Come una femminuccia (quarta parte)

Scritto da , il 2020-10-06, genere gay

Poi di nuovo, per lungo tempo non ebbi sue notizie. Non lo cercai anche se di notte, nel mio letto, mi mettevo un cuscino sotto la pancia e mi masturbavo immaginando il suo pene grosso che mi penetrava.
Finalmente, un mattino al lavoro mi arrivò una sua email. Con le pulsazioni a mille la aprii. Il corpo del testo era vuoto, nemmeno una parola. Delusa stavo per cancellarla quando notai che c’erano due allegati. Erano due foto, le aprii: nella prima apparivo piegato sul tavolo con le natiche aperte, e nell'altra in ginocchio mentre glielo succhiavo. Subito corsi in bagno, mi piegai sul wc e cominciai a vomitare e a singhiozzare. Poi, mentre cercavo di ricompormi suonò il cellulare. Era lui.
“Ciao femminuccia, hai visto le foto che ti ho mandato?”
“Perché mi fai questo? Cosa vuoi da me?” chiesi con voce strozzata.
“ Piantala! A che ora finisci di lavorare?”
“Alle quattro”
“Perfetto. Conosci il Centro Commerciale Carosello?"
"Sì certo.." lo conoscevano tutti, era il centro commerciale più grande della città e si trovava a mezz'ora da casa mia.
"Al secondo piano c'è un negozio di tatuaggi… si chiama Stilyst Tattoo, io ti aspetto lì. Ah, vedi di arrivare entro le sei, ovviamente vestita da femmina.”
“Aspetta…aspetta…” protestai, “non posso venire vestito da donna. Non l'ho mai fatto, qualcuno potrebbe riconoscermi.”
“Con la parrucca e gli occhiali non ti riconoscerà nessuno. A proposito, credo che nei tuoi contatti ci siano parecchi colleghi di lavoro. Chissà come sarebbero sorpresi di sapere che il loro compagno si fa fare il culo vestito da cameriera...”.
“No, no, no… non farlo…ti prego” .
“E allora obbedisci e non ci saranno problemi. Ricordati, ti aspetto alle cinque e mezza massimo alle sei."
Poi riattaccò. Ero completamente nelle sue mani. Per il resto del pomeriggio non riuscii a fare nulla. Alle quattro rientrai a casa e cercai sollievo sotto la doccia. Poi, dopo essermi asciugato i capelli pensai a cosa dovevo mettermi. Il mio armadio era pieno di vestiti femminili ma il mio problema era che li avevo indossati solo in casa e senza nessuno che mi vedesse. Alla fine scelsi un abitino rosso elasticizzato , sexy ma non volgare, che avevo acquistato su Zalando. Mi passai un veloce maquillage e per ultimo mi sistemai la parrucca raccogliendo i capelli in uno chignon.
Poi chiamai un Uber e , malgrado le mie paure,  riuscii ad arrivare al Centro Commerciale senza problemi. Pagai e salii al secondo piano del Centro. Ero emozionato ed avevo la sensazione che tutti quelli che incrociavo mi guardassero di sottecchi .
Davanti allo Stilyst Tattoo non c'era nessuno. Mi avvicinai alla vetrina cercando di sbirciare dentro quando sentii qualcuno che mi afferrava per un braccio. Era lui.
"Sei stata puntuale, brava.” poi riferendosi al vestito “Vedo che sei sexy, anche se ti avrei voluto più zoccoletta !" Quindi entrammo nel negozio. Il tizio dietro al banco aveva degli orribili piercing e dei tatuaggi su tutto il collo.  Si misero a parlottare tra loro ed ebbi l'impressione che si erano già messi d’accordo. Mi fecero accomodare in uno stanzino attiguo dove c'era un lettino. Da qualche parte avevo letto che nei rapporti dom/sub era consuetudine che il dominante obbligasse l'altro a farsi tatuare un simbolo di sottomissione. Era una cosa che non mi piaceva ma che in fondo avrei accettato. Pensai che, massimo, me lo sarei fatto coprire appena possibile. Quando però mi dissero di sdraiarmi prona sul lettino mi rifiutai fermamente.
"Non voglio farmi tatuare il sedere… è indecente."
"Stai buona” disse lui “è solo un tatuaggio, una cosa carina… "
Mi lagnai ancora ma lui, mi fece intendere che non mi conveniva insistere dato che poteva sputtanarmi su tutto il web.
"Almeno che sia piccolo e niente di volgare."
"Tranquilla , vedrai che ti piacerà".
Mentiva e avrei dovuto capirlo dal fatto che, per tutto il tempo della seduta, mi impedirono di controllare. Dopo due ore estenuanti ma per fortuna meno dolorose del previsto, il lavoro terminò. Sentivo il fondo schiena bruciare, chiesi uno specchio per controllare ma mi fu negato.
"No, non adesso, dev'essere una sorpresa: lo vedrai a casa".
Uscimmo insieme dal negozio, lui mi teneva sottobraccio come fossimo una coppia qualunque . Zoppicavo, un po' per i tacchi e un po' per il dolore del tatuaggio.
"Ti porto a casa i macchina, sei contenta?".
Dissi di sì con sollievo. Appena usciti dal parcheggio lui estrasse dalla tasca un affare conico di metallo lucido di cui riconobbi l'impiego.
"Infilalo subito!"
"Qui?" domandai incredulo ma il suo sguardo determinato non lasciava dubbi. Mi sollevai leggermente di lato sul sedile, ma scostare lo slip con una mano e spingere l'affare nel sedere era complicato. Provai allora ad inginocchiarmi ma senza risultato.
"Mi dispiace, non riesco."
Lui serrò le labbra e al primo semaforo rosso mi ordinò di voltare il culo dalla sua parte. Subito dopo incurante degli sguardi dei conducenti delle macchine che ci affiancavano, sputò sulla punta del dildo e lo conficcò con forza nel mio recalcitrante sfintere.
Urlai per il dolore ma subito mi rimisi seduto in buon ordine. Mi sentivo completamente sottomesso e malleabile. Arrivammo nei pressi della casa; gli chiesi se poteva fermarsi in una via laterale ma non volle, e mi lasciò proprio all'ingresso dell'edificio. Per buona sorte non incontrai nessuno, né in portineria né sulle scale. Appena chiusi la porta alle mie spalle, levai il dildo e mi precipitai davanti allo specchio per guardarmi il tatuaggio. Sollevai il vestitino e appena sopra il mio fondoschiena mi apparve una scritta in caratteri gotici : FUCK MY ASS . Mi gettai sul letto e mi misi a piangere.

continua

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