Il personal trainer di mia figlia – Capitolo 1

Scritto da , il 2020-04-13, genere etero

La storia che vi racconterò è accaduta un po’ di tempo fa, quando Bruno entrò nella mia vita o forse quando io entrai nella sua. Bruno è un ragazzo di trentadue anni, alto 1.80m, capelli castani corti, occhi castani, una splendida dentatura e un sorriso vagamente perverso; è proprietario di una palestra ereditata dal padre e soprattutto compagno e un personal trainer di mia figlia Monica. Io e Monica siamo molto somiglianti nonostante i venti anni di differenza e i miei kili di troppo: lei ha ventisei anni, capelli lunghi fino alle spalle, occhi verdi, bocca sensuale e un naso leggermente aquilino. Fisicamente è una bomba, longilinea ma prosperosa e con tutte le forme accentuate: solo di seno ha una quarta misura con un girovita che in contrasto fanno sembrare le sue tette due palloni da volley.
Io sono single da circa un anno quando mi lasciai con il mio compagno: volevo più attenzioni e lui non riusciva più a darmele. Mi masturbavo in continuazione, avevo sempre le dita bagnate! Avevo nuovamente bisogno di un uomo e dovevo fare qualcosa… ritornare in pista e far vedere che ero ancora desiderabile. Dovevo rinnovare il guardaroba, indossare abiti e biancheria più sexy e scendere almeno di 4 kili. Per questo motivo una attività di palestra poteva aiutarmi a tonificare il fisico e a raggiungere il peso desiderato; così un giorno, accennai a Bruno quale fosse la mia intenzione:
“Certo Barbara, è la giusta strada da percorrere, una attività ginnica regolare è la giusta soluzione per scendere di peso, rassodare le forme e stare fisicamente meglio. Vieni in palestra lunedì e costruiremo insieme un programma di lavoro mirato a raggiungere il tuo obbiettivo”
“Grazie Bruno! Mi chiedevo se potevi seguirmi in prima persona?”
“Certamente! Mi occuperò io di te e con molto piacere, vedrai che ci divertiremo!”
“Quanto tempo ci vorrà per vederne i risultati?”
“Non bisogna avere fretta Barbara, è necessario dotarsi di molta pazienza e lavorare regolarmente, e poi…bisogna anche curare l’alimentazione.”.
“Ma tu come mi vedi, Bruno?
“Se una gran bella donna! Con una maggiore cura estetica del tuo corpo e dell’abbigliamento potresti fare eccitare orde di ragazzini!”
Al sentire quelle parole diventai rossa in volto, ma il rossore lievitò quando cominciò a tastare il mio corpo per sentirne la consistenza:
“Vedi…questi glutei sono da rassodare, gli addominali hanno bisogno di uscire allo scoperto e rafforzeremo anche i pettorali per far risaltare ancora di più il tuo seno”.
Cazzo, che brivido! Mi aveva tolto il fiato se non per dire “si”! Mi aveva fatto bagnare incredibilmente e cinque minuti dopo che era andato via sono corsa in bagno con il mio vibratore. Sdraiata nella vasca da bagno, ho cominciato dapprima a masturbarmi con le dita che entravano e uscivano dalla passera, poi ho iniziato a giocare con il mio clitoride vibrandolo con maggiore frequenza e facendo salire il termometro della mia libidine. Il piacere culminava con gli orgasmi continui che mi procurava il vibratore ormai completamente sprofondato nella mia vagina. Tante volte avevo sognato di scopare con Bruno e ogni volta mi svegliavo sudata, con la fica fradicia e con qualche senso di colpa, considerando che si trattava del compagno di mia figlia. Tuttavia si trattava solo di un sogno.
