora sono a piedi, a quest’ora un taxi sarebbe un sogno irrealizzabile, penso che mi dovrà dare un passaggio, se non le reca troppo disturbo”.
In realtà non chiede nulla di meglio.
Il suo istinto primordiale le sta suggerendo che questa creatura, è colei che stava aspettando da una vita, una forza interiore la spinge ad osare, nemmeno sa il suo nome, come lei non sa nulla , ma ha la certezza che questa sua idea di farsi accompagnare, sia un fuori programma, nei piani aziendali, avrebbero dovuto rimanere due sconosciute, sta improvvisando, forse nel grande parcheggio ha un auto per andarsene da sola,ma vuole restare un altro poco con lei , annusa l’aria, mentre sono nell’abitacolo non troppo grande della sua auto sportiva, guida veloce, le ha detto di avere una camera prenotata in un motel appena prima dell’ingresso dell’autostrada.
La osserva, ha riposto le lenti da lettura, le prime luci dell’alba si manifestano dietro ad una fila di colline che stanno prendendo il posto alla pianura arida, la strada segue docile il profilo del fondovalle, un insegna bluastra indica che sono giunte alla loro meta.
Sono rimaste in silenzio, scendono dall’auto, e si incamminano all’ingresso.
Un portiere di notte mezzo addormentato sta seguendo un programma notturno in un piccolo televisore, quando le vede alza gli occhi e le osserva apatico.
“Salve , sono Adele Martini, ho una prenotazione per una matrimoniale”
“Certo , vedo che aveva detto di essere da sola”.
“Si la mia amica si è aggiunta all’ultimo momento è un problema”?
“Certo che no, avrei bisogno anche dei suoi dati”.
“Si mi chiamo Mia De Gregorio, nata ad Aosta”
“Va bene questa è la chiave, stanza 107, buona notte.”
La stanza è bella spaziosa e il letto sembra davvero confortevole, per essere un motel lungo l’autostrada.
Si chiedono cosa stiano combinando, mentre posano le due piccole borse con i pochi indumenti di ricambio che si sono portate, ma ormai sanno quello che sarà il loro destino.
Senza scarpe sono quasi alte uguali, qualcosa le attira una verso l’altra, si ritrovano , di fronte, si osservano a lungo negli occhi, i nasi sono sempre più vicini, fino a sfiorarsi, le mani che risalgono lungo i fianchi, le bocche all’improvviso si incollano, le lingue avide iniziano a frugare.
E mentre si esplorano e si esaltano di sapori, i vestiti iniziano a cadere, fino a che il fremito della pelle nuda, le cattura, l’odore di femmina in calore riempie la stanza, entrambe sono bagnate, cadono sul grande letto, restano aggrovigliate, incollate, le vagine premute sulle cosce morbide, entrambe godono sussultando, senza che le bocche si siano mai staccate.

La donna viene risvegliata da un calore piacevole, che le avvolge la vagina.
L’interprete, ha detto di chiamarsi Mia al portiere, è nuda sdraiata di fianco a lei, il voluminoso cesto di capelli ricci le copre parte del volto, si è addormentata con una sua mano appoggiata in mezzo alle cosce, aperte in modo voluttuoso.
Il leggero movimento del risveglio, sembra mettere in moto una nuova vita, quella mano inizia a muoversi, il calore si propaga, la voglia di godere di nuovo si fa impetuosa.
Entrambe vogliono sentire l’altrui sapore, le due bocche si incollano alle due fessure appiccicose, le mani che corrono impazzite, devono in fretta riconoscere le pieghe e gli anfratti del piacere.
E’ di nuovo buio, quando stremate e svuotate di ogni residuo di voglia,Adele decide finalmente di chiedere alla donna della sua vita, di mollare tutto, qualunque cosa sia, e di restare per sempre insieme.

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