2 novembre 20XX

di
genere
pulp

2 novemre 20xx

Strada di notte. Una nebbia che non si vede. Max guida piano, tutto appoggiato al volante, lo sguardo che sembra volere bucare quel grigio insieme ai fari “Dove cazzo sono?” si chiede. Il tachimetro è sui 50 km/h. Un cartello: Stazione di servizio. Bene, almeno mi fermo e riposo un po’ gli occhi. Quasi non lo vede. Soffoca un’imprecazione e svolta a destra. Luci al neon spandono chiazze di luce giallastra. Nessun altro in giro. C’è un mini market e dietro un tizio dalla faccia annoiata e assonnata che legge una rivista.
Max scende, apre lo sportello della benzina, pompa, via. Azione, benzina erogata, un languorino allo stomaco gli comunica un certo appetito. Finito di caricare, rimette la pompa al suo posto. Uno sbalzo di corrente, la luce nel mini market sfarfalla per un paio di secondi. Penombra, l’impiegato annoiato elargisce un paio di parolacce.
Max entra, si fa un giro nel mini market. Anche se debolmente illuminato, i prodotti si notano. Qualche snack al volo, una confezione da sei di birra. Si volta di scatto “Cazz!” una ragazza con jean strappati sulle ginocchia, maglione sformato con le maniche lunghe a coprirle le mani, bandana, trucco pesante sugli occhi. Carina, potrebbe avere 20 anni. I jeans sono aderenti e mettono in mostra un culo niente male. Le tette non si vedono nascoste sotto il maglione. Max se le immagini grosse, morbide e succose.
Gli snack cadono a terra sparpagliandosi nel corridoio “Oh, scusa” fa lei chinandosi a raccoglierle
“No, scusa tu, non ho guardato” si acquatta e raccoglie anche lui “Il problema di quando fai la spesa senza carrello”
Le luci sfarfallano ancora. Il gestore del mini market sgrana un paio di rosari “Qualcuno avrà una pessima notte” commenta la ragazza
“Dovrà usare una torcia per leggersi il giornaletto che stava leggendo prima”
“Già. Prima mi ha guardato il culo”
“Che villano”
“Anche tu”
Colto sul fatto “Beh, sono attratto dalle cose belle” sorride Max
“Anch’io” si morde il labbro lei
“Max” allunga una mano per stringerla
“Cloe” dice lei stringendogliela. Un tocco leggero, una pelle fredda “Viaggi solo?”
“Sì. Tu?”
“Anche io” Max la guarda quasi con ostinazione. Cloe si atteggia e sbatte gli occhi come una cerbiatta “Dove sei diretta.. Scusa, sto diventando invadente”
Lei ride “No, ma che dici. Sto andando da mia sorella. Vuole farmi conoscere un tipo” si stringe nelle spalle
“Che non hai mai conosciuto”
“Incontro al buio” guarda fuori dalla finestra “Buio e nebbia, che meraviglia”
“Beh, peccato”
“Di cosa?”
“Che tu sia impegnata”
“Non lo sono ancora, tecnicamente. Poi, non è detto che il tipo mi possa piacere. Magari è brutto, o grasso, o ha i foruncoli” ride
“O magari è un principe in attesa della sua principessa” ride Max
“O magari è uno sconosciuto misterioso incontrato ad una stazione di servizio” occhio languido, si avvicina, preme il suo corpo contro il suo
Max sente il sesso indurirsi di colpo. Un miraggio, un sogno “Pago e ne discutiamo”