Monica divideva la sua vita tra l’appartamento di Bruno e la mia casa, in cui aveva vissuto fino a vent’anni, un po’ per farmi compagnia da quando sono diventata single e un po’ per comodità, visto che il suo posto di lavoro era molto più vicino a casa mia e non doveva attraversare tutta la città. La palestra invece si trovava a metà strada tra le due abitazioni. Un giorno, dovendo recarmi a visita dal dentista, li lasciai entrambi a casa e uscii con l’auto. Dopo qualche isolato mi venne un dubbio sull’orario della visita, così recuperai il biglietto di prenotazione e mi accorsi di avere sbagliato giorno. Rientrai a casa. Non appena entrai mi accorsi di strani rumori provenire dal primo piano. Con molta cautela percorsi scale e corridoio fino alla camera di Monica: già facendo le scale avevo capito che Bruno e Monica stavano facendo sesso. La porta della camera era semichiusa. Rimasi in silenzio e scrutai attraverso lo spiraglio, concentrando l’attenzione sul fisico di Bruno e su ogni suo movimento. Aveva un cazzo bello grosso e Monica, pur facendo fatica a metterlo in bocca, lo stava spompinando a dovere leccandogli il tronco, succhiandogli la cappella e affondando la bocca fino a ingoiarne la metà.
“Così, brava Monica. Uhm sii, che pompinara! Dai continua a ingoiarlo. Uh…che troia!!!
“Hai un cazzo fantastico! Te lo succhio fino a consumarlo”
Il suono della bocca e del risucchio della saliva diveniva sempre più forte fino a che si interruppe momentaneamente, quando si posizionarono in un sessantanove da urlo. L’intensità che mettevano era così coinvolgente che non riuscii più a trattenermi e, infilata la mano sotto le mutandine, iniziai a titillare il clitoride. Inutile dire che le mutandine erano già zuppe! Poco dopo avevo già tre dita dentro la passera mentre Bruno leccava con avidità la fica e il buchetto del culo di Monica. Dopo quasi venti minuti che stavo li a guardare di nascosto ero come immobilizzata di fronte a così tanta passione: la forza e la decisione dei colpi con cui Bruno stava scopando Monica a pecorina era devastante. Nell’eccitazione del momento, non mi resi conto che, ad un certo punto, Bruno aveva rivolto il proprio sguardo verso la porta e forse mi aveva visto. Mi ricomposi velocemente, badando a non fare rumore mi allontanai e rientrai in auto. Per non destare sospetti, andai a fare un giro in centro, trascorsa una mezzora ritornai a casa e li trovai nella veranda che stavano fumando.
Bruno fece finta di niente ma forse non mi aveva visto. Era così? Probabilmente lo avrei capito il lunedì successivo al mio ingresso in palestra.
Il lunedì pomeriggio la palestra era affollata di gente; Bruno mi ricevette con molto calore e mi fece fare un giro dei quattro vani dell’openspace in cui era suddivisa la palestra, mostrandomi tutte le attrezzature e i macchinari presenti. Quindi mi preparò una scheda di lavoro, raccomandandomi di cercare di essere costante e di fare le tre sedute settimanali previste. Quel giorno iniziammo in modo un po’ blando per dare modo a Bruno di spiegare al meglio ogni esercizio e farmi prendere confidenza con le attrezzature. Il suo modo di fare era abbastanza professionale e distaccato tale da non far trapelare nessuna emozione inerente il venerdì precedente. Ritornai in palestra il mercoledì mattina: c’erano solo tre persone e più tranquillità. Bruno si dedicò quasi completamente a me.
“Brava! Così, impugna sempre il bilanciere in questo modo e spingendo verso l’alto butta fuori l’aria. Quando scendi, fallo lentamente e arriva fino a sfiorare il petto”.
Nel darmi tale indicazione, Bruno accompagnava il mio movimento e, arrivato all’altezza del seno, strisciava le proprie dita sui miei capezzoli. Ero imbarazzatissima, i capezzoli si erano irrigiditi e spiccavano sulla canotta aderente: maledizione! avrei dovuto mettere una semplice t-shirt! Lui come se niente fosse continuava a premere sui miei capezzoli come stesse schiacciando dei bottoncini. Probabilmente il rosso di vergogna del mio volto era mascherato dalla fatica dell’esercizio.