Max chiama il gestore che emerge da una porticina di metallo. Bestemmia in un paio di lingue diverse “Prima o poi devo decidermi a vendere la baracca” commenta. Passa gli oggetti sul lettore, digita lo scontrino
“Capita spesso?” chiede Max
“Di continuo. Saranno quattro mesi. Tutte le sere alla stessa ora, si alza la nebbia e puff. Zona del cazzo questa, molto umida. Anche in estate, l’umidità riaffiora sulla terra come un fantasma e avvolge ogni angolo in un raggio di dieci miglia”
“Non deve essere uno spasso stare qui da solo tutta la notte”
“No. C’è da dire che non sono mai stato rapinato. Pare che anche ai ladri faccia schifo sto posto. Lei è il primo cliente da quando si è alzata questa schifezza di nebbia. Non capita mai nulla di eclatante. A parte quella terribile disgrazia di quattro mesi fa”
“Che disgrazia?”
“C’era la nebbia quella sera, così spessa che si poteva piantarci sopra dei chiodi. Due tizi, un tipo e una tipa se ne escono da qui e s’immettono sulla provinciale. Sfiga vuole che, nell’attimo sopraggiunse un grosso camion, che della velocità e della nebbia se n’era stra fregato e..sbaam, Dio Santo. HA sbattuto l’auto dall’altra parte del piazzale, sfondata come una lattina di Pepsi. Il camionista ha sbandato e si è fermato di traverso ma lui se la cavò. I due tizi” scuote la testa “Quello che è rimasto non entrava in uno di quegli snack “Dice indicando gli snack che Max teneva in mano “Beh, magra consolazione.. Si erano appartati nell’angolo buio del piazzale a fare sesso. Scopavano come conigli”
Max lo guarda eloquente senza dire nulla
“Eh dai, amico, non succede mai nulla d’interessante qui. Poi, l’incidente..”
“Va beh, buona notte” saluta Max uscendo

Cloe lo aspetta vicino alla pompa di benzina. In mano sventola una confezione di preservativi “Non te l’han mai detto che non si fa sesso con gli sconosciuti?” ride Max facendola salire sul SUv
“Wow, bello spazioso. E comodo. Che mestiere fai?”
“Agente immobiliare. Sto andando a Vernon per un colloquio. Ma, avanti di questo passo, con sta nebbia..” sale, accende, si sposta verso il fondo del piazzale. Gli viene un brivido a ripensare al racconto del gestore del mini market. Nello stesso punto dove i due tizi si sono messi a scopare prima di schiantarsi contro un camion.
Max spegne i fari e raggiunge Cloe nel retro auto. Lei si è tolta il maglione a rivelare un reggiseno in tela nera che fatica a contenere delle tette grandi e piene “Erano come te le eri immaginate?”
“Io.. come hai fatto a..?”
“Se mi hai guardato il culo, avrai immaginato anche le mie tette” si slaccia i pantaloni, svelando le sue forme perfette, la pelle liscia, un ventre piatto “Non ti spogli?”
Max si leva tutto, rimane in boxer. Lei si avvinghia a lui, lo abbraccia e lo bacia. Un effluvio di muschio, di aghi di pino, di fresca giovinezza. Le tette libere rivelano areole scure e capezzoli turgidi
Max si avvinghia alle sue tette, ne sugge il sapore, mentre lei affonda la mano nei boxer e gli afferra il sesso, cominciando a masturbarlo. Via le mutandine, Max frenetico, non pensa più a nulla, se non quello di fare sesso con Cloe. Per un attimo, la fica di lei, poca peluria ben curata, gli sfiora il naso. Poi, ridendo, ci si impala sopra e comincia a fare su e giù come una cavalla selvaggia.
Max spera che il gestore del mini market non sia appostato da qualche parte a fare il guardone.
Cloe geme, le unghie che affondano nella carne, le labbra che premono, le lingue danzano. Sente che sta per venire ma, lei si blocca e si toglie da me “Un po’ di pazienza” e si abbassa dischiudendo le labbra e avvolgendole attorno al sesso. Sento come una punta che mi attraversa il cervello e si ferma lì, mentre una specie di brivido incomincia a risalire lungo l’asta. =Non ora = si dice Max =Non ora = Mentre è lì, in quell’estremo pompino, la sua mano sinistra gli accarezza i testicoli. Max avverte il brivido e sa che manca poco ad esplodere.
Poi, con rapida mossa, gli fa indossare il preservativo e torna ad impalarsi su di lui, ricominciando la sua folle cavalcata. Fu a quel punto che Max esplose in un urlo liberatorio dentro di lei “Uh” fa Max “Che cavalcata”
“Era un po’ che non scopavo così” ride lei “Ne è valsa la pena”
“Direi di sì. Questa nebbia mi ha portato fortuna”
Già. Un velo di tristezza le si abbassa sul viso
“Che c’è?”
“Nulla” scuote la testa lei “Credo sia ora che io vada”
“Non resti qui? Questa nebbia è troppo spessa per poter andare in giro”
“Vale anche per te. Il posto più vicino è a dieci miglia da qui. Dormi qui e lascia che la nebbia si abbassi ancora”
Le afferra la mano “Resti qui?”
Lei gli sfiora il sesso umido e si accoccola accanto a lui “Starò qui”
E si addormenta così, con lei appoggiata contro il suo corpo

Si risveglia di soprassalto, svegliato dal potente clacson di un camion che passa sulla strada. Nel dormiveglia, Max era ancora con Cloe a cavalcare come due cowboy selvaggi, umidi di sperma e sudore. Il meta sogno includeva il gestore del bar che li osservava da dietro un muro con un ombrello in mano, mentre qualcosa, in mezzo al piazzale, stava bruciando
Max è ancora nudo e sente addosso l’odore di lei. Il preservativo è arrotolato, dentro il posacenere. Di Cloe nessuna traccia. Nessun biglietto, nessun avviso. Semplicemente se n’è andata.
“Diavolo” si riveste, scende dall’auto. Va verso i bagni per darsi una sciacquata. Ha bisogno di bere, ma niente birra se deve mettersi al volante.
Il gestore del mini market sta chiudendo “Oh, salve, ha dormito qui”
“Sì, era meglio. Non ero solo comunque”
“Buon per lei” sorride
“Non l’ha mica vista, per caso. Le ha detto qualcosa?”
“Chi?”
“LA ragazza che era con me”
“Non ho visto nessuna ragazza”
“Ma, era qui con me ieri sera, si ricorda” gliela descrive “Quando lei è venuto fuori per ricevere il pagamento”
“Sì ma, lei era solo”
Max rimane interdetto. Gli viene in mente quello che il gestore gli aveva detto la sera prima “Lei è l’unico cliente che ho visto”
“Senta, posso usare il bagno del negozio. Questo clienti è guasto”
Il gestore sbuffa “Ok. Toccherà chiamare l’idraulico” Riapre e fa accomodare Max
Trova il bagno dietro un separè, un mobile ingombro di vecchi giornali di cronaca locale e riviste di moda. Entra, usa il water, esce, si lava le mani. Tovaglioli di carta a srotolamento. Ecco che si blocca. Tira, tira, tira. Strap, il gomito che urta la pila di giornali e li fa cadere a terra “Ma cazzo”
Raccatta come può, rimette a posto. Gli viene sott’occhio la prima pagina della cronaca locale, quella che parla dell’incidente citato la sera prima. La foto dell’incidente, l’auto accartocciata e due foto che ritraevano le vittime.
E Max si sentì mancare la terra sotto i piedi, con il cuore che martellava senza sosta. Si ritrovò a terra, tremante e impaurito.
Qualcuno bussò alla porta..