In ogni esercizio che facevo non perdeva occasione di mettermi le mani addosso accompagnando gli esercizi o mettendo in evidenza i muscoli che al momento stavano lavorando. Ma il massimo dell’eccitazione lo raggiunsi sulla adductor-machine per far lavorare le gambe: Bruno si era piazzato di fianco e, ogni volta che divaricavo le gambe, accarezzava il mio interno coscia! Non sapevo come comportarmi, cercavo di concentrarmi sull’esercizio, ma ad un certo punto lo guardai facendo un sorriso e celando con difficoltà il mio turbamento. Lui ricambiò con un sorriso perverso, facendo scorrere la mano ancor più vicino al mio sesso fino quasi a toccarlo e levando poi la mano fino ad allontanarsi. Mi ero bagnata da far schifo!
A quel punto era abbastanza chiaro che quella sera mi avesse vista.
Dovevo, in qualche modo, affrontare il problema e scoprire le carte, così alla prima occasione, terminata la sessione ginnica in palestra, dopo una rilassante doccia mi avvicinai da lui:
“Bruno, volevo chiarire quanto accaduto venerdì scorso a casa…”
A quel punto mi interruppe con una domanda che mi fece cedere le gambe.
“Anch’io ero curioso e volevo chiederti: che cosa hai utilizzato per masturbarti quella sera?”
Cazzo!!! Non me lo aspettavo, avrei voluto sotterrarmi! ero come bloccata e non riuscivo a rispondere. Dovevo essere diventata rossa paonazza perché, non ottenendo risposta, Bruno mi incalzò con altre considerazioni:
“Non ti preoccupare! È normale per una quarantenne single. Stasera starò a dormire a casa tua, lascerò la porta socchiusa, ma questa volta vorrei che ti facessi vedere meglio anche tu…a tal proposito ti porterò un piccolo regalo, o meglio, diciamo che avrai un amico per allietare la serata…”
“…cosa intendi…eh, non credo che lo farò…”
“Certo che lo farai, Barbara! Perché io lo voglio e lo vuoi anche tu…!”
“Beh, si sta facendo tardi devo andare…”
Con il capo chino uscii e ritornai a casa. Avevo fatto una idiozia…mi ero esposta troppo e mi sentivo fortemente succube… Lui sembrava estremamente sicuro di sé… “perché io lo voglio” …mi aveva fatto bagnare un’altra volta; forse era una mia inclinazione naturale, mi piaceva essere dominata e ancora non me ne rendevo conto. Arrivata a casa, approfittai dell’assenza di Monica e mi masturbai di fronte ad un video porno caricato sul computer. Dovetti interrompere la visione e, aimè, il mio ditalino, quando sentii Monica che mi chiamava: merda!!! Odiavo troppo dover rinunciare ad un orgasmo. Tuttavia sapevo bene che la sera avrei recuperato alla grande. Quando Bruno arrivò, erano le 19.00 e Monica si stava facendo una doccia.
“Ecco! Questo è per te, come promesso vorrei che stasera ne facessi un buon uso!”
Mi diede una busta regalo e volle che la aprissi di fronte a lui; dentro c’era un vibratore e una boccetta di olio.
Diventai rossa e lui si mise a ridere. Mentre si allontanava verso il bagno si girò da me e mi disse:
“Vado da Monica…una sveltina! Vieni, così li provi subito… mentre ci guardi!”
Ero come scioccata e ovviamente non lo seguii. Dovevo ancora digerire quella imbarazzante situazione.
La sera trascorse tranquillamente, nonostante fossi terribilmente tesa, e nel dopo cena ci lasciammo per andare ognuno nelle rispettive camere.
Sdraiata nel letto non riuscivo a prendere sonno, ero agitatissima come se avessi preso dieci caffè!
Mi alzavo e mi stendevo continuamente, accesi la TV e la spensi dopo aver fatto un po’ di zapping. Ad un certo punto sentii bussare alla porta e Bruno si presentò dinnanzi a me con la sua vestaglia.
(Per eventuali commenti o suggerimenti contattatemi su dukeduke1069@yahoo.com)

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