Finale 1
Il volto di lui era sbiadito e irriconoscibile. Ma la foto di lei, Max ebbe un mezzo infarto, quando riconobbe Cloe come la vittima di quel terribile incidente. MA se Cloe era la vittima, chi si era scopato la notte precedente?
Qualcuno bussò alla porta facendolo sussultare. Con il cuore in gola si alzò e aprì. Il volto bonario di un uomo con la divisa di sceriffo “Chiedo scusa, non volevo metterle fretta ma, il bagno dei clienti è rotto”
“Sì, sì, certo” poggiò il giornale sulla pila ed uscì
Il gestore lo vide “Tutto a posto?Sembra che abbia visto un fantasma”
Max guarda l’uomo, la bocca semi aperta “Cazzo, sì” e si allontana frastornato, risalendo sul SUV e ripartendo, le mani che tremavano.

Finale 2
La faccia di Cloe sorrideva dal giornale. A Max venne quasi un infarto quando la riconobbe. Possibile che la ragazza con cui aveva scopato, fosse lei? Ma no, sicuramente sarà stata una sosia, o una gemella.
Ma lo sgomento aumentò quando vide il volto dell’uomo morto nell’incidente insieme a lei. L’immagine sputata del gestore del mini market. La testa gli girò e si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Qualcuno bussò alla porta. Lui aprì. Il volto di un uomo con la divisa da sceriffo “Non dovrebbe stare qui, questo posto è abbandonato”
Abbandonato? Max si guardò attorno: il mini market non c’era più, solo una stanza vuota con degli scaffali pieni di polvere. I vetri sporchi, le saracinesche abbassate “Venga. Ho visto l’auto fuori e ho pensato a qualcuno che stesse rubando le vecchie scorte di carburante sul retro”
“No, io.. Mi sono fermato qui ieri sera, con quella nebbia..”
“Ha fatto bene. Poi le scappava e..” sorriso di compiacenza “Non si preoccupi, non è il primo”
Max, ancora frastornato, chiede allo sceriffo “Cosa è successo qui?”
“un fattaccio. Una ragazza di nome Cloe Sullivan, ha vissuto un’avventura con Akim Brown, il gestore del locale. C’era un sacco di nebbia quella notte, come quella di ieri sera. Dopo aver fatto sesso nella macchina di lui, hanno preso e se ne sono andati via. Il camion è arrivato all’improvviso e” si stringe nelle spalle “Una vera tragedia”
“Già” Max salutò lo sceriffo e rimontò in auto
Nebbia, negozio, gnocca, gran scopata. Eppure quel corpo nudo era reale. La sua bocca attorno al suo cazzo. La sua lingua nella sua bocca. Cosa è successo? Cosa cazzo è successo?


Finale 3
Due ragazzi stanno guardando il giornale della cronaca locale esposto nella bacheca del mini market. Un’auto in fiamme nel piazzale e le foto di loro due in bella vista
“Ce ne hai messo di tempo per tornare” dice lei
“Mi ero perso. Quella nebbia era così spessa” dice lui
“Ti stavi dimenticando di me”
“Ma non è accaduto”
“Questo è un bene”
“Sì” mano nella mano, si allontanano scomparendo nella nebbia
In disparte, lo sceriffo Charon si stava sorseggiando il caffè. Akim bussò allo sportello della sua auto. Il finestrino si abbassò e Akim porse le buste allo sceriffo: zucchero nero di canna “Grazie”
“Capitolo chiuso?” chiese Akim
“Così pare”
“Beh, era ora di andare in pensione” sorride Akim
“La pensione per noi non esiste” rispose lo sceriffo sorseggiando il suo caffè “E ci sono molti altri cancelli da chiudere”
“Mi serve una vacanza” un cane dal pelo nero trotterellò vicino a loro. Aveva orecchie allungate e un muso lungo, come quelli dei doberman, ma il corpo sottile di un coyote
Lo sceriffo trangugiò l’ultimo sorso di caffè,accartocciò il bicchiere e lo gettò nella spazzatura con un lancio degno da campione del basket.
Accese il motore e lasciò il piazzale, che presto fu inghiottito dalla nebbia

Era il 2 novembre 20XX..

=Fine=


di
scritto il
2020-11-03
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